Dante Goes to War

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di Pierpaolo Marcone


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venerdì 22 novembre 2019

  Il giovane Dante, disilluso e cinico, vive alla giornata, ama il cinema e la scrittura, non ha amici e per essere ascoltato da qualcuno va dallo psicoterapeuta.

Solo e sfiduciato, egli ha alle sue spalle, definitivamente perduti, la propria infanzia e un padre adorato troppo presto scomparso, mentre dinanzi a lui si distende il deserto dell'incomprensione della madre e di un mondo lì fuori esclusivamente interessato alla liturgia del consumo.

Quando ormai pare prossimo alla rassegnazione, incontrerà lo stralunato Ignazio, detto Faga, con cui darà vita a un'amicizia sincera che gli restituirà fiducia in sé e nel futuro.

 

Dopo varie escursioni nel genere horror, Roberto Albanesi colpisce nel segno con una commedia autobiografica dai toni comici e, a tratti, surreali che non disdegna di commuovere.

Dante va alla guerra”, lungi dall'essere soltanto un racconto di formazione, è anche una denuncia ironica - ma non troppo - sull'assenza di orizzonte di senso e sul vuoto culturale dei nostri tempi, a cui il giovane protagonista oppone una stoica e ferma resistenza.

Ciò nonostante urge crescere e diventare uomini; ma come?

Faga sarà la sua rivoluzione. Il ragazzone occhialuto e ingenuo, a lui simile nei principi ma diverso nei modi, gli insegnerà l'ottimismo.

Faccia opposta della stessa medaglia, egli non consente ai propri dolori e alle sue mille comiche fobie di rinchiuderlo nella torre d'avorio scelta dall’amico.

Faga abbatte i muri, coltiva sempre la speranza e la fiducia, e da bambino non ancora cresciuto qual è, conserva ancora uno sguardo incantato sulla realtà.

Ma è proprio di quel bambino e di quell'incanto che Dante - così come ognuno di noi - ha bisogno per poter crescere e maturare e finalmente venire a patti col mondo...a patto che anch'esso accetti di cambiare un po'.

 

Questo gradevole lungometraggio possiede molti punti di forza. Uno di essi è senz'altro rappresentato dalla chiave narrativa scelta dall'autore.

Una storia del genere, infatti si sarebbe facilmente prestata ad un racconto drammatico e "piagnucoloso". Ma Albanesi - qui davvero effervescente e pirotecnico - sorprende tutti grazie all'equilibrata mescolanza di comicità e poesia e al buon ritmo impresso alle varie fasi del racconto.

Dante - magistralmente interpretato da Stefano Galli - si rivolge direttamente al pubblico, gli illustra il suo mondo attraverso piccoli flash-back e stila il suo personale manifesto del dissenso. Condisce il tutto con l'ironia caustica e salace delle proprie parole, con la malinconia di fondo che mai deborda, ma soprattutto con gli sguardi beffardi opportunamente catturati dai tanti primi piani.

Anche il personaggio di Faga, al di là di un certo macchiettismo, appare centrato e ben interpretato da Ivan Brusa.

I due attori principali si confrontano in una sorta di contrappunto che non scade mai nella trappola del gioco al più bravo.

Ottimo anche il tratteggio dei personaggi secondari, tra i quali spiccano il matto del paese e il padre di Dante, rispettivamente interpretati da Paolo Riva e Claudio Abbiati.

Tra le scene del film più convincenti, va ricordata quella dell'incontro di Dante col padre in un sottofinale onirico e intenso che avrebbe meritato di chiudere il racconto, mentre tra i difetti, che pure non scalfiscono il valore dell’opera, debbono annotarsi una qualche ridondanza nei dialoghi, un uso eccessivo del tappeto musicale e un finale fin troppo conciliante e, dunque, incoerente con l’impianto generale sensatamente “ribelle”.

In conclusione, questo piccolo gioiello cinematografico ci fa ridere e riflettere e ci lascia intenerire senza mai scadere nel patetismo.

Dante va alla guerra” è un film sulla diversità, sull'amicizia, sull'incomunicabilità, sulla speranza...e anche molto di più.

Non devono ingannare, infatti, la leggerezza - mai semplicistica - della sceneggiatura e l’accostamento “duro e puro” al mondo giovanile. Il racconto, in realtà, offre allo spettatore, in maniera più o meno consapevole, molteplici piani di lettura, al punto che questi non può che esserne sorpreso, persino spiazzato. “Dante va alla guerra” potrebbe definirsi un film di carsica complessità, in cui l’umorismo di superficie ha la funzione di stemperare l’impeto dei più sotterranei moti esistenziali. Il risultato finale è un'ora e venti di assoluta piacevolezza.

Il lungometraggio di Albanesi, dunque, è la plastica dimostrazione che, quando ci sono idee e talento, anche con pochi mezzi finanziari è possibile realizzare ottimi lavori.

'Dante va alla guerra', in breve, è una piacevolissima vittoria del cinema indipendente italiano.

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