rongiu
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domenica 15 aprile 2012
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quando la notte va via.
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Il film del regista Cotroneo è un film sinestetico, sensibile, empirico. L’Uomo, nella sua genesi psico-antropomorfica, è visto e proiettato allo spettatore, senza pregiudizi. L’Uomo-Eroe e non solo; concausa, meta e fine, dei “diversi e numerosi piani Primi” è “catturato”, ancorché in volo, ad elargire Amore con pedagogica saggezza. Scenario di tutto ciò è la bellissima, accogliente e sognatrice Parthenope; l’immensa lampadaforia; il quieto caos blu notte.
“Quando la notte va via.”
“Quando la notte va via” di Ermanno Olmi introduce la parte più bella di un film già di per sé interessante.
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Il film del regista Cotroneo è un film sinestetico, sensibile, empirico. L’Uomo, nella sua genesi psico-antropomorfica, è visto e proiettato allo spettatore, senza pregiudizi. L’Uomo-Eroe e non solo; concausa, meta e fine, dei “diversi e numerosi piani Primi” è “catturato”, ancorché in volo, ad elargire Amore con pedagogica saggezza. Scenario di tutto ciò è la bellissima, accogliente e sognatrice Parthenope; l’immensa lampadaforia; il quieto caos blu notte.
“Quando la notte va via.”
“Quando la notte va via” di Ermanno Olmi introduce la parte più bella di un film già di per sé interessante. Da questo momento e fino allo scorrere dei titoli di coda è un crescendo di emozioni . I silenzi diventano parole; le parole cedono il passo agli sguardi. Dolci, carezzevoli, suadenti. L’accogliente sorriso di Peppino \ Luigi Catani / seduto a “capotavola” la dice lunga, su questa famiglia finalmente ritrovata. Un desco finalmente impreziosito. C’è, santo cielo, il pane. C’è, accidenti, l’insalata. C’è accipicchia tutto il resto. Ma, perdindirindina, ci sono le vere leccornie della serata. C’è la Sua Mamma \ Valeria Golino /. C’è il Suo Papà \ Luca Zingaretti /. Quanto vale per Peppino questo tesoro umano?
“Questa è una storia sull’Amore” ed il dialogo che segue è un inno all’Amore che calma, che appaga, disseta.
E’ notte. Peppino tarda a prendere sonno. L’emozione, chissà. Improvvisamente… “Ma si”, sono i passi di suo cugino Gennaro Superman \ Vincenzo Nemolato / non può non riconoscerli; accende la luce, mette gli occhiali …
-Peppino… \ E’ Gennaro Superman /. Chiama il cuginetto a voce bassa.
Ciao! Come stai? \ Peppino /
-Tu come mi vedi?
Genna’ ma hai fatto sport?
- Non ho fatto niente. E’ che ora sono nella mia vera dimensione. Mi piaccio di più.
E il naso?
-Il naso… è la cosa più difficile. Comunque… bambino ascolta! Devi venire con me!
Dove?
-Peppi’, tu fai troppe domande. Vieni! Ce lo volete mettere un poco d’olio vicino a sta’ porta. Mettimi le mani al collo e sali!
Genna’ che vuoi fare…? Io mi metto paura.
- Forza bambino non mi far perdere tempo che tengo un bordello di cose da fare. E sali!
Genna’…
-Sssssccc…!
Chiudi gli occhi… sulle note di “Life on Mars?” ( D. Bowie ) si librano in volo.
Tempo dopo…
Ma siamo sul tetto della scuola militare?
-Si! Mi piace questo posto.
Eh…, la vista è bella.
-No… è che mi piace sapere che qua sotto ci stano tutti quei ragazzi in divisa che dormono. Mi da’ quel certo non so che. Peppì, io ti ho portato con me stanotte perché ti devo dire una cosa.
Bella o brutta.
-Né bella né brutta…! Una cosa. Peppino, ascolta bene. Tu sei come me, non sei uguale a loro.
Perché?
-Non lo so! Quello che so e che sei più uguale a me di quanto sei uguale agli altri.
Quindi c’ho i superpoteri.
-No! Cioè si, però non proprio i superpoteri di Superman. Peppì, insomma… tu non ti devi avvilire se gli altri non ti capiscono.
Ma quelli non è che non mi capiscono, mi sfottono proprio.
-E tu lasciali perdere. Sono loro che hanno problemi; non tu. Quindi se in futuro essi ti maltratteranno, ti prenderanno in giro, si faranno beffe di te…
Genna’… ma tu mi hai portato qua sopra per dirmi che farò una vita così pure da grande?
