fabiofeli
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martedě 8 settembre 2015
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homo homini lupus
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La trilogia della città di K. di Agota Kristof e' un testo complesso è sconcertante diviso, appunto, in tre parti. Il film di Janos Szasz racconta la prima parte che narra le annotazioni di due gemelli adolescenti su un quaderno regalato loro dal padre partito in guerra. I due ragazzi vengono "lasciati al sicuro" dalla madre, che li affida alla nonna (Piroska Molnar) che in un piccolo paese lontano dalla città. La sicurezza e' una illusione, perché la guerra con le sue conseguenze terribili sugli esseri umani e' ben presente anche lì' . La lezione di vita che i gemelli vivono viene annotata con rigore sul quaderno: giorno per giorno i ragazzi ricavano esperienze sconvolgenti che li portano a rivestirsi di una dura corazza che li aiuti a sopravvivere in quell'inferno.
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La trilogia della città di K. di Agota Kristof e' un testo complesso è sconcertante diviso, appunto, in tre parti. Il film di Janos Szasz racconta la prima parte che narra le annotazioni di due gemelli adolescenti su un quaderno regalato loro dal padre partito in guerra. I due ragazzi vengono "lasciati al sicuro" dalla madre, che li affida alla nonna (Piroska Molnar) che in un piccolo paese lontano dalla città. La sicurezza e' una illusione, perché la guerra con le sue conseguenze terribili sugli esseri umani e' ben presente anche lì' . La lezione di vita che i gemelli vivono viene annotata con rigore sul quaderno: giorno per giorno i ragazzi ricavano esperienze sconvolgenti che li portano a rivestirsi di una dura corazza che li aiuti a sopravvivere in quell'inferno.
Per qualche verso il tema ricorda "Il nastro bianco" di Haneke, un grande gelido film che descrive lo scivolamento verso la violenza è la follia del nazismo di un paese della Germania. Riteniamo che non sia un caso l'aver affidato la direzione della fotografia alla stessa persona, che sostituisce il freddo bianco e nero de "Il nastro bianco" con luci e colori smorzati e sommessi. La rappresentazione del Male assoluto e della guerra regala belle immagini, una su tutte quella della deportazione degli ebrei ripresa dall'alto in una stretta strada che in un turbinio di neve conduce in un tunnel nero. Gli attori sono ben diretti; spiccano nella recitazione la fissità dei due gemelli e l'assenza di indulgenza della nonna. Forse è discutibile la scelta di illustrare solo la prima parte della trilogia - diventerà un sequel? -, però il testo completo ha una complessità tale da sconsigliare una trattazione unitaria. Il film è comunque da vedere.
FabioFeli
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flyanto
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lunedě 21 settembre 2015
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quanto la guerra possa indurire gli animi
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Se i conflitti bellici solitamente inducono a crescere in fretta ed inaspriscono profondamente gli animi degli esseri umani, "Il Grande Quaderno" ne costituisce la conferma più esemplare.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in un luogo non precisato dell'Ungheria, due fratelli gemelli adolescenti vengono mandati dai propri genitori, al fine di trovarsi più sicuri, in campagna presso la fattoria della nonna materna. Questa è una dura contadina, che ha interrotto da lungo tempo ogni rapporto con la figlia e con tutti gli individui in generale, vivendo isolata, appunto, in campagna e pertanto non accoglie bene i due giovani. Anzi, dimostrandosi palesemente ostile e contraria alla loro permanenza presso la propria fattoria, costringe i ragazzi a lavorare la terra duramente e li punisce di continuo, anche in maniera piuttosto violenta.
