brunop02
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mercoledì 16 settembre 2020
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indicato anche ai non cultori del genere
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Se vi fosse sfuggito questo film di prevalente matrice francese, tratto dall'omonimo romanzo scritto da Patrick deWitt nel 2011, consiglio di vederlo anche a chi non entusiasmi il genere western.
Girato nei suggestivi paesaggi tra l'Andalusia ed Aragona, la storia scorre fluidamente senza dar varco alla noia nonostante le due ore di visione, risaltando le entità, le speranze e le ambizioni dei quattro protagonisti, ma allo stesso tempo evidenziando in modo particolare il legame affettivo tra i due fratelli, Charlie ed Eli Sisters, approdando spesso in una inopinata reciproca emotività ed interdipendenza.
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Se vi fosse sfuggito questo film di prevalente matrice francese, tratto dall'omonimo romanzo scritto da Patrick deWitt nel 2011, consiglio di vederlo anche a chi non entusiasmi il genere western.
Girato nei suggestivi paesaggi tra l'Andalusia ed Aragona, la storia scorre fluidamente senza dar varco alla noia nonostante le due ore di visione, risaltando le entità, le speranze e le ambizioni dei quattro protagonisti, ma allo stesso tempo evidenziando in modo particolare il legame affettivo tra i due fratelli, Charlie ed Eli Sisters, approdando spesso in una inopinata reciproca emotività ed interdipendenza. Il primo propenso all'alcol, alle donne ed al vivere oggi, il secondo incline al domani con la speranza di un amore e di una decorosa mansione. Potrebbe essere questo il fulcro del racconto al punto che il film prende una piega differente agli altri dello stesso filone, senza però privarsi delle intramontabili sparatorie.
Un John Reilly strepitoso dentro un flemmatico e nel fondo tenero ma deciso personaggio.
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robert eroica
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domenica 2 settembre 2018
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the sisters brothers
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#Venezia75 - #theSistersBROTHERS - Concorso - Un western "europeo" dalle sottili venature omoerotiche che riflette su concetti alti come ambizione, potere, felicita' individuale. E lo fa con uno stile ibrido che isola la violenza in brevi attimi necessari mentre un gruppo di uomini, siano essi ricercati o inseguitori, cerca il proprio futuro attraverso una impossibile Utopia. E senza i birignao del postmoderno ma con una vena malinconica e picaresca che anima in profondita' i suoi protagonisti, comunque perdenti. Voto: 8. Robert Eroica #filmdagustate
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frankmoovie
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domenica 2 giugno 2019
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i fratelli sisters: un western d'oro
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Un forte desiderio di film western, dopo anni di attesa e la visione nostalgica, nei giorni scorsi, delle meravigliose storie di Sergio Leone che abbiamo ricordato per i 90 anni dalla nascita e i 30 dalla scomparsa ... "I Fratelli Sisters" è il film che aspettavamo, uno di quelli che iniziano con una lenta presa, che ti fanno pensare di aver sbagliato scelta e poi, man mano cresce, attrae, conquista e vince. Due killer al servizio di un "padrino", alla caccia di un idealista cercatore d'oro sulle tracce di un "pensante" segugio e, a loro volta, continue prede di mercenari ... Fratelli "Sorelle": sembra un contrasto, ma i due personaggi principali sono "sorelle" che si aiutano, si prendono cura dell'altro, "fratelli" che si confrontano in continuazione: uno più riflessivo e con uno sguardo al reale, l'altro più violento e arrivista.
