writer58
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sabato 20 ottobre 2012
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ruggine, ossa e resurrezione
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Attenzione: nella recensione vengono fornite anticipazioni sulla trama del film.
Di questo film ("Un sapore di ruggine e ossa", quinta prova di Jacques Audiard) mi ha colpito la totale mancanza di retorica e di sentimentalismo. Eppure la materia trattata si prestava a una narrazione melodrammatica, dalle tinte forti e dagli effetti convenzionali. La vicenda si svolge ad Antibes, nella Costa Azzurra, un luogo di vacanze per gente facoltosa, cittadina mostrata nei suoi aspetti meno appariscenti, in un modo quasi dimesso e quotidiano.
Lui si chiama Alì, ha un figlio di 5 anni che non sa come educare e gestire, un passato da boxeur, trova lavoro come buttafuori in un locale notturno, è una persona che appare totalmente incapace di empatia e, come il Cassidy di "on the road", dipendente dall'adrenalina e dai combattimenti.
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Attenzione: nella recensione vengono fornite anticipazioni sulla trama del film.
Di questo film ("Un sapore di ruggine e ossa", quinta prova di Jacques Audiard) mi ha colpito la totale mancanza di retorica e di sentimentalismo. Eppure la materia trattata si prestava a una narrazione melodrammatica, dalle tinte forti e dagli effetti convenzionali. La vicenda si svolge ad Antibes, nella Costa Azzurra, un luogo di vacanze per gente facoltosa, cittadina mostrata nei suoi aspetti meno appariscenti, in un modo quasi dimesso e quotidiano.
Lui si chiama Alì, ha un figlio di 5 anni che non sa come educare e gestire, un passato da boxeur, trova lavoro come buttafuori in un locale notturno, è una persona che appare totalmente incapace di empatia e, come il Cassidy di "on the road", dipendente dall'adrenalina e dai combattimenti. E' sempre "operativo", pronto a scopare con donne disponibili, pare quasi un robot con un meccanismo di erezione incorporato. Lei, Stephane, (interpretata da una straordinaria Marion Cotillard) è una bella donna, giovane e affascinante, lavora in un grande acquario con delle orche marine, pare totalmente a suo agio con la sua vita e le sue scelte professionali e relazionali. Si conoscono davanti al locale, in seguito a una rissa. Stephane rimane coinvolta in un incidente durante il suo spettacolo con le orche e perde entrambe le gambe. Si ritrova in una condizione tragica, diventa un'invalida che ha bisogno di una sedie a rotelle per potersi muovere. Alì la aiuta a riprendere contatto con la sua vita. Lo fa a modo suo, senza alcun coinvolgimento emotivo apparente, come se lei non avesse subito alcun trauma. Fanno il bagno insieme nelle acque del Mediterraneo, iniziano una relazione sessuale all'insegna di "se hai voglia di scopare, chiamami; se sono "operativo", vengo subito da te". Gli amplessi sono rappresentati in modo realistico, ma non freddo, con Stephane che, un po' per volta, recupera una speranza e una prospettiva di vita che sembrava definitivamente perduta.
La relazione tra i due presenta alti e bassi: lei fatica ad accettare la completa mancanza di tenerezza di Alì, avverte il bisogno di un rapporto pieno basato sull'affetto e il coinvolgimento, vive con ambivalenza e una punta di gelosia le sue avventure con altre donne; lui entra nel giro dei combattimenti clandestini, stile "fight club", tratta il figlio con patetica brutalità e insensibilità. Una seconda tragedia sfiorata contribuità ad avvicinare i due e provocherà l'irruzione dei sentimenti nel mondo congelato e difeso del protagonista.
