annalisa
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lunedì 28 giugno 2021
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scegliere la vita
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Scegliere la vita cambiando lo scopo per cui vivevi per essa. Questo, credo, sia il senso del film. Bellissimo e tristissimo.
Un mondo di cui io non conoscevo nulla: i rodei.
Inquadrature spettacolari del paesaggio, ma lo sguardo fiero e impaurito dei cavalli inquadrato in primo piano è qualcosa che ti rimane dentro.
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felicity
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mercoledì 3 febbraio 2021
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parabola di accettazione dei propri limiti
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The Rider è un film che partendo dalla storia autobiografica di un ragazzo riesce a disegnare una sincera parabola universale di accettazione dei propri limiti e di dolorosa redenzione.
The Rider assume tutte le coordinate immaginarie del genere western: innanzitutto quelle iconografiche (l’abbiglimento, gli accessori da cowboy, i cavalli), poi temporali (una dilatazione “epica” delle cavalcate che fa respirare il film oltre la sua stessa trama) e infine spaziali (questo South Dakota dei giorni nostri sempre molto simile a del vecchio West).
The Rider è un film fatto di piccole cose, quelle necessarie.E' un film anomalo, sin dall’inizio.
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The Rider è un film che partendo dalla storia autobiografica di un ragazzo riesce a disegnare una sincera parabola universale di accettazione dei propri limiti e di dolorosa redenzione.
The Rider assume tutte le coordinate immaginarie del genere western: innanzitutto quelle iconografiche (l’abbiglimento, gli accessori da cowboy, i cavalli), poi temporali (una dilatazione “epica” delle cavalcate che fa respirare il film oltre la sua stessa trama) e infine spaziali (questo South Dakota dei giorni nostri sempre molto simile a del vecchio West).
The Rider è un film fatto di piccole cose, quelle necessarie.E' un film anomalo, sin dall’inizio.
Non è certo un western in senso classico, anche se appartiene a quella tradizione, e non solo per le ambientazioni, non ne decreta la morte o il declino. Tende, piuttosto, a un umanesimo ruvido, a un realismo pieno di fratture. Anche la narrazione è tutt’altro che lineare e segue le sensazioni provate man mano dal protagonista durante questa non completa parabola di caduta e resurrezione.
Di The Rider rimane comunque, più di altra cosa, questo sguardo estraneo della regista, affascinata ma allo stesso respinta da questo territorio, dalle sue tradizioni, dai personaggi che lo animano, dagli antieroi che non si danno mai vinti, anche davanti all’evidenza.
Lo sguardo della regista non è affatto indulgente verso il dolore, un dolore forse ancora più intenso perché messo in contrapposizione con i colori tenui ma strabilianti per bellezza del tramonto e dell’alba che scandiscono la storia e con la “corteccia” che protegge e difende la sofferenza.
La regista si muove tra la finzione e il documentario, dove per documentario in questo caso si intende la finzione che “documenta” il percorso di Brady dall’altare alla polvere, o, per meglio dire, dai sogni di gloria all’incubo dell’irrisolto. E nel gioco tra finzione e documentario non è affatto un caso che i quattro personaggi principali non siano attori professionisti ma siano persone reali che interpretano sé stesse.
Tra le sue pieghe più profonde The Rider ci porta nelle dinamiche, nelle traduzioni, nei vizi e nelle virtù delle periferie americane più estreme, dove è in atto la lotta più antica del mondo che riguarda il genere maschile e che risponde alla domanda: cosa significa essere uomini? Per un sogno americano che si avvera c’è da chiedersi quanti possano essere gli incubi di chi invece non ce la fa. Ma non per questo deve rinunciare ad essere un uomo.