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Un forte desiderio di film western, dopo anni di attesa e la visione nostalgica, nei giorni scorsi, delle meravigliose storie di Sergio Leone che abbiamo ricordato per i 90 anni dalla nascita e i 30 dalla scomparsa ... "I Fratelli Sisters" è il film che aspettavamo, uno di quelli che iniziano con una lenta presa, che ti fanno pensare di aver sbagliato scelta e poi, man mano cresce, attrae, conquista e vince. Due killer al servizio di un "padrino", alla caccia di un idealista cercatore d'oro sulle tracce di un "pensante" segugio e, a loro volta, continue prede di mercenari ... Fratelli "Sorelle": sembra un contrasto, ma i due personaggi principali sono "sorelle" che si aiutano, si prendono cura dell'altro, "fratelli" che si confrontano in continuazione: uno più riflessivo e con uno sguardo al reale, l'altro più violento e arrivista. Grandi cavalcate, stupendi paesaggi, atroci sparatorie, forti momenti di dialogo tra fratelli che vogliono capirsi e capire quale sarà il loro futuro ... in questo western c'è tutto. Una colonna sonora che si amalgama alle varie situazioni e coinvolge come le azioni, grazie alla maestria del francese Alexandre Desplat. Un benvenuto in questo mondo del cinema al regista Jacques Audiard che vorremmo rivedere per altre belle storie, Grandi tutti gli interpreti, già famosi, che confermano la loro dedizione e professionalità: John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Rebecca Root, Haukur Jóhannesson e tanti altri. Non so se il film è fedele al romanzo "Arrivano i Sister" scritto da Patrick deWitt, ma questa storia fatta di pietre pesanti legate al passato, alla famiglia e di pietre d'oro che possono salvare il futuro. Il binomio sentimenti - avidità, sogni - realtà, mi è molto piaciuta e assegno un ... oro!
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cinefoglio
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domenica 20 gennaio 2019
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ex-post de i fratelli sisters
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Il cineasta parigino Jacques Audiard approda negli Stati Uniti per il suo ultimo lavoro, e lo fa con cast di tutto rispetto, andando ad esplorare il genere più caro alla tradizione statunitense.
La scrittura pellicola, sin dal suo titolo, si dichiara mossa e tesa all’ironia, riuscendo a combinare gli elementi classici del western: cavalcate nelle radure, immensi cieli con alba, tramonti e piogge, inseguimenti da “Prova a prendermi” ed il più caro tema del back home, dolce luogo di riposo e riparo, epilogo di una densa avventura a suon di bossoli.
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Il cineasta parigino Jacques Audiard approda negli Stati Uniti per il suo ultimo lavoro, e lo fa con cast di tutto rispetto, andando ad esplorare il genere più caro alla tradizione statunitense.
La scrittura pellicola, sin dal suo titolo, si dichiara mossa e tesa all’ironia, riuscendo a combinare gli elementi classici del western: cavalcate nelle radure, immensi cieli con alba, tramonti e piogge, inseguimenti da “Prova a prendermi” ed il più caro tema del back home, dolce luogo di riposo e riparo, epilogo di una densa avventura a suon di bossoli.
Velatamente commedia quindi, almeno nella costruzione delle battute, con sequenze da vero far west,non sopprimendo lo spazio dato alle logiche ed i pensieri più profondi dei personaggi. Protagonisti tra i quali si configura una sorta di triangolo tra il ricercatore-detective Morris, interpretato da Jake Gyllenhaal, i cacciatori di taglie, John C. Reilly e Joaquin Phoenix, e il ricercato Riz Ahmed, possessore del bene tanto anelato.
In realtà, dopo una lunga parentesi da cercatori d’oro, la storia indaga, nella maniera più complessa possibile, la vita dei Sisters Brothers, dalle profonde contraddizioni che li uniscono, valicando il legame di sangue legato ai rimpianti dell’adolescenza, al what’s next di una condotta il cui esito non potrà che essere la morte o l’essere braccati a vita.
Il leit motiv del film, infatti, si ritrova nel cambiamento interiore delle proprie opinioni sul mondo e sulla società, e quale ruolo occupare in essa. Lì dove il conflitto paterno accomuna trasversalmente i protagonisti, la ricerca insistente di una via d’uscita dalla propria condizione è il carburante che, insieme alla polvere da sparo dei numerosi bozzoli roventi provoca scie di cadaveri che si accumulano lungo il loro cammino, che sia esso di evasione dal passato, di conquista di un nuovo ruolo per il futuro, o il nascondersi dalla fama del proprio nome.
Un film che rimane nel complesso leggero e facile da seguire, non adrenalinico quanto Quel Treno per Yuma (2007), meno estatico e fotografico di Sweet Country (2017), ma pur sempre in grado di regalare qualche risa, si, ma nella visione integrale una più pura connessione con l’evoluzione stessa dei Fratelli, che a volte eccede nello stereotipo, a volte in un cambio fin troppo radicale, senza una reale attenzione al processo.
Il tutto condito dalle musiche di Desplat, che, riprendendo le sonorità tipiche della california di metà ottocento, si re-inventa, come solo la sua poliedricità sa fare, introducendoci in un vero e proprio neo-western.
