emiliz
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domenica 2 agosto 2020
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meraviglioso
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Film meraviglioso che renderei obbligatorio in tutte le scuole d'Italia dalle medie in poi. C'è tutto: la Poesia, l'amicizia, l'amore, la memoria, il disagio, la speranza, la guerra. Un dialogo tra generazioni dove il tempo si annulla in nome di un sentire comune, di una comune lotta tutta umana per sopportare il dolore, il vuoto, e dove linguaggi lontani ed irriducibili alla fine si incontrano in una sintonia perfetta. Ho riso e pianto, ed ogni volta che lo rivedo le emozioni sono le stesse. Bravissimi i ragazzi. Carpenzano meriterebbe un posto di maggior visibilità nel paludato panorama attoriale italiano, mentre il triste e rude Arturo Bruni è una maschera post-moderna di feroce attualità.
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Film meraviglioso che renderei obbligatorio in tutte le scuole d'Italia dalle medie in poi. C'è tutto: la Poesia, l'amicizia, l'amore, la memoria, il disagio, la speranza, la guerra. Un dialogo tra generazioni dove il tempo si annulla in nome di un sentire comune, di una comune lotta tutta umana per sopportare il dolore, il vuoto, e dove linguaggi lontani ed irriducibili alla fine si incontrano in una sintonia perfetta. Ho riso e pianto, ed ogni volta che lo rivedo le emozioni sono le stesse. Bravissimi i ragazzi. Carpenzano meriterebbe un posto di maggior visibilità nel paludato panorama attoriale italiano, mentre il triste e rude Arturo Bruni è una maschera post-moderna di feroce attualità. Montaldo nei panni di Giorgio Gherarducci è immenso, ironico, tenero, potente. Un film che avrebbe meritato miglior sorte al botteghino, ma questo è un discorso vecchio. Quando l'ho fatto vedere alle mie figlie adolescenti mi hanno ringraziata: "non pensavamo fosse così bello".
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alessandro
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lunedì 2 settembre 2019
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tanto divertente quanto profonda
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“Tutto quello che vuoi” è un film comico-umoristico diretto da Francesco Bruni e ispirato al romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini. La pellicola vede protagonista Alessandro (Andrea Carpenzano), ragazzo di ventidue anni, con un hobby in particolare: divertirsi con il suo gruppo di amici a importunare delle persone a caso, parlare in un volgare dialetto romano… insomma, la classica persona che noi definiremmo “ragazzo di strada”. Alessandro accetta di diventare l’accompagnatore di Giorgio (Giuliano Montaldo), vivace poeta anziano malato di alzheimer, per racimolare del denaro al fine di essere indipendente da suo padre (Antonio Gerardi), con il quale non ha affatto un buon rapporto.
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“Tutto quello che vuoi” è un film comico-umoristico diretto da Francesco Bruni e ispirato al romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini. La pellicola vede protagonista Alessandro (Andrea Carpenzano), ragazzo di ventidue anni, con un hobby in particolare: divertirsi con il suo gruppo di amici a importunare delle persone a caso, parlare in un volgare dialetto romano… insomma, la classica persona che noi definiremmo “ragazzo di strada”. Alessandro accetta di diventare l’accompagnatore di Giorgio (Giuliano Montaldo), vivace poeta anziano malato di alzheimer, per racimolare del denaro al fine di essere indipendente da suo padre (Antonio Gerardi), con il quale non ha affatto un buon rapporto. I due protagonisti provengono da due mondi completamente differenti, quasi opposti! Nonostante ciò, stringono un forte legame, aiutandosi l’un l’altro emotivamente e socialmente.
“Tutto quello che vuoi” è un film che riesce sì a divertire, senza però mai essere demenziale (come purtroppo spesso accade in buona parte delle commedie italiane odierne), ma anche a far riflettere su come persone differenti possano andare d’accordo e capirsi. Inoltre, la pellicola riesce anche trattare il tema della vecchiaia; il poeta protagonista del film è un uomo anziano, con una brutta malattia legata all’età, eppure è una persona vivace con tanta voglia di vivere. Da ciò possiamo capire che l’età non va presa per forza unicamente come un ostacolo, perché, anche se le prestazioni fisiche peggiorano, nulla può frenare la felicità di una persona, qualunque sia l’età. Da riconoscere è anche la bravura degli attori, molto calati nella parte dando perfettamente l’idea del personaggio che devono rappresentare, senza mai ricadere nello stereotipo. Interessanti sono anche la sceneggiatura, che ha ricevuto vari riconoscimenti, e la regia, nulla di eclatante, ma comunque apprezzabile. Questo film non è una classica commedia, perché è sì leggero, ma anche profondo, per cui è giusto definirlo una pellicola umoristica impegnata. Unica nota negativa è l’eccessiva lentezza del lungometraggio, che rende la visione in alcuni punti noiosa, ma non troppo.
