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lunedì 20 aprile 2020
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d'accordo con te
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Ciao Marianna, sono Umberto Cappi, si proprio come te....si vede che è destino amare così Janis...io la chiamo zia...ho tutto di lei...però il film non ho il coraggio di vederlo...per non restare deluso da come la immagino io. Comunque dopo la tua recensione vedo di trovarlo. Grazie mille Marianna. Ciao
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mauridal
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lunedì 30 novembre 2015
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la dolcezza del dolore dell'anima.
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Quando il dolore dell'anima si esprime , lo fa spesso con violenza, con la rabbia, con i segni di una tragica conseguenza di avvenimenti drammatici che hanno portato l'essere al sentimento del dolore , forse il più autentico tra i sentimenti. Nell'anima dolente di Janis , ragazza americana dai tratti tipici della gioventù di provincia,vi è una inconsapevole dolcezza , una dolcezza nel porsi indifesa all'altrui scempio , sia nel corpo che appunto nello spirito. Ma Janis Joplin raccontata nel film Janis, viene ricordata soprattutto per quello che realmente è stata , una voce e una musica in perfetta sintonia con i suoi anni , in una America contraddittoria tra benessere e rabbia, negli anni 60 quando ancora il sogno americano della ricchezza e dei valori della società erano solidi senza particolari minacce reali o presunte.
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Quando il dolore dell'anima si esprime , lo fa spesso con violenza, con la rabbia, con i segni di una tragica conseguenza di avvenimenti drammatici che hanno portato l'essere al sentimento del dolore , forse il più autentico tra i sentimenti. Nell'anima dolente di Janis , ragazza americana dai tratti tipici della gioventù di provincia,vi è una inconsapevole dolcezza , una dolcezza nel porsi indifesa all'altrui scempio , sia nel corpo che appunto nello spirito. Ma Janis Joplin raccontata nel film Janis, viene ricordata soprattutto per quello che realmente è stata , una voce e una musica in perfetta sintonia con i suoi anni , in una America contraddittoria tra benessere e rabbia, negli anni 60 quando ancora il sogno americano della ricchezza e dei valori della società erano solidi senza particolari minacce reali o presunte. L'America di Janis era la musica , il blues, il rock, la vita della gioventù americana era piena tra libertà e gioia di viverla appieno. Janis vive al contempo le sue delusioni tra una famiglia che la respinge e gli amici che non l'accettano. La sua fu una rivolta , la rivolta di una donna diversa dalle altre bellezze americane, ma con una dolcezza che le scaturiva dalla sua voce di cantante bianca piena del dolore del blues nero. Il film rende bene tutto questo, con le interviste, con le immagini della Janis vera anche al di fuori del palcoscenico dove si esibiva. Soprattutto la musica , gran parte del film è musica , sono le riprese dei brani dei concerti di Janis, tra quelli storici ai minori. La sua vita artistica segnata dalla sensibilità e dolcezza, a dispetto della rabbia che scaturisce dalla sua voce e dalla musica, finirà nel turbinio della sfrenata corsa alla maledetta esistenza della gioventù di quegli anni . Forse la dipendenza dalla droga, non è stata l'ultima spiaggia per Janis, che come per tutti gli altri , avrebbe trovato ugualmente il modo di uscire di scena prima o poi con i pugni in tasca o con uno schianto sulle lunghe e grandi strade dell'America,forte e dominante, a cui anche lei in qualche modo, cercava di sfuggire .
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flyanto
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venerdì 16 ottobre 2015
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il ritratto dolente di una grandissima cantante
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Dopo quello su Amy Winehouse ecco un altro film che racconta la biografia di una famosa ed eccellente cantante, anch'ella purtroppo scomparsa prematuramente. "Janis", infatti, parla e presenta il ritratto di Janis Joplin, cantante blues estremamente dotata ed affermatasi più o meno nel decennio degli anni ' 60 fino al 1970 che costituisce l'anno della sua morte. La regista Amy Berg, assai delicatamente e con un profondo atteggiamento psicologico parla di Janis Joplin rifacendosi alle interviste di vari personaggi che la conobbero ed interagirono con lei e soprattutto alle lettere reali che la cantante nel corso della sua carriera e negli anni immediatamente prima scriveva ai propri genitori.