-Peppì dipenderà solo da te se la tua vita sarà facile o difficile. Se cercherai di nasconderti in mezzo agli altri, di somigliare a chi è diverso da te, passerai un sacco di guai. Se capirai che stare un po’ da solo, ad essere un esemplare unico, non c’è niente di male, sarai felice. Hai capito?
Non lo so. Stasera parli troppo strano.
-Bambino, quando scassi il cazzo! Io non posso dirti niente di più perché sei troppo piccolo.
Eh…
-Però tu ricordati quello che ti ho detto. Al momento buono, queste parole ti serviranno per non fare la fine mia. Ti fidi?
Mi fido. … Il discorso è finito?
-Si. Che vvuo’ fa’ mo?
Voglio tornare a casa se non ti dispiace, sono assai stanco, c’ho sonno.
-Allora appenditi di nuovo al collo. Però fai attenzione con queste unghie perché la mantella è nuova. Ma màmmeta nun te taglia? … Sei pronto?
Sono pronto.
Al momento buono…
Peppino ricorderà per sempre questo discorso, è troppo in gamba per dimenticare. E’ diventato un esploratore dell’animo umano. Ha imparato a conoscerlo, attraverso “gli usi ed i consumi dei grandi” ai quali è stato affidato. Una sola, meravigliosa notte è bastata a Peppino per crescere. Da questo momento, gli inevitabili ruzzoloni, faranno meno paura.
Il mondo adulto – “Un universo parallelo”.
Chi sono questi grandi? Iniziamo con Zia Titina \ Cristiana Capotondi /, Zio Federico \ Gennaro Cuomo / e Zio Salvatore \ Libero de Rienzo / sono in possesso di ... come dire… ecco, abilità strumentali e conoscenze scientifiche… alla moda e di tutto rispetto. I sogni, poi, di certo non mancano. Riusciranno a realizzarli? (bravissimi).
I nonni Vincenzo e Carmela \ Sergio Solli – Lucia Ragni / per loro, riuscire a trascendere, bypassare, il momento evolutivo che sta vivendo la famiglia, è davvero complicato. Nonno Vincenzo è pragmatico e con pericolosi picchi di irritabilità; nonna Carmela, invece, regge bene la pressione interpersonale; è in grado di “leggere” la mente dei suoi e ad elargire qualche suggerimento sul come evitare le conseguenze di un “transfert da terapia”. (due belle perle).
La teoria delle tre mamme.
E ricordatevi sempre, che ognuno di voi ha tre mamme. Tre. \ Peppino ascolta con attenzione, chiude gli occhi e…/ La prima mamma è quella che sta a casa, fa i servizi e tiene tutto pulito. La seconda mamma… è quella che sta in cielo. E’ la nostra amata Madonnina. E la terza mamma… eccola qua \ indica se stessala maestra Lina – Rosaria De Cicco / è quella che sta a scuola, è la vostra maestra che vi ha dato il Signore. \ segue suono espirato, gutturale secco e di compiaciuto assenso / …eegh!
Peppino, nella sua immensa immaginazione, queste tre mamme le vede su di un podio olimpico o una crepidine? E… chi di loro perderà per prima l’equilibrio?
E poi…
La teoria dei tre pulcini. \ … e … /
Nella vita di Peppino entrano prepotentemente 3 pulcini. Fortemente voluti dal suo papà, lo scopo è terapeutico. Diventeranno delle bellissime aquile?
La teoria del costume. Assunta \ Monica Nappo /, dei quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco, preferisce l’acqua; quella del mare in particolare, condizioni meteo incluse. L’acqua, in questa stagione, è come il suo animo, “irrequieto”. Ma non è tanto l’acqua a simboleggiare quanto di profondo c’è in lei; bensì il costume. Infatti, Peppino imparerà che il costume … (vivace)
La teoria della zoppìa atletica. Titina \ Cristiana Capotondi / spesso si domanda quale sarà il suo futuro. La risposta è tutta nel suo sorriso; materno più che futurista, per cui… (deliziosa)
La teoria del predestinato. Salvatore \ Libero De Rienzo / A bisogno di sognare e tanto. Prenderanno forma i suoi sogni? (fantastico) “Ci devi credere Titì”.
La teoria del fare. Dr. Matarrese \ Fabrizio Gifuni / Il disorientamento, le difficoltà, sono solo del paziente? Il malessere psichico di Rosaria trarrà beneficio da queste sedute? (miglior attore non protagonista)
Ivan Cotroneo, per niente disorientato dai meccanismi di ripresa, ci ha mostrato alcune pagine di un diario; quello della famiglia Sansone. Lo ha fatto con dovizia di particolari ma e soprattutto, con garbo. Negli anni ‘70, le famiglie sono “sotto assedio”, così come lo fu la città di Napoli nel settembre del ’43. “Non bisogna vergognarsi dei nostri corpi”. Grida Peppino alla nonna mentre corrono le immagini del film di Nanni Loy “Le quattro giornate di Napoli”. Nanni Loy, un grande regista. A questo punto non mi resta che augurare all’Ivan partenopeo un sentito Ad maiora!
