casomai21
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domenica 13 dicembre 2020
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emozionanti atmosfere in un paese dimenticato
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Non c'è che rimpiangere la breve opera di cotanto regista dal grande talento, che ha ben reso l'atmosfera di questo dimenticato paesino del Polesine, collegato da un'unica strada da un servizio di corriere e privo di stazione ferroviaria, avvolto nella nebbia per gran poarte dell'anno, dove si muovono personaggi che vivono con rassegnazione un'economia arretrata, basata su agricoltura e terziario, ma dov'è arrivato il computer e il telefonino. Tutti gli attori interpretano i loro ruoli in modo struggente nella nostalgia di un'Italia autentica e ricca di semplici valori. Senza dubbio la Lodovini fa innamorare gli spettatori per la sua performance di giovane supplente, ancora alla ricerca di una propria identità e collocazione affettiva e lavorativa.
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Non c'è che rimpiangere la breve opera di cotanto regista dal grande talento, che ha ben reso l'atmosfera di questo dimenticato paesino del Polesine, collegato da un'unica strada da un servizio di corriere e privo di stazione ferroviaria, avvolto nella nebbia per gran poarte dell'anno, dove si muovono personaggi che vivono con rassegnazione un'economia arretrata, basata su agricoltura e terziario, ma dov'è arrivato il computer e il telefonino. Tutti gli attori interpretano i loro ruoli in modo struggente nella nostalgia di un'Italia autentica e ricca di semplici valori. Senza dubbio la Lodovini fa innamorare gli spettatori per la sua performance di giovane supplente, ancora alla ricerca di una propria identità e collocazione affettiva e lavorativa. Ringraziamo il regista per averci dato sequenze anche aeree, conattenzione alle caraerristiche del luogo,attraversato da un grande fiume e percorso solo da mezzi su ruote..Non mancano raccapriccianti particolari nella visione di cani uccisi da uno scinisciuto squilibrato e che annunciano la trama drammatica del film.Qualche personaggio ha coonotazioni felliniani, ma la coralità dellepersone non fanno che intonare le note di una comunità divisa , ma coesa nei vlaori come quello dell'accoglienza degli stranieri
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mercoledì 17 luglio 2019
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concadalbero
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Concadalbero e' in provincia di Padova e relativamente lontano dal delta del fiume Po. Per il resto mi sembra una bella descrizione. Saluti.
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rob8
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venerdì 27 luglio 2018
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denuncia del pregiudizio
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Sessant’anni dopo “Ossessione” di Visconti, il fiume Po torna ad ospitare una storia di passione destinata ad un tragico finale. Medesima è l’ambientazione ambigua e brumosa, medesima è la dinamica che porta uno “straniero” a scombinare la vita di una donna. Ma qui occorre fermarsi nelle analogie, perché Mazzacurati segue una sua linea originale e pur servendosi anch’egli di uno stilema “americano” (il noir), mira a mettere in scena un dramma dalle componenti diverse.
Come la realtà della provincia, stagnante almeno quanto le paludi del Polesine, eppure albergata da nuovi soggetti sociali: dai cinesi sfruttati di una fabbrica clandestina alle telefoniste slave di un call center; dalla moglie rumena dell’arricchito del luogo ai fratelli tunisini che si sono integrati, l’uno cucinando piadine più buone di quelle romagnole, l’altro facendosi apprezzare come meccanico.
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Sessant’anni dopo “Ossessione” di Visconti, il fiume Po torna ad ospitare una storia di passione destinata ad un tragico finale. Medesima è l’ambientazione ambigua e brumosa, medesima è la dinamica che porta uno “straniero” a scombinare la vita di una donna. Ma qui occorre fermarsi nelle analogie, perché Mazzacurati segue una sua linea originale e pur servendosi anch’egli di uno stilema “americano” (il noir), mira a mettere in scena un dramma dalle componenti diverse.
Come la realtà della provincia, stagnante almeno quanto le paludi del Polesine, eppure albergata da nuovi soggetti sociali: dai cinesi sfruttati di una fabbrica clandestina alle telefoniste slave di un call center; dalla moglie rumena dell’arricchito del luogo ai fratelli tunisini che si sono integrati, l’uno cucinando piadine più buone di quelle romagnole, l’altro facendosi apprezzare come meccanico.
Ed è proprio questa dimensione e questo contrasto culturale che il regista indaga, utilizzando il pretesto della trama “gialla” ed approdando alla denuncia – nella forma civile e misurata che gli è propria – del pregiudizio e del razzismo, che come fiume carsico periodicamente riemergono e tutto travolgono. Come purtroppo le cronache di questi giorni si incaricano di confermare.
