Emiliano Morreale
L'Espresso
Delude invece decisamente uno dei grandi autori in concorso, Wim Wenders, con un curioso esperimento in 3D, Le beaux jours d'Aranjuez, adattamento di una piéce di Peter Handke, con cui il regista aveva collaborato più volte, da La paura del portiere prima del calcio di rigore a Il cielo sopra Berlino. Si tratta del dialogo in giardino tra un uomo e una donna, che affrontano da un punto di vista teorico, ma anche intimo, gli aspetti più dolenti del rapporto tra uomo e donna. Intanto, in una stanza, lo scrittore che li ha evocati punteggia il dialogo con aria pensosa Wenders, anche se soggetto spesso a tentazioni di pensatore, è in verità sempre stato anzitutto uomo di Immagini, e nel fumare il testo va a rimorchio, finendo col sottolinearne gli aspetti più velleitari, e senza che i due interpreti (Reda Kateb e Sophie Semin) aggiungano particolare intensità. Se si esclude il prologo (con delle immagini di Parigi deserta, in stile cartoline pop- up, sulle note di Perfect day) e un finale che è la cosa più viva del film, non si capisce molto nemmeno il perché dell'uso del 3D.
Da La Repubblica, 2 settembre 2016
di Emiliano Morreale, 2 settembre 2016