Il film mi è parso molto buono e avvincente nella descrizione della relazione tra i due, appare totalmente privo di convenzionalismi e sentimentalismo. Tuttavia, il personaggio di Alì appare un po' troppo manicheo nel suo efficientismo robotico (anche se frutto di un meccanismo di difesa particolarmente strutturato) e la sua "conversione" finale verso la pienezza emotiva mi è sembrata troppo vistosa e non del tutto credibile. Come succede in "Pietà", la transizione del protagonista è narrata senza chiaroscuri, accade come reazione a un grave rischio di perdita.
Ciononostante, la scrittura del film risulta eccellente e lo sguardo del regista appare lucido e acuto, riesce a risolvere in modo efficace una vicenda estremamente rischiosa da un punto di vista narrativo. I protagonisti riescono a liberarsi dalle incrostazioni sedimentate ("la ruggine") e a supplire alla mutilazioni- reali o simboliche- che li colpiscono ("le ossa") Una menzione speciale alla Cotillard che fornisce una grande prova interpretando un ruolo estremamente impervio e complicato.
W.
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[+] nel finale
(di senso78)
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diana j.
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giovedì 29 maggio 2014
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quando la più spessa ruggine diventa ossa.
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Può il ferro, divenuto ruggine con l'influsso degli agenti atmosferici, ritornare com'era prima? Sebbene ciò sia chimicamente impossibile, umanamente non lo è. Alì, ragazzo padre diviso tra il lavoro di buttafuori e i combattimenti di box clandestini, "si trascina dietro" la sua vita con rabbia e rancore. Divenuto oramai impermeabile ad ogni forma di sentimento umano, trascura e maltratta il figlio unicamente bisognoso dell'affetto del suo papà, usa le donne come rapido ed efficace rimedio ai suoi pruriti sessuali e sogna una carriera da pugile che riscatti la sua vita spesa ad odiare e fantasticare. Un giorno conosce Stephanie, istruttrice di animali acquatici e preda irraggiungibile, dalla vita apparentemente piena e felice.
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Può il ferro, divenuto ruggine con l'influsso degli agenti atmosferici, ritornare com'era prima? Sebbene ciò sia chimicamente impossibile, umanamente non lo è. Alì, ragazzo padre diviso tra il lavoro di buttafuori e i combattimenti di box clandestini, "si trascina dietro" la sua vita con rabbia e rancore. Divenuto oramai impermeabile ad ogni forma di sentimento umano, trascura e maltratta il figlio unicamente bisognoso dell'affetto del suo papà, usa le donne come rapido ed efficace rimedio ai suoi pruriti sessuali e sogna una carriera da pugile che riscatti la sua vita spesa ad odiare e fantasticare. Un giorno conosce Stephanie, istruttrice di animali acquatici e preda irraggiungibile, dalla vita apparentemente piena e felice. Durante uno spettacolo acquatico la donna viene aggredita da un'orca impazzita e perde le gambe, insieme alla voglia di vivere. Dopo vari tentativi di suicidio falliti, Stephanie rintraccia Alì e i due, martiri dei loro stessi peccati, intrecciano un'amicizia atipica, scandita da nuotate al mare e sesso "in automatico", rapporto senza pretese e senza amore. Un film misuratamente cupo, che tratta l'esperienza dolorosa di Stephanie con il giusto tono drammatico, senza perdersi nei classici cliché melodrammatici eccessivamente attenti al pathos. La Cotillard e Schoenaerts recitano con naturalezza e fluidità, lasciando trasparire la drammaticità delle vite dei loro personaggi senza pianti o gemiti di disperazione. Se da un lato Stephanie accetta umilmente il suo destino, Alì diventa aggressivo e violento, ripetutamente pronto a sfuggire dai problemi di cui è vittima. Nonostante l'indole cinica e burbera del protagonista maschile egli è immune da ogni forma di pregiudizio verso la menomazione di Stephanie, toccandola e penetrandola senza disgusto, come se l'amasse, celando però accuratamente il suo sentimento dietro ai suoi modi bruschi e "animaleschi". Solo giunto al culmine dell'esasperazione, egli getterà via la sua corazza di diffidenza e dolore per ricominciare a vivere veramente con l'artefice della sua redenzione.