10/01/2019
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[+] la riflessiva odissea sentimentale di due fratelli
(di antonio montefalcone)
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kronos
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martedì 19 novembre 2019
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camembert western
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A detta di molti "Gli spietati" di Clint Eastwood fu una pietra tombale sul western cinematografico.
Previsione probabilmente azzeccata dato che nei decenni successivi i molti tentativi di rivisitazione del genere non hanno lasciato traccia.
Le hanno provate tutte: remakes di vecchi classici, commistioni con altri generi (western+horror, western+commedia, western+alieni, western+cinema-d'autore-europeo-che-fa-fico), tarantinate e goliardate ... di tutto.
Ogni volta, con rarissime eccezioni e forse manco quelle, è sempre stata un'impresa reggere fino ai titoli di coda.
Ora, finalmente, la classica sorpresa che non t'aspetti: un buon film, godibile dall'inizio alla fine, prodotto nella patria del cinema più pleonasticamente radical-chic del mondo: la FRANCIA!
Ebbene sì, dopo lustri di fallimentari tentativi yankees è Monsieur Jacques Audiard de France che rimette la barra a dritta e ci consegna un bel filmaccio di cappelloni e pistoloni.
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A detta di molti "Gli spietati" di Clint Eastwood fu una pietra tombale sul western cinematografico.
Previsione probabilmente azzeccata dato che nei decenni successivi i molti tentativi di rivisitazione del genere non hanno lasciato traccia.
Le hanno provate tutte: remakes di vecchi classici, commistioni con altri generi (western+horror, western+commedia, western+alieni, western+cinema-d'autore-europeo-che-fa-fico), tarantinate e goliardate ... di tutto.
Ogni volta, con rarissime eccezioni e forse manco quelle, è sempre stata un'impresa reggere fino ai titoli di coda.
Ora, finalmente, la classica sorpresa che non t'aspetti: un buon film, godibile dall'inizio alla fine, prodotto nella patria del cinema più pleonasticamente radical-chic del mondo: la FRANCIA!
Ebbene sì, dopo lustri di fallimentari tentativi yankees è Monsieur Jacques Audiard de France che rimette la barra a dritta e ci consegna un bel filmaccio di cappelloni e pistoloni.
Intendiamoci, niente di straordinario o epocale, anche perchè sono palesi i debiti verso il succitato "Unforgiven": stessa fotografia iperrealistica e un pò dark, stessa commistione tra cinico e grottesco (qui più accentuata in chiave picaresca) con annesso rifiuto dei canoni "classici". Ma ormai avvezzi a tanti inutili cine-tentativi, qui respiriamo davvero una buona boccata d'aria del selvaggio west, vero o trasfigurato che sia.
Audiard non ha fretta e si prende i suoi tempi, è professionale pur senza stupire creativamente, ma ha investito sul soggetto giusto (tratto dal romanzo "Arrivano i Sister" del canadese Patrick deWitt) e su un cast azzeccato. Tanto basta.
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stenoir
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sabato 25 febbraio 2023
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due fratelli uniti fino alla fine
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Nel 1851, in Oregon, i fratelli Sisters, Eli (John C. Reilly) e Charlie (Joaquin Phoenix), con caratteri agli antipodi, spesso litigiosi, ma legati da un amore fraterno, sono al soldo di un ricco e potente uomo d’affari, il Commodoro; quest’ultimo ha dato loro il compito di rintracciare e, successivamente uccidere, tale Hermann Warm (Riz Ahmed), un chimico, accusato di aver rubato al Commodoro, il quale, contemporaneamente, assegna lo stesso tipo di lavoro al detective privato John Morris (Jake Gyllenhaal). Sarà un viaggio lungo quello che dovranno affrontare, nel “selvaggio west”, e che li porterà fino in California, affrontando imprevisti e situazioni drammatiche.
