dandy
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giovedì 26 dicembre 2024
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black widow.
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Co-sceneggiatore con la scrittrice Gillian Flynn,McQueen si ispira alla serie britannica "Widows"(1983-85)per tracciare una sorta di "Heat-La sfida" al femminile e con una donna nera a capo della banda intrecciando le tematiche razziiali e il #MeToo a una visione dell'America disillusa e amorale dove tra uomini,donne,ricchi,poveri,bianchi e neri non si salva nessuno.Lo sguardo e lucido e impietoso,la confezione di prim'ordine(notevole il piano sequenza dagli slums alla villa dei Mulligan) e il cast funziona ma rispetto a Mann manca il giusto approfondimento dei personaggi alcuni dei quali superflui(Neeson e Farrell in primis)e il finale è sbrigativo.Incassi inferiori al previsto in patria,e passato inosservato da noi.
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giomo891
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sabato 10 settembre 2022
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steve mcqueen vedovo di se stesso giomo891
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Steve Mc Queen (regista britannico) non ha bisogno di presentazioni, avendo già conseguito l'Oscar per 12 anni schiavo ed altrettanti riconoscimenti per Hunger; qui, con questo thriller aggiunge una perla alla sua carriera, per un film thriller di sofisticato realismo senza, peraltro, scadere nel pulp.
È una storia al femminile, la storia di una rapina -come dice il titolo- messa in atto dalle vedove di quattro criminali.
Nonostante i conflitti e le tensioni, le quattro donne, ciascuna con una propria motivazione, decidono di unirsi e prendere in mano il loro destino. Lo scopo è quello di crearsi un futuro che non dipenda più in nessun modo dal passato criminale dei loro mariti.
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Steve Mc Queen (regista britannico) non ha bisogno di presentazioni, avendo già conseguito l'Oscar per 12 anni schiavo ed altrettanti riconoscimenti per Hunger; qui, con questo thriller aggiunge una perla alla sua carriera, per un film thriller di sofisticato realismo senza, peraltro, scadere nel pulp.
È una storia al femminile, la storia di una rapina -come dice il titolo- messa in atto dalle vedove di quattro criminali.
Nonostante i conflitti e le tensioni, le quattro donne, ciascuna con una propria motivazione, decidono di unirsi e prendere in mano il loro destino. Lo scopo è quello di crearsi un futuro che non dipenda più in nessun modo dal passato criminale dei loro mariti. L'occasione è il ritrovamento di uno dei registri dei loro mariti, nel quale vi è la descrizione dettagliata delle rapine attuate e, soprattutto di quelle in progettazione. Le donne unite dovranno quindi riuscire a trovare la forza in una sorprendente collaborazione per terminare una volta per tutte quello che i loro mariti defunti non hanno completato, liberandosi definitivamente da passate umiliazioni, e cercando, a modo loro, un riscatto più che un arricchimento. Non vi racconto altro, perché il finale è un altro asso nella manica del regista/sceneggiatore. Quindi se lo volete gustare, "non leggete la trama fino alla fine".
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gabriella samele
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domenica 28 marzo 2021
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solo un''emozione.
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Non sarò prolissa perché il mio commento sarebbe uguale a quello di Carlo Alberto, quindi non mi dilungo.
Aggiungo solo che mi sono emozionata solo nella scena dell'uccisione del figlio, sarà che come madre sono sensibile a codeste scene. Per il resto mi attengo alla recensione di Carlo Alberto
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fabio 3121
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martedì 8 dicembre 2020
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una storia inverosimile, confusionaria e grottesca
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Dal regista Steve McQuenn (12 anni schiavo - film drammatico e premiato agli Oscar) e cosceneggiato con Gillian Flynn (autrice del romanzo Gone Girl - L'amore bugiardo) è sorprendente assistere ad una storia che è del tutto inverosimile e la cui trama è inutile neanche accennare e descrivere data la sua complessità, assurdità e svilippata con una confusione e colpi di scena grotteschi....si potrebbe riassumere "un'americanata", telefilm tv di 2 ore. Pellicola deludente che meriterebbe una stellina. Ne metto giusto 2 perchè le attrici protagoniste sono brave, tra tutte Viola Davis, e gli attori, anche se fanno piccoli ruoli, non sfigurano.
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Dal regista Steve McQuenn (12 anni schiavo - film drammatico e premiato agli Oscar) e cosceneggiato con Gillian Flynn (autrice del romanzo Gone Girl - L'amore bugiardo) è sorprendente assistere ad una storia che è del tutto inverosimile e la cui trama è inutile neanche accennare e descrivere data la sua complessità, assurdità e svilippata con una confusione e colpi di scena grotteschi....si potrebbe riassumere "un'americanata", telefilm tv di 2 ore. Pellicola deludente che meriterebbe una stellina. Ne metto giusto 2 perchè le attrici protagoniste sono brave, tra tutte Viola Davis, e gli attori, anche se fanno piccoli ruoli, non sfigurano. Insomma un cast sprecato. il film lo vidi al cinema e già non mi convinse, poi l'ho rivisto in tv ma il giudizio finale è rimasto insufficiente.