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pepito1948
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mercoledì 10 ottobre 2012
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un'altra lezione di cinema francese
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Oprè? Operativo, pronto al sesso? chiede per e-mail la bella Stephane al muscoloso Alì, dopo che le aveva offerto le proprie prestazioni ultra sperimentate. Da quel momento, dal primo contatto intimo inizia una “storia” vera tra i due, dopo una relazione preliminare fatta di incontri saltuari, drammi personali, manifestazioni di interesse incapaci di incidere nella carne del rapporto. Da quel momento i corpi, che si erano studiati nella loro diversità morfologica tale da sviluppare una reciproca attrattività, diventano protagonisti, rompono gli argini di una superficialità affettiva che lascia il posto ad una compenetrazione sempre più intensa, un desiderio destinato a scavare giorno dopo giorno nelle gallerie dei loro labirinti emotivi.
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Oprè? Operativo, pronto al sesso? chiede per e-mail la bella Stephane al muscoloso Alì, dopo che le aveva offerto le proprie prestazioni ultra sperimentate. Da quel momento, dal primo contatto intimo inizia una “storia” vera tra i due, dopo una relazione preliminare fatta di incontri saltuari, drammi personali, manifestazioni di interesse incapaci di incidere nella carne del rapporto. Da quel momento i corpi, che si erano studiati nella loro diversità morfologica tale da sviluppare una reciproca attrattività, diventano protagonisti, rompono gli argini di una superficialità affettiva che lascia il posto ad una compenetrazione sempre più intensa, un desiderio destinato a scavare giorno dopo giorno nelle gallerie dei loro labirinti emotivi. Il troppo ed il troppo poco, il maius ed il minus, la prestanza muscolare e la mutilazione si confrontano, si attraggono, si parlano, si toccano, affidano l’interscambio al silenzio, si fondono, anche se poi si lasciano spingere verso le rispettive quotidianità da venti diversi. Ma il contatto chiama contatto. Oprè? Alì si ritrova con un bambino da accudire e sbarca il lunario usando la sua migliore risorsa, il corpo; ex pugile, ospite di una sorella che si rende disponibile a sostituirsi alla mamma del bambino, si adatta a fare il buttafuori, a qualche piccola collaborazione non proprio pulita, e viene convinto a partecipare, con esiti incoraggianti, a combattimenti illegali su cui si infervorano gli scommettitori. I soldi non mancano e nel tempo libero Alì sfoga la sua grezza individualità con donne occasionali. Stephane, dopo una vita inappagante ed un terribile incidente sul lavoro, ricomincia da zero –e da una sedia a rotelle- alla ricerca di un motivo propulsivo verso la sopravvivenza. Nella semimmobilità aggravata dalla solitudine dovuta al nuovo stato di disabile, cerca un punto di tepore, di autenticità al di fuori del conforto, della commiserazione, dell’attenzione “dovuta”.
Alì e Stephane si incontrano e mettono da parte il peso delle proprie vicissitudini per improntare la nascente relazione alla massima naturalezza, identificando nel sesso il miglior canale di comunicazione, in quanto scrostato dalle implicazioni emotive delle proprie vite irrisolte. Quel sesso che disossida dai triboli di un passato che ha lasciato il segno e rende le ossa offese e ridotte pienamente accettabili e seducenti come il resto del corpo. Durante l’amplesso Alì solleva con le braccia quel che resta delle gambe di lei con la massima disinvoltura come se fossero integre, e ciò per Stef è in quel momento quanto di più gratificante possa accaderle: essere trattata come qualsiasi altra donna.
Le alterne fortune di lui lo portano ad allontanarsi e subiscono una svolta che rasenta la tragedia; solo nell’attesa di una soluzione non scontatamente positiva, si deciderà ad uscire dalla sua tendenza a vivere di contingenze e di torpore emotivo, ravvisando i punti fermi da perseguire e consolidare: un “ti amo” singhiozzato per telefono chiuderà il cerchio, e trasformerà il rapporto con Stef in qualcosa di corposo al di là dei corpi e stabilmente evolutivo, nella vita di entrambi.
