Marco Giallini per certi versi mi ricorda Vittorio Gassman. Ci si soffermava sul personaggio, sulla storia, sui comprimari ma a nessuno veniva in mente di sottolineare quant'era bravo, fatto acquisito, andava da sè. Oggi, Bartolomeo s'impone. In parodia o allucinato, in sogno o ben desto ossia un arricchito rimasto "trucido", uno spilorcio senza core. Con lui ci "ripassiamo" una Roma. Affezionati, senza curarci di ricordare, seguiamo invogliati il suo giocoso esecizio di rivisitare, di rivivere. Attorniato da degna compagnia, ci sembra di conoscerli ad uno ad uno. Ad es. Teta (Giulia Bevilacqua), padrona che fa la serva, ma fino ad un certo punto...
[+]
Marco Giallini per certi versi mi ricorda Vittorio Gassman. Ci si soffermava sul personaggio, sulla storia, sui comprimari ma a nessuno veniva in mente di sottolineare quant'era bravo, fatto acquisito, andava da sè. Oggi, Bartolomeo s'impone. In parodia o allucinato, in sogno o ben desto ossia un arricchito rimasto "trucido", uno spilorcio senza core. Con lui ci "ripassiamo" una Roma. Affezionati, senza curarci di ricordare, seguiamo invogliati il suo giocoso esecizio di rivisitare, di rivivere. Attorniato da degna compagnia, ci sembra di conoscerli ad uno ad uno. Ad es. Teta (Giulia Bevilacqua), padrona che fa la serva, ma fino ad un certo punto...
Imprevisto, un colpo di teatro. Apparentemente un piccolo horror, cammeo di una deliziosa Denise Tantucci. Allusivo di qualcosa che il film non vuol dire esplicito. Uno di quegli spettri che circolano sotto traccia della quotidianità, questa Beatrice "de Roma". La casa dove abitò ospita un ristorante che tra poco fa cent'anni. Attaccato a Spinaceto, che c'è? Tor de... Cenci.
Emblematico il richiamo neanche tanto innocente. Secondo rito penitenziale di allora, decapitata previa tortura la femminista ante litteram. Il popolo, sempre attratto dalla débauche dell'upper class, la volle sepolta sotto un altare. pratica che ancor oggi in certi casi si rispolvera. Violò il sepolcro gente di passaggio, solo per giocare a palla con quella che fu la testolina graziosa che vedete nel film. Francesi giacobini, giunti per diffondere lumi e piantare alberi della libertà. Da Parigi, però, si recepivano solo i dettami della moda assieme a qualche innovazione tecnologica come la ghigliottina, funzionale ad una spedita eliminazione dei malviventi.
Un punto di criticità. Non solo allora ma ancor oggi la caput mundi si mostra refrattaria a influenze intellettuali. Insomma, proprio come allora, bisogna andare a Milano per nutrirsi di cultura.
Una pregiudiziale riduttiva, non da oggi, ab Urbe condita. Gloria tanta, per carità, ma ribalderie e truculenze soggette solo a sarcasmi, in fondo bonari. Si spiega meglio Nerone ricorrendo a Petrolini.
Non mi sembra un difetto. E' il sorriso olimpico, da dei, che vuol celarsi dietro la "persona" di un buffone vernacolare. Sordi/Manfredi/Proietti, nomino non tanto i "mejo" ma quelli a cui più abbiamo voluto bene. Adesso "ci avemo" Marco Giallini. Teniamocelo stretto.
[-]
|
|