gabriella
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domenica 6 agosto 2023
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fragilità bionda
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Di Greta Gerwig avevo già visto "Lady Bird", modesto film semiautobiografico , e l'ultima deludente rivisitazione di "Piccole donne", che mortifica lo spirito di indipendenza del libro ,che è ben consapevole del contesto socioculturale dell'epoca, aspetto che invece sembra ignorare la regista. Il tema femminile è sempre protagonista nei lavori della Gerwig non fosse per un eccessivo didascalismo , presente anche qui. Barbie complessivamente è un buon prodotto, confezionato e infiocchettato di rosa confettato o abbacinanti fucsia e flou, un luogo idilliaco e festoso dove ogni giorno è il giorno delle ragazze, ogni cosa è perfetta nel mondo dell’immaginazione, in questa società matriarcale tutte le donne sono belle e ricoprono ruoli di prestigio,( a parte qualche emarginazione, la Barbie stramba e la Barbie incinta), i maschi , i Ken zerbino, sono inutili accessori che stanno in spiaggia tutto il giorno senza sapere bene perché.
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Di Greta Gerwig avevo già visto "Lady Bird", modesto film semiautobiografico , e l'ultima deludente rivisitazione di "Piccole donne", che mortifica lo spirito di indipendenza del libro ,che è ben consapevole del contesto socioculturale dell'epoca, aspetto che invece sembra ignorare la regista. Il tema femminile è sempre protagonista nei lavori della Gerwig non fosse per un eccessivo didascalismo , presente anche qui. Barbie complessivamente è un buon prodotto, confezionato e infiocchettato di rosa confettato o abbacinanti fucsia e flou, un luogo idilliaco e festoso dove ogni giorno è il giorno delle ragazze, ogni cosa è perfetta nel mondo dell’immaginazione, in questa società matriarcale tutte le donne sono belle e ricoprono ruoli di prestigio,( a parte qualche emarginazione, la Barbie stramba e la Barbie incinta), i maschi , i Ken zerbino, sono inutili accessori che stanno in spiaggia tutto il giorno senza sapere bene perché. Però è un attimo cadere dai tacchi a spillo poggiare bruscamente i talloni a terra e ritrovarsi con pensieri negativi, la cellulite e i piedi piatti, così la nostra protagonista, Barbie stereotipo, dovrà andare nel mondo reale e trovare la bambina che ha giocato con la bambola che la rappresenta per scoprire che nella realtà le cose sono rovesciate, vige il patriarcato , le donne non contano nulla e persino alla Mattel il corpo dirigente è formato da soli uomini. Grande delusione per Barbie, ma sensazionale scoperta per Ken che intende trasformare Barbieland in Kendom, dando luogo a una lotta tra sessi per riportare il giusto equilibrio, che in realtà dovrebbe partire da un’idea di uguaglianza ma che finisce per rimanere sul piano personale, prima bisogna capire cosa vuoi e prenderti il tuo tempo, scoprire chi sei veramente e uscire dagli schemi prestabiliti e accettarsi anche nelle imperfezioni, così alla fine è la Barbie stramba a prendersi la rivincita. Il film verte a un finale un po' caotico e contraddittorio, a mio avviso, inneggia ala libertà ma spinge verso la solitudine come unica scelta possibile, trascurando il fatto che il femminismo difende la libertà della donna, non il suo oggetto di scelta, quindi la libertà di essere o non essere madre, di essere o non essere moglie, cosa difficile da attuare se non impossibile in quanto ci vorranno millenni prima che Ken capisca chi è. Mettiamola così, non prediamolo troppo sul serio, il film va visto con leggerezza e disponibilità, senza porci inutili quesiti esistenziali, anche gli attacchi alla Mattel ( cooproduttrice del film), sono concordati se non scritti dalla Mattel stessa, perché la logica del profitto è non importa come ne parli, purché se ne parli e sopratutto ci guadagni , quindi se una bambola ha fatto uscire la gente di casa e affollare le sale, l’operazione è riuscita e se il film fa discutere, o meglio dividere ancor meglio. Parliamo degli interpreti, Margot Robbie è perfetta nel ruolo, ma Ryan Gosling si prende il podio, basta il suo inguardabile look biondo platino a renderlo irresistibilmente comico, e strano a dirsi, ma la sua frustrazione e struggimento inappagato di innamorato respinto è la cosa che rimane di più.
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67user
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domenica 6 agosto 2023
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un film diverso dagli altri
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Non e' facile esprimere un giudizio su questo film; avendo visto quasi tutti i film animati di Barbie e anche numerosi cortometraggi, posso dire che la trama e' completamente diversa da quanto si e' visto finora: mettiamo da parte sia le storie romantiche (tipo "la principessa e la povera") sia quelle piu' moderne (tipo "la magia del delfino"); qui siamo al cospetto di una trama completamente diversa che mette l'accento sull'emancipazione femminile e il rapporto, non sempre facile, tra uomo e donna ove nessuno dei due accetta di stare in secondo piano e trovare un punto di equilibrio e' un'impresa decisamente ardua.
