franci9292
|
martedì 22 settembre 2015
|
sensazionale
|
|
|
|
Film non per tutti. Pensato per un pubblico attento, sensibile ai dialoghi e alle relazioni interpersonali.
Film riflessivo, drammatico, a tratti cupo nelle scene e nelle melodie.
Sensazionali le attrici protagoniste: Juliette Binoche e Anna Lou Laâge, il cui incontro darà il via a un susseguirsi di dialoghi in francese con sottotitoli in italiano, che possano permettere allo spettatore di non perdersi nemmeno un istante della conversazione.
Pensavo di portarmi un taccuino per annotare ogni cosa. Ho fatto bene a non tirarlo fuori. Bisogna avere la consapevolezza che si tratta di un film legato da un filo conduttore flebile, non per compattezza ma per significato, a tratti ermetico; proprio per questo guai perdersi solo una scena.
[+]
Film non per tutti. Pensato per un pubblico attento, sensibile ai dialoghi e alle relazioni interpersonali.
Film riflessivo, drammatico, a tratti cupo nelle scene e nelle melodie.
Sensazionali le attrici protagoniste: Juliette Binoche e Anna Lou Laâge, il cui incontro darà il via a un susseguirsi di dialoghi in francese con sottotitoli in italiano, che possano permettere allo spettatore di non perdersi nemmeno un istante della conversazione.
Pensavo di portarmi un taccuino per annotare ogni cosa. Ho fatto bene a non tirarlo fuori. Bisogna avere la consapevolezza che si tratta di un film legato da un filo conduttore flebile, non per compattezza ma per significato, a tratti ermetico; proprio per questo guai perdersi solo una scena. 100 minuti di proiezione, giusti e sufficienti. Estrema abilità del regista nel soffermarsi su ogni tipo di dettaglio; a partire dall’inquadratura finale della prima scena dove assistiamo al primo piano del volto della Binoche, strepitoso; altro dettaglio da non trascurare è il materassino rosso, protagonista della seconda scena, che svolazza nel cortile e che verrà riutilizzato successivamente in una scena drammatica della Binoche; altro particolare è la tazza di cafèlatte e il piatto sporco lasciati in camera dal figlio; il cellulare; il buio; le maschere. Tutti "détails"che il regista non perde di vista nemmeno un secondo e tutti legati da quel filo conduttore di cui parlavo prima.
La scena finale ha un non so che di straordinario. Il rientro della Binoche a casa. La fine dell’attesa, quell’attesa iniziata dallo squillo del telefono e conclusasi con la resa dei conti finale: la consapevolezza della giovane ragazza nello scoprire la morte del fidanzato. Lacrime silenziose, un abbraccio tra le due donne. Nessuna parola. Entrambe sanno. Ma entrambe decidono di non dire nulla. Due donne diverse ma unite da uno stesso dolore. Silenzio. Casa vuota. La fine di un’attesa che aveva permesso ad una madre di sentire suo figlio ancora lì, vicino a lei. È l’ora di lasciare andare Giuseppe, per sempre. Nessun filo che lo lega più alla madre. Ormai la donna deve prendere atto di questa sorda consapevolezza.
“Attendere una persona è un atto di Fede”.
[-]
[+] recensione perfetta
(di anima65)
[ - ] recensione perfetta
|
|
[+] lascia un commento a franci9292 »
[ - ] lascia un commento a franci9292 »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
domenica 20 settembre 2015
|
una ragguardevole opera prima
|
|
|
|
È ormai d’archivio il fatto che Venezia 72 sia stata la Mostra degli esordi, e forse quello di Piero Messina è stato il debutto che più si è perso nella confusione delle aspettative. Eppure, se preso da solo e guardato senza andare oltre i titoli di testa e coda, quello dell’assistente alla regia di Paolo Sorrentino è una ragguardevole opera prima. Nonostante mutui dal magistero sorrentiniano un innegabile gusto estetico e musicale, passato dietro la macchina da presa, trova facilmente la propria identità, senza perdersi troppo in compiacimenti ma avvolgendo una trama essenziale quanto psicologicamente combattuta. Il lutto permea tutto del film, dai toni da cartolina d’epoca di un paesaggio verista, agli spazi dominati dalle querce e dalle maioliche, alla terra brulla di una Sicilia inedita.