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gianleo67
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domenica 24 gennaio 2021
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l'ultimo buscadero sioux
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Ferito alla testa dopo una caduta da cavallo e con seri postumi neurologici, il giovane Brady è fermamente intenzionato a ritornare ai suoi amati rodeo. La responsabilità per la dolce sorellina autistica e per un padre vedovo col vizio del gioco, lo porteranno a rivalutare realisticamente speranze e aspettative. Già dalle parti della Pine Ridge Reservation per il precedente Songs My Brothers Taught Me, la minuta e combattiva Cloè Zhao arruola un'altra compagine di nativi autoctoni per una variazione sul tema dell'identità e della solidarietà familiare nell'angusto perimetro di una emarginazione sociale condannata alla sussistenza economica ed alla struggente illusione dei suoi sconfinati orizzonti.
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Ferito alla testa dopo una caduta da cavallo e con seri postumi neurologici, il giovane Brady è fermamente intenzionato a ritornare ai suoi amati rodeo. La responsabilità per la dolce sorellina autistica e per un padre vedovo col vizio del gioco, lo porteranno a rivalutare realisticamente speranze e aspettative. Già dalle parti della Pine Ridge Reservation per il precedente Songs My Brothers Taught Me, la minuta e combattiva Cloè Zhao arruola un'altra compagine di nativi autoctoni per una variazione sul tema dell'identità e della solidarietà familiare nell'angusto perimetro di una emarginazione sociale condannata alla sussistenza economica ed alla struggente illusione dei suoi sconfinati orizzonti. Quasi a tracciare un significativo parallelo con il film precedente (il rapporto fratello-sorella-madre vedova), anche qui si gioca sull'asimmetria di una condizione familiare segnata dal lutto e dal disequilibrio di una condizione personale afflitta dall'invalidità (congenita o acquisita) per rimarcare il senso di sconfitta di una comunità che sembra aver ineluttabilmente smarrito i suoi ancestrali valori sociali per sostituirli con quelli surrogati della cultura dominante (il rodeo) o di succedanee gratificazioni dopaminiche (il gioco, l'adrenalina) e dove la mutilazione o l'invalidità si frappongono come difficili ostacoli al recupero di un atavico rapporto di equilibrio con la natura. Il risultato è una personalissima e già matura contaminazione di fiction e ricognizione documentaria (l'attore principale interpreta se stesso e ricapitola la propria vicenda personale) con un giovane ultimo buscadero mezzosangue in cui le pulsioni autodistruttive di una gioventù frenata dal trauma vengono via via mitigate dalle responsabilità dei legami e degli affetti familiari (un padre inaffidabile, una sorella bisognosa, un amico tetraplegico) e dalla riscoperta di una nuova modalità nel rapporto con gli amati destrieri selvatici. Nella frontiera residuale di riserve indiane che l'uomo bianco ha infarcito dei propri miti di conquista e condannato al prorpio destino di miseria e di sconfitta dunque, la via del compromesso come unica soluzione possibile per la riscoperta di una identità fondata sulla tradizione e per la salvaguardia di un'armonia sociale che affonda le proprie radici nella indissolubile unità dei legami di sangue sono l'insegnamento che la Zhao sembra trarre dalle vicende reali di un'America minoritaria e abbandonata di cui sembra doveroso non dimenticarsi. Premio Art Cinéma al Festival di Cannes 2017 e altri sacrosanti riconoscimenti in giro per il mondo.
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setegeco1960
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domenica 29 marzo 2020
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cadere e rialzarsi facendo scelte dolorose
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La vera storia di Brady Jandreau, un cowboy membro della tribù Sioux Lower Brule. Interpretato dal vero Brady, la sua famiglia ed i suoi amici, che bucano letteralmente lo schermo. Brady è vittima di un incidente durante un rodeo, dove riporta la frattura del cranio. Tornato a casa Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Brady non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne, dipendente dal gioco d'azzardo. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane (Lane Scott, anche lui nei panni di sé stesso) anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente.