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linus2k
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domenica 13 novembre 2011
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ma che bella sorpresa!
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Fare una buona commedia è difficilissimo, fare una buona commedia in Italia è un’impresa titanica, condizionato così com’è ormai il cinema Italiano da cinepanettoni, filmetti per teenager e commediole atte solo a far cassetta…
Riuscire a fare una commedia che sappia dire qualcosa di nuovo, che sappia raccontare una bella storia, dei personaggi memorabili, in una cornice meravigliosa è un qualcosa di così raro che non credo che debba sfuggire…
“La kryptonite nella borsa” è una di quelle sorprese piacevoli in un panorama cinematografico che tende alla noia ed alla monotonia…
In una Napoli anni ‘70 che non sa né di camorra né di spazzatura, recuperando la sua naturale vocazione ad essere scenario di piccoli grandi racconti familiari, ecco che si muove una famiglia decisamente fuori dai canoni, una di quelle famiglie che ora si chiamerebbe “disfunzionale”, ma che più comunemente la potremmo definire sgangherata: un ragazzino miope e timido, una madre depressa, un padre fedifrago ma amoroso verso il figlio, nonni, zii “alternativi”, maestra e amici… Un guazzabuglio umano tenero e fragile, divertente e verace, raccontato con una delicatezza favolistica direi quasi francese (un po’ più di quasi specie nell’introduzione, molto “Amelie”)
Un film che sa dosare tenerezza e comicità, immaginazione e realtà, con un cast formidabile (in primis degli eccezionali Valeria Golino e Luca Zingaretti), regalando quasi 2 ore di film da ricordare…
Qualche piccola sbavatura nella trama, forse, ma sinceramente, al netto del piacere di un bel film, si può perdonare.
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renato volpone
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domenica 6 novembre 2011
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il supereroe che è in noi
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Piccole storie di vita ordinaria di una famiglia napoletana. Il film mette a nudo ciò che avviene e viene tenuto nascosto nelle mura domestiche. Il filo conduttore è il piccolo Peppino che amato e vessato da tutti vive le traversie e le confidenze di ciascuno, Camicie optical, macchine d'epoca, e una società che comincia ad aprirsi al diverso nei favolosi anni settanta. Fra tutti il cugino di Peppino che crede di essere superman, e che muore travolto da un mezzo pubblico, forse perchè non si accetta e gli altri non accettano lui, ma torna per aiutare il bambino a superare le difficoltà del suo "essere", dove tutti lo vedono brutto, miope e un po' tonto, Si ride, anche molto, ma è un riso amaro perchè dietro ciascuna scena c'è una morale, c'è una verità, c'è la fragilità di ciascuno di fronte al proprio bisogno di amore, difficoltà che solo un supereroe, forse, riesce ad affrontare.
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flyanto
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martedì 8 novembre 2011
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una famiglia vista con gli occhi di un bambino
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Commedia ambientata a Napoli negli anni '70 sulla vita quotidiana di una famiglia osservata e vissuta da un bambino di circa dieci anni. Buona rappresentazione delle varie figure che compongono la famiglia e di quell'epoca passata. Bravo tutto il cast di attori italiani, con una particolare menzione per Valeria Golino e Luca Zingaretti.
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osteriacinematografo
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mercoledì 28 marzo 2012
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surreale elogio della diversità
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Napoli, 1973. Il film esplora le vicende domestiche della stravagante famiglia Sansone: Antonio, un marito adultero e distratto; Rosaria, una moglie devota e dolcemente rassegnata a una vita semplice; gli anziani genitori di lei; i tre fratelli della donna, due dei quali –Titina e Salvatore- dediti agli eccessi del mondo hippie, ed uno eternamente impegnato nella preparazione di un esame che non verrà mai; Peppino, un bimbo di nove anni che nasconde uno sguardo curioso e arguto sotto i grandi occhiali dell’epoca; e lo zio Gennaro, strambo personaggio convinto di essere Superman.
Due sono gli eventi che rompono la routine familiare: Rosaria scopre i tradimenti del marito e si chiude in se stessa, nel silenzio dei ricordi e delle occasioni perdute, e lo zio Gennaro muore improvvisamente, travolto da un tram.