[+]
È ormai d’archivio il fatto che Venezia 72 sia stata la Mostra degli esordi, e forse quello di Piero Messina è stato il debutto che più si è perso nella confusione delle aspettative. Eppure, se preso da solo e guardato senza andare oltre i titoli di testa e coda, quello dell’assistente alla regia di Paolo Sorrentino è una ragguardevole opera prima. Nonostante mutui dal magistero sorrentiniano un innegabile gusto estetico e musicale, passato dietro la macchina da presa, trova facilmente la propria identità, senza perdersi troppo in compiacimenti ma avvolgendo una trama essenziale quanto psicologicamente combattuta. Il lutto permea tutto del film, dai toni da cartolina d’epoca di un paesaggio verista, agli spazi dominati dalle querce e dalle maioliche, alla terra brulla di una Sicilia inedita. Elementi che circondano il dolore di una madre come il coro di una tragedia classica. La pellicola trasuda l’atmosfera della perdita, dell’assenza, e de L’attesa; attendere che il tempo percorra i giorni tra la consapevolezza della più dura delle perdite e la presa di coscienza dell’impossibilità del ritorno. Juliette Binoche è merveilleux - ça va sans dire – nel soffocare il pianto, nel trattenere parole, nel chiudere le imposte per prolungare il buio e il silenzio. Si fa un po’ fatica a credere che una madre possa nascondere la morte del proprio figlio alla sua compagna, e soprattutto che questa non si faccia qualche domanda in più. Poi giunge graduata l’unica risposta possibile che ti realizza l’assurdo: la menzogna detta per preservare altri dal tuo stesso dolore è come regalare la vita, di nuovo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
eusebio abbondanza
|
mercoledì 23 settembre 2015
|
lo stile che oscura la narrazione
|
|
|
|
"Quanto sono bravo?" sembra dire Pietro Messina ad ognuna delle inquadrature che si susseguono con calcolata lentezza “d'autore” sullo schermo. Con una attenzione quasi maniacale allo composizione visiva e allo stile, il regista ottiene però il risultato di indebolire la partecipazione emotiva dello spettatore alla storia, che pure sarebbe bella ed emozionante.
Affascinati da tanto virtuosismo alla Sorrentino, di cui Messina è un allievo, rimaniamo sempre distanti dalle vicende delle due protagoniste, nonostante la magnifica Juliette Binoche e la bravissima Lou de Laâge ce la mettano tutta per portare sangue e carne alla narrazione.
[+]
"Quanto sono bravo?" sembra dire Pietro Messina ad ognuna delle inquadrature che si susseguono con calcolata lentezza “d'autore” sullo schermo. Con una attenzione quasi maniacale allo composizione visiva e allo stile, il regista ottiene però il risultato di indebolire la partecipazione emotiva dello spettatore alla storia, che pure sarebbe bella ed emozionante.
Affascinati da tanto virtuosismo alla Sorrentino, di cui Messina è un allievo, rimaniamo sempre distanti dalle vicende delle due protagoniste, nonostante la magnifica Juliette Binoche e la bravissima Lou de Laâge ce la mettano tutta per portare sangue e carne alla narrazione.
Così, ogni volta che stiamo per immedesimarci, arriva qualche fighettismo di regia, uno slow motion insistito, una musica ruffiana, una inquadratura virtuosistica e inutile a ricordarci che stiamo vedendo un “film d'autore”. Quasi che Messina sia più interessato a una carriera nelle pubblicità patinate dei profumi che a diventare un narratore di storie per immagini.
Ed è un vero peccato, perché l'asfittico cinemino italico avrebbe davvero bisogno del suo talento e delle sue capacità.