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stefanocapasso
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mercoledì 7 maggio 2014
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oltre le apparenze
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Quando Mara bella e spigliata cittadina arriva a Concadalbero, nebbioso paesino nella campagna del polesine, per iniziare il suo lavoro di maestra, tutta la comunità ha un sussulto.
Il tranquillo e monotono scorrere delle giornate e dei rapporti sociali dei membri della comunità viene rivitalizzato dalla presenza di questa giovane donna, che sembra avere una marcia in più rispetto agli altri. E attira le attenzioni di molti uomini del paese. Tra loro c'è Giovanni, un diciottenne aspirante giornalista, che come gli altri rimane rapito dalla bellezza di Mara. E' lui, con le su indagini, con la sua curiosità e con le sue passioni a condurci attraverso lo svolgimento della storia.
Dopo un primo periodo di ambientamento, tra il giovane autista, bravo ragazzo per antonomasia, il ricco tabaccaio naif, è Hassan, meccanico tunisino, che avvia una relazione amorosa con la giovane.
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Quando Mara bella e spigliata cittadina arriva a Concadalbero, nebbioso paesino nella campagna del polesine, per iniziare il suo lavoro di maestra, tutta la comunità ha un sussulto.
Il tranquillo e monotono scorrere delle giornate e dei rapporti sociali dei membri della comunità viene rivitalizzato dalla presenza di questa giovane donna, che sembra avere una marcia in più rispetto agli altri. E attira le attenzioni di molti uomini del paese. Tra loro c'è Giovanni, un diciottenne aspirante giornalista, che come gli altri rimane rapito dalla bellezza di Mara. E' lui, con le su indagini, con la sua curiosità e con le sue passioni a condurci attraverso lo svolgimento della storia.
Dopo un primo periodo di ambientamento, tra il giovane autista, bravo ragazzo per antonomasia, il ricco tabaccaio naif, è Hassan, meccanico tunisino, che avvia una relazione amorosa con la giovane. Sono due persone inquiete, con radici culturali profondamente diverse che li porterà presto a interrompere la relazione.
Quando Mara viene trovata morta inevitabilmente è Hassan ad essere accusato e poi condannato. Giovanni, amico di Hassan con le sue indagini, riuscirà a scoprire la verità.
Il film assume diverse direzioni emotive narrative ed emotive durante il suo svolgimento. E costantemente gioca sul concetto della giusta distanza, ovvero sul tipo di partecipazione emotiva necessaria per interpretare correttamente gli eventi.
Si può accettare la distanza dettata dalla consuetudine e dal conformismo, come fanno ad un certo punto tutto i protagonisti di fronte al delitto di Mara. Il diverso, lo straniero, non può che essere colpevole. Ma se abbiamo voglia di cercare qualcosa in piu e di ascoltare quello che l’istinto e l’emozione ci dicono, possiamo intuire un’altra verità.
Che è quella che scopre Giovanni, spinto dall’amicizia e dalla passione per Mara. In ultima analisi la giusta distanza è quella che ci consente di partecipare alla vita con la verità delle emozioni e del pensiero libero dai condizionamenti sociali e culturali.
Particolarmente bella e incisiva la fotografia che crea immediatamente l'atmosfera dei luoghi raccontati e conduce nell’indagine attraverso i luoghi comuni, il pregiudizio, il razzismo.
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lukgambs
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domenica 21 aprile 2013
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l'amaro in bocca
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Perché non dare 5 stelle a questo film? Se non a film come questo, a cos'altro? L'amaro in bocca è quello che lascia il film all'epilogo, lo stesso amaro che lascia questo Paese in fatto di giustizia e di razzismo formale, lo stesso amaro che, di fronte alla consapevolezza e sommissione per come vanno le cose in Italia, siamo abituati a sentire. La storia delle vicende di un paesino alle foci del Po viste con gli occhi di un ragazzo che cerca di introdursi nella carriera giornalistica lasciando da parte il sentimento e ricercando l'oggettività dei fatti narrati. In particolare il racconto di una ragazza, nuova arrivata nel paesello agreste, che per la sua bellezza e per la sua limpida vitalità non può fare a meno di attrarre a se lo sguardo malizioso di uomini ignari da tempo di cosa sia la passione.
