elgatoloco
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sabato 23 gennaio 2016
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grande film tout court
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Realizzato pco dopo l'affaire"Watergate", meglio dopo le dimissioni di Nixon, coinvolto nello scandalo suddetto(agosto 1974, le dimissioni), il film di Alan J.Pakula"All the President's men"è , da un lato fedele alla vicenda anche nei suoi risvolti cronachistici(tratto dai verbali e dagli articoli dei due giornalisti del"Washington Post"), dall'altro coglie il"kairòs"storico della stessa, ma, volendo, si può leggere anche come un thriller, dove la suspense che percorre(senza punte di esasperazione)il fillm veicola la rivolta civile sviluppatasi nel paese, in anni in cui erano ancora presenti gli echi della rivolta di Berkeley, delle rivolte dei "Black Panthers", i puri vaghi spunti di protesta degli hippies e della "beat generation"contro la guerra in Vietnam e non solo.
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Realizzato pco dopo l'affaire"Watergate", meglio dopo le dimissioni di Nixon, coinvolto nello scandalo suddetto(agosto 1974, le dimissioni), il film di Alan J.Pakula"All the President's men"è , da un lato fedele alla vicenda anche nei suoi risvolti cronachistici(tratto dai verbali e dagli articoli dei due giornalisti del"Washington Post"), dall'altro coglie il"kairòs"storico della stessa, ma, volendo, si può leggere anche come un thriller, dove la suspense che percorre(senza punte di esasperazione)il fillm veicola la rivolta civile sviluppatasi nel paese, in anni in cui erano ancora presenti gli echi della rivolta di Berkeley, delle rivolte dei "Black Panthers", i puri vaghi spunti di protesta degli hippies e della "beat generation"contro la guerra in Vietnam e non solo. Un film il cui impegno civile, purtroppo, non ha assolutamente uguali da molti anni negli States, nonostante allora fosse ancora presidente Gerald Ford, il"vice"di Nixon, che gli era succeduto, dopo che il presidente in carica era stato costretto alle dimisioni. Perfetta scelta dei tempi, nel film di Pakula, eccelsa interpretazione di Robert Redforf e Dustin Hoffman, che non solo caratterialmente ma anche somaticamente si completano quasi come due "opposti", quasi il film fosse inserito in uno schema"dialettico", il che perlatro non risulta esser vero; ottimi, però, anche tutti/e gli/le altri/e interpreti, di cui nessuno può dirsi, a ragione, un mero"comprimatio".... El Gato
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[+] grande film, dovela detection incontra il giornali
(di eugen )
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il befe
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domenica 8 marzo 2015
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ce ne fossero
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renato c.
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mercoledì 12 novembre 2014
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buon film istruttivo
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Film molto utile, per chi non ci aveva capito troppo, in che cosa era consistito lo scandalo Watergate che ha costretto alle dimissioni il presidente Richar Nixon! La vicenda di questi due giornalisti che hanno iniziato le indagini, prima per uno scoop giornalistico, poi sermbra per amore della giustizia, insegna molte cose! Quando sono accaduti i fatti è stata esaltata la fermezza degli Americani a non perdonare chi aveva sbagliato anche se nel 1972 era stato rieletto con gran margine di voti! Qui in Italia si diceva che, in confronto di quello che succedeva qui da noi, Nixon era solamente un "ladro di polli"! Comunque questo episodio politico ha anche fatto imparare agli Americani un'altra cosa: fino a che punto è conveniente per il paese fare
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Film molto utile, per chi non ci aveva capito troppo, in che cosa era consistito lo scandalo Watergate che ha costretto alle dimissioni il presidente Richar Nixon! La vicenda di questi due giornalisti che hanno iniziato le indagini, prima per uno scoop giornalistico, poi sermbra per amore della giustizia, insegna molte cose! Quando sono accaduti i fatti è stata esaltata la fermezza degli Americani a non perdonare chi aveva sbagliato anche se nel 1972 era stato rieletto con gran margine di voti! Qui in Italia si diceva che, in confronto di quello che succedeva qui da noi, Nixon era solamente un "ladro di polli"! Comunque questo episodio politico ha anche fatto imparare agli Americani un'altra cosa: fino a che punto è conveniente per il paese fare dimettere un presidente perchè ha sbagliato?! Che presidente sarebbe il vice-presidente che gli succederà?! Il successore di Nixon Gerald Ford è passato alla Storia come il presidente mai eletto sia come presidente che come vice-presidente! Il vice-presidente eletto assieme a Nixon nelle elezioni del 1968 e del 1972 era stato Spiro Agnew, che però si era a sua volta dimesso nell'Ottobre del 1973! Richard Nixon ha quindi dovuto scegliersi un nuovo vice-presidente ed ah scelto Gerald Ford, che alle sue dimissioni nell'Agosto del 1974 gli è succeduto senza alcun consenso popolare! E nel 1976 non è stato confermato ma è stato battuto dal democratico Jimmy Carter! Per cui da allora, gli Americani prima di far dimettere un presidente ci pensano due volte! Vedi Reagan e Clinton, minacciati rispettivamente dall'"Irangate" e dal "Sexigate" sono rimasti in sella!