L'augurio sincero è che metta le sue doti a servizio di una storia, invece che percorrere la via già battuta dal suo mentore.
[-]
[+] mater dolorosa
(di maynardi araldi)
[ - ] mater dolorosa
|
|
[+] lascia un commento a eusebio abbondanza »
[ - ] lascia un commento a eusebio abbondanza »
|
|
d'accordo? |
|
jules96
|
domenica 20 settembre 2015
|
meraviglioso
|
|
|
|
Raramente ho visto un film così bello. Attori bravissimi, la sceneggiatura è perfetta. Un grande applauso al direttore della fotografia, perché si, oltre che ad essere una storia veramente commovente, c'è pure la bellezza dell'immagine dall'inizio fino alla fine del film. Ho apprezzato moltissimo i dialoghi in francese tra le 2 protagoniste, da un tocco di sincerità.
[+] d'accordissimo
(di anima65)
[ - ] d'accordissimo
|
|
[+] lascia un commento a jules96 »
[ - ] lascia un commento a jules96 »
|
|
d'accordo? |
|
cannataalessio
|
venerdì 25 settembre 2015
|
spendida fotografia, carente sceneggiatura.
|
|
|
|
L'Attesa, primo lungometraggio di Piero Messina. Viene da molti paragonato ad un film di Sorrentino, ma l'unica cosa che hanno in comune è l'enorme quantità di fotografia, i movimenti di macchina molto lenti ed alcune soluzioni di regia. I film di Paolo Sorrentino hanno comunque sempre un messaggio, un significato ben preciso ed una sceneggiatura forbita ed articolata. Ne L'attesa invece non sono bastati quattro sceneggiatori per eliminare alcuni tempi morti e forse inutili. Pochi dialoghi, giochi di sguardi, inquadrature stupende, fotografia incantevole ed una Juliette splendida come sempre. Un bel film, con una regia particolare ed al quanto sofisticata, ma da non definire assolutamente una "sorrentinata".
[+]
L'Attesa, primo lungometraggio di Piero Messina. Viene da molti paragonato ad un film di Sorrentino, ma l'unica cosa che hanno in comune è l'enorme quantità di fotografia, i movimenti di macchina molto lenti ed alcune soluzioni di regia. I film di Paolo Sorrentino hanno comunque sempre un messaggio, un significato ben preciso ed una sceneggiatura forbita ed articolata. Ne L'attesa invece non sono bastati quattro sceneggiatori per eliminare alcuni tempi morti e forse inutili. Pochi dialoghi, giochi di sguardi, inquadrature stupende, fotografia incantevole ed una Juliette splendida come sempre. Un bel film, con una regia particolare ed al quanto sofisticata, ma da non definire assolutamente una "sorrentinata". I due sono registi differenti ed è ovvio che Messina avendo lavorato come assistente alla regia per due film di Sorrentino, tra cui uno Premio Oscar, ne abbia tratto ispirazione. Solo ispirazione L'Attesa è un'altra cosa.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cannataalessio »
[ - ] lascia un commento a cannataalessio »
|
|
d'accordo? |
|
uppercut
|
sabato 26 settembre 2015
|
belle le silhouettes
|
|
|
|
E' strano che un film così curato in ogni aspetto tecnico (salvo la presa del suono) ed estetico (soprattutto i primi dieci minuti) , sia stato abbandonato a se stesso nella scrittura. Nessun consulente? nessun occhio un po' più esperto? il comportamento della ragazza è fuori da ogni logica: Non si scuote di un centimetro davanti a battute e personaggi assolutamente stralunati e, di colpo, trasalisce davanti a un cellulare un po' crepato. Perché? poniamo che lo riconosca: è quello di Giuseppe. Embé? gli sarà caduto e ne avrà comprato uno nuovo. No, lei deve controllare: e allora sente il messaggio rivelatore della madre. Ma rivelatore da che? Potrebbe essere che Giorgio se ne sia andato incazzato, sbattendo magari il cellulare sul pavimento.