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Se i conflitti bellici solitamente inducono a crescere in fretta ed inaspriscono profondamente gli animi degli esseri umani, "Il Grande Quaderno" ne costituisce la conferma più esemplare.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in un luogo non precisato dell'Ungheria, due fratelli gemelli adolescenti vengono mandati dai propri genitori, al fine di trovarsi più sicuri, in campagna presso la fattoria della nonna materna. Questa è una dura contadina, che ha interrotto da lungo tempo ogni rapporto con la figlia e con tutti gli individui in generale, vivendo isolata, appunto, in campagna e pertanto non accoglie bene i due giovani. Anzi, dimostrandosi palesemente ostile e contraria alla loro permanenza presso la propria fattoria, costringe i ragazzi a lavorare la terra duramente e li punisce di continuo, anche in maniera piuttosto violenta. I due fratelli, in seguito anche a una svariata serie di avvenimenti, intuiscono sin dall'inizio che per sopravvivere a tale clima ostile e difficile devono imparare a fortificarsi l'animo in modo tale da non provare , o sopportare al meglio, qualsiasi tipo di sofferenza e dolore. Nel corso del tempo e della guerra ovviamente la situazione precipita: una serie di lutti sconvolge la loro esistenza, orrori e violenze di ogni tipo, crudeltà, meschinerie e miserie costellano l'esistenza dei due gemelli che riportano fedelmente tutto su di un grosso quaderno donato loro dal padre, sino alla fine della guerra, quando essi prenderanno una decisione, sempre dolorosa, al fine sempre di uscirne indenni, o quasi.
Tratto dal romanzo di Agota Kristoff "La Trilogia della città di K" , il "Grande Quaderno" di Janos Szasz si rivela essere una pellicola estremamente dura in quanto presenta un mondo ed un'umanità spietata, o resa ancor più tale dalla guerra, che non risparmia nemmeno i due giovani fratelli a cui, come a tanti altri della loro età, essa ha strappato violentemente e per sempre l' innocenze e l' infanzia. L' ambientazione, caratterizzata da una povertà e desolazione estreme che viene qui descritta, serve a sottolineare marcatamente la negatività totale e l'assurdità dei conflitti bellici in sè e se le condizioni di belligeranza in generale producono effetti negativi e sono deleteri per tutti, ne "Il Grande Quaderno" la situazione sembra essere ancora più esasperata e cruenta che altrove. Insomma, la negazione più totale di una qualche speranza o rinascita.
I due ragazzi, realmente fratelli gemelli, che interpretano i protagonisti, danno una prova di recitazione veramente efficace e toccante, puntando il proprio sdegno ed il proprio dolore sullo sguardo e sulle espressioni varie dei loro volti. Molto efficace e ripugnante risulta anche l'attrice che interpreta la nonna: dura nel volto dietro il quale però si cela, assai bene occultata, un'immensa sofferenza proveniente non solo dalla guerra ma da tutta un'esistenza costellata da dolori e brutti avvenimenti. Insomma, il gran pregio di questo film, giustamente candidato all'Oscar come miglior film straniero, risiede, al di là della trama in sè, proprio in tutta l'atmosfera tragica e violenta e di desolazione che il regista Szasz è riuscito a realizzare e consegnare spietatamente e senza mezzi termini od alcuna forma di edulcorazione allo spettatore, inducendolo a riflettere e colpendolo nel più profondo.
Da non perdere.
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no_data
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mercoledě 2 settembre 2015
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cattiveria a quattro mani
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Non ho letto il libro da cui è tratto per cui il mio giudizio è su quello che il film mi ha trasmesso, lho trovato diverso rispetto agli innumerevoli film sulla seconda guerra mondiale, che tra l'altro qui appare solo in lontananza,la separazione dall'amore dei genitori e la guerra provocano una crescita sia pure nutrita dalla cattiveria che permette ai bambini di sopravvivere in ogni caso, il film è gradevole, non noioso e ha una fantastica fotografia, il mio voto è alto, mi spiace per l'insuccesso nelle sale italiane, dovrebbe essere ripresentato, spero.
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labecca
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venerdě 17 febbraio 2017
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spero sia l'inizio di una trilogia
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A a differenza di altri recensori, considero il libro uno dei più coinvolgenti che abbia letto. Freddo, asettico, terribile, bellissimo nel suo negare se stesso da un capitolo all'altro dei tre di cui è composto. Per questo spero in una trilogia, un capitolo/romanzo solo manca assolutamente di completezza. Il film è girato bene, rievoca, anche se edulcorate, le atmosfere del libro. Ma, ripeto, se finisce qui perde di efficacia e significato.