Ancora una perla del cinema francese che ci parla della centralità della fisicità nel rapporto uomo-donna, nello specifico tra una mascolinità grossolana ed una femminilità morbida ed elegante, il cui incontro senza pregiudizi genera l’affettività e la vitalità necessarie per il superamento di un vissuto a perdere in una prospettiva di rinascita. Un film dove tutto è pressoché perfetto: non c’è un’immagine che non abbia la sua forza, che sia ridondante o retorica o inutile. Alcune inquadrature impreziosiscono il valore del tutto: la danza sincronica tra la donna e l’orca, divise dal vetro dell’acquario ne è un esempio. Superfluo ogni commento sulla superba Cotillard, già premio Oscar ed attrice ormai lanciatissima. Unico neo il finale buonista, forse non in linea con l’originalità di una sceneggiatura per il resto ineccepibile.
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cirokisskiss
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giovedì 4 ottobre 2012
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grande audiard !!!
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Audiard ha stile da vendere e lo si nota anche nelle sequenze più grezze , nelle inquadrature più confusionarie, tutto ha un senso e tutto è in perfetta funzione all'empatia che si cerca di creare intorno a questa storia di due anime completamente diverse una dall'altra, ma che allo stesso tempo si completano e si respingono. Audiard sa come raccontarci questa storia, sa scavare nel profondo, sa coinvolgere e lo fa senza cadere nel banale, utilizzando quel suo stile freddo che mai come in questa occasione è necessario, una freddezza che rende il tutto sincero, vero e quindi estremamente coinvolgente.
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Audiard ha stile da vendere e lo si nota anche nelle sequenze più grezze , nelle inquadrature più confusionarie, tutto ha un senso e tutto è in perfetta funzione all'empatia che si cerca di creare intorno a questa storia di due anime completamente diverse una dall'altra, ma che allo stesso tempo si completano e si respingono. Audiard sa come raccontarci questa storia, sa scavare nel profondo, sa coinvolgere e lo fa senza cadere nel banale, utilizzando quel suo stile freddo che mai come in questa occasione è necessario, una freddezza che rende il tutto sincero, vero e quindi estremamente coinvolgente... un coinvolgimento che trova il suo apice ogni volta che i due protagonisti sono insieme, ed è emblematico infatti come si smorzino i toni quando i due "ritornano" ognuno nel proprio guscio. Il film sarebbe stato perfetto se non avesse avuto un finale così sbrigativo e poco coerente con il resto dell'intera pellicola, forse un eccessivo buonismo che Audiard si è voluto erroneamente concedere, ma fortunatamente non va ad intaccare troppo pesantemente sulla resa finale dell'intero film... ottima la Cotillard, forse troppo mono espressivo il protagonista maschile, ma bravo anche lui.
Edit: La scena in cui lei è su di lui, nudi, con le gambe amputate ben in vista e lei lo bacia per la prima volta è di una bellezza da togliere il fiato
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filippo catani
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martedì 14 agosto 2012
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destini incrociati
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Un uomo dal passato difficile deve occuparsi del figlioletto a causa della repentina scomparsa della madre. Per cercare un po' di stabilità riesce a trovare lavoro come buttafuori presso una discoteca. Una sera riaccompagna a casa una giovane donna vittima di una rissa e i due si scambiano i numeri di telefono. La donna si farà risentire per comunicare che, a causa di un incvidente sul lavoro, le sono state amputate le gambe. I due cominceranno allora a frequentarsi mentre l'uomo comincerà a partecipare a combattimenti clandestini per guadagnare più soldi.
Una storia struggente quella raccontata da Audiard e che racconta di due vite che casualmente finiscono per intersecarsi e che sono segnate da lacerazioni profonde.