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Nel 1851, in Oregon, i fratelli Sisters, Eli (John C. Reilly) e Charlie (Joaquin Phoenix), con caratteri agli antipodi, spesso litigiosi, ma legati da un amore fraterno, sono al soldo di un ricco e potente uomo d’affari, il Commodoro; quest’ultimo ha dato loro il compito di rintracciare e, successivamente uccidere, tale Hermann Warm (Riz Ahmed), un chimico, accusato di aver rubato al Commodoro, il quale, contemporaneamente, assegna lo stesso tipo di lavoro al detective privato John Morris (Jake Gyllenhaal). Sarà un viaggio lungo quello che dovranno affrontare, nel “selvaggio west”, e che li porterà fino in California, affrontando imprevisti e situazioni drammatiche. John C. Reilly (qui, anche nelle vesti di produttore, avendo acquistato i diritti cinematografici del romanzo scritto da Patrick deWitt) è il fratello buono, saggio, riflessivo, mentre Joaquin Phoenix è lo scontroso, impulsivo, arrogante del duo; sicari professionisti, con il trascorrere dei giorni, poi settimane, influenzati dagli avvenimenti, vivono con opposti stati d’animo, quest’ultimo lavoro. Senza rivelare niente di importante, posso dire che la scena finale è riuscita a trasmetter-mi- un senso di serenità, sensazione che difficilmente rammento di aver provato in altri film. Girato in Spagna, tra Tabernas e Almeria, nei posti cari a Sergio Leone (qui il regista italiano diresse i suoi capolavori), in I Fratelli Sisters, si possono ritrovare i canoni classici del film western -caccia all’uomo, taglie e sparatorie), ma inserendo nella storia anche un fatto tutt’altro che secondario, soprattutto nel XIX secolo, e cioè la famosa “corsa all’oro” (argomento poche volte affrontato -mi viene in mente, Il Tesoro della Sierra Madre di John Huston del 1948-). Tralasciando il bravo Gyllenhaal, il quale ha comunque un ruolo per nulla secondario nella storia, l’ultimo pensiero è rivolto al Commodoro; interpretato dal compianto Rutger Hauer, si tratta di uno degli ultimi film in cui ha recitato colui che, quasi quarant’anni fa nelle vesti del replicante Roy Batty, recitando una delle battute più famose, conosciute e citate della storia del cinema, è entrato dalla porta principale, per restarci: “Io ne ho viste cose…”
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lucio di loreto
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mercoledì 13 marzo 2019
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wild wild west
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Un miscuglio sui generis del vecchio e nuovo West ci viene riproposto da Jacques Audiard, che abbandona le periferie dell’urbe per trasportarci nel 1851 al fianco di due fuorilegge in un lungo viaggio che va dall’Oregon alla California nell’epoca dei vecchi speroni. I protagonisti in stato di grazia – Joaquin Phoenix mai così cinico, John C. Reilly saggio, protettivo ma anche spietato, Jake Gyllenhaal detective dal cuore d’oro, Riz Ahmed un avido chimico genialoide e Rutger Hauer glaciale e crudele anche solo per un paio di pose – ci fanno appassionare, divertire e tifare distintamente e a turno per ognuno di loro.
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Un miscuglio sui generis del vecchio e nuovo West ci viene riproposto da Jacques Audiard, che abbandona le periferie dell’urbe per trasportarci nel 1851 al fianco di due fuorilegge in un lungo viaggio che va dall’Oregon alla California nell’epoca dei vecchi speroni. I protagonisti in stato di grazia – Joaquin Phoenix mai così cinico, John C. Reilly saggio, protettivo ma anche spietato, Jake Gyllenhaal detective dal cuore d’oro, Riz Ahmed un avido chimico genialoide e Rutger Hauer glaciale e crudele anche solo per un paio di pose – ci fanno appassionare, divertire e tifare distintamente e a turno per ognuno di loro. I temi sono i classici della storia e il copione e la sceneggiatura non offrono spunti più interessanti di quello che si vede da più di un secolo, ma il sontuoso gruppo di star riesce con la propria mimica facciale e interpretativa a farci passare due piacevoli ore. La caccia all’oro, gangster pronti ad estrarre, paesaggi e città del vecchio Ovest e l’immancabile alcool fanno da contorno alle quattro storie che si intrecciano tra loro fino ad unirsi in un obiettivo finale comune: arricchirsi!! I fratelli Sisters, assoldati per l’ennesima volta dal malvagio Commodore, si mettono sulle tracce di John Morris, detective a sua volta alla ricerca di Hermann Warm, un chimico che pare abbia la formula per far traboccare enormi quantità d’oro dal fondo dei fiumi. La pellicola si divide in due step. Nella prima le due coppie fanno gioco a sé, relazionandosi l’uno con l’altro facendo emergere vecchi dissapori dovuti a disgrazie familiari (i fratelli) o unione di intenti dopo una collutazione successiva alla scoperta di essere pedinato (gli altri due)! Charlie Sisters, natural born killer, vive per uccidere e per sbronzarsi, Eli, il maggiore, sembra voler chiudere con questa vita, anche a causa di seri problemi di salute, ma una sorta di credito relativo al feroce padre verso il socio d’affari lo incatena a lui. Morris, anch’egli fuggito da un genitore non modello e al soldo del commodoro, si lega amichevolmente al suo nuovo “partner”, genio che ha scoperto come far brillare l’oro tra le pietre dei letti dei fiumi, cercando di proteggerlo fuggendo dai terribili fuorilegge prossimi a raggiungerli. Una natura gelida e inospitale unita a piccoli paesini freddi sono il preludio all’arrivo verso San Francisco. I quattro si affrontano, si violentano e si uniscono al cospetto del maligno Hauer che da lontano “veglia” su di loro, arrivando a scoprire sulla propria pelle che “non è tutto oro quel che luccica”.