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La vera storia di Brady Jandreau, un cowboy membro della tribù Sioux Lower Brule. Interpretato dal vero Brady, la sua famiglia ed i suoi amici, che bucano letteralmente lo schermo. Brady è vittima di un incidente durante un rodeo, dove riporta la frattura del cranio. Tornato a casa Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Brady non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne, dipendente dal gioco d'azzardo. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane (Lane Scott, anche lui nei panni di sé stesso) anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente. La lontananza dai cavalli diventa però insopportabile e Brady torna così ad allenarsi. Ma dovrà prendere una decisione: dedicarsi alla guarigione con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, o rischiare tutto per mantenere l’unico senso di sé che abbia mai conosciuto.
E’ un film sulla perdita, anche sul lutto, ma è anche un film sulla speranza testarda, primordiale. Brava la regista a cogliere la tensione delle vite dei protagonisti, soprattuttoovviamente, la parabola di Brady che risale, si risolleva.
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toni mais
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lunedì 9 settembre 2019
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il sogno di tutti noi
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Mi domando se Kant fosse vissuto nelle bad lands del South Dakota avrebbe ugualmente pronunciato la frase che lo rese celebre : " Il cielo stellato sopra di me , la legge morale dentro di me " : come non si può dubitare dell'esistenza delle stelle anche se non le vediamo , così non possiamo dubitare che , comunque vada la vita, non possiamo esimerci dal rispondere alla legge morale. Brady Blakburn non fa eccezzione. Nato nella riserva indiana di Pine Ridge , sopravvissuto ad un incidente di rodeo che lo rende inabile a questa attività, legato alla sorellina affetta dalla sindrome di Aperger, legato al mondo del rodeo, legato al "fratello" tetraplegico verso il quale riversa un'umanità commovente pensa per un attimo al suicidio praticando l'unica cosa che sa fare " il rodeo" ( per lui sicuramente mortale ) salvo poi rinunciarvi non per se ma per tutti gli affetti che lo circondano , la legge morale di cui parlava Kant.
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Mi domando se Kant fosse vissuto nelle bad lands del South Dakota avrebbe ugualmente pronunciato la frase che lo rese celebre : " Il cielo stellato sopra di me , la legge morale dentro di me " : come non si può dubitare dell'esistenza delle stelle anche se non le vediamo , così non possiamo dubitare che , comunque vada la vita, non possiamo esimerci dal rispondere alla legge morale. Brady Blakburn non fa eccezzione. Nato nella riserva indiana di Pine Ridge , sopravvissuto ad un incidente di rodeo che lo rende inabile a questa attività, legato alla sorellina affetta dalla sindrome di Aperger, legato al mondo del rodeo, legato al "fratello" tetraplegico verso il quale riversa un'umanità commovente pensa per un attimo al suicidio praticando l'unica cosa che sa fare " il rodeo" ( per lui sicuramente mortale ) salvo poi rinunciarvi non per se ma per tutti gli affetti che lo circondano , la legge morale di cui parlava Kant.
Bad lands, South Dakota, quarter horse, bosal ( imboccatura leggera) , una monta western ineccepibile, colpo di grazia al cavallo impastoiatosi nel fil di ferro, vendita del proprio cavallo per far fronte ai debiti, un lavoro disumano per lui come commesso in un supermarket, ...un girone dantesco che riesce a superare solo ed esclusivamente alla sua legge morale. Zao è la regista di questo film, l'essere cinese non la porta a nessuna forma di sottomissione ma sorprendentemente alla rivalsa dell'uomo su tutto. Un pugno nello stomaco molto istruttivo, un film che ho amato minuto per minuto
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corrodo
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venerdì 30 agosto 2019
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veramente bellissimo
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The Rider è un film potente e commovente. Di una bellezza impressionante. Brady, il protagonista, un cowboy, un indiano, un antieroe: un uomo dolente che cade e si rialza. Una, dieci, cento volte ancora... Se potete, non fatevelo sfuggire.
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