rongiu
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giovedì 30 agosto 2012
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acceso/spento - vero/falso
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Qual è il prezzo da pagare per le sconfinate applicazioni scientifiche che l’uomo riesce e riuscirà a porre in essere, derivanti dai suoi studi? Se in un prossimo futuro la quotidianità consentirà di interagire con “macchine” dal quoziente emozionale alto, esseri “ciberneticamente senzienti”; non dimentico che nel recente passato, le stesse “macchine” molto meno cibernetiche e per niente senzienti, hanno creato disastri immani. Quelli di tipo nucleare portano la firma di questo uomo; l’autografo è ancora ben visibile.
Il messaggio di Kike Maillo \ regista /, è chiaro.
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Qual è il prezzo da pagare per le sconfinate applicazioni scientifiche che l’uomo riesce e riuscirà a porre in essere, derivanti dai suoi studi? Se in un prossimo futuro la quotidianità consentirà di interagire con “macchine” dal quoziente emozionale alto, esseri “ciberneticamente senzienti”; non dimentico che nel recente passato, le stesse “macchine” molto meno cibernetiche e per niente senzienti, hanno creato disastri immani. Quelli di tipo nucleare portano la firma di questo uomo; l’autografo è ancora ben visibile.
Il messaggio di Kike Maillo \ regista /, è chiaro. – L’uomo è eticamente incapace, almeno per il momento, di interagire in modo sano, equilibrato, non solo con l’ambiente ma soprattutto con la propria soggettività. Ma cos’altro contiene “l’ampollina uomo?” Mi par di capire: - espressività, creatività, responsabilità, libero arbitrio e compagnia bella. In una “macchina robotica” il rapporto CA / IA dove per CA si intende Coscienza Artificiale ed IA Intelligenza Artificiale non è per niente chiaro, perché chiaro non è per l’uomo cosa è la coscienza; queste macchine sono frutti dei suoi studi e così… immaginate un po’.
E il tema della “Vita” propostoci, con tutte le sue boccette dentro le quali ognuno può inserire i “sentimenti biochimici” che desidera? Il futuro di Eva \ Claudia Vega / bambina dal QI molto alto è legato alle scelte etiche e perché no estetiche di diverse persone a lei vicine. Alex \ Daniel Bruhl / ingegnere cibernetico e zio di Eva; Lana \ Marta Etura / ingegnere cibernetico e mamma di Eva ; David \ Alberto Ammann / suo padre.
Che ne sarà di Eva? Ma soprattutto chi “È” Eva?
In termini Booleani si parla solo di due “valori” 0 e 1; i reticoli mentali delle persone coinvolte in questa vicenda quali Valori applicheranno?
Buona visione
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donni romani
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mercoledì 29 agosto 2012
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robot emozionanti e umanissimi
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Fantascienza, sentimenti, una venatura di thriller e interrogativi etici a volontà nella pellicola di Maillo, un sorprendente film spagnolo curato nei dettagli e negli effetti speciali come un blockbuster americano ma con un'anima profonda e toccante decisamente mediterranea. Il protagonista è Alex Garel, giovane progettista di robot che dopo dieci anni di esilio volontario torna al laboratorio della sua città natale dove aveva abbandonato, prima di partire, il progetto di un robot in tutto e per tutto umano, emozioni e sentimenti compresi. Tra irrisolti conflitti familiar sentimentali e ardite sperimentazioni la vita di Alex si arricchisce in breve di un laboratorio super attrezzato in quella che era stata la casa dei genitori, di mappe genetiche che prendono vita nello spazio con immagini fluide estremamente eleganti e suggestive, di un gatto robot libero, perciò pasticcione e dispettoso come un gatto vero, di un maggiordomo robot, efficiente e simpaticissimo, di una ex fidanzata, Lana, che adesso è la moglie di suo fratello David e di una bambina, Eva, dalla lingua tagliente e dai comportamenti sbarazzini.