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fabiofeli
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sabato 4 maggio 2019
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"tutto cambia!"
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In America alla metà del 19.mo secolo, in piena corsa all’oro, Eli Sisters (John C. Reilly, al momento nelle sale esce anche il film nel quale impersona Oliver Hardy) e suo fratello Charlie (Joaquin Phoenix) “lavorano“ per il Commodoro, un potente traffichino, forse ex-ufficiale della marina. Il cognome dei fratelli dal significato gentile (Sorelle) contrasta con i modi spicci del duo infernale: la potenza di fuoco delle loro armi è micidiale nella tutela degli sporchi interessi del loro padrone. L’ultimo incarico che ricevono è ritrovare un certo Morris che dovrebbe essere assieme a un tale di nome Warm, che ha scoperto una soluzione chimica in grado di facilitare il rinvenimento dell’oro nei corsi d’acqua alluvionali californiani …
Audiard è autore pluripremiato di film di rilievo (Il profeta, Un sapore di ruggine e di ossa e Suite Francese).
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In America alla metà del 19.mo secolo, in piena corsa all’oro, Eli Sisters (John C. Reilly, al momento nelle sale esce anche il film nel quale impersona Oliver Hardy) e suo fratello Charlie (Joaquin Phoenix) “lavorano“ per il Commodoro, un potente traffichino, forse ex-ufficiale della marina. Il cognome dei fratelli dal significato gentile (Sorelle) contrasta con i modi spicci del duo infernale: la potenza di fuoco delle loro armi è micidiale nella tutela degli sporchi interessi del loro padrone. L’ultimo incarico che ricevono è ritrovare un certo Morris che dovrebbe essere assieme a un tale di nome Warm, che ha scoperto una soluzione chimica in grado di facilitare il rinvenimento dell’oro nei corsi d’acqua alluvionali californiani …
Audiard è autore pluripremiato di film di rilievo (Il profeta, Un sapore di ruggine e di ossa e Suite Francese). Alexandre Desplat è un partner abituale nel comporre la musica che accompagna le sequenze collegate con un abile montaggio. Il regista affronta le storie adattando filoni e generi impiegati per raccontare l’evoluzione di personaggi in un certo contesto storico ed ambientale. Il territorio dell’Ovest americano è sconvolto da rapidi cambiamenti: la costruzione della ferrovia per il treno a vapore favorisce la nascita e la crescita delle città attorno al nucleo di una locanda, che diventa albergo, emporio, bar, saloon, casa di tolleranza. Le distanze non si calcolano più a giornate a dorso di cavallo e la corsa all’oro è la risposta che dà a se stesso chi fa un lavoro sottopagato col miraggio di un cambiamento profondo della propria vita e del proprio stato sociale. Morris e Warm vorrebbero usare l’oro per costruire uno stato utopico dove regni uguaglianza e giustizia. I fratelli Sisters potrebbero essere loro alleati; ma la loro vita è segnata dall’aver ucciso un padre alcolista e schiavizzante. In fondo sono due “animali feroci” che rispettano il fratello, ma debbono ancora imparare a relazionarsi con il prossimo. Eli soffre per la morte del proprio cavallo come un bambino, ma non ha scrupoli nell’uccidere uomini; scopriamo che è ancora ad uno stadio adolescenziale dato il suo bisogno di complicati rituali, come il corteggiamento romantico di una prostituta e l’offerta di uno scialle profumato, per accendere il desiderio sessuale. Charlie è ancora più immaturo e si annega nell'alcool. Tutti e due scoprono che al di fuori della loro famiglia – ormai ridotta ad un solo fratello e con la madre ormai simile ad un miraggio lontano – possono esistere persone che possono dare e ricevere amicizia; ma forse è troppo tardi, perché come affermano tutti:“Tutto cambia!”. E non cambia in meglio. L’ultimo rifugio dei fratelli Sisters è un vero punto di arrivo e di crescita?
