I colori della passione |
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Un film di Lech Majewski.
Con Rutger Hauer, Michael York, Charlotte Rampling, Oskar Huliczka, Joanna Litwin
Titolo originale The Mill and the Cross.
Drammatico,
durata 97 min.
- Svezia, Polonia 2011.
- CG Entertainment
uscita venerdì 30 marzo 2012.
MYMONETRO
I colori della passione
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Mugnaio divino
di Roberto Escobar L'Espresso
Cristo sta nel centro della "Salita al Calvario” di Pieter Bruegel il Vecchio. A lui dovrebbero andare gli sguardi degli uomini e delle donne - circa 150, in abiti cmquecenteschi, tra cui lo stesso pittore - che affollano i 120 centimetri per 170 dell’olio su tela dipinto dal grande Fiammingo nel 1564. E invece, nascosto sotto il peso della croce caduta, l’occhio dell’osservatore fatica a trovarlo (proprio come a fatica scorge Icaro che si agita fra le onde in Paesaggio con la caduta di Icaro”, del 1558). Così sempre accade, spiega il Bruegel di Lech Majewski (Rurger Hauer): ciò che è più grande si perde nell’indifferenza, e solo chi vede il dettaglio lo ritrova.
Ispirato a un saggio del critico d’arte Michael Francis Gibson, I colori della passione” (“The Mill and the Cross”, Svezia e Polonia, 2011, 92') trasforma in racconto l’opera di Bruegel: una veduta in campo lunghissimo (per usare un’espressione cinematografica) dell’atto conclusivo della passione di Cristo. L’inquadratura è delimitata a sinistra e in primo piano da un albero della vita, e a destra da un altro albero, della morte: un lungo palo sulla cui cima è posta una ruota, sostegno dei cadaveri dei condannati esposti al becco degli uccelli. Alta sullo sfondo, una roccia si erge verso il cielo, sormontata da un grande mulino a vento. Da li, il mugnaio divino dispensa pane agli esseri umani che brulicano nella pianura. In lontananza, poco sotto l’angolo destro si intravede il Golgota, con un cerchio di curiosi in attesa dello spettacolo. Dopo 500 anni, dunque, il cinema rimette in movimento quello che la pittura ha fermato, ripetendone le luci, i colori, le foschie calde che tutto avvolgono. Nel cielo tornano a volare le stesse gazze nere. Gli stessi mercenari spagnoli ancora cavalcano nelle loro divise, rosse come il sangue che spargono in nome del dio cattolico, e in odio di quello riformato. Gli stessi contadini e gli stessi musici percorrono gli stessi sentieri, e gli stessi bambini giocano e litigano, mentre Cristo e i ladroni s’avvicinano al luogo del supplizio. A un tratto, anch’egli nella moltitudine, Bruegel fa un gesto con la mano, che il mugnaio di vino replica. Tutto si ferma, il girare delle pale e delle macine, la violenza dei mercenari, la sofferenza di Maria (Charlotte Rampling), l’accorrere dei curiosi, il volo nero degli uccelli. E di nuovo l’arte - il cinema come la pittura - mostra quello che l’indifferenza non vede: dettagli sconvolgenti della miseria umana.
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