carloalberto
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venerdì 2 luglio 2021
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l''ottimismo nella tragedia
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I Dardenne evitano di inquadrare gli occhi del ragazzo e per tutta la durata del film lo sguardo dello spettatore non incrocerà mai quello del protagonista. E’ il segno di una chiusura reciproca e di una distanza incolmabile tra due mondi. Si nega in questo modo al pubblico la possibilità di empatizzare con il giovane Ahmed, ma anche il contrario. Non possiamo guardarlo negli occhi perché se lo facessimo lo ameremmo o lo odieremmo, mentre seguendone soltanto le azioni si ottiene il distacco emotivo dal vissuto del ragazzo, che può così assurgere a figura emblematica dei giovani immigrati di terza generazione che, in Francia e più in generale in Occidente, sono una potenziale facile preda dei cattivi maestri.
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I Dardenne evitano di inquadrare gli occhi del ragazzo e per tutta la durata del film lo sguardo dello spettatore non incrocerà mai quello del protagonista. E’ il segno di una chiusura reciproca e di una distanza incolmabile tra due mondi. Si nega in questo modo al pubblico la possibilità di empatizzare con il giovane Ahmed, ma anche il contrario. Non possiamo guardarlo negli occhi perché se lo facessimo lo ameremmo o lo odieremmo, mentre seguendone soltanto le azioni si ottiene il distacco emotivo dal vissuto del ragazzo, che può così assurgere a figura emblematica dei giovani immigrati di terza generazione che, in Francia e più in generale in Occidente, sono una potenziale facile preda dei cattivi maestri.
La cinepresa a spalla segue il protagonista in ogni suo movimento, a scuola, in famiglia, in moschea, in riformatorio, osservato con lo stesso scrupolo con cui uno scienziato registra i movimenti di una cavia nel suo laboratorio. In tal modo le vicende del singolo caso possono essere lo spunto per formulare teorie sulla genesi del terrore e lo sguardo si può allargare facilmente alla più ampia questione sociale dell’integrazione della comunità islamica, comprese le frange estremiste, in Europa.
Soltanto la ragazza della fattoria, innamorata di Ahmed, chiederà di guardare i suoi occhi e ne riceverà in cambio lo sguardo, ancora una volta negato allo spettatore. Quello che vede la convince a dichiararsi e a chiedergli un bacio, ma le parole dividono ed il desiderio di appartenere a qualcosa di grande e di superiore, che i giovani di ogni epoca hanno da sempre sentito come impellente richiamo, vince sulla spontaneità delle emozioni e sulle attrattive naturali per l’altro sesso tipiche della sua giovane età.
Il finale non è tanto importante e non è la cosa migliore del film e non perché sia uno dei tanti finali che ci si poteva immaginare, tutti altrettanto prevedibili nella loro tragicità, a meno che non si sperasse in un inverosimile lieto fine, ma perché introduce ad un mondo favolistico che cozza con l’asprezza con cui è stato messo in scena il dramma fino a quel punto e con il realismo con cui è stata rappresentata la cruda realtà.
Che l’incontro mancato durante tutto il film, perché evidentemente impossibile, tra il fanatismo religioso del giovane protagonista e la cultura della tolleranza, animata dallo spirito di accoglienza, dell’insegnante di lingue, debba avvenire sul terreno cristiano del pentimento in articulo mortis e del perdono misericordiosamente accordato, appare fuori contesto, denotando, al contempo, la sovrapposizione al reale di una visione ideale dell’uomo frutto di una elaborazione storica esclusiva dell’Occidente.
Nel finale i Dardenne abbandonano lo stile documentaristico per entrare nell’animo del loro personaggio, che in punto di morte ridiventa bambino, come Jekyll che si ritrasforma in Hyde, ma nel farlo assumono una prospettiva intimistica che appare perciò autolimitante rispetto al dramma epocale di due civiltà millenarie, costrette ad una impossibile convivenza, che così rimane sullo sfondo.
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marco bianchini
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martedì 15 giugno 2021
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non con l''odio... ma con il perdono!
