gabriella zlatarow
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domenica 21 aprile 2024
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due attrici note per un film insulso
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ngelica a far da madre alla sua bambina è ancora in atto, non sarà mai in grado di
cambiare e la piccola ritornerà alla famiglia adottiva con rinnovato affetto. In tutto il film non si coglie nè il disagio nè la rabbia, nè la gelosia, insomma alcun sentimento negativo che sarebbe naturale provassero, mentre invece si nota la rassegnazione dell'una nei confronti dell'altra e la comprensione che dispensa a piene mani la madre adottiva. Insomma mi chiedo perchè hanno premiato un film del genere forse perchè una è Valeria Golino e l'altra Alba Rochwacher?
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alberto marzocchi
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mercoledì 23 settembre 2020
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cinema finto
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la nera
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venerdì 31 luglio 2020
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no
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fedenisi
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mercoledì 22 luglio 2020
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orribile
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Dispiace dirlo, con tante attrici di qualità, ma il film è scandaloso
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olivettigiorgia
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domenica 5 luglio 2020
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noia
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Noioso e banale, senza alcun spessore. Tempo perso.
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lbavassano
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martedì 14 gennaio 2020
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il cinema come piace a me
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Sporco, nel sonoro e nelle immagini. Aspro, nella storia. Sgradevole, nell'interpretazione "perfetta" di Alba Rohrwacher. Insomma, il cinema come piace a me.
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gianleo67
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venerdì 22 marzo 2019
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l'estate di vittoria
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L'estate dei suoi dieci anni è per Vittoria la scoperta istintiva di un sentimento che non aveva mai provato; divisa tra la rassicurante presenza di una madre amorevole ed il richiamo accattivante di una donna dalla vita sregolata che sembra somigliarle moltissimo. Quando il nodo dei suoi insoliti capelli fulvi viene finalmente al pettine, dovrà decidere da che parte far pendere l'ago impazzito del suo giovane cuore. Lo so, la sinossi m'è venuta un po' più poetica del solito (o del dovuto), ma la seconda prova della regista romana reclama la sua brava dose di lirismo, proseguendo sotto l'indomito segno della Vergine la vocazione al racconto di un universo femminile costellato da giovani donne controcorrente, pronte a sfidare l'angusto retaggio di convenzioni patriarcali e mosse dall'incosciente coraggio delle outsider che, pensando di non aver più nulla da perdere, scoprono che c'è sempre qualcosa da guadagnare: una identità sconosciuta, una sorellanza insperata, una maternità ritrovata.
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L'estate dei suoi dieci anni è per Vittoria la scoperta istintiva di un sentimento che non aveva mai provato; divisa tra la rassicurante presenza di una madre amorevole ed il richiamo accattivante di una donna dalla vita sregolata che sembra somigliarle moltissimo. Quando il nodo dei suoi insoliti capelli fulvi viene finalmente al pettine, dovrà decidere da che parte far pendere l'ago impazzito del suo giovane cuore. Lo so, la sinossi m'è venuta un po' più poetica del solito (o del dovuto), ma la seconda prova della regista romana reclama la sua brava dose di lirismo, proseguendo sotto l'indomito segno della Vergine la vocazione al racconto di un universo femminile costellato da giovani donne controcorrente, pronte a sfidare l'angusto retaggio di convenzioni patriarcali e mosse dall'incosciente coraggio delle outsider che, pensando di non aver più nulla da perdere, scoprono che c'è sempre qualcosa da guadagnare: una identità sconosciuta, una sorellanza insperata, una maternità ritrovata. Nella cornice di una natura aspra e selvaggia, tra scoscese selve balcaniche o desolate lande nuragiche, il richiamo ancestrale verso antichi reperti della fertilità è il pretesto per la ricerca di un ruolo sociale ormai smarrito, sempre in bilico tra l'emarginazione dei reietti ed il bisogno di integrazione, tra la fuga sognata verso una improbabile eden (la realtà metropolitana per la giovane Hana e l'illusione di un nuovo inizio per la sregolata Angelica) e il bisogno di accettazione da parte di una comunità con la quale è possibile instaurare solo relazioni meramente utilitaristiche (la pastorizia, il commercio dei cavalli, la disponibilità sessuale). In questo parallelo con il quale la Bispuri scrive le due storie (insieme alla sodale Francesca Manieri) si misura la credibilità di una poetica forte che non manca di fare ricorso agli espedienti di un realismo magico fatto di sottili suggestioni ambientali, al simbolismo di un istintivo rispecchiamento identitario (il rosso malpelo della narrativa verista) ed al nervosismo di una camera a mano che cerca un contatto fisico con i suoi viscerali personaggi. Ottime intuizioni che si scontrano però con il limite sempre presente di un racconto che gira spesso a vuoto, nel quale le lacune tra le vicende dei diversi personaggi (la coppia di genitori adottivi, il racconto di formazione della bambina, la vita borderline della donna trasgressiva) sono colmate dal difficile raccordo del montaggio, dal ricorso ridondante al flashback (il difficile parto di Angelica ed il segreto patto di Tina) e dal solito finale affrettato che accelera sul parossismo isterico delle tre donne in campo per poi chiudere con l'improbabile agnizione di un epilogo consolatorio. Bravissime le tre protagoniste femminili per un film che annovera tra le poche presenze maschili quelle del mite barbuto di Michele Carboni e del laido mercante di cavalli del sempre spiritato Udo Kier. Solo candidature non andate a buon fine, tra cui quella all'Orso d'oro al 68° Festival di Berlino, per un film fortemente penalizzato dalla ingenerosa distribuzione nazionale.
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renzo67
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mercoledì 13 febbraio 2019
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imbarazzante
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Un film dove non funziona nulla. La recitazione è falsa. La scrittura è falsa. Non si riesce a provare un minimo empatia in nulla di quello che accade. La regia disordinata e preconfezionata. Unico film italiano in concorso al Festival di Berlino 2018? ma davvero?
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michelino
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martedì 12 giugno 2018
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michelino va al cinema
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Chissà com'è...chissà come non è, ma ogni tanto
dal sottobosco del cinema Italiano spunta un piccolo
ottimo film (come questo), che farò fatica a dimenticare
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martedì 10 aprile 2018
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il film mai visionato
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Che fine ha fatto questo film...non è mai stato proiettato nelle sale....lo so xke aspettavo l'uscita x poterlo vedere!!!! Se non è come dico allora ditemi dove andare x vederlo!!!!grazie
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