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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cinefila part time
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martedì 23 luglio 2019
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un western filosofico
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Opera prima in lingua inglese del francese Audiard. Sissignori un western, ma sui generis. Un western pensoso, filosofico ma con azione, pistolettate, cavalcate al tramonto, tanta polvere e la ricerca dell'oro, altrimenti che western sarebbe. Regia magistrale con piccoli omaggi che si richiamano alla struttura dei vecchi western anni '40. I due eori, negativi, sono due fratelli che fin dall'inizio appaiono come la solita coppia del fratello mona e del fratello intelligente. A poco a poco lo spettatore cambierà idea al riguardo. Il loro lavoro è quello di killer di professione al soldo del più perfido che più perfido non si può, Commodoro. Devono raggiungere un tizio, un chimico, che ha avuto una splendida idea; farlo cantare per rubargli il brevetto e amazzarlo per riportare al padrone l'idea del poveraccio.
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Opera prima in lingua inglese del francese Audiard. Sissignori un western, ma sui generis. Un western pensoso, filosofico ma con azione, pistolettate, cavalcate al tramonto, tanta polvere e la ricerca dell'oro, altrimenti che western sarebbe. Regia magistrale con piccoli omaggi che si richiamano alla struttura dei vecchi western anni '40. I due eori, negativi, sono due fratelli che fin dall'inizio appaiono come la solita coppia del fratello mona e del fratello intelligente. A poco a poco lo spettatore cambierà idea al riguardo. Il loro lavoro è quello di killer di professione al soldo del più perfido che più perfido non si può, Commodoro. Devono raggiungere un tizio, un chimico, che ha avuto una splendida idea; farlo cantare per rubargli il brevetto e amazzarlo per riportare al padrone l'idea del poveraccio. Nel frattempo il compito di stanarlo spetta ad un altro stipendiato del Commodoro: una volta trovato sarà lasciato nelle sgrinfie dei due dolci fratellini. Ma le cose stanno cambiando, siamo alla fine dell'800, la cieca violenza sta lasciando il posto alle parole, alle idee, allo studio, alla preparazione, allo spazzolino da denti (non ridete, è importante. Qualche settimana fa il Focus che leggono i miei figli aveva in copertina una scimmia con un enorme spazzolino tenuto a mo' di clava, appoggiato sulla spalla e il titolo era "dalla clava allo spazzolino" tanto per dire). In poche parole l'incontro con il chimico, un esserino piccolo, magro, scuro, privo di muscoli e aggressività, che si salva la vita con la parlantina e una dolce ingenuità che rasenta la follia, capovolgerà le vite e le coscienze di un bel po' di gente.
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carloalberto
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domenica 17 gennaio 2021
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quei bravi ragazzi
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Jacques Audiard si cimenta nel western. Il risultato, ambiguamente sospeso tra innovatività e convenzionalità, delude rispetto alle premesse, ma si riscatta nel finale.
La sequenza iniziale lascia ben sperare. L’incipit è suggestivo. Gli spari che illuminano coi loro bagliori il buio pesto, echeggiando da una parte all’altra dell’inquadratura, introducono bruscamente nell’atmosfera di cupa ferocia di un mondo quasi primordiale, immerso nella notte della ragione, in quegli inizi ferini e senza legge del vecchio west. Un avvio icastico folgorante che perde quasi subito la sua forza drammatica epocale, diluito nella prospettiva sociologica di maniera e di uno psicologismo introspettivo alla moda, entrambe schematicamente tesi a dimostrare che gli uomini sarebbero tutti buoni, se non fosse per i condizionamenti sociali o per qualche trauma subito nell’infanzia o nell’adolescenza.