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Napoli, 1973. Il film esplora le vicende domestiche della stravagante famiglia Sansone: Antonio, un marito adultero e distratto; Rosaria, una moglie devota e dolcemente rassegnata a una vita semplice; gli anziani genitori di lei; i tre fratelli della donna, due dei quali –Titina e Salvatore- dediti agli eccessi del mondo hippie, ed uno eternamente impegnato nella preparazione di un esame che non verrà mai; Peppino, un bimbo di nove anni che nasconde uno sguardo curioso e arguto sotto i grandi occhiali dell’epoca; e lo zio Gennaro, strambo personaggio convinto di essere Superman.
Due sono gli eventi che rompono la routine familiare: Rosaria scopre i tradimenti del marito e si chiude in se stessa, nel silenzio dei ricordi e delle occasioni perdute, e lo zio Gennaro muore improvvisamente, travolto da un tram.
L’improvvisa depressione di Rosaria ne sancisce la temporanea assenza, e scombina in particolare la vita del piccolo Peppino, che si trova privo di punti di riferimento, tra il saltuario rapporto con un padre che sostituisce l’affetto paterno con tre malcapitati pulcini, e quello con gli zii Titina e Salvatore, cui sarà affidato per un periodo breve ma sufficiente a inserirlo nel mondo folle e strabiliante dei figli dei fiori, fra camicie tagliatissime e multi colore, pantaloni a zampa e promiscuità sessuale, fra corpi nudi, ottima musica, manifestazioni femministe e feste in cui le droghe impazzano.
Mentre Rosaria affiderà il proprio dolore al Dottor Matarrese, un affascinante psichiatra, Peppino riuscirà a uscire dalla centrifuga del caos familiare grazie al dialogo segreto che instaura con lo zio morto, unica ancora di salvezza possibile,l’eroe incompreso in cui il bimbo riflette e risolve i propri impacci, tra uno strambo consiglio e un volo sulla splendida Napoli degli anni settanta.
Ivan Cotroneo, scrittore e sceneggiatore, esordisce alla regia portando in scena “La kryptonite nella borsa”, tratto dal romanzo omonimo, di cui egli stesso è autore. Buone le prove di Luca Zingaretti, Fabrizio Gifuni e Cristiana Capotondi, calata finalmente in un ruolo più interessante del solito; ottimi il piccolo Luigi Catani nel ruolo di Peppino e Valeria Golino, che interpreta con fascino e sensualità il doppio volto di una donna solare e verace prima, depressa e rabbuiata poi.
La forza dell’opera, pur imperfetta, risiede nell’elogio della diversità: è una commedia che affronta in modo leggero e surreale una quotidianità sofferta, capace di utilizzare un linguaggio nuovo rispetto al panorama nazionale di un genere che ripete sempre gli stessi schemi senza mai sorprendere, di sapersi distinguere sia dal punto di vista del metodo cinematografico sia da quello della storia in sé, che privilegia la prospettiva particolare di un bambino che vive in modo complesso una diversità che si tramuta e traduce ben presto in ricchezza.
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valeria
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martedì 29 novembre 2011
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ottimo esordio di cotroneo alla regia.
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Per chi come me ha letto (e amato) il romanzo, La Kryptonite nella borsa, doveva rappresentare il tentativo di tradurre per il grande schermo, la storia di una strampalata famiglia napoletana in una commedia divertente e amara al tempo stesso, in un mix ben dosato di situazioni brillanti e drammatiche. Ivan Cotroneo, regista del film e autore del romanzo omonimo è riuscito nell’intento.
Diciamolo subito: il film non è certamente un capolavoro, né la commedia migliore degli ultimi tempi, ma lo sforzo peraltro coraggioso di tracciare in maniera originale le vicende di una famiglia apparentemente come tante sullo sfondo di una Napoli degli anni ’70, sotto gli occhi (e con gli occhi) di un bambino di appena nove anni, con mano leggera e senza forzatura alcuna, merita una menzione particolare, considerando anche che Cotroneo, scrittore e sceneggiatore per il cinema e la tv, è qui alla sua prima prova da regista.
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Per chi come me ha letto (e amato) il romanzo, La Kryptonite nella borsa, doveva rappresentare il tentativo di tradurre per il grande schermo, la storia di una strampalata famiglia napoletana in una commedia divertente e amara al tempo stesso, in un mix ben dosato di situazioni brillanti e drammatiche. Ivan Cotroneo, regista del film e autore del romanzo omonimo è riuscito nell’intento.
