Tutti noi - più o meno- siamo passati da quel coacervo di pulsioni insoddisfatte, represse, da quel sentimento di impotenza nei confronti di un mondo adulto dal quale non ci siamo mai sentiti compresi.
Tutti noi siamo stati adolescenti, abbiamo vagheggiato e desiderato l’impossibile, ci siamo riparati dietro corazze fatte di aggressività esteriore che ci hanno permesso di difendere la nostra fragile debolezza, la nostra insicurezza, valicando amori sognati e gelosie consumate, rapporti logorati e ossessioni compulsive.
Un comedy movie leggero sui vari problemi legati all'adolescenza, i primi amori, la scuola, gli amici, le feste e la famiglia in generale, è 17 anni (col sottotitolo come uscirne vivi) che ben spiega, comicamente ma anche amaramente, la piega sentimentale di una giovane donna, Nadine (Hailee Steinfield), un’arroccata fanciulla, aggressiva, solitaria e logorroica, tradita, a suo dire, dall’(unica) amica, colpevole di essersi fidanzata col fratello rompendo, conseguentemente, quell’intimo legame fatto di confessioni e segreti, che si era venuto a creare tra le due.
Già, perché Nadine è diversa dalle sue amiche, ha un’indole sarcastica, a tratti presuntuosa e arrogante, vive il penultimo anno del liceo con un’ansia di prestazione eccezionale che la turba sia nei rapporti col belloccio di turno dal quale si sente inadeguata che, soprattutto con la madre dalla quale non si sente compresa.
Trascurata dai compagni di scuola dalla quale è considerata un po’ sfigata, Nadine sfoga le sue frustrazioni con un professore, Bruner (Woody Harrelson), al quale confida persino i suoi propositi suicidi. Tra un borbottio, un silenzio e caustiche battute sul viver oggi da adolescenti, la giovane ragazza, nelle sue confessioni-monologo, troverà, con uno spasimante coreano dall’animo estroverso (e dalla grande creatività) ma molto timido, la sua via o quantomeno uno scampolo di serenità che le permetterà di superare con qualche ferita superficiale l’adolescenza affacciandosi al mondo adulto.
17 anni(e come uscirne vivi) appartiene al genere delle teen comedies americane ovvero quei film leggeri che cercano in qualche modo di enfatizzare il periodo sdolcinato, incerto e brusco dell’adolescenza. Ci riesce grazie alla complicità di un bravo Woody Harrelson nei panni di un professore demodè, ben doppiato da Roberto Pedicini, privo di capriole sdolcinate che riesce a svicolare dai canoni del clichè di genere sdrammatizzando il periodo storto di Nadine.
Un po’ cervellotica, un po’ egocentrica, un po’ aggressiva, drogata di sesso e di vita, Nadine rappresenta l’adolescenza perduta e vagheggiata, quella impulsiva e passionale. E’ lei il cuore pulsante di 17 anni, una pellicola che scivola piacevolmente via nella sua oretta e mezza, strizzando l’occhio a divertenti passate cinematografie e trasferendo empaticamente a noi pubblico quell’adolescenza perduta che noi vorremmo tornare a vivere, quell’isteria ideologica e quella fama di avventure in cui impulsivamente si commettono errori, in cui impulsivamente ci si rende conto che è il mondo a sbagliare e non noi. In cui, in altre parole, in termini astronomici, siamo noi fissi come la Terra e il Sole a girarci attorno come satellite.
Peccato però che l’età adulta sia alle porte, per rischiarare le tenebre delle aspettative e rompere quel muro di pie illusioni, alla volta di una crescita necessaria e veritiera.
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