L'ambientazione, nel mondo parallelo, e' forse fin troppo fumettesca e plasticosa, ma considerando il tipo di personaggi che la popolano ci puo' stare; quello che invece mi fa un po' storcere la bocca e' la sequenza iniziale, con le bambine che in uno scenario da "2001 odissea nello spazio", trovandosi di frone a una gigantesca Barbie anni '50, impazziscono e spaccano a terra le loro bambole - la trovo abbastanza di cattivo gusto, anche perche' questa rivalita' tra la creatura di Ruth e le bambole classiche che l'hanno preceduta (e' realmente accaduto qualcosa di simile quando uscirono le Bratz) mi sembra alquanto diseducativa; inoltre, nella scena in cui Barbie arriva nel mondo umano, trovo quei riferimenti agli organi sessuali alquanto discutibili: ma come? Quando uscirono le Bratz si fecero tante polemiche per la loro eccessiva sessualita', poco adatta al pubblico cui si rivolgevano, e poi proprio la Mattel va a mettere l'accento su questo aspetto della sua creatura? Mah saro' che non ho capito bene il concetto che volevano esprimere.
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Non e' facile esprimere un giudizio su questo film; avendo visto quasi tutti i film animati di Barbie e anche numerosi cortometraggi, posso dire che la trama e' completamente diversa da quanto si e' visto finora: mettiamo da parte sia le storie romantiche (tipo "la principessa e la povera") sia quelle piu' moderne (tipo "la magia del delfino"); qui siamo al cospetto di una trama completamente diversa che mette l'accento sull'emancipazione femminile e il rapporto, non sempre facile, tra uomo e donna ove nessuno dei due accetta di stare in secondo piano e trovare un punto di equilibrio e' un'impresa decisamente ardua.
L'ambientazione, nel mondo parallelo, e' forse fin troppo fumettesca e plasticosa, ma considerando il tipo di personaggi che la popolano ci puo' stare; quello che invece mi fa un po' storcere la bocca e' la sequenza iniziale, con le bambine che in uno scenario da "2001 odissea nello spazio", trovandosi di frone a una gigantesca Barbie anni '50, impazziscono e spaccano a terra le loro bambole - la trovo abbastanza di cattivo gusto, anche perche' questa rivalita' tra la creatura di Ruth e le bambole classiche che l'hanno preceduta (e' realmente accaduto qualcosa di simile quando uscirono le Bratz) mi sembra alquanto diseducativa; inoltre, nella scena in cui Barbie arriva nel mondo umano, trovo quei riferimenti agli organi sessuali alquanto discutibili: ma come? Quando uscirono le Bratz si fecero tante polemiche per la loro eccessiva sessualita', poco adatta al pubblico cui si rivolgevano, e poi proprio la Mattel va a mettere l'accento su questo aspetto della sua creatura? Mah saro' che non ho capito bene il concetto che volevano esprimere.
Carino invece il finale, che mette tutti d'accordo e risolleva quegli aspetti fin qui discussi sulla trama.
Niente da dire su Margot Robbie e Ryan Gosling, che hanno saputo calarsi molto bene nei rispettivi personaggi.
Nell'insieme un film discreto, che probabilmente piacera' piu' agli adulti e adolescenti che alle bambine, che probabilmente non sono in grado di capirne il concetto e potrebbero essere deluse da una trama cosi' insolita.
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fabriziog
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venerdì 4 agosto 2023
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questo film proclama valori tradizionali
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Mi sono chiesto e mi hanno chiesto come mai il film “Barbie” di Greta Gerwig sta sbancando al botteghino come terzo film più visto nelle sale dopo le riaperture post pandemia. La risposta è semplice e basta guardare la pellicola con attenzione, scrutando i dettagli sino alla fine.“Barbie” è un lavoro cinematografico di liberazione dello spettatore dalla opprimente imposizione fluida, liquida, queer egender. È esaltata la “Bellezza” femminile, la bellezza di donne vere, non frutto del laboratorio transgender. Le differenze corporee e psicologiche dei due sessi, maschio e femmina, sono marcate, in chiave ovviamente macchiettistica, in modo chiaro e senza equivoci.
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Mi sono chiesto e mi hanno chiesto come mai il film “Barbie” di Greta Gerwig sta sbancando al botteghino come terzo film più visto nelle sale dopo le riaperture post pandemia. La risposta è semplice e basta guardare la pellicola con attenzione, scrutando i dettagli sino alla fine.“Barbie” è un lavoro cinematografico di liberazione dello spettatore dalla opprimente imposizione fluida, liquida, queer egender. È esaltata la “Bellezza” femminile, la bellezza di donne vere, non frutto del laboratorio transgender. Le differenze corporee e psicologiche dei due sessi, maschio e femmina, sono marcate, in chiave ovviamente macchiettistica, in modo chiaro e senza equivoci.
Nel mondo irreale e plastificato di Barbie - quello della bambola immessa in commercio il 9 marzo 1959 - la felicità è artefatta perché vissuta da donne irreali, prive di vagina, in quanto tali incomplete, e l’elemento maschile è un optional, un Ken, un maschio finto, senza il pene.