In conclusione, “Tutto quello che vuoi” è una commedia impegnata davvero divertente, adatta sia a una serata divertente da passare in famiglia o con i propri amici, sia a chi vuole vedere un film d’intrattenimento non particolarmente memorabile, divertente, ma diverso dagli altri. Una dimostrazione di ciò che il cinema italiano, troppo spesso sottovalutato, può fare.
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great steven
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martedì 12 febbraio 2019
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la poesia abbatte le barriere dell'intemperanza.
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TUTTO QUELLO CHE VUOI (IT, 2017) diretto da FRANCESCO BRUNI. Interpretato da GIULIANO MONTALDO, ANDREA CARPENZANO, ARTURO BRUNI, EMANUELE PROPIZIO, RICCARDO VITIELLO, DONATELLA FINOCCHIARO, ANTONIO GERARDI, RAFFAELLA LEBBORONI
Alessandro è un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento, che ha abbandonato gli studi senza esser arrivato al diploma, inviso (reciprocamente) al burbero padre vedovo che ora s’è accompagnato con una donna di servizio slovacca, e vivacchia da vitellone sfaccendato coi tre amici in tutto e per tutto identici a lui Leo, Riccardo e Tommi. Giorgio Ghilarducci è un ottantacinquenne poeta ormai dimenticato, trasferitosi in gioventù da Pisa a Roma, nella fase iniziale di un preoccupante Alzheimer, che ha residenza in una vetusta casa e vive ormai solo nei ricordi del passato, contraddistinto dai militari americani che, durante il 2° Conflitto Mondiale, gli salvarono la vita, la prima fidanzatina Costanza, la moglie Serena e il defunto fratello Carlo.
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TUTTO QUELLO CHE VUOI (IT, 2017) diretto da FRANCESCO BRUNI. Interpretato da GIULIANO MONTALDO, ANDREA CARPENZANO, ARTURO BRUNI, EMANUELE PROPIZIO, RICCARDO VITIELLO, DONATELLA FINOCCHIARO, ANTONIO GERARDI, RAFFAELLA LEBBORONI
Alessandro è un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento, che ha abbandonato gli studi senza esser arrivato al diploma, inviso (reciprocamente) al burbero padre vedovo che ora s’è accompagnato con una donna di servizio slovacca, e vivacchia da vitellone sfaccendato coi tre amici in tutto e per tutto identici a lui Leo, Riccardo e Tommi. Giorgio Ghilarducci è un ottantacinquenne poeta ormai dimenticato, trasferitosi in gioventù da Pisa a Roma, nella fase iniziale di un preoccupante Alzheimer, che ha residenza in una vetusta casa e vive ormai solo nei ricordi del passato, contraddistinto dai militari americani che, durante il 2° Conflitto Mondiale, gli salvarono la vita, la prima fidanzatina Costanza, la moglie Serena e il defunto fratello Carlo. I due abitano a pochi palazzi di distanza l’uno dall’altro, ma non si conoscono: hanno l’occasione per farlo quando il padre di Alessandro lo obbliga, pena il taglio dei soldi per i tatuaggi e i gozzovigli vari, a prender posto al servizio di Giorgio, per tramite della collaboratrice domestica Laura, il quale ha bisogno d’un badante che lo porti a passeggio alcune ore al giorno per non farlo rimanere nell’aria viziata del domicilio. Alessandro accetta malvolentieri, sopportando senza troppa pazienza i continui andirivieni tra passato e presente che sono l’imperitura afflizione della mente del letterato. A un certo punto, anche i tre amici di Alessandro arrivano in casa di Giorgio, e la occupano con la loro consueta balordaggine per giocare alla Play o a poker. Tuttavia, man mano che il compito prosegue, quello che prima sembrava un incarico oneroso e avaro di soddisfazioni, si trasforma in un rapporto di reciproca stima e amicizia fra due persone estremamente differenti per età, cultura, pensieri e opinioni, ma capaci di trovare un linguaggio e un crisma comuni per conversare e aiutarsi a vicenda. In mezzo c’è anche la ricerca di un misterioso tesoro