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Perché non dare 5 stelle a questo film? Se non a film come questo, a cos'altro? L'amaro in bocca è quello che lascia il film all'epilogo, lo stesso amaro che lascia questo Paese in fatto di giustizia e di razzismo formale, lo stesso amaro che, di fronte alla consapevolezza e sommissione per come vanno le cose in Italia, siamo abituati a sentire. La storia delle vicende di un paesino alle foci del Po viste con gli occhi di un ragazzo che cerca di introdursi nella carriera giornalistica lasciando da parte il sentimento e ricercando l'oggettività dei fatti narrati. In particolare il racconto di una ragazza, nuova arrivata nel paesello agreste, che per la sua bellezza e per la sua limpida vitalità non può fare a meno di attrarre a se lo sguardo malizioso di uomini ignari da tempo di cosa sia la passione. Quando lo sguardo si fa più vicino, si traforma in tragedia. Un colpo di scena entusiasta per chiudere un film di buone riprese e altrettante buone interpretazioni, prima tra tutte quella di Valentina Lodovini e del suo sguardo che stregherebbe chiunque.
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lucia69
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lunedì 21 gennaio 2013
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terribili pregiudizi!!
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Davvero un film piacevole!! Il regista è riuscito a rappresentare in pieno la provincia e le sue teorie,spesso piene di modi di pensare omologati!!! Come disse un grande è più difficile spezzare un'atomo che un pregiudizio!!!
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britannico
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sabato 16 ottobre 2010
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ottimo,
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Finalmente un film corretto con il pubblico,, attori professionisti e meno, tutti bravi, storia, atmosfere, ambienti, fotografia, testi, ottimi, splendido Bentivoglio e il giovane Giovanni Capovilla, insomma finalmente una sceneggiattura che convince e va diretta alla fine, ottime anche le battute comiche di Balasso. Bravo Mazzacurati e produzione, altri film così.
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sandy orlando
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sabato 9 ottobre 2010
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distanze
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qual'è la giusta distanza che deve mantenere un giornalista per "cogliere" e "rendere" in modo più efficace, obbiettivo e soprattutto più tempestivo una notizia ? se questa è la chiave di interpretazione più immediata del titolo del film in realtà la pellicola di Mazzacurati offre tante e latre chiavi di lettura: è, la distanza tra le diverse etnie che impedisce una reale integrazione degli stranieri nel chiuso e circoscritto assetto sociale di questo piccolo paese del Nord italia umido, desolato e desolante;è la distanza è sentimentale che frappone Marta nella sua storia con Hassan vista già in partenza come qualcosa che prima o poi deve terminare, è la distanza che separa l'ombra scura e piovosa da cui Hassan osserva in silenzio e in modo inquietante Marta dalla sua finestra sempre illuminata.
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qual'è la giusta distanza che deve mantenere un giornalista per "cogliere" e "rendere" in modo più efficace, obbiettivo e soprattutto più tempestivo una notizia ? se questa è la chiave di interpretazione più immediata del titolo del film in realtà la pellicola di Mazzacurati offre tante e latre chiavi di lettura: è, la distanza tra le diverse etnie che impedisce una reale integrazione degli stranieri nel chiuso e circoscritto assetto sociale di questo piccolo paese del Nord italia umido, desolato e desolante;è la distanza è sentimentale che frappone Marta nella sua storia con Hassan vista già in partenza come qualcosa che prima o poi deve terminare, è la distanza che separa l'ombra scura e piovosa da cui Hassan osserva in silenzio e in modo inquietante Marta dalla sua finestra sempre illuminata..è la distanza silenziosa da cui Giovanni impara a conoscere Marta e la sua vita attraverso le sue e-mail all'amica del cuore..
Aldilà di ogni interpretazione questo di Mazzacurati è un film vero, che ti entra dentro con la sua e ti porta in quel luogo freddo e inquieto, e che ti fà avvertire sulla pelle l'umido delle pianure su cui passeggia Marta col suo cappotto rosso di speranza..
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serpico
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lunedì 1 giugno 2009
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da vedere
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un buon film da vedere sicuramente.
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lindab
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lunedì 27 aprile 2009
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un film a pennello coi nostri tempi
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Un film che ti porti dentro anche dopo molto tempo, di grande attualità, in cui vengono affrontati a mio parere temi importanti come la difficoltà di integrazione e il giudizio che spesso si da solo per ciò che appare. Sarà il protagonista di questa vicenda a far la differenza andando oltre gli schemi, un giovane apprendista giornalista che ha molta passione per il mestiere e imparerà ad approcciarsi alla sua mansione con la giusta distanza per l'appunto, dosando così passionalità nel scrivere i suoi articoli, ma nemmeno in maniera troppo obiettiva. Altra protagonista della vicenda è la brava Lodovini che da precaria insegnante troverà in questo paesino un pò bigotto un giovane tunisino con cui instaurerà una breve relazione destinata ad interrompersi per via delle diverse esigenze correlate alle ambizioni professionali di lei ma soprattutto per differenze culturali di entrambi, finendo poi costui drammaticamente vittima di un’accusa ingiusta.
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