Il maschio vive di riflesso alla femmina: Ken vive per farsi notare da Barbie. Maschile e femminile sono in contrapposizione secondo la concezione vetero-femminista. La Barbie soppianta le bambole di un tempo che aiutavano le donne, sin dalla loro infanzia, a divenire buone mogli e breve madri.
Barbierivoluziona la percezione delle donne nella società, strumento ludico di lotta alla discriminazione.
Barbieè una wasp. È bianca, americana, bionda, molto californiana, bella e sexy: è femmina, parecchio femmina. Questa femminilità non smette mai di esistere e di imporsi per tutta la durata della proiezione, con i tacchi o con le orribili Birkenstock, con o senza trucco: Margot Robbie - l’attrice che veste i panni della creazione di Ruth Handler - è bellissima. La femminilità, l’essere donna, sono l’autentico leitmotiv della trama. Non si può essere donna senza il reale, senza l’umanità ed i suoi risvolti negativi, senza il pianto, il dolore e la morte. Barbie vuole questo per essere vera, completa, tutta ragazza, tutta essere umano. Barbie, così, decide di fare parte di quella Umanità composta di uomini con il pene e donne con la vagina. I dettagli sono fondamentali. Le ultime immagini mostrano una bambola Barbie con il bambino da inserirle nella pancia. La vagina è aperta alla vita e Barbie si reca dal ginecologo perché, in quanto donna e per volontà della natura, è potenzialmente madre. Non v’è alcuna concessione agli LGBT. Alcuna. Gli uomini e le donne sono complementari, non gli uni contro le altre: solo complementari realizzano se stessi, completano se stessi e possono cercare di migliorare l’esistenza umana, perpetuandone la specie.
Questo film è l’esaltazione della normalità e della naturalità e avversa gli stereotipi. Il pianto non appartiene solo all’ “altra metà del cielo” ma anche all’uomo, che non perde la propria mascolinità versando lacrime.
Ad essere preso in giro è chi qualifica “fascista” tutto ciò che non rientra fra le sue idee, ma v’è salvezza anche per lui. L’adolescente woke, eternamente triste e arrabbiata, ritroverà il sorriso e l’amore per la madre proprio entrando in contatto con il mondo leggero e “curvilineo” di Barbie.
Le citazioni sono numerose: dalle scene iniziali di “2001: Odissea nello spazio” con lo splendido brano “Così parlò Zarathustra” ai musical di Broadway (penso a “Tommy” degli Who), sino ai cantanti rock e rapper anni ’70 e ’80 con la pelliccia sopra il petto nudo (segno di virilità non di altro come taluni, inventando, hanno ideologicamente affermato).
Secondo me si sono sbagliati a produrre questa pellicola: proclama, in modo esplicito o subliminale, valori tradizionali.
Fabrizio Giulimondi
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fabrizio friuli
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mercoledì 2 agosto 2023
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curioso e colorato
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La vicenda si svolge in un mondo parallelo, abitato da figure femminili differenti tra di loro, ma tutte accomunate dallo stesso " nome " Barbie ( anche se svolgono professioni differenti ) ed anche da figure maschili accomunati tutti dallo stesso nome " Ken ". Tutti conducono delle vite alquanto mondane ma piuttosto ripetitive ed una di loro " Barbie Stereotipo " sembra essere incurante dei sentimenti che uno dei Ken prova per lei , ed è interessata principalmente alle serate tra donne. Tuttavia, la vita " perfetta " di Barbie Stereotipo cambia quando le viene di pensare alla morte per caso e comincia a diventare un essere umano e lei, volendo rimanere perfetta, decide di abbandonare Barbieland per trovare una bambina che voglia giocare con lei.
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La vicenda si svolge in un mondo parallelo, abitato da figure femminili differenti tra di loro, ma tutte accomunate dallo stesso " nome " Barbie ( anche se svolgono professioni differenti ) ed anche da figure maschili accomunati tutti dallo stesso nome " Ken ". Tutti conducono delle vite alquanto mondane ma piuttosto ripetitive ed una di loro " Barbie Stereotipo " sembra essere incurante dei sentimenti che uno dei Ken prova per lei , ed è interessata principalmente alle serate tra donne. Tuttavia, la vita " perfetta " di Barbie Stereotipo cambia quando le viene di pensare alla morte per caso e comincia a diventare un essere umano e lei, volendo rimanere perfetta, decide di abbandonare Barbieland per trovare una bambina che voglia giocare con lei. Quindi, lei stessa scopre un mondo molto diverso dal suo mondo carico di colori e dove il potere viene esercitato solo dalle figure femminili.