Diciamolo subito: il film non è certamente un capolavoro, né la commedia migliore degli ultimi tempi, ma lo sforzo peraltro coraggioso di tracciare in maniera originale le vicende di una famiglia apparentemente come tante sullo sfondo di una Napoli degli anni ’70, sotto gli occhi (e con gli occhi) di un bambino di appena nove anni, con mano leggera e senza forzatura alcuna, merita una menzione particolare, considerando anche che Cotroneo, scrittore e sceneggiatore per il cinema e la tv, è qui alla sua prima prova da regista.
E' una storia di formazione originale, intelligente, e azzeccata in ogni sua trovata. Le prove degli attori, buone. Su tutte, spicca, senz'altro quella di Valeria Golino, bravissima a delineare le delusioni e le amarezze di una moglie e madre coraggiosa ed emancipata. Non disturba nemmeno l'interpretazione della Capotondi (vederla sullo schermo due volte in un mese poteva risultare stucchevole, invece... ma questa è soltanto la mia opinione...). Felice la scelta del protagonista, interpretato dal piccolo Luigi Catani. I suoi occhioni blu sono difficili da dimenticare.
Curate l'ambientazione e la colonna sonora. La regia attenta e sicura.
Nel complesso, un bel film davvero.
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(di no_data)
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preziosa
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martedì 22 novembre 2011
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peppino ha già le risposte dentro di sè...
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Esordio alla regia di Ivan Cotroneo noto sceneggiattore di film e fiction, tra cui "Mine vaganti" "Dillo con parole mie" e di "Tutti pazzi per amore"; film presentato di recente in concorso al Festival Internazionale del film di Roma e ad oggi presente nelle sale cinematografiche(poche a dire il vero).
L'ho trovo un film simpatico, caruccio, pittoresco, variopinto, con diverse scenette che fanno sorridere e con battute che fanno ridere, con bravi attori conosciuti(Golino, Zingaretti, Capotondi, De Rienzo, Gifuni...). Mi ha divertito, mi ha attratto il titolo del film(non sapevo cosa fosse la kryptonite, pensavo a una pietra dura o un cristallo porta fortuna), è una storia ambientata a Napoli nei primi anni '70, negli anni della contestazione giovanile e dei conflitti genitori-figli, è la storia vissuta e rielaborata con gli occhi di un ragazzino di 9 anni, Peppino Sansone(che secondo me somiglia molto e mi ricorda Giovanni Allevi.
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Esordio alla regia di Ivan Cotroneo noto sceneggiattore di film e fiction, tra cui "Mine vaganti" "Dillo con parole mie" e di "Tutti pazzi per amore"; film presentato di recente in concorso al Festival Internazionale del film di Roma e ad oggi presente nelle sale cinematografiche(poche a dire il vero).
L'ho trovo un film simpatico, caruccio, pittoresco, variopinto, con diverse scenette che fanno sorridere e con battute che fanno ridere, con bravi attori conosciuti(Golino, Zingaretti, Capotondi, De Rienzo, Gifuni...). Mi ha divertito, mi ha attratto il titolo del film(non sapevo cosa fosse la kryptonite, pensavo a una pietra dura o un cristallo porta fortuna), è una storia ambientata a Napoli nei primi anni '70, negli anni della contestazione giovanile e dei conflitti genitori-figli, è la storia vissuta e rielaborata con gli occhi di un ragazzino di 9 anni, Peppino Sansone(che secondo me somiglia molto e mi ricorda Giovanni Allevi...). Attorno al ragazzino ruotano, come se fossero i petali di un fiore, diverse storie sentimentali, dove ogni storia sentimentale rappreesenta un petalo(secondo la mia interpretazione), le parti degli attori sono tutte equilibrate e intrecciate fra loro. Mi sono piaciuti tanto gli zii di Peppino, Titina(Capotondi) e Salvatore(De Rienzo) dal film non è chiaro, ma credo che siano gemelli in quanto sembrerebbe che abbiano la stessa età e fanno sempre tutte le cose assieme. Considero molto delicata e romantica la storia di Assunta e Arturo; Assunta cerca l'amore, escogita metodi a costo zero, per trovare un fidanzato che se la porti via, che la faccia uscire dalla sua vita piatta, monotona, triste, dalla sua famiglia e dalla sua condizione econimica molto disagiata, tant'è che si vergona a dire ad Arturo dove abita. Ma Arturo che è attratto o comunque molto colpito e incuriosito da Assunta, la cerca casa per casa nei quartieri più poveri di Napoli finchè la trova....