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Fantascienza, sentimenti, una venatura di thriller e interrogativi etici a volontà nella pellicola di Maillo, un sorprendente film spagnolo curato nei dettagli e negli effetti speciali come un blockbuster americano ma con un'anima profonda e toccante decisamente mediterranea. Il protagonista è Alex Garel, giovane progettista di robot che dopo dieci anni di esilio volontario torna al laboratorio della sua città natale dove aveva abbandonato, prima di partire, il progetto di un robot in tutto e per tutto umano, emozioni e sentimenti compresi. Tra irrisolti conflitti familiar sentimentali e ardite sperimentazioni la vita di Alex si arricchisce in breve di un laboratorio super attrezzato in quella che era stata la casa dei genitori, di mappe genetiche che prendono vita nello spazio con immagini fluide estremamente eleganti e suggestive, di un gatto robot libero, perciò pasticcione e dispettoso come un gatto vero, di un maggiordomo robot, efficiente e simpaticissimo, di una ex fidanzata, Lana, che adesso è la moglie di suo fratello David e di una bambina, Eva, dalla lingua tagliente e dai comportamenti sbarazzini. E' simpatia a prima vista fra Alex ed Eva e quando lui scopre che la bambina è figlia del fratello e della sua ex fidanzata decide di farla diventare il modello per il suo "robot simpatico". Le cose non andranno a finire bene, perchè Eva non è semplicemente una bambina bella, indipendente ed intelligente, è il prodotto di quell'esperimento che Alex aveva lasciato interrotto anni prima e su cui ha appena ripreso a lavorare, Eva è quel robot simpatico che Lana ha terminato al posto suo. Ma la bambina ignora la propria natura, e quando lo scoprirà il destino di tutti loro sarà segnato per sempre. Perchè la scienza può spingere i propri confini sempre un po' oltre, ma non sempre gli esseri umani e le loro repliche computerizzate sono in grado di gestire quelle emozioni che da secoli sono immutate, eppure sempre sconvolgenti quando si provano per la prima volta. I sensi di colpa si intrecciano all'ambizione, i dubbi vengono silenziati dal desiderio di dar vita ad una creatura unica e irripetibile, la sindrome del dottor Frankenstein viene evocata nella scena in cui un bambino robot prende vita allungando un braccio nel vuoto come la celebre creatura nel film tratto dal capolavoro di Shelley, e la disperazione finale di Alex nel dover "spegnare" Eva non ha niente a che fare con il dispiacere dello scienziato che vede fallire un proprio progetto mentre si avvicina molto al dolore di qualunque padre che deve staccare la spina ad un figlio. Poetico, riflessivo senza voler fare della morale o del moralismo, Eva solleva interrogativi, ci fa intravedere un futuro estremamente prossimo e ci comunica il costante bisogno degli esseri umani di lasciare una traccia di sè. Forse un pizzico deludente è la chiusura asciutta, quasi frettolosa, senza dar spazio al tormento profondo di Eva, senza lasciare che il suo sguardo sgomento abbia il tempo di diventare coscienza e con essa consapevolezza di ciò che comporta l'essere umani. Ma resta l'indubbio merito di avvolgerci in una rete lieve di emozioni e riflessioni profonde condotti per mano da una deliziosa creatura, e poco importa se sia una bambina o un robot simpatico. Perchè Eva è il risultato di sogni e desideri completamente umani, e proprio per questo magnifici e terrificanti come i tutti i sogni di noi umani, ieri come oggi, come in un qualunque possibile domani.
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picpic
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martedì 4 settembre 2012
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das unheimliche - eva come olimpia
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Eva è un film semplice solo in apparenza, perché oltre la tranquilla quiete della superficie, oltre la confortevole quotidianità, cela un segreto, forse rimosso ma mai cancellato.
Con il suo isolamento narcisista Alex crede di poter colmare il vuoto che lo attanaglia, ma tutto ciò che aveva rifiutato dieci anni prima ritorna, inesorabilmente.
"Unheimlich" è tutto ciò che poteva restare segreto, nascosto... ed invece è riaffiorato (Schelling).
Alex vive in una famiglia non convenzionale, abita con dei robot e i suoi affetti sono familiari ed estranei al tempo stesso.
Egli non è a suo agio nel nuovo ambiente e la sua angoscia è tangibile, così come tangibile è la sua incertezza intellettuale sul nuovo automa, simile ma dissimile dall'essere umano.