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great steven
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martedì 30 settembre 2014
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giornalisti scoprono sconvolgenti realtà politiche
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TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE (USA, 1976) diretto da ALAN J. PAKULA. Interpretato da DUSTIN HOFFMAN – ROBERT REDFORD – JACK WARDEN – MARTIN BALSAM – HAL HOLBROOK – JASON ROBARDS JR. – JANE ALEXANDER – MEREDITH BAXTER – NED BEATTY – STEPHEN COLLINS § Come due giovani cronisti del quotidiano Washington Post – Carl Bernstein e Bob Woodward (autori del libro sul quale si basa la sceneggiatura di William Goldman) – scoprirono il collegamento fra la Casa Bianca e il caso Watergate, svelando il marcio che si nascondeva dietro l’apparente rivalità fra due partiti e provocando nel 1974 le dimissioni del presidente Richard Nixon.
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TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE (USA, 1976) diretto da ALAN J. PAKULA. Interpretato da DUSTIN HOFFMAN – ROBERT REDFORD – JACK WARDEN – MARTIN BALSAM – HAL HOLBROOK – JASON ROBARDS JR. – JANE ALEXANDER – MEREDITH BAXTER – NED BEATTY – STEPHEN COLLINS § Come due giovani cronisti del quotidiano Washington Post – Carl Bernstein e Bob Woodward (autori del libro sul quale si basa la sceneggiatura di William Goldman) – scoprirono il collegamento fra la Casa Bianca e il caso Watergate, svelando il marcio che si nascondeva dietro l’apparente rivalità fra due partiti e provocando nel 1974 le dimissioni del presidente Richard Nixon. Piatto come un tavolo da biliardo (ma esiste anche un fascino dell’orizzontalità) nello scrupolo quasi maniacale della ricostruzione dei fatti senza invenzioni romanzesche né indugi psicologici, racconta un’altra volta la vecchia storia di Davide che sconfigge Golia ed è un eccellente rapporto sul giornalismo americano e, forse, l’omaggio più esplicito che il cinema abbia mai reso al “quarto potere”. Le interpretazioni sono molto ben costruite e oliate a dovere come gli ingranaggi di un orologio meccanico: D. Hoffman (nella parte di Bernstein) è il più assennato e paziente fra i due protagonisti, quello che ricerca con più pazienza le notizie nelle biblioteche e negli archivi federali, e probabilmente quello che scrive con più puntiglio e meno ampollosità; R. Redford (Woodward) è pertanto il giornalista più avventato e curioso, che fa tentativi più azzardati e scrive articoli più ricchi di particolari e meno concisi rispetto al collega, ma è altrettanto esperto nel condurre le operazioni tra i cataloghi e le classifiche letterarie; J. Robards è un caporedattore severo, coscienzioso e vigoroso, che non manca di rimproverare i suoi sottoposti ma non è nemmeno restio quando si tratta di lodarli o di complimentarsi per gli ottimi esiti dell’indagine che procede fra mille intrighi e labirinti nel tentativo di ricostruire il superlativo e straordinario scandalo che costrinse il repubblicano Nixon a dimettersi da Presidente. La rielaborazione dei dati a posteriori è condotta con precisione non certo ossessiva, ma tuttavia meticolosa, sfiancante e perfezionista, la quale porta lo spettatore a scoprire uno dei lati più oscuri e misconosciuti della storia americana, arrivando a fargli comprendere come la Storia (quella dell’uomo, con la S maiuscola) sia scritta sovente dai vincitori e nasconda dietro le quinte segreti inconfessabili, misteriosi e talvolta perfino orribili, senza che tutto appaia sempre così limpido e chiaro come sotto la luce del sole. La regia di Pakula segue con pazienza ed esperta serenità lo svolgimento della vicenda, con un controllo della materia narrativa che gli impedisce di farsi sfuggire la sceneggiatura molto ben contemplata e fabbricata, che estrapola dal libro dei due zelanti scrittori-giornalisti ogni singolo elemento indispensabile per tradurre dalla versione cartacea a quella audiovisiva i fatti velati e sottili che condussero agli avvenimenti ben visibili che sicuramente