sepolto in Toscana, nella foresta montuosa pistoiese, da Giorgio stesso, alla cui notizia i quattro ragazzi si ingegnano per portare il poeta con sé in una gita scriteriata ed individuare l’ubicazione di una promettente cassa che poi rivela di contenere soltanto un paio di scarponi infangati, ai quali però il letterato sembra tenere molto. Infine il papà di Alessandro gli impone di venire a lavorar con lui, e il ragazzo è costretto a salutare l’affezionato amico anziano, ma arriva troppo tardi: Giorgio è morto. Ma il ricordo (e gli insegnamenti) di quello strampalato quanto elegante signore dai modi raffinati rimarranno per sempre nel cuore e nella testa di colui che meglio di nessun altro poteva prendersi cura di una persona tanto speciale. Alla seconda regia dopo Scialla! (2011), Bruni imperversa nella narrazione dei borghi romani svelandone le inoperosità, la quasi malavita, le esistenze dei giovanissimi (disoccupati, demotivati, violenti) e la frustrazione di ambienti che paiono non proporre prospettive allettanti, ma la realtà ad essa opposta dell’ambito culturale incarnata nella figura di Giorgio (uno splendido Montaldo, premiato col David 2018 al miglior attore non protagonista), nonostante le apparenze, non le muove contro, ma la completa. Detto diversamente, abbiamo a che fare con due strutture che si muovono su binari paralleli senza avere dapprincipio consapevolezza della vicendevole esistenza, ma al loro incontro/scontro parte una lenta ma effettiva armonizzazione. Lo stesso dicasi per gli universi maschile e femminile, che in questa pellicola ricoprono un ruolo di appagamento davvero considerevole: gli uomini o abbondano di vanità ridicola e involontaria buffoneria aggressiva – Alessandro (un Carpenzano ormai sulla via della notorietà per la sua recitazione senza veli), suo padre, il terzetto degli amici perdigiorno – o sono provvisti di metodi forbiti e signorile presenza (Montaldo), mentre le donne si mescolano in un modus operandi più variegato, passando dalla silenziosa compassione della madre adottiva di Alessandro al senso di saggia responsabilità della madre di Riccardo e sua segreta amante non consenziente (una strepitosa Finocchiaro), dalla responsabilità di una che affida mansioni da portar a termine (Lebboroni) e all’allegria giocosa e sempre più compiaciuta della bibliotecaria che aiuta il protagonista nella ricerca dei cataloghi librari quando egli deve erudirsi sulle scorribande statunitensi sull’Appennino. Nel complesso, colpiscono la morbidezza e l’accento più sorvegliante che drammatico con cui gli sceneggiatori costruiscono una plausibile storia che trova come sua morale il bisogno degli esseri umani di conoscersi, approfondirsi, amarsi, godere insieme dei momenti positivi.
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stefanocapasso
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domenica 13 gennaio 2019
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la crescità di due anime giovani
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Alessandro è un giovane di 22 anni che passe le giornate con gli amici seduto a in un bar di Trastevere, tra piccole beghe con bande rivali, la noia per un futuro senza prospettiva e la cotta per la madre di un suo amico.
Quando gli viene proposto di fare compagnia a Giorgio, un poeta ultraottantenne malato di Alzheimer, tentenna prima di accettare il lavoro, ma quando si lascerà trasportare dall’avventura scoprirà cose nuove.
Un film delicato e poetico di Francesco Bruni, dalla struttura ellittica, il protagonista e i suoi amici iniziano e finiscono seduti allo stesso bar con prospettive decisamente diverse nei due momenti. In mezzo c’è stato l’incontro con lo sconosciuto, i due protagonisti appartengono ad universi diversi e lontani ed entrambi si interrogano a modo loro sul senso della vita, sul significato che possono trarne.