[+]
E' strano che un film così curato in ogni aspetto tecnico (salvo la presa del suono) ed estetico (soprattutto i primi dieci minuti) , sia stato abbandonato a se stesso nella scrittura. Nessun consulente? nessun occhio un po' più esperto? il comportamento della ragazza è fuori da ogni logica: Non si scuote di un centimetro davanti a battute e personaggi assolutamente stralunati e, di colpo, trasalisce davanti a un cellulare un po' crepato. Perché? poniamo che lo riconosca: è quello di Giuseppe. Embé? gli sarà caduto e ne avrà comprato uno nuovo. No, lei deve controllare: e allora sente il messaggio rivelatore della madre. Ma rivelatore da che? Potrebbe essere che Giorgio se ne sia andato incazzato, sbattendo magari il cellulare sul pavimento. Mah.In ogni caso un indizio per nulla definitivo. Il cinema italiano va così: si curano le silhouettes all'aeroporto e non gli snodi narrativi. Peccato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a uppercut »
[ - ] lascia un commento a uppercut »
|
|
d'accordo? |
|
buio in sala
|
domenica 27 settembre 2015
|
una burrasca di emozioni. straordinaria binoche
|
|
|
|
A volte, nella vita di ciascuno di noi, può capitare di dover fare un passo doloroso. E di non riuscire a farlo perché il dolore è troppo forte, perché qualsiasi suono o rumore è troppo forte, perché non c’è parola o gesto che riesca a lenire la sofferenza. Può accadere per un lutto, ad esempio. Ma quando il lutto è il più duro da sopportare, un genitore che sopravvive a un figlio, il barcollare alla ricerca di un appiglio che possa trattenerci in una qualche forma di equilibrio è l’evento più naturale, e scusabile, che possa accadere. “L’attesa” è questo: il barcollare di una madre.
[+]
A volte, nella vita di ciascuno di noi, può capitare di dover fare un passo doloroso. E di non riuscire a farlo perché il dolore è troppo forte, perché qualsiasi suono o rumore è troppo forte, perché non c’è parola o gesto che riesca a lenire la sofferenza. Può accadere per un lutto, ad esempio. Ma quando il lutto è il più duro da sopportare, un genitore che sopravvive a un figlio, il barcollare alla ricerca di un appiglio che possa trattenerci in una qualche forma di equilibrio è l’evento più naturale, e scusabile, che possa accadere. “L’attesa” è questo: il barcollare di una madre. Il regista, il giovane Piero Messina, riesce a rendere con esatto rispetto il mare in burrasca che si agita dietro il silenzio di un volto pietrificato del dolore. Con un’ampiezza di orizzonte che porta l'immagine molto al di là dei confini dell’inquadratura. Con una continua e mai fastidiosa ricerca e cura del dettaglio. Certo, tutto diventa più semplice se si ha a disposizione una Juliette Binoche di straordinaria bravura (perché a Venezia nessun premio?), cui basta un cenno di sopracciglio, una piega di labbra o un silenzio prolungato per rendere con assoluta esattezza quel tormento di madre che attende, disperata, il momento in cui dovrà rassegnarsi a non poter attendere più. Ma “L’attesa” è anche il confronto garbato tra il mondo degli adulti, spesso indurito dalle disillusioni (eccellente il ruolo disegnato da Giorgio Colangeli), e l’appassionato candore della gioventù, grazie a un’assai espressiva Lou de Laâge. Qualche pecca nel finale, dove Messina offre inutile spazio ad allegorie già viste: qui il film inciampa, ma senza farsi troppo male. E dispiace vedere poca Sicilia dopo così suggestive promesse iniziali. Straordinaria la fotografia. Colonna sonora all’altezza del film. Per Piero Messina un esordio nel lungometraggio che fa davvero ben sperare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a buio in sala »
[ - ] lascia un commento a buio in sala »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
domenica 4 ottobre 2015
|
tragica attesa
|
|
|
|
Dovesse assegnarsi un premio per la tragicità del tema di un film, L'attesa lo meriterebbe. Una madre (la matura e intensa Juliette Binoche) che perde il figlio eppure riceve e ospita la fidanzata francese di lui, venuta da Parigi a trovarlo. La invita a fermarsi alla sua dimora nella campagna siciliana in attesa di lui, tacendole che Giuseppe non potrà tornare mai più.