decretarono uno spartiacque profondo e netto nel corso della democrazia liberale degli Stati Uniti, da più di duecento anni intatta e inattaccabile, come il dollaro e l’amministrazione statunitense della burocrazia. Montaggio, fotografia e scenografia assai rilevanti, soprattutto quest’ultima che riproduce con alta veridicità l’ambiente giornalistico degli anni 1970, specialmente gli uffici, le postazioni dei dipendenti e le aule degli editori, tutti rappresentati in modo elevatamente sopraffino e tagliente. I dialoghi brillano di luce propria per vivacità e rigore, in particolar modo quelli fra Hoffman e Redford, coetanei che si ritrovarono qui a condividere la scena per la prima volta, formando una coppia bizzarra eppure efficace, che resse il palcoscenico filmico con seria professionalità e simpatica abnegazione. Incassò negli Stati Uniti trenta milioni di dollari. Quattro Oscar: sceneggiatura, scenografia, suono e J. Robards attore non protagonista.
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tomdoniphon
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domenica 8 giugno 2014
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è la stampa bellezza, e non ci puoi fare niente!
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"In questa storia non c'è niente in gioco a parte il primo emendamento della Costituzione, la libertà di stampa e forse il futuro di questo paese". La storia dell'inchiesta, condotta dei giornalisti del "Washington Post" Bob Woodward (Redford) e Carl Bernstein (Hoffman), che fece esplodere lo scandalo Watergate e portò alle dimissioni del presidente Nixon. Con un senso dell'azione che ignora i tempi morti, Pakula racconta una delle inchieste più famose del giornalismo (non soltanto americano), mostrandoci come i due (ora celebri) giornalisti dovettero fronteggiare lo scetticismo generale in merito alla loro inchiesta: non soltanto per la loro (all'epoca) scarsa esperienza, ma soprattutto perchè si faceva davvero fatica a comprendere il senso dell'infrazione (in un momento in cui Nixon pareva invincibile).
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"In questa storia non c'è niente in gioco a parte il primo emendamento della Costituzione, la libertà di stampa e forse il futuro di questo paese". La storia dell'inchiesta, condotta dei giornalisti del "Washington Post" Bob Woodward (Redford) e Carl Bernstein (Hoffman), che fece esplodere lo scandalo Watergate e portò alle dimissioni del presidente Nixon. Con un senso dell'azione che ignora i tempi morti, Pakula racconta una delle inchieste più famose del giornalismo (non soltanto americano), mostrandoci come i due (ora celebri) giornalisti dovettero fronteggiare lo scetticismo generale in merito alla loro inchiesta: non soltanto per la loro (all'epoca) scarsa esperienza, ma soprattutto perchè si faceva davvero fatica a comprendere il senso dell'infrazione (in un momento in cui Nixon pareva invincibile). Ottimo anche lo stile di regia, che "gioca da subito sulla contrapposizione visiva tra le sale illuminate della redazione e i cupi corridoi del Potere" (Mereghetti). Bellissima anche la panoramica dall'alto della biblioteca del Congresso. Indimenticabili le prove di Redford e Hoffman; ma tutto il cast fu perfetto. Impossibile non citare, infatti, l'interpretazione di Jason Robards (premiata con l'Oscar), nella parte del direttore del giornale che difende sempre i suoi due "ragazzi", pur nella costante paura che questi possano sbagliare ("non posso fare il lavoro dei miei reporter e devo fidarmi di loro. E io odio fidarmi di qualcuno").
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filippo catani
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mercoledì 27 marzo 2013
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affascinante ma un po' lento
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Il film ripercorre la genesi e lo sviluppo dello scoop messo in piedi dal Washington Post riguardo alle microspie fatte mettere all'hotel Watergate per spiare la convention democratica con l'appoggio dell'allora Presidente Nixon.