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"L'età giovane" è un film scritto e diretto dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, due registi e sceneggiatori belgi, famosi per il loro realismo sempre attuale. Il film parla di Ahmed un ragazzo musulmano di circa 14 anni che, con gli insegnamenti del suo imam, diventa sempre più fedele alla religione islamica, fino a diventare un vero e proprio estremista. Il film scorre lento, ma presenta spesso scene di suspense che incuriosiscono lo spettatore. Uno degli aspetti più intriganti, è il carattere del ragazzo, l'impegno, la dedizione, la riverenza e la sua vera fede; ma soprattutto, la facilità con la quale si fa influenzare e la leggerezza che usa, senza riflettere, nel fare ciò che gli viene chiesto o che gli passa per la testa; perché è nella natura di ogni adolescente andare contro le figure autoritarie ed è allo stesso modo naturale reagire in modo rabbioso o violento, ma la differenza è che Ahmed fa prevalere alla ragione gli istinti più terribili.
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"L'età giovane" è un film scritto e diretto dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, due registi e sceneggiatori belgi, famosi per il loro realismo sempre attuale. Il film parla di Ahmed un ragazzo musulmano di circa 14 anni che, con gli insegnamenti del suo imam, diventa sempre più fedele alla religione islamica, fino a diventare un vero e proprio estremista. Il film scorre lento, ma presenta spesso scene di suspense che incuriosiscono lo spettatore. Uno degli aspetti più intriganti, è il carattere del ragazzo, l'impegno, la dedizione, la riverenza e la sua vera fede; ma soprattutto, la facilità con la quale si fa influenzare e la leggerezza che usa, senza riflettere, nel fare ciò che gli viene chiesto o che gli passa per la testa; perché è nella natura di ogni adolescente andare contro le figure autoritarie ed è allo stesso modo naturale reagire in modo rabbioso o violento, ma la differenza è che Ahmed fa prevalere alla ragione gli istinti più terribili. Ed è qui che entra in gioco la capacità analitica dello spettatore, poiché sta a lui valutare attraverso anche un viaggio introspettivo, se la rabbia che il ragazzo ha nel cuore, derivi unicamente da quell’odio per gli infedeli, nato durante il suo cammino con l’imam, o se quei sentimenti sono sempre stati nascosti all’interno dell’animo di Ahmed.
Un personaggio che ha un ruolo fondamentale nella vita di Ahmed è la madre, che sopporta i comportamenti ribelli e aggressivi del figlio, ma che restando salda nel suo amore non lo abbandona mai.
Entra poi in scena una ragazza, che ha la stessa età del protagonista. Tra i due sembra che possa nascere qualcosa e per un momento, sembra che il film cambi completamente. Ahmed non è più il musulmano assetato di vendetta che si vede nelle scene precedenti, ora è un normale adolescente che cerca di capire cosa sta provando per quella ragazza, e se i suoi pensieri siano in linea o meno con la sua religione. Ovviamente questo crea in lui un contrasto interiore tra i due aspetti principali della sua vita in questo momento, l'amore e la fede. Affrontare questa scelta però, non tocca soltanto al protagonista del film, ma ad ogni credente: musulmano, ebreo o cristiano che sia. Il rapporto che hanno gli adolescenti con la sessualità e l’affettività è molto delicato, e nel film sembra che i due registi abbiano usato questo tema per spiegare che l’amore riesce a combattere anche le credenze più forti.
Nonostante la dura, ma allo stesso tempo trascinante storia, il finale può lasciare l’amaro in bocca. Ahmed dopo un ultimo tentativo disperato, si trova nella situazione di non poter fare più nulla, se non chiedere perdono. Ed è proprio con questa scena, con questa richiesta di redenzione che lo schermo diventa nero, e partono titoli di coda.
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luca scialo
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martedì 17 novembre 2020
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i dardenne tornano alle origini con originalità
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Dopo il deludente ultimo film "La ragazza senza nome", privo di idee originali, e il precedente "Due giorni, una notte" che aveva preoccupato i fan dei due fratelli belgi per una impronta più commerciale rispetto alla solita indole, i Dardenne tornano allo spirito delle origini per affrontare un tema contemporaneo: l'integralismo religioso. Con la consueta capacità di non banalizzare la tematica trattata, né di voler moralizzare lo spettatore. Ahmed è un 13enne che si sta avvicinando all'integralismo islamico, frequentando un Imam che gli inculca i dettami del Corano secondo una visione più estrema. Già suo cugino era finito nell'islamismo radicale, fino ad immolarsi per la causa. Ahmed diventa giorno dopo giorno sempre più intollerante verso la vita occidentale e il quotidiano che lo circonda.