Anche questa madre o mancata suocera è di origine francese e l'intesa tra le due donne è subitanea. La masseria dove vivono è una di quelle ville patrizie della campagna siciliana, e come non pensare a quella del Gattopardo! Il regista è di Caltagirone (CT) e le inquadrature celebrano il fasto antico della residenza, il soggiorno e la grande cucina, ci mostrano la scalinata alta e illuminata di San Giacomo nella città del regista e luoghi della zona.
[+]
Dovesse assegnarsi un premio per la tragicità del tema di un film, L'attesa lo meriterebbe. Una madre (la matura e intensa Juliette Binoche) che perde il figlio eppure riceve e ospita la fidanzata francese di lui, venuta da Parigi a trovarlo. La invita a fermarsi alla sua dimora nella campagna siciliana in attesa di lui, tacendole che Giuseppe non potrà tornare mai più.
Anche questa madre o mancata suocera è di origine francese e l'intesa tra le due donne è subitanea. La masseria dove vivono è una di quelle ville patrizie della campagna siciliana, e come non pensare a quella del Gattopardo! Il regista è di Caltagirone (CT) e le inquadrature celebrano il fasto antico della residenza, il soggiorno e la grande cucina, ci mostrano la scalinata alta e illuminata di San Giacomo nella città del regista e luoghi della zona. Celebra, pare di vedere, i costumi siciliani, come una processione in settimana santa, la pasta con le carrube, le pennellate di calce sui tronchi d'albero contro certi insetti.
Il dolore di Juliette è tremendo, la scuote, ma la vicinanza della ragazza è come trattenere con sé qualcosa del figlio o rimandare il distacco definitivo con lui: l'assenza ne fa una presenza costante tra le due donne. Arriva infine a dissuadere la ragazza dall'aspettarlo, le tace ancora la scomparsa: "lascialo andare, forse avrà anch'egli una famiglia, tu vivrai ugualmente" e sembra dire queste cose a sé stessa, immagina del figlio la vita che non può più avere.
C'è una buona dose d'estetismo nel film, il regista non rinuncia a celebrare la sua terra, in questo ricorda molto Tornatore, pure se si dice abbia appreso molto da Sorrentino. La grande osservazione dell'ambiente probabilmente lo rallenta, ma le intenzioni sono ottime.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
alex2044
|
lunedì 21 settembre 2015
|
juliette binoche bravissima e il film l'aiuta
|
|
|
|
Un ottimo esordio , un bel film ! Un film d'atmosfera che ti prende dall'inizio e non ti abbandona più fino alla fine . Le scene iniziali come una sequenza di quadri da incorniciare , sono propedeutiche ad uno svolgimento lento ma naturale della storia , accrescendo anzi l'attenzione dello spettatore che rimarrà vigile fino alla fine . L'ambiente , i paesaggi ed anche il cibo , Visconti apprezzerebbe certe finezze estetiche ,sono un assist per una regione meravigliosa come la Sicilia ma dimostrano anche un'attenzione non comune del regista per i dettagli. Che sono una dimostrazione di cultura profonda. Juliette Binoche nella parte della madre, francese d'origine, è bravissima, , una vera fuoriclasse , il suo viso e più ancora le sue parole ci raccantano il dramma che ha vissuto .