Un film di impegno civile diretto e interpretato da Redford che si avvale della collaborazione di Bernstein e Woodward e dell'ottima interpretazione di Hoffman. Certo magari a noi che siamo di un altro paese cala un po' il coinvolgimento anche se purtroppo questo film ci porta a investigare tra i meandri oscuri del potere (come accade spesso nel cinema di Redford basti pensare ai tre giorni del Condor). Pian piano questi due giornalisti, uno più affermato l'altro novello, riescono a fare ordine nell'intricata selva di bugie e depistaggi messi insieme dall'entourage della Casa Bianca.
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Il film ripercorre la genesi e lo sviluppo dello scoop messo in piedi dal Washington Post riguardo alle microspie fatte mettere all'hotel Watergate per spiare la convention democratica con l'appoggio dell'allora Presidente Nixon.
Un film di impegno civile diretto e interpretato da Redford che si avvale della collaborazione di Bernstein e Woodward e dell'ottima interpretazione di Hoffman. Certo magari a noi che siamo di un altro paese cala un po' il coinvolgimento anche se purtroppo questo film ci porta a investigare tra i meandri oscuri del potere (come accade spesso nel cinema di Redford basti pensare ai tre giorni del Condor). Pian piano questi due giornalisti, uno più affermato l'altro novello, riescono a fare ordine nell'intricata selva di bugie e depistaggi messi insieme dall'entourage della Casa Bianca. Vinte le resistenze dell'editore e con l'ausilio di Gola Profonda (un nome che ha fatto scuola e la cui identità è poi emersa) i due riusciranno a mettere in piedi la macchina che con il passare dei mesi costringerà il Presidente Nixon a dimettersi onde evitare la gogna dell'Impechment e che si salverà dal processo penale mediante la grazia di Ford. Forse era difficile darlo per un film del genere però davvero manca un po' di ritmo e lo spettatore arriva alla fine un pochino a fatica ma il risultato nel complesso è assolutamente valido.
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comedian85
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domenica 24 febbraio 2013
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la sporcizia della casa bianca in bella vista!
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Questa straordinaria pellicola ricostruisce in maniera eccezzionalmente accurata e appassionante le vicende dei due giornalisti che riuscirono a smascherare gli insabbiamenti operati dall'uomo più potente del mondo assieme appunto a tutti i suoi uomini. Redford e Hoffman ma anche il resto del cast sono sublimi e......mi dispiace non saper scrivere di meglio ma ragazzi, questo è un capolavoro che andrebbe proiettato nelle scuole!
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onufrio
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mercoledì 16 gennaio 2013
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lo scandalo watergate
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Ricostruzione maniacale dal punto di vista giornalistico dello scandalo Watergate che portò alle dimissioni del Presidente degli Usa Nixon. In questo film sono i fatti al centro della storia, le indagini compiute dai due giornalisti del Washington post:Carl Bernstein e Bob Woodward. Alan J.Pakula ci offre una vera e propria lezione di giornalismo.
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gianni lucini
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sabato 5 novembre 2011
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una lunga fase di preparazione
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Affiancato a un personaggio carismatico come il biondo e fascinoso Robert Redford, Dustin Hoffman dà una grande prova delle sue qualità d’attore e della tecnica sopraffina di cui è in possesso. In un film in cui i fatti, la concatenazione degli elementi di prova e la progressiva scoperta della verità sono al centro dell’attenzione agli interpreti tocca il difficile compito di collegamento e di mantenimento dell’equilibrio della tensione narrativa, reso ancor più complicato dalla scelta registica di evitare eccessivi approfondimenti psicologici per non confondere l’attenzione dello spettatore. Tanto Hoffman quanto Redford si sottopongono a una lunga fase di preparazione che da un lato prevede una lunga frequentazione con i veri Bob Woodward e Carl Bernstein, autori anche del libro da cui viene tratto il film, e dall’altro una particolare cura della recitazione per evitare difetti o ridondanze di caratterizzazione dei personaggi che finirebbero per minare l’equilibrio del film.
