Intenso e complesso dramma sentimentale diretto magistralmente dal regista tedesco Max Ophuls, giustamente considerato come uno dei maggiori maestri del genere.
Con questa pellicola Ophuls svolge una complessa indagine su come le condizioni socio economiche possano incidere sulle relazioni sentimentali e sui i rapporti umani, coartandoli, modificandoli e finanche distorcendoli.
La pellicola tratta anche la tematica della libertà personale, un bene insostituibile e non barattabile con alcun altro tipo di agio o ricchezza economica.
Il finale, che introduce ulteriori tematiche morali particolarmente pesanti, pare un po’ tirato via e poco curato, costituendo sicuramente la parte meno convincente dell’opera.
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Intenso e complesso dramma sentimentale diretto magistralmente dal regista tedesco Max Ophuls, giustamente considerato come uno dei maggiori maestri del genere.
Con questa pellicola Ophuls svolge una complessa indagine su come le condizioni socio economiche possano incidere sulle relazioni sentimentali e sui i rapporti umani, coartandoli, modificandoli e finanche distorcendoli.
La pellicola tratta anche la tematica della libertà personale, un bene insostituibile e non barattabile con alcun altro tipo di agio o ricchezza economica.
Il finale, che introduce ulteriori tematiche morali particolarmente pesanti, pare un po’ tirato via e poco curato, costituendo sicuramente la parte meno convincente dell’opera.
Film molto diretto ed immediato, sceneggiato con accuratezza ma senza fronzoli che lo appesantiscano; viene reso ancor più godibile da un ottimo ritmo narrativo, particolarmente incalzante. I dialoghi caratterizzati per la loro essenzialità, sono molto ben scritti, ficcanti ed interessanti.
I caratteri dei personaggi principali sono delineati in modo davvero magistrale: bravissimo Ophuls a descriverli con poche significative sequenze.
La protagonista femminile, che è anche il personaggio che sta più in scena, è interpretata da Barbara Bel Geddes che ha l’esatto physique du role, risultando quindi perfetta nella parte; molto bravo, come al solito, James Mason che si ricorda in una parte abbastanza simile ne “Il castello del cappellaio”, film di pochi anni precedente. La performance più incisiva, quella che resta maggiormente nella memoria, è però quella di un ottimo Robert Ryan, anch’egli adattissimo al personaggio, molto particolare e sopra le righe, che gli viene assegnato.
Grandi musiche.
Strepitosa, come al solito, la tecnica registica esibita da Ophuls.
Sebbene non si respiri l’aria aristocratica di altre opere del grande cineasta tedesco, la pellicola resta comunque molto elegante e curatissima sotto il profilo formale.
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