Il film si apre con una citazione cinematografica : vengono mostrate delle bambine che giocano con delle bambole ( o dei bambolotti ) ma quando vedono una Barbie Stereotipo formato gigante, esse rimangono esterrefatte e cominciano a battere i loro bambolotti sulle rocce , quindi, viene citata la famosa scena del lungometraggio di Stanley Kubrick intitolato 2001: Odissea nello spazio, e nella scena iniziale una voce narrante parla delle origini delle bambole. In seguito, il film mostra il mondo curioso e colorato dove vivono tutte le Barbie e tutti i Ken , ma nel mondo, apparentemente perfetto, non è presente una vera e propria parità dei sessi, dato che la società di Barbieland è palesemente matriarcale e il protagonista maschile del film Ken ( interpretato dal famoso e anche bravo attore Ryan Gosling ) non si sente apprezzato dalla sua " amata " Barbie ( interpretata dalla famosa e iconica attrice Margot Robbie ) quindi, quando scoprono l' esistenza del mondo reale, Ken scopre l' esistenza del patriarcato ( pur non capendolo in modo completo ) e mentre Barbie viene aiutata da una madre e da una figlia a scappare dal CEO della Mattel ( interpretato da Will Ferrell ) e dai suoi collaboratori ( che non accettano la sua presenzanel mondo reale ), Ken ritorna a Barbieland e permette ai Ken di diventare i nuovi " padroni " di Barbieland, divenuta temporaneamente " Kenland " ovviamente, il mondo non è migliorato affatto, perché il sessismo ( sia maschile che femminile ) non è mai buono, ma la vera parità dei sessi è la soluzione , e dopo aver ripreso il potere , raggirato tutti i Ken , Barbie decide di parlare con un affranto Ken ed entrambi riescono a chiarirsi adeguatamente, e dopo aver incontrato e discusso la sua creatrice Ruth Handler ( non essendo più sicura di chi sia realmente ) Barbie abbandona la sua identità da Bambola per diventare un' umana in carne ed ossa. Nonostante questo film racchiuda in sé anche delle scene simpatiche ( come quella in cui Barbie dice a degli operai molesti che l' hanno adescata, di non essere dotata di un organo femminile , così come Ken ) purtroppo, in alcuni momenti, la pellicola diventa piuttosto tediosa e magari potrebbe non essere gradita dal pubblico maschile ( anche se è poco probabile che, al pubblico maschile, potrebbe interessare un film come Barbie ), per via della scena in cui le Barbie , per sovvertire la società patriarcale creata da Ken, abbindolano i personaggi maschili sfruttando l' ego maschile, ma alla fine, tutto viene sistemato, ed anche Barbie Stramba ( un simpatico personaggio che a causa del suo strano aspetto, viene considerata una reietta ) ottiene un posto nella società di Barbieland.
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[+] barbie nazi-femminista
(di claudio)
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edwardblu
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martedì 1 agosto 2023
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fataloso in apparenza, fastidioso nell''essenza
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Personalmente mi son sentito a disagio durante la visone del film. questo è un film ai limiti della misandria, fatto da donne per un pubblico di donne. Questo film trasuda tutta la frustrazione delle femministe di Instagram. Non un singolo uomo viene rappresentato normale. non dico intelligente proprio NORMALE.
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Personalmente mi son sentito a disagio durante la visone del film. questo è un film ai limiti della misandria, fatto da donne per un pubblico di donne. Questo film trasuda tutta la frustrazione delle femministe di Instagram. Non un singolo uomo viene rappresentato normale. non dico intelligente proprio NORMALE. No, sono tutti coglioni, pure il marito della donna che barbie sta cercando. E mai una volta in tutto il film viene detto che quello che fa o dice quella donna sia quanto meno estremo, nono ANZI, è proprio col suo pensiero che aiuta a liberare Barbieland dal patriarcato! La sola che cambia idea è la figlia di questa donna nei confronti di barbie, in fondo questo film è prodotto dalla mattel, era scontato che avrebbe cambiato idea, o la Mattel si sarebbe data della fascista da sola.. "Mi spiace Ken di averti sempre dato per scontato" questa non è una ammissione di colpa valida, perchè 1: il fatto che una non ti caghi non è una giustificazione a distruggere il suo mondo, le colpe di Ken sono molto più gravi delle colpe di Barbie nei suoi confronti, non ci sarebbe manco bisogno che barbie si scusasse con lui dopo quello che lui ha combinato, invece si vede Barbie che chiede scusa all'uomo che le ha rubato la casa, rovinato il suo mondo, e corrotto le sue amiche per non averlo trattato nel modo in cui lui avrebbe voluto! 2: non è che lei lo ha sempre dato per scontato, lo ha sempre IGNORATO e a momenti pure PERCULATO è un pò diversa la questione XD
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[+] barbie; non è tutto quel che sembra
(di alberto de rosa)
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gustibus
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lunedì 31 luglio 2023
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addio al vero cinema e alla mia recensione
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Io di questo BARBIE..ho scritto una recensione pessima ma non volgare.Perche pubblicata per 12 ore e poi cancellata..Io a 70anni non mi permetterei mai di usare termini come "orribile"o peggio...io ho solo detto che la visione di questo movie che sta facendo incassi da record..in Italia record assoluto estivo.Detto cio'rimane che a parte costumi e qualche effetto speciale..il racconto per noi adulti cinefili e'..deprimente nella visione generale.Ci sono offese in questo?