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Eva è un film semplice solo in apparenza, perché oltre la tranquilla quiete della superficie, oltre la confortevole quotidianità, cela un segreto, forse rimosso ma mai cancellato.
Con il suo isolamento narcisista Alex crede di poter colmare il vuoto che lo attanaglia, ma tutto ciò che aveva rifiutato dieci anni prima ritorna, inesorabilmente.
"Unheimlich" è tutto ciò che poteva restare segreto, nascosto... ed invece è riaffiorato (Schelling).
Alex vive in una famiglia non convenzionale, abita con dei robot e i suoi affetti sono familiari ed estranei al tempo stesso.
Egli non è a suo agio nel nuovo ambiente e la sua angoscia è tangibile, così come tangibile è la sua incertezza intellettuale sul nuovo automa, simile ma dissimile dall'essere umano. Questo dualismo è ben rappresentato dalla indecifrabile bambina che non a caso si chiama Eva, prima donna come Olimpia, la bambola animata del racconto
"Der Sandmann" di E.T.A. Hoffmann che affronta il tema dell'ambiguità e indaga l'immaginario dell'automa.
Il rimosso sembra ritornare attraverso l'oggetto perturbante, Eva, ovvero il ritorno all'antica patria, il grembo materno.
Alex ricorda l’innamorato triste e tormentato di Olimpia, ma ricorda anche l'orco, ovvero l'adulto in grado di cavare gli occhi ai bambini.
Esattamente come nel racconto di E.T.A. Hoffmann, esiste la possibilità che un adulto possa mutilare il corpo di un bambino e il continuo riferimento freudiano agli occhi fa riemergere alla coscienza dello spettatore il processo di castrazione. La natura di essere vivente o di automa di Eva non viene mai dettagliata o chiarita in alcun modo e allo spettatore, nel dubbio e nell'impossibilità di decidere, non resta che sperimentare il perturbante... e tu “cosa vedi quando chiudi gli occhi?”
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4ng3l
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lunedì 10 settembre 2012
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intrigante film saturo di sentimento e innovazioni
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Percorre il percorso del film drammatico ma non troppo e sfrutta a pieno il potenziale della trama e la grande bravura della giovane protagonista. Bella regia coadiuvata da una sceneggiatura ritmata anche se a tratti poco perspicace. Emozioni e qualche colpo di scena tengono il perno del film che arriva alla, forse non enfatizzata troppo come meritava, fine. Ottimo film.
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kwinkurg
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lunedì 3 settembre 2012
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veramente un bel film...toccante
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Un gran bel film...
Al di fuori dello svisceramento che ne si puo' o meno voler fare, il film scorre piacevolmente,con tanti rimandi a libri e altri film che sicuramente possono far sorridere, storcere il naso o toccare...
In particolar modo l'attirice della piccola "EVA" risulta essere molto efficace nonostante la giovane eta...
Sicuramente uno dei migliori film di questo 2012, profondo al punto giusto, divertente in alcune parti, ma soprattutto toccante nella doppia sfaccettatura del protagonista "ALEX" da un lato "il miglior progettista di sentimenti", dall'altro una completa frana in quel che e' il trattare i PROPRI sentimenti.
consigliatissimo
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nuno's
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martedì 4 settembre 2012
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fantascienza: eva viva
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Dalle macchine semplici come un cavallo fino a vere e proprie autocoscienze, questo dramma fantascientifico non ha rivali. Ottima idea, ottime scene, ottima computer grafica (anche se non mi è mai piaciuta) e emozioni a non finire. Il film per intero non accede alle quattro stelle a causa del ritmo altalenante ma nel complesso basso, che implica il dispiacere di una buona fetta di pubblico. Si può speculare sul finale a non finire, io preferisco la versione secondo cui il robot migliore fino ad allora creato è riuscito a immaginarsi qualcosa da vedere sotto le palpebre.
Scena migliore: Tante belle scene, in particolare quella forte dell' "omicidio" della madre, o la scena del prototipo a cui sta lavorando il protagonista che da di matto e cerca di ucciderlo.
