frankmoovie
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domenica 9 agosto 2020
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tornare: tuffo nel passato, presente e futuro ...
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Cristina Comencini e le altre due coautrici Giulia Calenda e Ilaria Macchia, ci hanno immersi in una Napoli – non – Napoli, una Napoli che si intravvede con alcuni suoi stupendi angoli di costa e palazzi sul mare, lontano da vicoli affollati e grida. E il silenzio porta la protagonista Alice, tornata da lontano alla casa paterna, a pensare e ripensare al passato, alla sua adolescenza difficile, alla sua famiglia con i problemi di tante famiglie, agli uomini e ai loro approcci a una bella ragazza, vivace, libera … Uno studio auto-psicologico con pochi personaggi che rende il film interessante, ma lento, pesante a tratti.
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Cristina Comencini e le altre due coautrici Giulia Calenda e Ilaria Macchia, ci hanno immersi in una Napoli – non – Napoli, una Napoli che si intravvede con alcuni suoi stupendi angoli di costa e palazzi sul mare, lontano da vicoli affollati e grida. E il silenzio porta la protagonista Alice, tornata da lontano alla casa paterna, a pensare e ripensare al passato, alla sua adolescenza difficile, alla sua famiglia con i problemi di tante famiglie, agli uomini e ai loro approcci a una bella ragazza, vivace, libera … Uno studio auto-psicologico con pochi personaggi che rende il film interessante, ma lento, pesante a tratti. Giovanna Mezzogiorno è una bravissima attrice e i tanti primi piani valorizzano i contenuti di certe scene e sono state ben scelte le ragazze che in età diverse impersonano Alice, in particolare Beatrice Grannò. Un po’ troppo freddo, ma è voluto dalla regista, Vincenzo Amato, che non entra in empatia con lo spettatore fin dall’inizio. Buona la fotografia, ottima colonna sonora e le canzoni tra cui in qualche momento ci sarebbe stata bene qualche classico napoletano, ma si capisce che la pellicola vuole avere un respiro internazionale … Tornare è un film, ma potrebbe essere una commedia teatrale per le poche scene e ambiente di cui ha avuto bisogno, i tempi lenti e pochi personaggi. Questo thriller all’italiana lascia qualche dubbio ma è sicuramente di qualità.
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giggetto
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sabato 4 luglio 2020
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la forza magnetia nel mistero dell''adolescenza
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Tornare è un film straordinario, forse il più bello tra quelli di Cristina Comencini. Lo spettatore viene attratto come una forza magnetica da un alone di mistero impercettibile e proprio per questo irresistibile. Una storia da un certo punto di vista essenziale, ma che le tre sceneggiatrici riescono a rendere perfettamente.
La Napoli che si vede - palazzi e grotte vicino al mare, teatro greco semi abbandonato, una indimenticabile fuga tra le volte della Sibilla cumana - resterà impressa nella mente di tutti coloro che amano la città. E che forse scopriranno qualcosa che non avevano mai visto. Colori con una predominanza del verde.
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Tornare è un film straordinario, forse il più bello tra quelli di Cristina Comencini. Lo spettatore viene attratto come una forza magnetica da un alone di mistero impercettibile e proprio per questo irresistibile. Una storia da un certo punto di vista essenziale, ma che le tre sceneggiatrici riescono a rendere perfettamente.
La Napoli che si vede - palazzi e grotte vicino al mare, teatro greco semi abbandonato, una indimenticabile fuga tra le volte della Sibilla cumana - resterà impressa nella mente di tutti coloro che amano la città. E che forse scopriranno qualcosa che non avevano mai visto. Colori con una predominanza del verde. Ogni inquadratura è un quadro da appendere.
Sontuoso ritorno di Giovanna Mezzogiorno sul set e fortunatissimo esordio di Beatrice Grannò. Le co-protagoniste - la stessa Alice in due momenti della loro vita - ci insegnano molto su come lavora la nostra memoria: se potessimo dialogare con il nostro io adolescente, non riusciremmo tutti a vivere meglio?