[+]
Un ottimo esordio , un bel film ! Un film d'atmosfera che ti prende dall'inizio e non ti abbandona più fino alla fine . Le scene iniziali come una sequenza di quadri da incorniciare , sono propedeutiche ad uno svolgimento lento ma naturale della storia , accrescendo anzi l'attenzione dello spettatore che rimarrà vigile fino alla fine . L'ambiente , i paesaggi ed anche il cibo , Visconti apprezzerebbe certe finezze estetiche ,sono un assist per una regione meravigliosa come la Sicilia ma dimostrano anche un'attenzione non comune del regista per i dettagli. Che sono una dimostrazione di cultura profonda. Juliette Binoche nella parte della madre, francese d'origine, è bravissima, , una vera fuoriclasse , il suo viso e più ancora le sue parole ci raccantano il dramma che ha vissuto . Perchè di dramma si parla , la morte del figlio che lei vuole esorcizzare rivivendolo nelle parole delle persone che l'hanno frequentato .In questo l'aiuterà una ragazza francese anche lei che è venuta in Italia per incontrare il ragazzo con cui ha avuto una ralazione. Molto brava la giovane Lou de Laage nella parte della ragazza, una vera sorpresa . Da quel momento il film si incentra completamente sul rapporto fra le due donne che sarà molto intenso in particolare da parte della madre . La quale pur consigliata da una persona di fiducia , un tuttofare siciliano interpretato con profondità da Giorgio Colangeli,non svelerà mai la verità alla ragazza e la lascerà partire ignara di tutto anzi convinta di essere stata rifiutata . La scena finale con la processione fa veramente finire in gloria un film che si potrebbe definire italo- francese e non solo nella produzione e che è un buonissimo auspicio per il cinema italiano . I giovani ci sono , sono bravi , speriamo che mantengano le promesse . Mezzo voto in più per la fotografia .
[-]
[+] ho commesso un errore
(di alex2044)
[ - ] ho commesso un errore
|
|
[+] lascia un commento a alex2044 »
[ - ] lascia un commento a alex2044 »
|
|
d'accordo? |
|
ritacirrincione
|
giovedì 8 marzo 2018
|
fingere “per non morire di verità”.
|
|
|
|
Ispirato a La vita che ti diedi di Pirandello, il film di Piero Messina ruota attorno a una non-presenza, quella di Giuseppe, figlio di Anna e fidanzato di Jeanne, oggetto dell’attesa di entrambe. In una dimensione temporale di sospensione, tra realtà e desiderio, normalità e follia, le due donne, diverse per età e ruolo ma accomunate da affetti e cultura (ambedue francesi) e dalla paura di una presa di coscienza dolorosa, inscenano con tacita complicità una finzione, “per non morire di verità”. Ambientato in una villa dell’entroterra siciliano di una bellezza decadente, i personaggi si muovono in un’atmosfera irreale, tra esterni patinati e interni in cui gli oggetti sembrano nature morte e i corpi emergono dal buio come in una tela seicentesca.
[+]
Ispirato a La vita che ti diedi di Pirandello, il film di Piero Messina ruota attorno a una non-presenza, quella di Giuseppe, figlio di Anna e fidanzato di Jeanne, oggetto dell’attesa di entrambe. In una dimensione temporale di sospensione, tra realtà e desiderio, normalità e follia, le due donne, diverse per età e ruolo ma accomunate da affetti e cultura (ambedue francesi) e dalla paura di una presa di coscienza dolorosa, inscenano con tacita complicità una finzione, “per non morire di verità”. Ambientato in una villa dell’entroterra siciliano di una bellezza decadente, i personaggi si muovono in un’atmosfera irreale, tra esterni patinati e interni in cui gli oggetti sembrano nature morte e i corpi emergono dal buio come in una tela seicentesca. Una narrazione lenta, coerente con il titolo, e lunghi silenzi connotano il film in cui a dettare il ritmo èl’indicibile. La recitazione intensa di Juliette Binoche compensa certi compiacimenti o qualche incongruenza registica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ritacirrincione »
[ - ] lascia un commento a ritacirrincione »
|
|
d'accordo? |
|
|