Un sapore di ruggine e ossa

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Un film di Jacques Audiard. Con Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Armand Verdure, Céline Sallette, Corinne Masiero.
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Titolo originale De rouille et d'os. Drammatico, durata 120 min. - Belgio, Francia 2012. - Bim Distribuzione uscita giovedì 4 ottobre 2012. MYMONETRO Un sapore di ruggine e ossa * * * - - valutazione media: 3,12 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

un'altra lezione di cinema francese Valutazione 4 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
mercoledì 10 ottobre 2012

Oprè? Operativo, pronto al sesso? chiede per e-mail la bella Stephane al muscoloso Alì, dopo che le aveva offerto le proprie prestazioni ultra sperimentate. Da quel momento, dal primo contatto intimo inizia una “storia” vera tra i due, dopo una relazione preliminare fatta di incontri saltuari, drammi personali, manifestazioni di interesse incapaci di incidere nella carne del rapporto. Da quel momento i corpi, che si erano studiati nella loro diversità morfologica tale da sviluppare una reciproca attrattività, diventano protagonisti, rompono gli argini di una superficialità affettiva che lascia il posto ad una compenetrazione sempre più intensa, un desiderio destinato a scavare giorno dopo giorno nelle gallerie dei loro labirinti emotivi. Il troppo ed il troppo poco, il maius ed il minus, la prestanza muscolare e la mutilazione si confrontano, si attraggono, si parlano, si toccano, affidano l’interscambio al silenzio, si fondono, anche se  poi si lasciano spingere verso le rispettive quotidianità da venti diversi. Ma il contatto chiama contatto. Oprè? Alì si ritrova con un bambino da accudire e sbarca il lunario usando la sua migliore risorsa, il corpo; ex pugile, ospite di una sorella che si rende disponibile a sostituirsi alla mamma del bambino, si adatta a fare il buttafuori, a qualche piccola collaborazione non proprio pulita, e viene convinto a partecipare, con esiti incoraggianti, a combattimenti illegali su cui si infervorano gli scommettitori. I soldi non mancano e nel tempo libero Alì sfoga la sua grezza individualità con donne occasionali. Stephane, dopo una vita inappagante ed un terribile incidente sul lavoro, ricomincia  da zero –e da una sedia a rotelle- alla ricerca di un motivo propulsivo verso la sopravvivenza. Nella semimmobilità aggravata dalla solitudine dovuta al nuovo stato di disabile, cerca un punto di tepore, di autenticità al di fuori del conforto, della commiserazione, dell’attenzione “dovuta”.
Alì e Stephane si incontrano e mettono da parte il peso delle proprie vicissitudini per improntare la nascente relazione alla massima naturalezza, identificando nel sesso il miglior canale di comunicazione, in quanto scrostato dalle implicazioni emotive delle proprie vite irrisolte. Quel sesso che disossida dai triboli di un passato che ha lasciato il segno e rende le ossa offese e ridotte pienamente accettabili e seducenti come il resto del corpo. Durante l’amplesso Alì solleva con le braccia quel che resta delle gambe di lei con la massima disinvoltura come se fossero integre, e ciò per Stef è in quel momento quanto di più gratificante possa accaderle: essere trattata come qualsiasi altra donna.
Le alterne fortune di lui lo portano ad allontanarsi e subiscono una svolta che rasenta la tragedia; solo nell’attesa di una soluzione non scontatamente positiva, si deciderà ad uscire dalla sua tendenza a vivere di contingenze e di torpore emotivo, ravvisando i punti fermi da perseguire e consolidare: un “ti amo” singhiozzato per telefono chiuderà il cerchio, e trasformerà il rapporto con Stef in qualcosa di corposo al di là dei corpi e stabilmente evolutivo, nella vita di entrambi.
Ancora una perla del cinema francese che ci parla della centralità della fisicità nel rapporto uomo-donna, nello specifico tra una mascolinità grossolana ed una femminilità morbida ed elegante, il cui incontro senza pregiudizi genera l’affettività e la vitalità necessarie per il superamento di un vissuto a perdere in una prospettiva di rinascita. Un film dove tutto è pressoché perfetto: non c’è un’immagine che non abbia la sua forza, che sia ridondante o retorica o inutile. Alcune inquadrature impreziosiscono il valore del tutto: la danza sincronica tra la donna e l’orca, divise dal vetro dell’acquario ne è un esempio. Superfluo ogni commento sulla superba Cotillard, già premio Oscar ed attrice ormai lanciatissima. Unico neo il finale buonista, forse non in linea con l’originalità di una sceneggiatura per il resto ineccepibile.

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