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carloalberto
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sabato 21 novembre 2020
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tecnicamente ineccepibile ma noioso
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Classico film d’azione in versione femminile con la descrizione, per la verità fin troppo particolareggiata, delle diverse fasi della ideazione, preparazione ed esecuzione del colpo che risolverà tutti i problemi della vita delle tre vedove, tutt’altro che inconsolabili, di altrettanti rapinatori e sullo sfondo la lotta dei soliti politici corrotti e collusi con la criminalità per l’elezione a consigliere comunale di Chicago.
Basato su un soggetto originale scritto a due mani dallo stesso regista Steve McQueen e dalla scrittrice Gillian Flynn, il film vanta un cast d’eccezione, in cui figura tra gli altri anche il grande Duvall.
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Classico film d’azione in versione femminile con la descrizione, per la verità fin troppo particolareggiata, delle diverse fasi della ideazione, preparazione ed esecuzione del colpo che risolverà tutti i problemi della vita delle tre vedove, tutt’altro che inconsolabili, di altrettanti rapinatori e sullo sfondo la lotta dei soliti politici corrotti e collusi con la criminalità per l’elezione a consigliere comunale di Chicago.
Basato su un soggetto originale scritto a due mani dallo stesso regista Steve McQueen e dalla scrittrice Gillian Flynn, il film vanta un cast d’eccezione, in cui figura tra gli altri anche il grande Duvall.
Il risultato, tuttavia, è deludente e la pellicola, alquanto noiosa e prevedibile, con un finale scontato, melenso e sentimentale, si regge quasi esclusivamente sulla performance attoriale delle protagoniste.
Efficace il montaggio per l’intreccio delle storie diverse e parallele delle quattro donne, di cui tre sono le vedove che danno nome al titolo, che si ricongiungono inaspettatamente, riannodandosi nell’azione principale, e quindi il film tecnicamente è ineccepibile, peccato che non sia altrettanto riuscito, invece, nel coinvolgere emotivamente lo spettatore, per l’alternarsi dei toni della black comedy a quelli drammatici, che restano su due piani distinti, nonostante la bravura di Viola Davis che tenta di renderli, invano, entrambi nello stesso personaggio. Non è in questione l’interpretazione della Davis, bensì la scrittura della sceneggiatura.
I protagonisti maschili sono appena caratterizzati e ci si domanda a che scopo, a questo punto, scomodare Liam Neeson e Colin Farrell per delle particine che sembrano, soprattutto quella di Neeson, quasi delle comparsate. Diversamente per Robert Duvall, ormai novantenne, la cui partecipazione può essere intesa come il cammeo di un grande attore al tramonto.
Dal regista del bellissimo 12 anni schiavo ci si sarebbe aspettati qualcosa in più.
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onufrio
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martedì 23 giugno 2020
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vedove
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In una Chicago quasi tenebrosa e misteriosa, viene ambientata la storia di tre vedove. I mariti sono morti durante una rapina fatta ad un pezzo grosso della città, un gangster con ambizioni politiche. L'uomo vorrà indietro il denaro che gli è stato rubato e bruciato durante la scontro a fuoco. Le vedove, poco allegre, si organizzano per la riuscita di una rapina, ma i colpi di scena non mancheranno in un thriller a tratti violento, ma che alterna troppi sbalzi d'umore. McQueen si conferma solido e ben saldo dietro la macchina da presa, ma la storia ha qualche punto debole che non gli permette di fare il grande salto.
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frascop
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giovedì 19 settembre 2019
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imperdibile per chi ama i film sulle rapine
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Steve Mc Queen (1969) è il regista di "12 anni schiavo". Quanto sia bravo, in questo film lo si nota in un piano sequenza con la macchina da presa fissata sul cofano dell'auto di Colin Farrell (il politico Jack Mulligan). Questi ha fatto un comizio in una zona dismessa di Chicago e in auto raggiunge la sua ricca villa, così in tempo reale capiamo l'urbanistica del distretto in cui ha luogo la vicenda. La storia è ben costruita. Una rapina finisce male, muoiono in un incendio tutti i rapinatori, ma il mandante pretende pure, dalle vedove, i soldi rubati che sono andati bruciati. La vedova del capo-banda trova poi un'agenda con gli appunti del marito per un futuro colpo milionario ai danni del politico corrotto e, persa per persa, ci prova.
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Steve Mc Queen (1969) è il regista di "12 anni schiavo". Quanto sia bravo, in questo film lo si nota in un piano sequenza con la macchina da presa fissata sul cofano dell'auto di Colin Farrell (il politico Jack Mulligan). Questi ha fatto un comizio in una zona dismessa di Chicago e in auto raggiunge la sua ricca villa, così in tempo reale capiamo l'urbanistica del distretto in cui ha luogo la vicenda. La storia è ben costruita. Una rapina finisce male, muoiono in un incendio tutti i rapinatori, ma il mandante pretende pure, dalle vedove, i soldi rubati che sono andati bruciati. La vedova del capo-banda trova poi un'agenda con gli appunti del marito per un futuro colpo milionario ai danni del politico corrotto e, persa per persa, ci prova. Viola Davis è la protagonista, insieme con Michelle Rodriguez e la splendida polacco-australiana Elisabeth Debicki (1990), che avevo scoperto nella serie tv "The night manager". Per chi non ama Roberto Vecchioni (alias: poesia e messaggio), un heat-movie (i film sulle rapine) imperdibile.
