The Catcher Was a Spy |
|
|||||||||
Un film di Ben Lewin.
Con Connie Nielsen, Jeff Daniels, Sienna Miller, Mark Strong.
continua»
Titolo originale The Catcher Was a Spy.
Biografico,
durata 98 min.
- USA 2018.
|
||||||||||
|
||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un'occasione sprecata amaramente
di Lucio Di LoretoFeedback: 2938 | altri commenti e recensioni di Lucio Di Loreto |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
venerdì 15 febbraio 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ben Lewin cerca di tornare in pista dopo il flop di “Tutto ciò che voglio”, pellicola a cavallo del più convincente “The sessions” e del suo ultimo lavoro “The catcher was a spy”!! Il regista australiano però, allo stesso modo del film con Dakota Fanning, fallisce anche qui nel rappresentare sul grande schermo una storia ad personam ricca di idee e situazioni interessanti, lasciando cadere nell’acqua i molti spunti che il racconto (vero) scritto da Nicholas Dawidoff invece presenta. Una spy story nel bel mezzo della seconda guerra mondiale col gioco nazionale americano in primo piano sono tre archetipi gustosi per ogni director che si rispetti e sui quali impostare una trama e una sceneggiatura d’autore. E’ soprattutto il pathos di quello che dovrebbe essere prima di tutto un thriller a mancare beffardamente lasciando lo spettatore in attesa di qualcosa che non arriverà mai. Un vero peccato se consideriamo pure l’ottima fotografia di Andrij Parekh e un cast di primo ordine, con “Ant-Man” Paul Rudd assolutamente a suo agio e calatosi alla perfezione in un ruolo calmo, erudito e glaciale!! A lui si vanno ad aggiungere campioni del calibro di Mark Strong, Jeff Daniels, Guy Pearce, Sienna Miller, Paul Giamatti, Tom Wilkinson e i nostri Pierfrancesco Favino e Giancarlo Giannini a raffigurare una via Panisperna mai così noir. La doppia vita di Moe Berg, catcher dei Red Sox e segretamente arruolato nell’OSS (predecessore della CIA) per porre fine alle scoperte di Warner Heisenberg, scienziato tedesco in procinto di costruire l’atomica, viene rappresentata con mistero ma in un clima troppo soporifero che non rende l’idea del dramma a cui va incontro la star poliglotta (nove lingue parlate), che come ogni buon agente segreto deve rinunciare a tutto ciò che lo circonda, compresa una velata omosessualità. La sceneggiatura di Robert Rodat (Salvate il soldato Ryan) non riesce inoltre a darci l’idea se il protagonista amasse più il baseball o la patria, se fosse prima di tutto un vero atleta o un soldato sotto copertura e se facesse il lavoro sporco con convinzione. Parlare di un freddo e macchinoso noir che sarebbe facilmente potuto essere uno scoppiettante spy thriller fa capire quanto sia grande l’amarezza per un’occasione sprecata malamente!!
[+] lascia un commento a lucio di loreto »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di Lucio Di Loreto:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||