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Alessandro è un giovane di 22 anni che passe le giornate con gli amici seduto a in un bar di Trastevere, tra piccole beghe con bande rivali, la noia per un futuro senza prospettiva e la cotta per la madre di un suo amico.
Quando gli viene proposto di fare compagnia a Giorgio, un poeta ultraottantenne malato di Alzheimer, tentenna prima di accettare il lavoro, ma quando si lascerà trasportare dall’avventura scoprirà cose nuove.
Un film delicato e poetico di Francesco Bruni, dalla struttura ellittica, il protagonista e i suoi amici iniziano e finiscono seduti allo stesso bar con prospettive decisamente diverse nei due momenti. In mezzo c’è stato l’incontro con lo sconosciuto, i due protagonisti appartengono ad universi diversi e lontani ed entrambi si interrogano a modo loro sul senso della vita, sul significato che possono trarne. Solo avvicinandosi e lavorando insieme sarà possibile recuperare dalla memoria un significato importante che potrà dare stimolo e conseguenza alle loro scelte. In special modo tra i due protagonisti si svilupperà una forra di accudimento filiale, dove i ruoli non sono fissi, che consentirà loro di sperimentare una posizione nuova, quella di essere “visti” dall’altro: quanto è necessario per proseguire nella vita con una nuova consapevolezza: Essenzialmente un percorso di crescita necessario per entrambi.
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dario lodi
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sabato 12 gennaio 2019
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delicato
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Raro esempio di ottima regia. Si esaltano i Vanzina, ma sono nettamente inferiori a Francesco Bruni. Sceneggiatura funzionale e interpreti adeguati. Un film che lascia il segno!
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paolo giorgi
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venerdì 11 gennaio 2019
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stupefacente!
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Un film stupefacente per pienezza di contenuto e capacità di emozionare. Recupera una speranza credibile per il futuro. Bravi tutti: regia, sceneggiatura e attori
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martedì 17 aprile 2018
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film bellissimo
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alejazz
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venerdì 5 gennaio 2018
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l'unione tra nuova e vecchia generazione
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Roma. Quattro amici del bar. Senza particolari obiettivi né prospettive di vita. Uno di loro però si convince che per dare senso ai propri giorni è il caso di svolgere un'attività; così accetta l'idea di fare compagnia a un anziano poeta avanti con l'età e affetto da Alzheimer. Il rapporto, inizialmente diffidente, si rivela tutto d'un tratto complice e si fa più stretto. Unendo quindi vecchia e nuova generazione.
Cosa mi è piaciuto
La maturazione del protagonista (il ragazzo) e la sua responsabilizzazione verso il prossimo.
La simpatia e ironia dei personaggi special modo del poeta anziano Giorgio
Cosa non mi è piaciuto
I ritmi del film a volte sono sembrati lenti creando distrazione nello spettatore.
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Roma. Quattro amici del bar. Senza particolari obiettivi né prospettive di vita. Uno di loro però si convince che per dare senso ai propri giorni è il caso di svolgere un'attività; così accetta l'idea di fare compagnia a un anziano poeta avanti con l'età e affetto da Alzheimer. Il rapporto, inizialmente diffidente, si rivela tutto d'un tratto complice e si fa più stretto. Unendo quindi vecchia e nuova generazione.
Cosa mi è piaciuto
La maturazione del protagonista (il ragazzo) e la sua responsabilizzazione verso il prossimo.
La simpatia e ironia dei personaggi special modo del poeta anziano Giorgio
Cosa non mi è piaciuto
I ritmi del film a volte sono sembrati lenti creando distrazione nello spettatore.
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lapo10
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mercoledì 15 novembre 2017
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romanzo di formazione con improbabile (magnifico) educatore
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Alessandro e i suoi amici passano le giornate tra una bevuta e l'altra, vivendo di piccoli espedienti e fantasticando sulla dimensione ideale del proprio... televisore. Un giorno, però, il padre di Ale, uomo dalle maniere ruvide, mette il figlio alle strette trovandogli un'occupazione temporanea come badante. Il cliente pagante è Giorgio, un ottuagenario poeta malato di Alzheimer al primo stadio. Dall'incontro con Giorgio la vita del ragazzo cambia inesorabilmente. "Tutto quello che vuoi" è "romanzo di formazione" inteso come "Bildungsroman" termine che si usa per indicare il genere letterario nato a fine '700 in Germania e teorizzato nel secolo successivo. Una specie letteraria nuova nella quale il giovane protagonista fa il suo ingresso nella vita, cerca e trova esperienze di amore/amicizia, si scontra con la realtà che gli impone dolorose sconfitte prima di trovare il proprio (vero) io interiore ed il proprio posto nella società.