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Jacques Audiard si cimenta nel western. Il risultato, ambiguamente sospeso tra innovatività e convenzionalità, delude rispetto alle premesse, ma si riscatta nel finale.
La sequenza iniziale lascia ben sperare. L’incipit è suggestivo. Gli spari che illuminano coi loro bagliori il buio pesto, echeggiando da una parte all’altra dell’inquadratura, introducono bruscamente nell’atmosfera di cupa ferocia di un mondo quasi primordiale, immerso nella notte della ragione, in quegli inizi ferini e senza legge del vecchio west. Un avvio icastico folgorante che perde quasi subito la sua forza drammatica epocale, diluito nella prospettiva sociologica di maniera e di uno psicologismo introspettivo alla moda, entrambe schematicamente tesi a dimostrare che gli uomini sarebbero tutti buoni, se non fosse per i condizionamenti sociali o per qualche trauma subito nell’infanzia o nell’adolescenza. Costretto ed imbrigliato dalla necessità di spiegare il teorema, dandone prova di verità, le immagini si stereotipizzano nell’estetismo della bella fotografia dei paesaggi o divengono meramente strumentali all’assunto, in una serie di quadretti di famiglia in cui i due fratelli si spingono ai limiti della reciproca analisi psicoanalitica. Da quel momento il film precipita nella banalità della solita storia dei cattivi costretti ad una vita violenta dall’ambiente in cui vivono e dalla figura, oramai abusata nei plot dei film drammatici, del padre alcolista e brutale che guasta la serenità della famigliola felice.
Alcune scene danno la brutta sensazione di posticcio e di fasullo e, quasi rivelando il set, negano la possibilità di un’immedesimazione nella storia, ricacciando lo spettatore in platea. Si salva la fotografia e naturalmente l’interpretazione dei tre grandi attori in scena più quella del quarto protagonista, il meno famoso Riz Ahmed.
I fratelli Sisters, in fondo dei bravi ragazzi, a causa del loro triste passato sono divenuti sicari su commissione del padrone della città, il commodoro, nome che ne indica una provenienza marinaresca, da un altrove posto al di là del mare, come se il male avesse un’origine allogena e misteriosa, estranea comunque al contesto. Il male non può essere consustanziale all’eden perduto cheAudiard sta forzosamente tentando di rappresentare, ma è contingente ed effimero e la sua fine, emblematicamente riprodotta nella morte improvvisa e naturale del commodoro, ripristina la condizione paradisiaca iniziale.
I quattro personaggi nonostante siano ben caratterizzati, inverosimilmente sono tutti di animo gentile e buono, traviati dalla vita. Riz Ahmed è il chimico utopista che con l’oro vuole fondare la città ideale, Jake Gyllenhaal, relegato in un ruolo da comprimario, dalla recitazione piuttosto monocorde e con l’espressione spaesata di chi non sa perché si trovi ad interpretare quella parte, è lo scrittore, osservatore ammirato del west, prima complice del malvagio commodoro e poi convinto sostenitore della nobile causa del socio, John C. Reilly, l’eterno ragazzone dai buoni sentimenti, che non ha saputo proteggere suo fratello minore dalle violenze del padre ubriacone, ricorda troppo il comico che interpreterà nello stesso periodo o subito dopo in Stan & Ollie, questa volta impegnato in un duetto col fratello Joaquin Phoenix, dallo sguardo folle incorniciato nel viso perennemente imbronciato da bambino in punizione, il ribelle il cinico e violento, tormentato dal rimorso per aver ucciso il padre e che troverà pace soltanto nella perdita del braccio, quasi fosse un castigo divino giunto provvidenziale a redimere il peccatore, troncando la malvagità dell’animo simbolicamente rappresentata dal braccio patricida.
Le sequenze finali riscattano la pellicola destando un’inaspettata, a quel punto, compartecipazione emotiva, con quel cambio di scena senza soluzione temporale, che rintraccia suggestivamente, all’insegna della nostalgia, il passato dei due ragazzi tornati a casa della madre, riportandoli, come in una favola a lieto fine, ad una innocenza perduta, ritrovata nel fare colazione insieme, come ai tempi felici della loro infanzia, e nella stanzetta che li vide adolescenti ancora sognanti una vita diversa.
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