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donatella
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domenica 30 agosto 2020
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meravigliosa ambientazione ma film non riuscito
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Film a tesi con molte pretese, ma decisamente non riuscito. Nonostante la straordinaria bellezza disponibile dei luoghi di Napoli e dintorni e l'idea di combinarne le immagini in modo da disarticolarne i riferimenti e costruire spazi quasi onirici, la costruzione resta didascalica, rigida e macchinosa, la narrazione non prende mai quota, la recitazione è pesantissima, i tempi sono di una lentezza esasperante, i personaggi silhouettes senza spessore. Non si capisce perché Cristina Comencini abbia voluto ritornare su un tema già trattato (La bestia nel cuore) e addirittura sulla stessa attrice (Giovanna Mezzogiorno) per ripetere peggio qualcosa che già aveva fatto meglio.
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Film a tesi con molte pretese, ma decisamente non riuscito. Nonostante la straordinaria bellezza disponibile dei luoghi di Napoli e dintorni e l'idea di combinarne le immagini in modo da disarticolarne i riferimenti e costruire spazi quasi onirici, la costruzione resta didascalica, rigida e macchinosa, la narrazione non prende mai quota, la recitazione è pesantissima, i tempi sono di una lentezza esasperante, i personaggi silhouettes senza spessore. Non si capisce perché Cristina Comencini abbia voluto ritornare su un tema già trattato (La bestia nel cuore) e addirittura sulla stessa attrice (Giovanna Mezzogiorno) per ripetere peggio qualcosa che già aveva fatto meglio. Mi dispiace, anche perché è un film quasi tutto al femminile, e con quella meravigliosa ambientazione ci voleva poco a fare poesia... bisognava però dimenticare ideologie e didattica psicoanalitica, era troppo aspettarsi questo?
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lizzy
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venerdì 4 settembre 2020
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repetita (non) juvant!
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Un altro film (quasi) fotocopia di tanti altri.
Il/la protagonista davanti ad un certo evento torna indietro nel tempo e ricorda.
O il flashback è con lui/lei ringiovanito/a o, come in questo lavoro, si viene sdoppiati in un doppelganger più giovane il risultato non cambia.
La Mezzogiorno poi, non più quella degli esordi (e non intendo solo in senso "fisico"), pare crogiolarsi in certe situazioni surreali (vedi l'altro insipido "Napoli Velata") mentre la Comencini, oltre a non essere originale per nulla, anche lei pare si adagi sugli allori sfruttando vecchie idee ("La bestia nel cuore") per tirare avanti alla meno peggio.
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Un altro film (quasi) fotocopia di tanti altri.
Il/la protagonista davanti ad un certo evento torna indietro nel tempo e ricorda.
O il flashback è con lui/lei ringiovanito/a o, come in questo lavoro, si viene sdoppiati in un doppelganger più giovane il risultato non cambia.
La Mezzogiorno poi, non più quella degli esordi (e non intendo solo in senso "fisico"), pare crogiolarsi in certe situazioni surreali (vedi l'altro insipido "Napoli Velata") mentre la Comencini, oltre a non essere originale per nulla, anche lei pare si adagi sugli allori sfruttando vecchie idee ("La bestia nel cuore") per tirare avanti alla meno peggio.
Ma non sempre le minestre da riscaldate sono buone.
Una buona pasta al ragù, ad esempio, la devi passare in padella con del burro, così come col burro ci devi saltare il risotto giallo rimasto.
Ma qua di burro non ce n'è e manco servirebbe quello alla "Ultimo Tango".
Tutto mi sembra banale, sotto le righe.
Ho letto di recitazione "pesante", ma qua tutto è pesante, persino la Mezzogiorno (e no, non mi riferisco al fisico...e basta!). E i ricordi sono troppo "intrecciati" e "raffazzonati" per avere una vera valenza rievocativa.
Onestamente non se ne può più di film che, gira che ti rigira, non dicono nulla, ma fan di tutto per farti capire che dicono tanto e che sei tu che devi svelare l'arcano.
Ma allora tanto vale andare al cinema, sedersi e vedere uno schermo quasi vuoto con un unica scritta: "Immagina".
Insomma... un film "fai da te". Ed ognuno si sceglie la trama che desidera.
Onestamente non mi è piaciuto nulla di questo film, nemmanco le ambientazioni.
Un film cupo, pesante, ambiguo, ma che non ti lascia niente se non una sensazione di fastidio.
E quella, peggiore, di aver perso dei minuti preziosi della tua vita guardandolo.
Mah...
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