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Un uomo dal passato difficile deve occuparsi del figlioletto a causa della repentina scomparsa della madre. Per cercare un po' di stabilità riesce a trovare lavoro come buttafuori presso una discoteca. Una sera riaccompagna a casa una giovane donna vittima di una rissa e i due si scambiano i numeri di telefono. La donna si farà risentire per comunicare che, a causa di un incvidente sul lavoro, le sono state amputate le gambe. I due cominceranno allora a frequentarsi mentre l'uomo comincerà a partecipare a combattimenti clandestini per guadagnare più soldi.
Una storia struggente quella raccontata da Audiard e che racconta di due vite che casualmente finiscono per intersecarsi e che sono segnate da lacerazioni profonde. Il protagonista maschile è un uomo volgare, violento e che vive di rapporti occasionali con le donne ed è assolutamente incapace di badare al proprio figlio. Oltretutto si infila in situazioni lavorative pericolose e che finiranno per ritorcersi contro di lui e la sua famiglia. La donna invece è fiera del suo lavoro come animatrice dei delfini in un parco acquatico ma non riesce a stringere legami duratori con gli uomini di cui finisce ben presto per stancarsi. Ma una volta che i due riusciranno ad incontrarsi cercheranno di starsi vicino l'uno all'altro nel modo che a ognuno sembra più congeniale. Certo sullo sfondo ci muoviamo in una Francia lontana anni luce dagli stereotipi di bellezza e romanticismo e che nelle periferie vive di lavoro precario, polvere e criminalità. Se il finale non lascia pienamente soddisfatti dopo un ottimo svolgimento della trama, c'è da dire che i due protagonisti si muovono molto bene nella parte.
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no_data
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giovedì 4 ottobre 2012
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la sofferenza ed il riscatto
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La nostra esistenza scorre ripetitiva silenziosa a volte noiosa tra gli impegni di lavoro, gli impegni dei bambini, i limitati spazi nei rapporti di coppia e di amicizia.
Audiard risveglia in noi la parte più instintiva, quella più vicina agli animali, che comunque appartiene alla nostra natura. Come l'Orca risponde al suo instinto e attratta dal sangue di una ferita morde le gambe della donna, così l'uomo prova il gusto del combattimento a sangue e non vuole fermarsi vuole finire la sua preda per assorbirne l'energia vitale.
I traumi che ciascun personaggio del film sarà costretto suo malgrado ad affrontare (perdita delle gambe, rischio di perdita del proprio figlio) sono eventi di grande sofferenza ma anche il punto di partenza per la propria salvezza, per il proprio riscatto.
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La nostra esistenza scorre ripetitiva silenziosa a volte noiosa tra gli impegni di lavoro, gli impegni dei bambini, i limitati spazi nei rapporti di coppia e di amicizia.
Audiard risveglia in noi la parte più instintiva, quella più vicina agli animali, che comunque appartiene alla nostra natura. Come l'Orca risponde al suo instinto e attratta dal sangue di una ferita morde le gambe della donna, così l'uomo prova il gusto del combattimento a sangue e non vuole fermarsi vuole finire la sua preda per assorbirne l'energia vitale.
I traumi che ciascun personaggio del film sarà costretto suo malgrado ad affrontare (perdita delle gambe, rischio di perdita del proprio figlio) sono eventi di grande sofferenza ma anche il punto di partenza per la propria salvezza, per il proprio riscatto.
Donna e uomo, con atteggiamenti diversi, affrontano il loro trauma e dopo breve tempo liberano i propri sentimenti, sono sinceri, li dichiarano apertamente, si guardano nel profondo facendo affiorare prepotentemente le loro paure, la loro vulnerabilità superando la vergogna di essere umani quindi anche di esseri fragili, sentono il bisogno di appoggiarsi l'uno sull'altro (opè? lei /non attaccare lui), uomo e donna uniti nella lotta della vita, mettono in campo forze diverse, ma hanno pari dignità.