Ho gradito molto i messaggi positivi e velati di Gennaro, lo zio di Peppino, che si sente come l'eore dei fumetti Superman, con accento napoletano e che nell'immaginario fantastico di Peppino gli si presenta sotto forma di amico e persona della quale fidarsi. Gennaro, nelle fantasie di Peppino, gli fa discorsi ragionevoli sul fatto di non omologarsi agli altri e di essere sempre se stessi. "è meglio essere soli e felici....." "io questo potere non lo tengo" "i miei amici supereroi pensano solo a se stessi e hanno altro da fare" come a dire che nessuno può fare miracoli e che nessuno ha poteri che risolvono le situazioni difficili e tutti i problemi e che per affrontare gli ostacoli bisogna contare su se stessi e non solo sull'aiuto degli altri perchè l'aiuto può non arrivare. Queste sono le risposte che Peppino si sente dire alle sue domande da Gennaro-Superman e altro non sono che le risposte che Peppino ha dentro di sè, nel suo inconscio, ma per accettarle meglio, per crederci che sia così come intuisce dentro di sè, è come se dovesse affidarsi alle frasi dette da un amico, superore immaginario.
Sono molto belle le riprese panoramiche sull'isola di Procida e nel finale le riprese aeree su Napoli. Film molto piacevole e per tutti.
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angelo umana
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giovedì 5 aprile 2012
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nun è peccato
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Una favola a lieto fine, una crisi di coppia che infine si ricompone, sotto gli occhi assorti dell’adolescente figlio Peppino (Filippo Catani), che per diventare grande trova il sostegno di un suo superman personale, immaginario e paesano, il cugino morto Gennaro, e … vissero tutti felici e contenti. Il film sembra raccogliere aneddoti personali del regista Ivan Cotroneo ed è anche un “amarcord” per chi visse i primi anni 70: tempi della mitica Fiat 850, memorabile alcova dondolante in “La classe operaia va in paradiso”, dei pantaloni a zampa d’elefante, dei ragazzi che venivano tenuti da parte quando i grandi dovevano fare cose o discorsi “importanti”; era pure il tempo in cui si stava insieme … “per il bene dei figli”, come sembra faccia la protagonista Valeria Golino dopo aver appreso che il marito Luca Zingaretti la tradisce.
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Una favola a lieto fine, una crisi di coppia che infine si ricompone, sotto gli occhi assorti dell’adolescente figlio Peppino (Filippo Catani), che per diventare grande trova il sostegno di un suo superman personale, immaginario e paesano, il cugino morto Gennaro, e … vissero tutti felici e contenti. Il film sembra raccogliere aneddoti personali del regista Ivan Cotroneo ed è anche un “amarcord” per chi visse i primi anni 70: tempi della mitica Fiat 850, memorabile alcova dondolante in “La classe operaia va in paradiso”, dei pantaloni a zampa d’elefante, dei ragazzi che venivano tenuti da parte quando i grandi dovevano fare cose o discorsi “importanti”; era pure il tempo in cui si stava insieme … “per il bene dei figli”, come sembra faccia la protagonista Valeria Golino dopo aver appreso che il marito Luca Zingaretti la tradisce. Era anche l’epoca delle battaglie femministe, le donne cercavano ribellione e affermazione di sé bruciando i reggipetti e fumando, battaglie che a distanza di tempo appaiono inutili e superate (gli uomini che non si stiravano le camicie non le stirerebbero nemmeno oggi, per la carriera … donne di valore ve ne sono con o senza quote rosa e manifestazioni popolari). Il sesso libero o la liberazione dei costumi – ammesso che non fossero liberi prima - parve affermarsi in quell’epoca e il film fornisce anche questo souvenir, tramite i giovani zii di Peppino. Sua mamma invece, fino ad allora “tutta casa letto e chiesa” e che può ricordare con nostalgia solo la libertà di una vacanza a Procida quando aveva 15 anni, trova la determinazione di frequentare lo studio dello psichiatra Fabrizio Gifuni, col quale si prende la “libertà” di un solo bacio (Peppino Di Capri nel film canta, giustamente, “Nun è peccato”), perché il marito torna all’ovile subito dopo.
Nella crescita, Peppino, che per una fissazione della maestra s’è fatto un podio mentale con la mamma al primo posto la madonna al secondo e la maestra al terzo, immagina di veder cadere una alla volta queste figure. E' il suo personale superman che gli fa superare momenti difficili, compresi quelli dello “sfigato” a cui i compagni lasciano fare al massimo il palo quando giocano a calcio e a cui rompono per dispetto diverse paia di occhiali. Tutto però ha il sapore di una favoletta aneddotica. Belle le canzoni: una di Mina, una di David Bowie e These boots are made for walkin’ che ricorda “Full metal jacket”.