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(di paolorol)
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samanta
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domenica 30 luglio 2023
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barbie e l''immortalità
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Un preambolo dovuto: il film è un gigantesco battage pubblicitario realizzato, con molta abilità dalla Mattel per rilanciare la vendita dei suoi prodotti in primis Barbie e Ken. I fatti stanno dando alla società dal momento che a fronte di un costo di 145 milioni di $, al box affice risultano al 28 luglio oltre 500 milioni di $,assicurando fin d'adesso almeno 100 milioni di utile. La regia è di Greta Gerwig (anche cosceneggiatrice) con uno scarso curriculum cinematografico che però ha attirato l'attenzione della critica (nomination all'Oscar per la regia e la sceneggiatura di Lady Bird).
La trama è semplice anche se gli eventi sono molteplici in 1h e 45 mn.
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Un preambolo dovuto: il film è un gigantesco battage pubblicitario realizzato, con molta abilità dalla Mattel per rilanciare la vendita dei suoi prodotti in primis Barbie e Ken. I fatti stanno dando alla società dal momento che a fronte di un costo di 145 milioni di $, al box affice risultano al 28 luglio oltre 500 milioni di $,assicurando fin d'adesso almeno 100 milioni di utile. La regia è di Greta Gerwig (anche cosceneggiatrice) con uno scarso curriculum cinematografico che però ha attirato l'attenzione della critica (nomination all'Oscar per la regia e la sceneggiatura di Lady Bird).
La trama è semplice anche se gli eventi sono molteplici in 1h e 45 mn. di proiezione: Barbie (Margot Robbie), lo stereotipo, vive in Barbieland paese diretto dalle varie versioni di Barbie (giudice, medico, gionalista, presidente e così via...) dominando Ken (Ryan Gosling) e le altre versioni , tutti mollaccioni che passano la maggiore parte del tempo a giocare sulla spiaggia, così vivono insieme in un mondo fantastico destinato all'eternità. Barbie entra in crisi dopo avere pensato alla morte, su consiglio della Barbie stramba (Kate McKennan), entra nel mondo reale insieme a Ken. Quest'ultimo si trasforma quando vede che gli uomini hanno una posizione dominante occupando i posti di responsabilità a cominciare dagli amministratori della Mattel , decide di ritornare in Barbieland e la trasforma in Kenland sottomettendo le Barbie, ma Barbie (stereotipo) ritorna con un'amica trovata sul mondo reale Gloria (America Ferrera) e la figlia Sasha (Ariana Greenblatt) ribaltando la situazione e ristabillendo Barbieland. Alla fine però Barbie preferisce ritornare nella realtà anche se questo comporta la mortalità, nella sua prima commissione prenota una visita ginecologica.
Il film non è per bambini perchè la dinamica degli eventi non li coinvolgerebbe, tutt'al più può interessare i più grandi (10-12 anni) . Vediamo la parte positiva: la scenografia, gli effetti speciali, sono grandiosi, i costumi e i colori sono molto belli, dimostrano una cura e un'abilità tecnica fuori dal comune; per quanto riguarda i protagonisti sia Ryan Gosling che Margot Robbie sono bravi effettuando una performance eccezionale, d'altra parte ciascuno ha ricevuto un compenso di 12 milioni e mezzo di $ (!). La parte negativa è che la Gerwig regista come sceneggiatrice è debole, la sceneggiatura è labile, troppo ripetitiva creando un film abbastanza noioso in cui lo spettatore si rassegna ad un intrecciarsi di luoghi comuni. La morale è buona: gli uomini e le donna hanno pari dignità e la femminilità e la virilità sono qualità complementari, un femminismo naturale niente propaganda politically correct o Me Too (forse farà pensare la Walt Disney che con gli ultimi flop ha perso 1 miliardo di $). Il finale a mio avviso sembra ispirato da Tolkien del Signore degli Anelli quando nel colloquio Barbie sceglie la mortalità dell'essere umano, ricorda Arwen Elfa che rinuncia all'eternità della sua vita per sposare l'uomo Aragorn (sintomatico che la prima richiesta di Barbie nel mondo reale sia di una visita ginecologica).
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il cinefilo
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domenica 30 luglio 2023
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perché dovremmo boicottare barbie
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Bene, torno un attimino a occuparmi della disgustosa ipocrisia di questo film da due soldi...e del motivo per cui Barbie di Greta Gerwig, a mio avviso, andrebbe immediatamente boicottato, onde impedire che il manifesto ideologico delle femministe estremiste americane arrivi a monopolizzare tutte le multisala del mondo.
Invece no: ecco che mi tocca di vedere tanti ingenui, caduti a pesce nella trappola ideologica di Gerwig, che si stanno affrettando subito a celebrare questa roba come una pietra miliare dell'odierna cinematografia americana.
Volendo fare un paragone in apparenza inappropriato ma in realtà calzante, si potrebbe dire che, esattamente come Emile Zola ai tempi dell'ingiusta prigionia di Dreyfus, anche la regista Greta Gerwig(con alle spalle l'intero apparato mediatico delle televisioni e dei social)ha deciso, nel realizzare Barbie, di lanciare il suo personale e spietato "J'ACCUSE!", Non cartaceo ma bensì applicato al grande schermo.