Le sofferenze ed i dolori che incontriamo nella nostra vita possono essere una occasione di riscatto, di liberazione, perchè il dolore apre la porta chiusa dei nostri condizionamenti mettendo in luce la nostra vera identità; se ne sapremo approfittare saremo finalmente padroni della nostra vita.
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renato volpone
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giovedì 4 ottobre 2012
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je m'en fous
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Quanto fa male questo film, dall'inizio alla fine, senza respiro. Ma quanto fa bene all'anima, quanta speranza nel dolore. "Me ne frego": un modo di vivere diverso, lontano dall'usuale, dalle convenzioni, giudicabile, ma in fondo giusto. Un modo di vivere dovuto ad una società che rigetta e che ti riaccoglie solo tra i reietti. Ritratto di un uomo che non deve chiedere, che non ha paura, che non ha dubbi, ma che messo di fronte al dolore più grande ritrova la sua anima. Un'anima forse un po' bambina, ma che aiuta chi ha bisogno, che distrugge inconsapevole, che si chiude in se stessa, ma un'anima buona che sa amare. Ritratto di una donna seducente, che usa gli uomini per poi annoiarsi, che domina la natura di orche assassine, ma che messa di fronte all'inevitabile china il capo e accetta l'aiuto per risollevarsi.
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Quanto fa male questo film, dall'inizio alla fine, senza respiro. Ma quanto fa bene all'anima, quanta speranza nel dolore. "Me ne frego": un modo di vivere diverso, lontano dall'usuale, dalle convenzioni, giudicabile, ma in fondo giusto. Un modo di vivere dovuto ad una società che rigetta e che ti riaccoglie solo tra i reietti. Ritratto di un uomo che non deve chiedere, che non ha paura, che non ha dubbi, ma che messo di fronte al dolore più grande ritrova la sua anima. Un'anima forse un po' bambina, ma che aiuta chi ha bisogno, che distrugge inconsapevole, che si chiude in se stessa, ma un'anima buona che sa amare. Ritratto di una donna seducente, che usa gli uomini per poi annoiarsi, che domina la natura di orche assassine, ma che messa di fronte all'inevitabile china il capo e accetta l'aiuto per risollevarsi. C'è odore di sangue e di ossa spezzate, di ruggine, ma anche di fresco, di pulito, di generoso. C'è la rabbia, ma anche il perdono, l'arrivismo, ma anche la rivalsa, il rapporto occasionale, ma anche l'amore. Un grande film, ma solo per chi ha lo stomaco per vederlo: non ti fa mancare nulla. Bella la fotografia, eccezionale la recitazione (visto in lingua originale), splendida regia. E la storia è quella che tutti vogliamo nascondere rincorrendo copertine patinate, ma la vita a volte riserva sorprese che non hanno ritorno e che sono durissime da accettare come l'amputazione di un arto o di un amore.
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donni romani
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lunedì 12 novembre 2012
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l'amore lontano dai sentimentalismi
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Si può definire un film una struggente storia d'amore se la frase ti amo viene pronunciata solo una volta, a due minuti dalla fine, e per di più al telefono? Se i due protagonisti non si baciano quando fanno l'amore e se lui sbuffa ad ogni accenno di discorso sentimentale? Si può sì, se i protagonisti sono Ali e Stephanie, entrambi menomati dalla vita sia pure in modo totalmente diverso, che si incontrano e non si accorgono di quanto quell'incontro li stia profondamente cambiando a loro insaputa, e forse anche contro il loro volere.