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[+] luigi catani non filippo (che è un commentatore)
(di angelo umana)
[ - ] luigi catani non filippo (che è un commentatore)
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rescart
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martedì 26 giugno 2012
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la crisi è passeggera
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Come la kryptonite la crisi non colpisce le persone normali, ma solo quelle speciali. Quindi praticamente tutti. Dal gay che si crede superman, al giovane intellettuale di famiglia che però non riesce a superare nessun esame all’università, alla madre di famiglia gelosa, al padre di famiglia che si divide tra il mestiere di commerciante e quello di taxista a tempo perso (una sorta di car-sharing ante litteram), alla zitella in cerca di marito ma con poca autostima, ai giovani zii dediti a festini allucinogeni. Uno di questi, la Capotondi, pur potendo scegliere tra numerosi aitanti pretendenti, preferisce fidanzarsi con un giovane zoppo che suscita in lei un senso di protezione materna, di cui aveva dimostrato scarsa propensione perdendo di vista il nipote dodicenne affidatogli per fare le veci della madre, in crisi dopo aver scoperto il tradimento del marito.
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Come la kryptonite la crisi non colpisce le persone normali, ma solo quelle speciali. Quindi praticamente tutti. Dal gay che si crede superman, al giovane intellettuale di famiglia che però non riesce a superare nessun esame all’università, alla madre di famiglia gelosa, al padre di famiglia che si divide tra il mestiere di commerciante e quello di taxista a tempo perso (una sorta di car-sharing ante litteram), alla zitella in cerca di marito ma con poca autostima, ai giovani zii dediti a festini allucinogeni. Uno di questi, la Capotondi, pur potendo scegliere tra numerosi aitanti pretendenti, preferisce fidanzarsi con un giovane zoppo che suscita in lei un senso di protezione materna, di cui aveva dimostrato scarsa propensione perdendo di vista il nipote dodicenne affidatogli per fare le veci della madre, in crisi dopo aver scoperto il tradimento del marito. Per riprendersi da tale
scoperta la signora, una ragioniera precaria interpretata da Valeria Golino, dovrà seguire una lunga e “approfondita” terapia analitica, da parte dell’ennesimo personaggio “speciale” solo apparentemente normale. Perché ricorrere al sesso per guarire una paziente a cui pesano le corna appena scoperte sul suo capo, non è propriamente un modo “normale” di fare psicoanalisi, eppure è il modo più efficace, anche a far emergere la “specialità” di colei che sembrava essere ancora rimasta normale, la nonna del ragazzino nonché madre della malata immaginaria: rompere piatti intenzionalmente. Tutt’altro che il solito stereotipo della suocera! Una fortuna per il padre di famiglia, interpretato da Gianluca Zingaretti, la cui singolarità non è data solo dall’avere una suocera che rompe piatti anziché qualcos’altro, ma anche dal guidare una Fiat 850 anni ’60 dal colore decisamente singolare, se la sfida più gettonata lanciata al figlio è quella di cercarne un’altra in giro dello stesso colore. Alla fine la crisi economica vera colpirà proprio lui e forse sarà l’occasione per iniziare a concentrarsi sul suo lavoro principale di commerciante di macchine da cucire Singer, rinunciando a distrazioni amorose e accettando il suo ruolo sociale (questo sì davvero stereotipico) di becco predestinato. Il sesso diventa così il modo per pareggiare i conti psicologici con cui la ragioniera, mancata promessa della stenografia, potrà tornare alla suo ruolo di precaria sfortunata in affari ma fortunata in amore. Non sappiano in quale modo il suo unico figlio da grande dovrà saldare anche i suoi conti con una società che lo emargina per la sua diversità, ma l’invito dell’amico, aspirante e infine (post mortem) realizzato superman, è quello di non fare come lui. Troppa carne al fuoco per il primo film da regista di Ivan Cotroneo? No, se si evita di enfatizzare il tema abusato e “politicamente corretto” dell’accettazione dell’omosessualità come scelta di vita, tema che a me sembra un po’ riduttivo visto che qui si tratta in realtà dei tanti possibili modi in cui la diversità di può esplicare, tra i quali può esserci anche quello della vita da single. O di una sua possibile concretizzazione come fare il prete. Sempre che resista il terzo e ultima baluardo femminile di riferimento, la figura di Maria così centrale per la Chiesa cattolica romana e quindi anche napoletana.
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gianleo67
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martedì 30 maggio 2017
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peppino peppino, figlio dell'amore...