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Bene, torno un attimino a occuparmi della disgustosa ipocrisia di questo film da due soldi...e del motivo per cui Barbie di Greta Gerwig, a mio avviso, andrebbe immediatamente boicottato, onde impedire che il manifesto ideologico delle femministe estremiste americane arrivi a monopolizzare tutte le multisala del mondo.
Invece no: ecco che mi tocca di vedere tanti ingenui, caduti a pesce nella trappola ideologica di Gerwig, che si stanno affrettando subito a celebrare questa roba come una pietra miliare dell'odierna cinematografia americana.
Volendo fare un paragone in apparenza inappropriato ma in realtà calzante, si potrebbe dire che, esattamente come Emile Zola ai tempi dell'ingiusta prigionia di Dreyfus, anche la regista Greta Gerwig(con alle spalle l'intero apparato mediatico delle televisioni e dei social)ha deciso, nel realizzare Barbie, di lanciare il suo personale e spietato "J'ACCUSE!", Non cartaceo ma bensì applicato al grande schermo.
Tuttavia laddove Zola prendeva di mira solo alcuni soggetti, ben specifici, dello stato maggiore francese, l'attacco della regista è di carattere più generale e chiama in causa ogni singolo essere maschile che vive, cammina e respira su questo pianeta...non si tratta di un attacco sferrato alla società nel suo complesso, come alcuni imbonitori da fiera stanno tentando di darci a bere sui social e sui giornali, ma anzi: la critica lanciata da Barbie è rivolta al singolo, un singolo che ci coinvolge tutti noi uomini.
Compresi quelli che, come me, hanno pagato profumatamente il biglietto d'ingresso per entrare in sala e farsi rovesciare addosso l'ennesima manfrina qualunquista, già perpetrata da oltre seicento film prima di questo, e che simboleggiano, di fatto, l'assoluta decadenza, sia concettuale che qualitativa, dell'intera industria hollywoodiana.
Tanto tempo fa il cinema americano ci ha regalato titoli come: A qualcuno piace caldo, la donna che visse due volte, Viale del tramonto, la fiamma del peccato, Taxi driver, 2001 odissea nello spazio, il dottor Stranamore, orizzonti di gloria, Psycho, la morte corre sul fiume, Giungla d'asfalto, Quarto potere, l'orgoglio degli amberson, l'infernale quinlan, Patton generale d'acciaio, quei bravi ragazzi, Il padrino uno e due, Apocalypse now, Cantando sotto la pioggia, Notorious l'amante perduta, gli uccelli e moltissimi altri.
Questi sono alcuni dei titoli che hanno reso grande l'epopea di Hollywood nel mondo...e invece, adesso, come si sono ridotti? Barbie, Birds of prey la fantasmagorica emancipazione di Harley, Encanto, Frozen uno e due, Black Widow, il diritto di contare, il diritto di opporsi, spider man home coming, Coda-i segni del cuore, MEN(di Alex Garland), piccole donne(la mediocre versione di Gerwig), Wonder Woman, Suicide squad uno e due, Don Jon, La La Land, Whiplash, Race il colore della vittoria, green book e moltissimi altri, troppi per quanto mi riguarda...e poi, naturalmente, abbiamo i vomitevoli e irricevibili live action targati Disney, uno più brutto e inutile dell'altro e tutti perdutamente asserviti, anima e corpo, alla "grande"(e sto scherzando)causa dell'inclusivita forzata che sta distruggendo ogni cosa, e rovinando definitivamente il ricordo di ciò che è stato in precedenza, almeno per quanto concerne la bellezza registica del film.
Ecco, questo è il contesto storico nel quale è stato concepito e sviluppato Barbie: nulla da meravigliarsi, quindi, che sia venuta fuori una porcheria.
Una ciofeca particolarmente pericolosa, tra l'altro, perché va di fatto ad esaltare e legittimare quella sempiterna guerra dei sessi che sta distruggendo non solo la nostra cultura ma anche i nostri cervelli, che aderisce entusiasticamente alla logica della vendetta(del sesso femminile su quello maschile).
Ciò che questo film infame sta facendo è tentare di creare i presupposti ideologici per una futura guerra civile tra i sessi, ancora più implacabile e culturalmente devastante di quanto già non lo sia stata finora.
Esattamente come Leni Riefenstahl e il suo "trionfo della volontà", film di propaganda del 1933 devoto all'ideologia nazional-socialista di Hitler, anche la Barbie di Greta Gerwig è stata creata al solo scopo di immolarsi sull'altare di un ideologia: quella della presunta superiorita della donna sull'uomo(la pretesa di superiorità è sbagliata in entrambe le direzioni)delle VENDETTA della donna sull'uomo e di come tutti gli uomini siano colpevoli a prescindere, per il solo fatto di appartenere al genere maschile.
Questo è il motivo per il quale tutti noi, uomini e donne di buona volontà, dovremmo unire i nostri sforzi per tentare(almeno tentare, non dico riuscire!)di prendere delle iniziative che possano, nel breve periodo, impedire a Barbie di perdurare troppo a lungo nelle nostre sale, col rischio concreto che possa veramente scoppiare la guerra civile: le mogli contro i mariti, le figlie contro i padri, le sorelle contro i fratelli.