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Dalle macchine semplici come un cavallo fino a vere e proprie autocoscienze, questo dramma fantascientifico non ha rivali. Ottima idea, ottime scene, ottima computer grafica (anche se non mi è mai piaciuta) e emozioni a non finire. Il film per intero non accede alle quattro stelle a causa del ritmo altalenante ma nel complesso basso, che implica il dispiacere di una buona fetta di pubblico. Si può speculare sul finale a non finire, io preferisco la versione secondo cui il robot migliore fino ad allora creato è riuscito a immaginarsi qualcosa da vedere sotto le palpebre.
Scena migliore: Tante belle scene, in particolare quella forte dell' "omicidio" della madre, o la scena del prototipo a cui sta lavorando il protagonista che da di matto e cerca di ucciderlo.
Scena peggiore: L'inizio. E' poco oggettivo ma odio gli inizi che mostrano una scena finale.
Grafica, regia, interpretazioni: non male gli attori, non brillanti però, la grafica è buona anche se abusare della computer grafica non è mai di gradimento (anche se per alcune cose è necessario, ma per altre potevano pure utilizzare delle macchine effettive) e la regia è discreta.
Giudizio finale: buon film, direi un 6 su 10 che offre buon spettacolo ad una bella fetta di spettatori. Non mancano, ripeto, le grandi emozioni.
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gianleo67
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venerdì 1 gennaio 2016
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lacrimevole destino di burattini catalani
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Al ritorno nel piccolo paesino di montagna in cui è cresciuto e sede di un attivissimo centro universitario, il giovane e talentuoso Álex viene coinvolto in un avveniristico progetto nel campo della robotica ma anche nelle vicende familiari che aveva lasciato in sospeso. Impegnato nella progettazione di un piccolo androide cui infondere sentimenti umani, troverà un modello nella giovane e vivace nipotina Eva, figlia del fratello e di una sua ex collega di cui è ancora innamorato. Quello che lo aspetta però, sarà una scoperta sorprendente che muterà radicalmente il suo modo di concepire la natura umana e la sua responsabilità verso le creature positroniche che dovrebbero imitarla.
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Al ritorno nel piccolo paesino di montagna in cui è cresciuto e sede di un attivissimo centro universitario, il giovane e talentuoso Álex viene coinvolto in un avveniristico progetto nel campo della robotica ma anche nelle vicende familiari che aveva lasciato in sospeso. Impegnato nella progettazione di un piccolo androide cui infondere sentimenti umani, troverà un modello nella giovane e vivace nipotina Eva, figlia del fratello e di una sua ex collega di cui è ancora innamorato. Quello che lo aspetta però, sarà una scoperta sorprendente che muterà radicalmente il suo modo di concepire la natura umana e la sua responsabilità verso le creature positroniche che dovrebbero imitarla.
Attestato dell'ottimo stato di salute di un cinema catalano che riesce ad interpretare generi e soggetti apparentemente abusati secondo un gusto ed una originalità di stile non comuni, l'opera d'esordio del regista televisivo Kike Maíllo è una favoletta fantascientifica che combina le tematiche più classiche della bioetica al tempo dei robot con il dramma sentimentale in chiave familistica, prediligendo alla rutilante magniloquenza dei polpettoni distopici in compurter grafica le atmosfere dimesse di un tranquillo eremo alpestre, dove coltivare un nuovo umanesimo di creature inconsapevoli nel solco di una consolidata tradizione di relazioni ed incomprensioni tra creature umane in carne ed ossa. Quello che ne esce è un immaginario retro-futuristico alla Hugo Cabret, in cui la classica morale cara a Collodi incontra le frontiere dell'etica robotica care ad Asimov, risolvendo la questione con una parolina magica dalle 'Mille e una Notte' in grado di annichilire le pericolose derive eversive di un 'modello due' che, come i replicanti di Blade Runner, pretendano con rabbiosa frustrazione di aderire compiutamente al dualismo stevensoniano della natura umana che sono stati chiamati ad emulare. Se gli argomenti quindi non appaiano genuinamente originali, nè tantomeno affrontati con l'autoironia che di solito accompagna le omologhe produzioni