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Si può definire un film una struggente storia d'amore se la frase ti amo viene pronunciata solo una volta, a due minuti dalla fine, e per di più al telefono? Se i due protagonisti non si baciano quando fanno l'amore e se lui sbuffa ad ogni accenno di discorso sentimentale? Si può sì, se i protagonisti sono Ali e Stephanie, entrambi menomati dalla vita sia pure in modo totalmente diverso, che si incontrano e non si accorgono di quanto quell'incontro li stia profondamente cambiando a loro insaputa, e forse anche contro il loro volere. Ali è appena arrivato in Francia dal Belgio con il figlio Sam di cinque anni che conosce appena - tanto che il figlio non lo chiama papà ma Ali - si installa a casa della sorella e fa qualche lavoretto qua e là come buttafuori. Stephanie è un'allenatrice di orche in un parco acquatico e lo incontra una sera in discoteca. Di lì a poco la vita di lei sarà sconvolta da un incidente in cui perderà entrambe le gambe, un incidente che le toglierà la voglia di vivere e ogni slancio emotivo. Gli incontri con Ali, un uomo disincantato, che fa sesso con qualunque ragazza gli capiti senza legarsi sentimentalmente a nessuna, è di quelli sbilenchi, senza un percorso lineare e senza troppe aspettative, lui se la carica sulle spalle per farle fare il bagno in mare, lei lo accompagna agli incontri di lotta clandestina cui lui partecipa, saltuariamente fanno l'amore, ma solo quando lui è opé, operativo, cioè libero, senza impegni, senza donne, senza altro da fare insomma. Naturalmente a Stephanie questa situazione, che inizialmente aveva accettato come un bonus extra da una vita ormai segnata e bruciata, comincia ad andare stretta, e tenta di coinvolgere Ali in una crescita emozionale, ma lui scarta, si sottrae, quasi spaventato da un se stesso diverso dall'uomo superficiale, facile da gestire e da accontentare, che è stato finora. Un incidente sul ghiaccio al piccolo Sam cambierà definitivamente le cose, quasi che i sentimenti di Ali fossero stati fino a quel momento congelati e nascosti, e che attraverso la sofferenza anche lui abbia imparato a vivere, e ad amare. La trama, tratta da una storia vera, avrebbe potuto facilmente trasformarsi in un melò sdolcinato e patinato, ma Audiard tiene ben fermo il timone e lascia alla Cotillard e a Matthias Schoenaerts poco spazio per scene madri e per sentimentalismi lasciando che siano le ferite della vita a condurre i loro passi, sicuri e sfrontati quelli di Ali, incerti sulle protesi quelli di Stephanie, ma entrambi capaci di trovare la strada giusta per riappropriarsi della vita, dei sentimenti e del futuro, pacatamente, quasi che vi sia in entrambi una consapevolezza latente. Un film rigoroso, che indulge sui monconi delle gambe di Stephanie senza essere mai pietistico e che non ha paura di mostrare un uomo in tutta la sua informe rudezza, che regala silenzi più che parole e che racconta l'amore come se fosse una conquista. Perchè in fondo lo è.
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mcmurphy87
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giovedì 4 ottobre 2012
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un rumore rosso di ossa
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Da un giorno all'altro il mondo di Stephanie cambia in maniera radicale a causa di un incidente sul lavoro. Tutto quello che il giorno prima gli sembrava naturale era ormai un lontano ricordo,dovrà cercare di convivere con questo pesante handicap. Dopo qualche tempo decide di chiamare Ali,un ragazzo conosciuto poco prima dell'incidente,e cosi grazie a lui comincia a riassaporare le piccole cose,dall'uscire di casa a farsi un bagno nel mare. La semplicità del giovane fa breccia nel cuore di lei che comincia ad affezionarsi. La pellicola ci fa riflettere su molti argomenti dall'handicap alla mancanza di lavoro,dalla difficoltà di crescere un figlio(Alì ha un figlio di 5 anni) al modo in cui alle volte il destino si possa prendere gioco di noi.