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dario lodi
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domenica 7 luglio 2019
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accattivante
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Lento. Una buona regia per una storia poco credibile (delle dilettanti lale prese con un colpo da professionisti navigati). Recitazione sopra la media. Ottima ambientazione. E musica indovinata.
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felicity
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giovedì 6 giugno 2019
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un film al limite dell’inverosimile
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Widows - Eredità criminale si sviluppa come un heist movie che non arriva mai al dunque, perennemente indeciso su quale strada percorrere e a quale tono affidarsi.
Il vero limite del film sta nell’evidente disequilibrio tra la leggerezza e la libertà narrativa determinate dalle pressoché infinite riformulazioni del genere e la pesantezza, talvolta perfino fuori luogo, delle riflessioni di attualità socio-politica.
Irritanti i continui sbalzi d’umore del film, che passa senza soluzione di continuità dal serio al faceto, dall’uso parossistico della violenza all’improvvisa necessità di sdrammatizzare con l’ausilio di battute sarcastiche e siparietti grotteschi.
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lucio di loreto
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domenica 7 aprile 2019
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vedove poco allegre
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Una Chicago attuale ma colma di irregolarità governative, stile Capone d’annata, è la location della quale si serve Steve McQueen per adattare al cinema l’omonima serie tv degli anni 80, aiutato dalla sceneggiatura di Gillian Flynn. Il 18°distretto è l’oggetto dei desideri di due sponde, nessuna delle quali dedita a legge e onestà; se lo battagliano Jack Mulligan (Colin Farrell) e il gangster nero Jamal Manning (Bryan Tyree Henry). Il primo prende dal vecchio padre decano Tom, in carica da sempre (un Bobby Duvall ancora sopra media), la carriera politica, utilizzando favori e crediti da riscuotere a tempo debito; il secondo si avvale di uno squadrone di killer intimidatori per ottenere qualunque cosa.
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Una Chicago attuale ma colma di irregolarità governative, stile Capone d’annata, è la location della quale si serve Steve McQueen per adattare al cinema l’omonima serie tv degli anni 80, aiutato dalla sceneggiatura di Gillian Flynn. Il 18°distretto è l’oggetto dei desideri di due sponde, nessuna delle quali dedita a legge e onestà; se lo battagliano Jack Mulligan (Colin Farrell) e il gangster nero Jamal Manning (Bryan Tyree Henry). Il primo prende dal vecchio padre decano Tom, in carica da sempre (un Bobby Duvall ancora sopra media), la carriera politica, utilizzando favori e crediti da riscuotere a tempo debito; il secondo si avvale di uno squadrone di killer intimidatori per ottenere qualunque cosa. Non è sorprendente che ad usufruire di queste due fazioni e ad esserne l’ago della bilancia elettorale sia fra gli altri la chiesa e il reverendo principe. Una rapina non andata a buon fine, con tanto di intera squadra uccisa, lascia in “eredità” alle vedove rimaste una serie di appunti decisivi con i quali assaltare nuove situazioni per effettuare altri colpi sicuri, ma anche un paio di milioni da restituire al boss di colore, che manda per questo i suoi scagnozzi ad avvisare Veronica (Viola Davis). Il solito cast stellare, che comprende il leader dei rapinatori Harry/Liam Neeson, accompagna il regista campione britannico in un action movie al femminile, ricco di tensione e parecchio dark, attraverso numerosi flashback che ripercorrono la storia e le organizzazioni criminali, maschili in primis e delle mogli in un secondo momento. Il tutto grazie alla storia d’amore tra Veronica e Harry, con la prima fragile, debole e sofferente ma mai doma e senza dignità!! I dialoghi si avvalgono della bravura degli attori, con le sicurezze Farrell, Duvall e Davis ma anche Henry, cattivo all’inverosimile ma sempre con una velata dose di umorismo nero, Michelle Rodriguez, la “driver” Cynthia Erivo ed Elizabeth Debicki a completare le supereroine tristi e depresse. E’ grazie a loro se un thriller banale fila via con un’ottima andatura e se si rende credibile una storia la cui trama però lascia parecchio a desiderare, cadendo più di una volta nel grottesco e inverosimile. Il colpo di scena è troppo anticipato e la conduzione del soggetto del film è palese sin dall’inizio; la conclusione dunque, che sia positiva o negativa, perde a un certo punto di importanza. Per questo motivo sembra fuori luogo l’ennesimo tentativo di un regista da sempre impegnato in connotati socio politici di impegnare un thriller molto hollywoodiano in una sorta di ribellione interraziale affidata alle sue tre protagoniste, fatalmente ognuna di estrazione diversa dall’altra (afroamericana, immigrata polacca e latinoamericana). Un lungometraggio alla fine importante perché verrà ricordato come il primo grande flop di Steve McQueen come regista.
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