Appello finale: Il cinema americano, ormai, è completamente fottuto...ma siamo ancora in tempo per salvarci dallo pseudo femminismo tossico di Greta Gerwig e dei suoi scagnozzi che, come già ho scritto nella mia precedente analisi, non ha niente a che vedere con quello che dovrebbe essere il femminismo reale.
Per questo motivo dovremmo invitare il resto del pubblico a disertare le sale, a oscurare i trailer che si propagano infidi sul web, a ignorare completamente le false recensioni apparse sui quotidiani cartacei e pianificate a tavolino da critici corrotti.
Bisogna agire subito altrimenti è la fine.
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lindajordy91
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sabato 29 luglio 2023
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mi aspettavo di più...
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Il film parte bene, fa ridere e ricorda tante cose del mondo rosa con cui sono cresciuta sin da Bambina. La comicità demenziale e lo stile pop-trash dell'inizio mi ha portato a ben sperare per il proseguio del film, convinta che avrei potuto passare una bella serata al cinema con le amiche. Gosling e Robbie sono, come sempre, magnetici e carismatici. Purtroppo però ad un certo punto il film scappa da quello che sembrava promettere e si incarta in una serie interminabile di dialoghi didascalici, retorici e semplicisti, che più che altro smettono di fare ridere. Il film si riprende soltanto più avanti per un attimo con la coreografia musical della danza dei Ken, per poi ritornare quasi all'istante su dei toni poco affini a quella che è poi il tono generale della messa in scena.
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Il film parte bene, fa ridere e ricorda tante cose del mondo rosa con cui sono cresciuta sin da Bambina. La comicità demenziale e lo stile pop-trash dell'inizio mi ha portato a ben sperare per il proseguio del film, convinta che avrei potuto passare una bella serata al cinema con le amiche. Gosling e Robbie sono, come sempre, magnetici e carismatici. Purtroppo però ad un certo punto il film scappa da quello che sembrava promettere e si incarta in una serie interminabile di dialoghi didascalici, retorici e semplicisti, che più che altro smettono di fare ridere. Il film si riprende soltanto più avanti per un attimo con la coreografia musical della danza dei Ken, per poi ritornare quasi all'istante su dei toni poco affini a quella che è poi il tono generale della messa in scena. Il finale non so se mi ha fatto ridere o cosa, ma sicuramente è un po' buttato lì... per essere un film di un giocattolo non è neanche male, perccato perché il film si è arenato su un discorso confuso maschi e femmine che mi ha annoiato più che altro per come è stato raccontato (anche per il discorso in sé). Da vedre, ma solo perché ne parlano tutti e quindi è bello confrontarsi con le opinioni degli altri su un film
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il cinefilo
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sabato 29 luglio 2023
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uno dei punti più bassi dell''odierna hollywood
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Sarò sincero: pensavo di aver visto di tutto(e sopportato di tutto)dall'odierna industria hollywoodiana, ex macchina dei sogni, ora completamente ridotta(quasi)a triste fucina di due sole tipologie di prodotti: i cinefumetti, sempre più noiosi, banali e prevedibili...e, ovviamente, i filmucoli votati anima e corpo alla causa(teoricamente nobile e condivisibile, ma affrontata nel peggiore dei modi)del politically correct.
Tra i vari filoni spicca, senza ombra di dubbio, l'annosa questione dell'emancipazione e del potere femminile nella società americana e, più in generale, nel mondo: ed è questo il nodo centrale su cui ruota la sceneggiatura del film Barbie, diretto da Greta Gerwig e attualmente campione assoluto d'incassi a livello mondiale.
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Sarò sincero: pensavo di aver visto di tutto(e sopportato di tutto)dall'odierna industria hollywoodiana, ex macchina dei sogni, ora completamente ridotta(quasi)a triste fucina di due sole tipologie di prodotti: i cinefumetti, sempre più noiosi, banali e prevedibili...e, ovviamente, i filmucoli votati anima e corpo alla causa(teoricamente nobile e condivisibile, ma affrontata nel peggiore dei modi)del politically correct.
Tra i vari filoni spicca, senza ombra di dubbio, l'annosa questione dell'emancipazione e del potere femminile nella società americana e, più in generale, nel mondo: ed è questo il nodo centrale su cui ruota la sceneggiatura del film Barbie, diretto da Greta Gerwig e attualmente campione assoluto d'incassi a livello mondiale.
Un successo planetario che, per quanto mi riguarda, non fa altro che confermare tutte le mie più nere previsioni circa l'inqualificabile e incommentabile decadenza ideologica dell'attuale movimento femminista che impera negli stati uniti.
Un punto da chiarire: di per se il concetto primigenio di "femminismo" è cosa buona e giusta: un concetto che si propone, molto giustamente, di eliminare tutte le diseguaglianze di genere tutt'ora presenti in alcuni strati della società contemporanea(diseguaglianze che sono il retaggio storico d'un patriarcato secolare e ormai giunto al suo crepuscolo)ma il problema, assai drammatico, è il modo in cui questo concetto viene espresso nel "film", se così vogliamo chiamarlo.
