Viva la libertà |
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Un film di Roberto Andò.
Con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi, Michela Cescon, Anna Bonaiuto.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 94 min.
- Italia 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 14 febbraio 2013.
MYMONETRO
Viva la libertà
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"Aspettando il sole"di gianmarco.diromaFeedback: 7173 | altri commenti e recensioni di gianmarco.diroma |
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sabato 16 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ad un certo punto del film, Giovanni, e non Enrico, sale sul palco: una folla pronta ad accogliere colui che come un "miracolo" è venuto ed ha ridato forza e vigore a tutte quelle coscienze pronte a consegnarsi alle "sinistre di tutte il mondo", lui che assume una posa composta, per un attimo sembra veramente suo fratello: si ferma e riflette (riflette?), indica la miriade di parole che gli stanno dietro su un gigantesco cartellone a fare da sfondo e contrappunto al suo discorso. Forse prima indica un giovane che vorrebbe tanto essere "un volto nella folla". Non importa, quello che conta è la scelta della parola su cui Giovanni costruisce l'incipit della sua perorazione: passione, ovvero l'unica parola che su quel cartellone non compare. Passione è parola ambigua nel mondo del cinema, in quel mondo dove, come dice il marito della Bruni Tedeschi nei panni di Wong Kar-Wai, il bluff si confonde con il genio. Passione è parola ambigua se per esempio la si riconduce al finale mostruoso de "La mala educación" di Almodóvar, dove il maestro spagnolo, con grande abilità e tecnica, costruisce un atto di accusa nei confronti del cinema, parlando di altro, ovvero di Chiesa (ovvero per interposta "persona" ovvero la persona dello Spirito Santo). Quella parola su cui si sofferma Almodóvar nel suo finale, sembra sottolineare come nel cinema non ci sia solo il bluff, il genio, ma anche le perversione di una finta passione, che per essere tale, deve compiersi in quanto mistificazione di realtà, vissuta prima e raccontata poi. E forse proprio nello scarto tra quel prima vissuto e quel dopo raccontato, quando il bluff si mischia al genio, generando un disegno perverso perfetto per essere raccontato, che si cela la magia del cinema. Una magia che però, diventa lecito domandarsi, si vorrebbe tanto sapere di quale materia sia fatta (indipendentemente dal fatto che sia un cinema fatto in pellicola o in digitale). Passione è anche il titolo di una canzone di Neffa, scelta per chiudere Saturno Contro di Ferzan Özpetek, altra storia a tinta omosessuale, dove la dipartita dell'amato Argentero diventa occasione per un inedito "Libanese" insolitamente "passato all'altra sponda" di incontro e scontro con tutta la sua cerchia di amici, quasi il lutto possa fungere da collante. Come da collante fungono il solito e sempreverdissimo Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Valerio Mastandrea, solo tre nomi per parlare di un cinema che non si capisce se voglia essere cinema impegnato, cinema d'intrattenimento, cinema da lunedì, da martedì, da mercoledì, da giovedì, da venerdì? O perfetto per il fine settimana, per salvaguardarsi dai danni dell'alcol durante l'orario dell'apertivo. Forse un film che bisognerebbe aspettare un po', prima di far finta di recensire su un blog, da far decantare come forse qualche bottiglia di vino appena aperta, o qualche bicchiere di vino appena versato. Ma a volte la critica, anche se fatta per gioco, e quindi per finta, assume i contorni della critica vera. E la critica può essere anche militanza, magari non combattuta con armi vere, ma coi tasti touch di un iPad. Ma che sempre militanza rimane. Una militanza, che forse, ha più a che fare con il fioretto, che con i pugni, ma che sempre militanza rimane. O forse, molto più semplicemente, una militanza che militanza non è, perché è solo il frutto acerbo di una passione, che un po' come un'eiaculazione precoce, citando il finale del film che lanciò proprio Mastandrea, non si riesce a trattenere.
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