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Dopo quello su Amy Winehouse ecco un altro film che racconta la biografia di una famosa ed eccellente cantante, anch'ella purtroppo scomparsa prematuramente. "Janis", infatti, parla e presenta il ritratto di Janis Joplin, cantante blues estremamente dotata ed affermatasi più o meno nel decennio degli anni ' 60 fino al 1970 che costituisce l'anno della sua morte. La regista Amy Berg, assai delicatamente e con un profondo atteggiamento psicologico parla di Janis Joplin rifacendosi alle interviste di vari personaggi che la conobbero ed interagirono con lei e soprattutto alle lettere reali che la cantante nel corso della sua carriera e negli anni immediatamente prima scriveva ai propri genitori. Nella versione italiana le lettere sono lette dalla cantante Gianna Nannini ed ancora una volta da esse si evince la figura di una donna estremamente dotata dal punto di vista artistico, più precisamente del canto, ma assai insicura, bisognosa d'affetto e molto sofferente per svariati problemi, legati anche al suo aspetto fisico presenti in lei sin dall'adolescenza, che credeva di riuscire a superare con l'uso smodato e frequente di sostanze alcoliche e droghe di ogni tipo. Divenuta quanto mai dipendente da tutto ciò la situazione non ha potuto che peggiorare ma ciò non toglie che questa figura femminile rimanga nella musica di quegli anni un'icona dall'indiscusso valore artistico. Janis è morta in seguito ad una dose eccessiva di alcool unito, probabilmente, ad un mix di varie droghe, in ogni caso, a quei tempi si trattò, come per altri numerosi e simili artisti, una fine quasi annunciata, viste le pesanti e continue sregolatezze.
Comunque, questo film-documentario consegna un ritratto quanto mai vero, anche concernente la sfera privata, della Joplin, riproponendo anche brani musicali tratti dai suoi concerti, compreso quello famoso di tre giorni ad Woodstock dove peraltro ella apparve sul palco in condizioni fisiche quanto mai critiche in seguito all'uso smodato di droghe ed alcool che aveva fatto. Ma la sapiente e, ripeto, delicata regia della Berg, fa rivivere ancora una volta questa famosissima cantante emozionando lo spettatore che ne assapora piacevolmente la grandezza ed i bei momenti, e provocando anche un poco di nostalgia per coloro che soprattutto vissero e seguirono all'epoca quei momenti.
Da non perdere.
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qisoneb
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lunedì 31 agosto 2015
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tributo per il ricordo.
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ecco che vediamo una specie di icona non certo con una
vocina da niente, janis joplin, anche se i giovani e molte
persone, non ricordano neanche chi fosse magari, forse
presente a woodstock, il concerto famosissimo dei
figli dei fiori che si tenne mezzo secolo fa, storica pur premettendo
le canzoni se le scrivesse e camtasse altresì
da sola, ha 'eluso' lasciando il marchio di fabbrica memorabile il
conformismo proprio di quei tempi, con qualche canzone
orecchiabile impigliandosi con altre non al meglio della
forma artistica, spenta eludendo quel destino che
vide le tre j finire all'obitorio prematuramente e il mito però a ricordarsene
per il resto della storia, senza sindacare quali tendenze potesse avere
lesbo gay o altre cose, quel che contano sono le canzoni altresì, ed
eccoci così a volgere il dovuto tributo per quell'amore che a mio modo
di vedere in almeno 4 canzoni si cucì nel
personaggio che interpretava in quel palco difficile, cui negli utlimi
tempi vi vagava come uno
scheletrico rocambolesco e trucco pesante artefatto
di vesti da reietta befanona altalenante con qualche momento di lucidità
che non dispiacque a nessuno, con fama soldi
e fattoria alla fine della fiera, cui ciascuno degli artisti ambisce e che
poi si comprano come se niente fosse, con quel posto nella storia
che nessuno può togliergli, per una bellezza artistica invidiabile direi
sotto la quale molte stelle 'aspettando' che il talento.
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ecco che vediamo una specie di icona non certo con una
vocina da niente, janis joplin, anche se i giovani e molte
persone, non ricordano neanche chi fosse magari, forse
presente a woodstock, il concerto famosissimo dei
figli dei fiori che si tenne mezzo secolo fa, storica pur premettendo
le canzoni se le scrivesse e camtasse altresì
da sola, ha 'eluso' lasciando il marchio di fabbrica memorabile il
conformismo proprio di quei tempi, con qualche canzone
orecchiabile impigliandosi con altre non al meglio della
forma artistica, spenta eludendo quel destino che
vide le tre j finire all'obitorio prematuramente e il mito però a ricordarsene
per il resto della storia, senza sindacare quali tendenze potesse avere
lesbo gay o altre cose, quel che contano sono le canzoni altresì, ed
eccoci così a volgere il dovuto tributo per quell'amore che a mio modo
di vedere in almeno 4 canzoni si cucì nel
personaggio che interpretava in quel palco difficile, cui negli utlimi
tempi vi vagava come uno
scheletrico rocambolesco e trucco pesante artefatto
di vesti da reietta befanona altalenante con qualche momento di lucidità
che non dispiacque a nessuno, con fama soldi
e fattoria alla fine della fiera, cui ciascuno degli artisti ambisce e che
poi si comprano come se niente fosse, con quel posto nella storia
che nessuno può togliergli, per una bellezza artistica invidiabile direi
sotto la quale molte stelle 'aspettando' che il talento... s'esprimesse,
hanno poi senza arrestarsì... perseguito e proseguito nel loro beato
sonno, con quel sogno modesto per qualcuno; solo però perchè
sappiamo senza ombra di dubbio che la storia è un'altra mi pare.
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