La ragazza del treno |
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Un film di Tate Taylor.
Con Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Justin Theroux.
continua»
Titolo originale The Girl On the Train.
Thriller,
durata 112 min.
- USA 2016.
- 01 Distribution
uscita giovedì 3 novembre 2016.
MYMONETRO
La ragazza del treno
valutazione media:
2,18
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"La ragazza del treno": un film senza scrupolidi ClaudiaGallosti23Feedback: 105 |
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mercoledì 30 novembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Esco dal cinema e affondo pesantemente le mani nelle tasche del mio giubbotto. Il freddo che mi accarezza il viso è pungente e il buio che mi circonda si accorda perfettamente col mio stato d’animo. La prossima volta guardo un film comico, penso tra me e me mentre mi allontano sempre di più da quel luogo pieno di luci e voci. La tensione emotiva, che mi ha perseguitata per tutta la durata del thriller tratto dal bestseller di Paula Hawkins, La ragazza del treno, (2015) non accenna a lasciarmi. Se l’intento del regista (Taylor Tate) era questo, ha centrato l’obiettivo. Ma se il suo intento era quello di ricalcare le atmosfere eleganti ed empatiche di registi del noir come Lynch o Hanson, allora ha fallito. Non si può, infatti, pensare di trasportare sul grande schermo una storia basata per lo più sui pensieri ossessivi e cattivi dei protagonisti, senza lasciare neanche un attimo di respiro allo spettatore. Senza donargli almeno una parvenza di normalità all’inizio o un barlume di speranza alla fine. Emily Blunt, attrice di fama e, probabilmente unica vera nota di interesse verso il film per chi non ha letto il libro è, però, una bellezza troppo eterea e morbida per riuscire bene nell’interpretazione della protagonista, Rachel, donna in grave crisi esistenziale che, dopo essere stata lasciata dal marito perché poco adatta a ricoprire il ruolo di ruolo di moglie, si rifugia nell’alcool e nella menzogna. Le altre due protagoniste, Rebecca Ferguson e Haley Bennett, rispettivamente nei ruoli di Anna e Megan, tanto belle quanto poco sfaccettate, incarnano, come nella migliore tradizione Dannunziana, casa e alcova, purezza e peccato, moglie e amante di quello che in realtà è il vero protagonista della storia: un marito aguzzino che si muove con facilità e totale mancanza di umanità tra tre donne senza sfumature e, soprattutto, senza volontà di salvezza. Le loro storie si intrecciano in un alternarsi di quotidianità spiata, flashback e momenti dall’alto tasso erotico. Il finale veloce ed infinitamente triste non aiuta nel ristabilire i valori che sono andati a mano a mano perdendosi durante tutta la durata del film: verità, fedeltà e giustizia. Vengono qui, infatti, ricalcati quelli che sono i più labili e miserevoli stereotipi sociali: l’uomo è una bestia senza scrupoli e la donna è la sua vittima sacrificale. L’atmosfera patinata e borghese della periferia americana del New England non fa che acuire l’infinito squallore di queste vite alla deriva. Vite che se guardate dal finestrino di un treno appaiono all’apparenza perfette ed invidiabili, ma che poi si rivelano in tutta la loro miseria non appena si varca il tappetino pulito della porta di casa.
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