La verità negata |
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Un film di Mick Jackson.
Con Rachel Weisz, Tom Wilkinson, Timothy Spall, Andrew Scott.
continua»
Titolo originale Denial.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- USA, Gran Bretagna 2016.
- Cinema
uscita giovedì 17 novembre 2016.
MYMONETRO
La verità negata
valutazione media:
2,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Realtà e negazione di Auschiwitz alla sbarradi Riccardo TavaniFeedback: 33555 | altri commenti e recensioni di Riccardo Tavani |
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mercoledì 1 febbraio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
C’è una questione, davvero cruciale, che attiene al nocciolo non tanto storico, quanto filosofico del film La verità negata. Come si sa esso ricostruisce una vicenda processuale che ha segnato l’ordinamento giuridico inglese. Abbiamo dunque qui rappresentata una doppia vicenda storica. Quella di un processo giudiziario e quella dei campi di stermino, che sono l’oggetto del giudizio. Il racconto quindi, fin dall’inizio, si trova sul terreno naturale del genere cinematografico detto legal drama. La complessità sia della strategia e della tattica nelle udienze quotidiane, sia del contenuto in giudizio – la Shoah – pongono dunque il film su un piano tecnico ad alto impatto cinematografico. Le varie sedute e schermaglie appaiono come una vertiginosa partita a scacchi, giocata tra due abilissimi grandi campioni. Non c’è alcuno spazio per altri temi, protagonisti e neanche per sentimenti ed emozioni che non siano quelle delle tensioni, delle suspense, derivanti dai colpi, contraccolpi, successi e rovesci dello svolgimento processuale. È ridotta dentro il mero recinto del filo logico spinato, freddamente razionale la stessa enormità-abnormità esistenziale, morale, storica, politica e filosofica che fu Aushwitz, ossia lo sterminio di milioni di ebrei, zingari, dissidenti, omosessuali, handicappati fisici e mentali, seguaci di altre fedi. Esclusione che provoca le proteste sia della loro assistita, - la professoressa Deborah Lipstad - sia dei sopravvissuti presenti in aula. La questione cruciale è dunque questa: ma la forma tecnica fu davvero secondaria rispetto al contenuto dello sterminio? Sia la dimensione di massa sia quella di qualità – ossia la sperimentazione della riduzione dell’umano al sub umano – furono in realtà possibili solo grazie a pianificazione tecno-scientifiche dalle dimensioni così ampie e meticolosamente dettagliate nello stesso tempo, che mai erano mai apparse prima nella storia umana. È come se quell’intervento in senso tecnico-bellico degli alleati sugli insanguinati campi di battaglia del Vecchio Continente, proseguisse ora tra i nobili, austeri scranni di un tribunale britannico per mezzo del più elevato portato di tecnica, prassi e dottrina della civiltà giuridica occidentale. Quello che pone dunque il contenuto di questo film in termini di verità e menzogna in senso extra morale (citando Nietzsche),è proprio la sua precipua forma di legal drama, in quanto quel processo in tribunale, quella messa alla sbarra del negazionista, hitleriano e antisemita David Irving, è il procedimento stesso di accertamento e affermazione del reale, che l’intera, attuale epoca umana ha ormai fatto proprio.
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