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Dopo il deludente ultimo film "La ragazza senza nome", privo di idee originali, e il precedente "Due giorni, una notte" che aveva preoccupato i fan dei due fratelli belgi per una impronta più commerciale rispetto alla solita indole, i Dardenne tornano allo spirito delle origini per affrontare un tema contemporaneo: l'integralismo religioso. Con la consueta capacità di non banalizzare la tematica trattata, né di voler moralizzare lo spettatore. Ahmed è un 13enne che si sta avvicinando all'integralismo islamico, frequentando un Imam che gli inculca i dettami del Corano secondo una visione più estrema. Già suo cugino era finito nell'islamismo radicale, fino ad immolarsi per la causa. Ahmed diventa giorno dopo giorno sempre più intollerante verso la vita occidentale e il quotidiano che lo circonda. Vedendo tutto ciò che non rientra nei canoni musulmani come sbagliati e peccaminosi. Finendo per tentare di uccidere la sua insegnante. Attualizzato, il film potrebbe sembrare una delle solite pellicole contemporanee che si inseriscono nel filone delle pellicole basate sull'ormai imperante Politically correct. Ma chi crede ciò, probabilmente non conosce tutta la filmografia dei Dardenne. Che già in tempi non sospetti si sono occupati di immigrazione. E se proprio sono voluti ritornare sul tema per ragioni di interesse, quanto meno lo hanno fatto col proprio stile.
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goldy
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giovedì 7 novembre 2019
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necessità del confronto
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Mi domando quanta parte abbia nella formulazione di una votazione da assegnare a un film la tematica che tratta. Da 1 a 5 , almeno quattro per me. Molto ma molto meno quasi niente per gli esteti dell'arte cinematografica. Il film dei Dardenne ha una pulizia narrativa, un'essenzialità che è anche stile , una capacità di proporci una tematica di estrema attualità che incanta ma tutto questo lascia assolutamente freddi chi di cinema ritiene di interndersi e gli assegnano un due che non si nega a nessuno. Peccato.
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cardclau
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sabato 2 novembre 2019
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... il padre ...
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Benvenuta l’ultima impresa di questi registi belgi, i fratelli Dardenne, Jean-Pierre e Luc, che molto contribuisce alla riflessione sull’essere umano. Innanzitutto si avvalgono di attori non professionisti, molti dei quali non nostrani, bravi e diretti con maestria. Perché la recitazione, come la musica, può essere un potente mezzo per l’integrazione degli umani, dalle diverse esperienze, e da una drammatica diversità. La lettura può essere fatta su diversi piani. Ovviamente il più semplice è sull’essere plagiati.
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Benvenuta l’ultima impresa di questi registi belgi, i fratelli Dardenne, Jean-Pierre e Luc, che molto contribuisce alla riflessione sull’essere umano. Innanzitutto si avvalgono di attori non professionisti, molti dei quali non nostrani, bravi e diretti con maestria. Perché la recitazione, come la musica, può essere un potente mezzo per l’integrazione degli umani, dalle diverse esperienze, e da una drammatica diversità. La lettura può essere fatta su diversi piani. Ovviamente il più semplice è sull’essere plagiati. Mi colpisce il protagonista, Ahmed [Idir Ben Addi], dove la capacità di provare compassione si è inceppata nella crescita. E dove il disagio indotto dalla povertà non riesce a trovare uno sbocco politico. Adesso adolescente, un dicotomico inossidabile e tenace, non sa comprendere le incertezze della madre [tenera, ma insicura per l’assenza del padre]; non sa esperimentare l’essere accuditi [dalla maestra, una leonessa coraggiosa, in una cultura aristotelica dove la donna è sempre seconda]; o l’essere amati [dalla ragazza, splendida nell’uscire allo scoperto e tollerante la frustrazione]. Non ha ancora imparato a sopportare le proprie imperfezioni, e si rifugia nella follia religiosa. E dove dalla figura paterna, non sappiamo perché, è deprivato.