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Nella Napoli degli anni '70, Peppino Sansone è un bambino occhialuto e sensibile accudito con amorevole condiscendenza da una famiglia eccentrica e pittoresca; tra zii bamboccioni, nonni intemperanti e genitori apprensivi, il ragazzo è particolarmente attaccato allo stralunato cugino Gennaro, giovane disadattato che indossa una mantellina rossa e si crede Superman. Quando Gennaro finisce sotto un autobus, Peppino lo farà rivivere grazie alla sua fervida fantasia ed al bisogno di un amico immaginario che lo aiuti ad affrontare le insidie di un ambiente familiare decisamente sopra le righe.
Adattando il suo omonimo romanzo, il napoletano Cotroneo scrive e dirige una commedia di formazione perennemente in bilico tra gli eccessi del racconto fiabesco ed il realismo della ricostruzione d'ambiente, assumendo come soggetto centrale della narrazione quella di un bambino che per grazia e sensibilità deve farsi carico delle manchevolezze e dei pregiudizi che albergano in una ambiente familiare segnato dagli egoismi e dalle incomprensioni, dalla superficialità e dai desideri inespressi, dalle palesi discriminazioni e dalle silenti recriminazioni.
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Nella Napoli degli anni '70, Peppino Sansone è un bambino occhialuto e sensibile accudito con amorevole condiscendenza da una famiglia eccentrica e pittoresca; tra zii bamboccioni, nonni intemperanti e genitori apprensivi, il ragazzo è particolarmente attaccato allo stralunato cugino Gennaro, giovane disadattato che indossa una mantellina rossa e si crede Superman. Quando Gennaro finisce sotto un autobus, Peppino lo farà rivivere grazie alla sua fervida fantasia ed al bisogno di un amico immaginario che lo aiuti ad affrontare le insidie di un ambiente familiare decisamente sopra le righe.
Adattando il suo omonimo romanzo, il napoletano Cotroneo scrive e dirige una commedia di formazione perennemente in bilico tra gli eccessi del racconto fiabesco ed il realismo della ricostruzione d'ambiente, assumendo come soggetto centrale della narrazione quella di un bambino che per grazia e sensibilità deve farsi carico delle manchevolezze e dei pregiudizi che albergano in una ambiente familiare segnato dagli egoismi e dalle incomprensioni, dalla superficialità e dai desideri inespressi, dalle palesi discriminazioni e dalle silenti recriminazioni. Un po' racconto morale, un po' commedia di costume, è un insolito oggetto cinematografico che fa rivivere gli echi di un garbato autobiografismo sotto le mentite spoglie di una sensibilità tragicomica che agisce per contraddizioni e delicati slanci poetici, presentandoci un campionario umano che si arrabatta e che vive con difficoltà un momento di transizione dall'arretratezza di una società patriarcale ad un brusco e confuso mutamento dei costumi (la rivoluzione sessuale, il femminismo, la crisi coniugale). Decisamente sfilacciato e acerbo dal punto di vista narrativo, vive una sua originalità naive nell'alternanza dei riusciti siparietti di una garbata comicità regionalistica (E' stato il figlio) e il delicato flusso di coscienza di una sensibilità umana che agisce attraverso l'empatia e la saggezza del non detto (L'argent de poche), istruendoci sul valore della fantasia e della tolleranza come armi di difesa contro la stupidità e di educazione alla valorizzazione della diversità: il piccolo Peppino è un bel bambino, socievole e intelligente che gli zii vedono come brutto, i compagni di scuola discriminano ed i genitori trattano con eccessiva condiscendenza, ma che saprà vedere nell'eccentrica mitomania del cugino 'supereroe' il geniale stratagemma di una saggezza fanciullesca che comprenda le difficoltà degli adulti (lo zio beota che studia da 5 anni per il primo esame universitario, l'omosessualità inconfessata di Gennaro, l'apatica contestazione della madre cornificata) e lo aiuti a superare le proprie, magari liberandosi dell'invadente presenza di una triplice e ingombrante figura materna (biologica, celeste, pedagogica) che è un po' come la kryptonite (nella borsa) per Superman! Gustosi gli inserti musicali tra hit internazionali (These Boots Are Made for Walkin' , Life on Mars?, Lust for Life, Aquarius) e melodici nostrani (Quand'ero piccola, Nun è peccato) che sottolineano con ammicante senso cinematografico il gusto del tempo ed altrettanti momenti topici. Tra gli attori da rimarcare le prove di una sempre bravissima Valeria Golino, del giovane e simpatico Luigi Catani e di una spassosa e istrionica Monica Nappo. Otto nomination tra David e Nastri d'Argento di cui nessuno andato a buon fine e, per una volta tanto, meritato duplice finanziamento pubblico con il contributo governativo e la co-produzione della Tivù di Stato.
Peppì, tu non ti devi avvilire se gli altri non ti capiscono.
Ma quelli non è che non mi capiscono; mi sfottono proprio!
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