Un modo di intendere e concepire il femminismo che è direttamente figlio di quel ripugnante e disgustoso qualunquismo generalizzante che, ormai da più di un decennio, imperversa ossessivamente negli studios di Hollywood e nelle serie televisive(specialmente di Netflix e Amazon prime)con un fervore tale da rasentare il fanatismo talebano: il maschio è ridotto unicamente, e senza eccezioni, a macchietta squallida assetata unicamente di sesso e prepotenza, e perdipiù puzza come un maiale...al maschio(diabolica incarnazione terrena delle peggiori nefandezze del cosmo)si contrappone, tuttavia, LA DONNA: sublime frutto del creato che, più di ogni altra cosa, si avvicina a Dio.
La donna, secondo l'odierna vulgata pseudo-femminista e televisivo-cinematografica, si pone al di sopra del maschio in ogni singolo aspetto della vita sociale moderna: sia interiore che in quella esteriore, sia intellettualmente che filosoficamente, sia fisicamente che spiritualmente.
Insomma: superiore a lui sotto ogni aspetto, senza se e senza ma...e non si ammettono repliche! qualsivoglia teoria possa mettere in discussione le affermazioni finora enunciate rischia di subire la suprema e irrevocabile condanna da parte dell'alta corte morale del pubblico dei social, sia di Twitter che di TIkTok e Facebook.
Ed è la smaniosa ricerca dell'approvazione della suddetta corte morale suprema(nonché falsa ed ipocrita)del pubblico sopra citato a trovarsi alla base della creazione del film Barbie, diretto da Greta Gerwig.
Barbie: spietato atto di accusa contro l'intero universo maschile, senza distinzione che sia una, e che dalla regista stessa viene condannato senza appello sia nel mondo della fantasia(quello in cui vive la divina e onnipotente Margot Robbie, tutto colorato di rosa)che in quello reale, dove l'arroganza, la superbia e la puzzolente cialtroneria di questi maschi abusanti tutti identici l'uno all'altro(un pò come i Ken dell'altro mondo)li spinge a ridurre in schiavitù ll sesso femminile, senza però rendersi conto di essere LORO gli inferiori, mentre le donne, tutte quante molestate e abusate da tutti gli uomini che li circondano, si rendono presto conto d'essere le più forti.
Barbie, nella squallida e prevedibilissima visione di Gerwig, è il simbolo della rivolta femminile contro la nauseante tirannia del maschio, una rivolta atta a ribadire l'assoluta superiorità del sesso femminile su quello maschile ...sì perché se il concetto primigenio e originale del femminismo sarebbe dovuto(giustamente)consistere nell'eguaglianza tra uomini e donne(uguaglianza, e quindi non una pretesa di superiorità, ne da parte dell'uno ne da parte dell'altro!)in Barbie questo concetto viene completamente ribaltato e, laddove si parlava originariamente di uguaglianza e collaborazione reciproca, qui si accenna alla necessità di distruzione del maschio come unico mezzo per giungere alla liberazione della donna: l'apogeo subculturale della cloaca ideologica votata, anima e corpo, a sostenere il più classico dei classici: "i maschi sono tutti uguali".
L'unico altro prodotto recente(relativamente)che è riuscito a superare, in becera ipocrisia e estremismo ideologico, anche questo film qui è stata quella porcheria di MEN, thriller/horror diretto da Alex Garland...che, pur essendo uomo, condivide con Greta Gerwig il medesimo odio viscerale per il sesso maschile e la speranza che esso, un giorno, possa evidentemente estinguersi dal pianeta terra per combustione spontanea.
Ora che ho polverizzato l'apparato ideologico del film posso, tranquillamente, passare ai dettagli tecnici: la godibilità del film si spegne immediatamente dopo la fine dei titoli di testa, poi si spalanca la fogna: il colore rosa invade ogni singola inquadratura fino a risultare insostenibile allo sguardo, un orgia di balletti puerili e sorrisi fasulli travolge lo spettatore come un mare in piena, costringendolo a distogliere lo sguardo dallo schermo per guardare altre cose sul cellulare....pessima la fotografia, quasi totalmente errata la scelta degli attori(cani), la colonna sonora è tronfia mentre i costumi e gli sfondi sono una roba oscena, irricevibile nel 2023.
In conclusione: una bruttezza inenarrabile, che farebbe drizzare i capelli in testa anche a una persona afflitta da calvizie.
Ryan Gosling, vestito e truccato come un idiota, si spera sia stato pagato bene per accettare di partecipare a questa miserabile pagliacciata: visivamente inguardabile, diretta con i piedi e condita da dialoghi grottescamente ridicoli e cretini come tutto il resto.
P.S: sull'accreditata ipotesi che questa roba venga candidata agli oscar e possa addirittura vincerne uno è preferibile stendere un velo pietoso.
ARRIVEDERCI MYMOVIES, CI RIVEDIAMO ALLA PROSSIMA ANALISI!
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