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Alessandro e i suoi amici passano le giornate tra una bevuta e l'altra, vivendo di piccoli espedienti e fantasticando sulla dimensione ideale del proprio... televisore. Un giorno, però, il padre di Ale, uomo dalle maniere ruvide, mette il figlio alle strette trovandogli un'occupazione temporanea come badante. Il cliente pagante è Giorgio, un ottuagenario poeta malato di Alzheimer al primo stadio. Dall'incontro con Giorgio la vita del ragazzo cambia inesorabilmente. "Tutto quello che vuoi" è "romanzo di formazione" inteso come "Bildungsroman" termine che si usa per indicare il genere letterario nato a fine '700 in Germania e teorizzato nel secolo successivo. Una specie letteraria nuova nella quale il giovane protagonista fa il suo ingresso nella vita, cerca e trova esperienze di amore/amicizia, si scontra con la realtà che gli impone dolorose sconfitte prima di trovare il proprio (vero) io interiore ed il proprio posto nella società. Il cammino di armonizzazione sociale del protagonista avviene attraverso esperienze formative e l'emancipazione culturale. Oserei dire che il regista ha ben chiaro l'importanza di questo storico, ma ancora attuale, concetto letterario di Bildungsroman (e poco importa se i grandi pensatori del '900 lo abbiano rielaborato di continuo per renderlo più vicino ai nostri giorni). Nella sceneggiatura di Bruni ci sono gli elementi tipici del romanzo di formazione come il momento di rottura dell'equilibrio iniziale (i conflitti con la famiglia), le esperienze amorose (Claudia), le prove a cui è sottoposto Alessandro e le relative difficoltà da superare (la cura di Giorgio). Non mancano gli aiutanti (Zoe) e l'antagonista (Riccardo). A rendere la sceneggiatura molto vicina al concetto di Bildungsroman è l'idea, che pian piano si fa largo nel protagonista, che per arricchire la propria persona è necessario nutrire la propria anima e la propria mente. La ricerca del "Santo Graal" disperso tra le montagne apenniniche è, essa stessa, motivo di passaggio da una condizione di pensiero egoistico/materialistico ad un nuovo pensiero morale ed il viaggio si tramuta in metafora della cultura come tesoro da ricercare e trovare. Il tesoro vero è Giorgio e la sua testa appannata. Alla fine Alessandro trova un nuovo equilibrio interiore accompagnato da una predisposizione verso rapporti sentimentali più maturi. Inoltre decide di aiutare il padre nel proprio lavoro e di benedire il nuovo status all'interno della famiglia. Magari non deciderà di riprendere gli studi e si accontenterà di un lavoro di fatica ma Alessandro amplia i propri orizzonti come nella sequenza in cui parla appassionatamente della poesia di Giorgio alla nuova amica universitaria. Bruni ironizza tristemente sulla cultura nel nostro paese. La poesia sta morendo e le nuove generazioni vivono di videogame dai quali non imparano niente. La casa del poeta è un museo nel quale gli amici di Alessandro cercano il televisore e un presunto ricco tesoro, invece che i versi scritti nelle pagine e sui muri. Un elemento interessante ed originale del film è che la figura dell'educatore sia affidata ad un anziano che nemmeno è cosciente di esercitare tale ruolo. Altrettanto notevole è l'assunto che la perdita della memoria abbia creato in Giorgio "nuova" memoria che affascina il ragazzo è gli consentirà di conoscere meglio il proprio interlocutore. Allora la cultura è morta secondo il regista? Tacciata da pressappochismo e consumismo? Bruni regala qualche speranza. Ne dà, anche, alla settima arte quando si vedono gli amici di Zoe che imbiancano una vecchia sala cinematografica in Trastevere. Chiudo ringraziando il regista che ci ha regalato un gran personaggio, forse il migliore di questo 2017 italiano, e pensando a Giuliano Montaldo che l'ha incarnato con magnifica eleganza.
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