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Affiancato a un personaggio carismatico come il biondo e fascinoso Robert Redford, Dustin Hoffman dà una grande prova delle sue qualità d’attore e della tecnica sopraffina di cui è in possesso. In un film in cui i fatti, la concatenazione degli elementi di prova e la progressiva scoperta della verità sono al centro dell’attenzione agli interpreti tocca il difficile compito di collegamento e di mantenimento dell’equilibrio della tensione narrativa, reso ancor più complicato dalla scelta registica di evitare eccessivi approfondimenti psicologici per non confondere l’attenzione dello spettatore. Tanto Hoffman quanto Redford si sottopongono a una lunga fase di preparazione che da un lato prevede una lunga frequentazione con i veri Bob Woodward e Carl Bernstein, autori anche del libro da cui viene tratto il film, e dall’altro una particolare cura della recitazione per evitare difetti o ridondanze di caratterizzazione dei personaggi che finirebbero per minare l’equilibrio del film. Proprio per soddisfare questa necessità entrambi imparano a memoria, oltre alla loro parte, anche le battute dell’altro, in modo da poter calibrare meglio la recitazione. Misurato, essenziale, Dustin Hoffman rinuncia alla gestualità che spesso caratterizza i personaggi da lui interpretati e delega spesso all’espressività del viso più che all’eloquio recitativo il compito di evidenziare emozioni che, nella scelta del regista, devono essere più accennate che descritte e messe in mostra.
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gianni lucini
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sabato 5 novembre 2011
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i fatti sono l'elemento centrale
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Basato sul libro omonimo scritto dagli stessi Bob Woodward e Carl Bernstein il film è una diligente ricostruzione dell'indagine giornalistica sul “Watergate”” che ha provocato un vero e proprio terremoto politico negli Stati Uniti tra il 1972 e il 1974. Scarno ed essenziale ricostruisce i fatti con maniacale precisione senza farsi tentare da abbellimenti narrativi o invenzioni. La scelta del regista Alan J. Pakula, innovativa per l’epoca, è quella di lavorare sulla concatenazione dei fatti più che su luoghi, approfondimenti psicologici o trucchi di sceneggiatura. Nella struttura della narrazione, per esempio, non viene inserito alcun personaggio di fantasia destinato ad agevolare lo spettatore nella comprensione di ciò che accade.
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Basato sul libro omonimo scritto dagli stessi Bob Woodward e Carl Bernstein il film è una diligente ricostruzione dell'indagine giornalistica sul “Watergate”” che ha provocato un vero e proprio terremoto politico negli Stati Uniti tra il 1972 e il 1974. Scarno ed essenziale ricostruisce i fatti con maniacale precisione senza farsi tentare da abbellimenti narrativi o invenzioni. La scelta del regista Alan J. Pakula, innovativa per l’epoca, è quella di lavorare sulla concatenazione dei fatti più che su luoghi, approfondimenti psicologici o trucchi di sceneggiatura. Nella struttura della narrazione, per esempio, non viene inserito alcun personaggio di fantasia destinato ad agevolare lo spettatore nella comprensione di ciò che accade. Sono la concatenazione dei fatti, la dinamica dell’inchiesta, il disvelarsi progressivo di una verità diversa da quella ufficiale gli elementi destinati a sorreggere l’attenzione. Pakula chiede anche agli attori mettersi al servizio di questa impostazione evitando eccessive caratterizzazioni che finirebbero per disperdere la tensione creata dai fatti e dal susseguirsi degli eventi. La narrazione si sviluppa quasi esclusivamente attraverso un’incalzante susseguirsi di interviste tra i due protagonisti e le persone implicate nell'affare, contatti telefonici, acquisendo elementi disparati che progressivamente, come le tessere di un puzzle, finiscono per comporre un quadro sempre più preciso e definito. La scelta non esclude la presenza di momenti di grande suggestione scenico/immaginifica come quella della bandierina rossa messa da Redford/Woodward sul balcone in risposta alla richiesta del duo informatore di modificare le modalità dell’incontro («Non mi scriva e non cerchi di contattarmi di nuovo per telefono. Se deve parlarmi metta una bandierina rossa nel vaso da fiori sul suo balcone...»). Alla vigilia l’accoglienza entusiastica del pubblico non era per nulla scontata, visto che il film non aggiunge sostanzialmente nulla a quanto, soprattutto negli Stati Uniti, l’opinione pubblica avesse già appreso dalla stampa, dalla televisione e dagli strumenti di informazione in genere. Alla fine Pakula vince una vera e propria scommessa che va contro le regole non scritte dello spettacolo cinematografico hollywoodiano. Il film interessa e appassiona il pubblico che ne decreta il successo ai botteghini e anche la critica è larga di elogi pur rilevando l’eccessiva tendenza del regista a una certa staticità dell'immagine, presente in quasi tutti i suoi film.
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