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venerdì 1 novembre 2019
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risate e magia
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Film molto garbato e divertente. Si ride molto ma ha anche una vena poetica. I due bambini sono fenomenali!
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marco bianchini
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venerdì 25 ottobre 2019
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oltre la fede
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"L'età giovane" è un film scritto e diretto dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, due registi e sceneggiatori belgi, famosi per il loro realismo sempre attuale. Il film parla di Ahmed un ragazzo musulmano di circa 14 anni che, con gli insegnamenti del suo imam, diventa sempre più fedele alla religione islamica, fino a diventare un vero e proprio estremista. Il film scorre lento, ma presenta spesso scene di suspense che incuriosiscono lo spettatore.
ATTENZIONE SPOILER!!
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Uno degli aspetti più intriganti, è il carattere del ragazzo, l'impegno, la dedizione, la riverenza e la sua vera fede; ma soprattutto, la facilità con la quale si fa influenzare e la leggerezza che usa, senza riflettere, nel fare ciò che gli viene chiesto o che gli passa per la testa; perché è nella natura di ogni adolescente andare contro le figure autoritarie ed è allo stesso modo naturale reagire in modo rabbioso o violento, ma la differenza è che Ahmed fa prevalere alla ragione gli istinti più terribili.
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"L'età giovane" è un film scritto e diretto dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, due registi e sceneggiatori belgi, famosi per il loro realismo sempre attuale. Il film parla di Ahmed un ragazzo musulmano di circa 14 anni che, con gli insegnamenti del suo imam, diventa sempre più fedele alla religione islamica, fino a diventare un vero e proprio estremista. Il film scorre lento, ma presenta spesso scene di suspense che incuriosiscono lo spettatore.
ATTENZIONE SPOILER!!
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Uno degli aspetti più intriganti, è il carattere del ragazzo, l'impegno, la dedizione, la riverenza e la sua vera fede; ma soprattutto, la facilità con la quale si fa influenzare e la leggerezza che usa, senza riflettere, nel fare ciò che gli viene chiesto o che gli passa per la testa; perché è nella natura di ogni adolescente andare contro le figure autoritarie ed è allo stesso modo naturale reagire in modo rabbioso o violento, ma la differenza è che Ahmed fa prevalere alla ragione gli istinti più terribili. Ed è qui che entra in gioco la capacità analitica dello spettatore, poiché sta a lui valutare attraverso anche un viaggio introspettivo, se la rabbia che il ragazzo ha nel cuore, derivi unicamente da quell’odio per gli infedeli, nato durante il suo cammino con l’imam, o se quei sentimenti sono sempre stati nascosti all’interno dell’animo di Ahmed.
Un personaggio che ha un ruolo fondamentale nella vita di Ahmed è la madre, che sopporta i comportamenti ribelli e aggressivi del figlio, ma che restando salda nel suo amore non lo abbandona mai.
Entra poi in scena una ragazza, che ha la stessa età del protagonista. Tra i due sembra che possa nascere qualcosa e per un momento, sembra che il film cambi completamente. Ahmed non è più il musulmano assetato di vendetta che si vede nelle scene precedenti, ora è un normale adolescente che cerca di capire cosa sta provando per quella ragazza, e se i suoi pensieri siano in linea o meno con la sua religione. Ovviamente questo crea in lui un contrasto interiore tra i due aspetti principali della sua vita in questo momento, l'amore e la fede. Affrontare questa scelta però, non tocca soltanto al protagonista del film, ma ad ogni credente: musulmano, ebreo o cristiano che sia. Il rapporto che hanno gli adolescenti con la sessualità e l’affettività è molto delicato, e nel film sembra che i due registi abbiano usato questo tema per spiegare che l’amore riesce a combattere anche le credenze più forti.
Nonostante la dura, ma allo stesso tempo trascinante storia, il finale può lasciare l’amaro in bocca. Ahmed dopo un ultimo tentativo disperato, si trova nella situazione di non poter fare più nulla, se non chiedere perdono. Ed è proprio con questa scena, con questa richiesta di redenzione che lo schermo diventa nero, e partono titoli di coda.
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