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pedu72
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venerdě 2 ottobre 2015
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un'occasione mancata
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Perché il film è un'occasione mancata? Poteva seguire il filone della fiaba dark (bambini abbandonati vs adulti malvagi) e invece oscilla continuamente su altri registri e stili. Poteva esplorare le potenzialità della recitazione preadolescenziale (e gemellare...) e invece fa cadere sovente i giovani protagonisti su movenze caricate e non spontanee. Poteva approfondire risvolti psicologici e morali, e invece si fossilizza in assunti peraltro preconcetti e manichei (il male che domina e tracima, senza il necessario contraltare della tensione, o almeno della nostalgia, verso il bene). Poteva costituire una modalità interessante di costruire uno sguardo alternativo sulla storia (di bambini reclusi in un angolo defilato e in qualche modo 'salvato'), e invece riproduce i soliti clichés degli ebrei odiati e perseguitati (ancorché generosi e intelligenti.
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Perché il film è un'occasione mancata? Poteva seguire il filone della fiaba dark (bambini abbandonati vs adulti malvagi) e invece oscilla continuamente su altri registri e stili. Poteva esplorare le potenzialità della recitazione preadolescenziale (e gemellare...) e invece fa cadere sovente i giovani protagonisti su movenze caricate e non spontanee. Poteva approfondire risvolti psicologici e morali, e invece si fossilizza in assunti peraltro preconcetti e manichei (il male che domina e tracima, senza il necessario contraltare della tensione, o almeno della nostalgia, verso il bene). Poteva costituire una modalità interessante di costruire uno sguardo alternativo sulla storia (di bambini reclusi in un angolo defilato e in qualche modo 'salvato'), e invece riproduce i soliti clichés degli ebrei odiati e perseguitati (ancorché generosi e intelligenti...) e dei nazisti inutilmente sadici e pervertiti... (per non parlare di un'inutile quanto antistorica sequenza sul parroco collaborazionista e sulla sua giovanissima 'perpetua' molestatrice e paranoica). Poteva rappresentare la degradazione e la contraddittorietà della genitorialità, e invece ne dipinge un quadro a tinte fosche, ma poco credibile e poco coinvolgente (giusto per dare spazio alle ennesime vendette delle due 'povere' vittime, ma che non ci emozionano né ci fanno prendere parte né per loro né per i carnefici puniti). Quando la noia in sala è palpabile, e l'alzarsi a fine pellicola è una liberazione, si è già detto tutto...
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brian77
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lunedě 31 agosto 2015
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soggetto forte, cinema scialbo
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Non ho letto la fonte letteraria, quindi posso vedere serenamente il film. Che ha un ottimo spunto, ma tende a indirizzarlo verso una direzione piuttosto scontata che appiattisce gli elementi narrativamente piů liberi e forti (naturalmente c'č anche la solita grevitŕ ideologica che soffoca il racconto per rendere il film gradevole agli americani, in chiave Oscar e distribuzione internazionale...). Decisamente modesta, perň, la regia. Come film, cioč come interesse di cinema che č poi per me l'unica cosa che conta, l'ho trovato scialbo e monotono, con inquadrature dei ragazzi banalmente illustrative, o altre "drammatiche" tenute oltre il loro limite per renderle enfaticamente retoriche mentre risultano solo noiose.
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Non ho letto la fonte letteraria, quindi posso vedere serenamente il film. Che ha un ottimo spunto, ma tende a indirizzarlo verso una direzione piuttosto scontata che appiattisce gli elementi narrativamente piů liberi e forti (naturalmente c'č anche la solita grevitŕ ideologica che soffoca il racconto per rendere il film gradevole agli americani, in chiave Oscar e distribuzione internazionale...). Decisamente modesta, perň, la regia. Come film, cioč come interesse di cinema che č poi per me l'unica cosa che conta, l'ho trovato scialbo e monotono, con inquadrature dei ragazzi banalmente illustrative, o altre "drammatiche" tenute oltre il loro limite per renderle enfaticamente retoriche mentre risultano solo noiose.
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