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Da un giorno all'altro il mondo di Stephanie cambia in maniera radicale a causa di un incidente sul lavoro. Tutto quello che il giorno prima gli sembrava naturale era ormai un lontano ricordo,dovrà cercare di convivere con questo pesante handicap. Dopo qualche tempo decide di chiamare Ali,un ragazzo conosciuto poco prima dell'incidente,e cosi grazie a lui comincia a riassaporare le piccole cose,dall'uscire di casa a farsi un bagno nel mare. La semplicità del giovane fa breccia nel cuore di lei che comincia ad affezionarsi. La pellicola ci fa riflettere su molti argomenti dall'handicap alla mancanza di lavoro,dalla difficoltà di crescere un figlio(Alì ha un figlio di 5 anni) al modo in cui alle volte il destino si possa prendere gioco di noi. Alcune scene hanno davvero un impatto sia visivo che emozionale molto forte grazie alla bravura di Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts che sono i due veri pilastri su cui il film si appoggia e riesce a farci commuovere e riflettere. Talvolta bisogna scavare fino alle ossa per arrivare al cuore anche se a scavare ci si può far male e le ossa potrebbero non tornare mai piu' quelle di una volta.
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angelo umana
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venerdì 5 ottobre 2012
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i sentimenti arrugginiti di alì
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La ruggine deve essere quella che attanaglia l’anima di Alì (un interessante Matthias Schoenaerts), “uomo solo che non sa decifrare affetti e sentimenti” come dice Natalia Aspesi su Repubblica, lo definirei disabituato agli affetti, con un figlio di 5 anni che non ha visto crescere; è un papà che impara la paternità – sembra – alla fine del film, quando il bambino scampa a una morte che aggiungerebbe una grande disgrazia ad una storia che ne ha avute già diverse. A lungo nei rapporti col figlio fa pensare ai papà irresponsabili di “L’enfant” e “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne.
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La ruggine deve essere quella che attanaglia l’anima di Alì (un interessante Matthias Schoenaerts), “uomo solo che non sa decifrare affetti e sentimenti” come dice Natalia Aspesi su Repubblica, lo definirei disabituato agli affetti, con un figlio di 5 anni che non ha visto crescere; è un papà che impara la paternità – sembra – alla fine del film, quando il bambino scampa a una morte che aggiungerebbe una grande disgrazia ad una storia che ne ha avute già diverse. A lungo nei rapporti col figlio fa pensare ai papà irresponsabili di “L’enfant” e “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne. Le ossa del titolo fanno invece pensare a quelle che si rompono negli incontri di lotta a cui partecipa per soldi e forse per scaricare rabbia, dove vince chi resta in piedi; Stéphanie (Marion Cotillard, brava a rendere il personaggio dolce e paziente), invece, si vede strappate le ossa inferiori delle gambe da un’orca marina di cui è istruttrice in un acquario.
I due protagonisti sembrano creature dapprima informi, acerbe, che diventano definite, espresse, vere, dopo pesanti sfortune che la vita ha loro riservato. Nonostante queste il film non suscita quasi emozioni, gli episodi sembrano messi lì per caso o, come dice Federico Pontiggia sul Fatto Quotidiano, “sta insieme con difficoltà”. E quello di Schoenaerts è un viso da cui non traspaiono emozioni, sempre uguale, sia che risponda al cellulare mentre sta facendo l’amore, rabbioso, con qualcuna di passaggio, sia quando con altrettanta rabbia scambia colpi negli “incontri” con gli avversari.
Vi si può trovare comunque qualche considerazione sul nostro rapporto con la disabilità, quella di Stéphanie. Vuole riscoprire il piacere di un rapporto sessuale o almeno riprovarlo, e Alì, ancora molto rude, le riserva quelle che dapprima considera solo delle prestazioni: “se sono operativo si fa …”. “Opé” di opératif diventerà la loro parola chiave, il loro richiamo, negli sms. Eppure quest’anima rude porta al mare Stéphanie, se la porta in spalla dentro e fuori dall’acqua e su e giù dalla sedia a rotelle, forse un volontariato, insospettabile in lui, che sa tanto di affetto?
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