d'oltreoceano, il film di Maíllo le cala in una dimensione familiare dove si confondano affetti contrastati e doveri dell'etica, proiettando la natura artificiosa di creature fatte ad immagine e somiglianza del loro creatore nell'incanto favolistico che da sempre accompagna l'età dell'innocenza ed avvicinadole sempre di più alla comprensione profonda dello smarrimento dell'uomo di fronte all'ineluttabilità del proprio destino (chi ricorda HAL9000?). Decisamente ingenuo in fase di scrittura e con diverse incongruenze nella tenuta narrativa, rischia più volte di cadere nel melodramma o nei prevedibili sussulti in chiave 'soap' (di chi sarà mai figlia questa graziosa bambina?) agitando un menage a trois che non va da nessuna parte e chiudendo l'ellissi di un incipit tragico nell'epilogo scontato del suicidio assistito di chi non ha ancora imparato a sognare ("Dimmi cosa vedi quando chiudi gli occhi?"). Belle le ambientazioni in esterno tra i Pirenei e le Alpi svizzere, come pure gli straordinari effetti speciali di una interfaccia olo-grafica che rimanda ai complessi meccanismi vintage di De Vaucanson, giustamente premiati al Sitges - Festival internazionale del cinema della Catalogna 2012. Tra i due attori principali, un Daniel Bruhl arruffato e romantico ed una graziosa e vispa Claudia Vega, la spunta il maggiordomo 'bicentenario' ed empatico di un impressionante Lluís Homar che si aggiudica uno dei tre riconoscimenti autoctoni concessi alla premiazione dei Goya 2012. Lacrimevole destino di burattini catalani.
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guglielmo cioni
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venerdì 31 agosto 2012
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la fantascienza made in europe
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Ci vorrebbero piu' storie e piu' film di fantascienza europei, senza tantissimi effetti speciali, ma più racconto ed emozioni. Eva ci prova davvero, e un po ci riesce, ma resta un film ancora troppo ingenuo e legato a favole già lette.
Le troviamo tutte, le storie della nostra infanzia. Pinocchio e il suo creatore Geppetto, che poi fu ripreso da spielberg in AI (film peraltro noiosissimo). Tutti i robot di Asimov, impigliati nelle tre leggi della robotica, e di tanto in tanto accompagnati da robot "anomali" che hanno libertà e scompigliano i programmi dell'uomo. Ricordiamo il tentativo poco riuscito di trasposizione con Io Robot con Will Smith.
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Ci vorrebbero piu' storie e piu' film di fantascienza europei, senza tantissimi effetti speciali, ma più racconto ed emozioni. Eva ci prova davvero, e un po ci riesce, ma resta un film ancora troppo ingenuo e legato a favole già lette.
Le troviamo tutte, le storie della nostra infanzia. Pinocchio e il suo creatore Geppetto, che poi fu ripreso da spielberg in AI (film peraltro noiosissimo). Tutti i robot di Asimov, impigliati nelle tre leggi della robotica, e di tanto in tanto accompagnati da robot "anomali" che hanno libertà e scompigliano i programmi dell'uomo. Ricordiamo il tentativo poco riuscito di trasposizione con Io Robot con Will Smith.
Ogni istante mi tornava alla memoria P.K. Dick, con il suo replicante donna che non sa di essere non umana, e i suoi innumerevoli personaggi inconsapevoli di essere diversi, fino alla rivelazione finale.
Una sorprendente giovanissima attrice, Claudia Vega, e un protagonista (Daniel Bruhl) davvero un po troppo immobile nella sua espressione da amari ricordi durante tutto il film.
Meritava forse piu' spazio l'altro personaggio robotico (ben interpretato da Lluis Homar), che comunque ricalca alla perfezione il Bicentennial man di Robin Williams (altra trasposizione di Asimov).
Insomma si vede con piacere, ma... un po piu' di fantasia non guastava.
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kyotrix
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domenica 24 febbraio 2013
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veramente ben fatto!
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Ottimo film di fantascienza terrestre. Bisogna solo accettare questo mondo particolare, dove dal punto di vista tecnologico sono all'avanguardia ( robot, computer, macchine comandate elettronicamente ) mentre tutto il resto e' uguale a noi, vedi edilizia e meccanica...un contrasto che un pò stona. Ma per il resto, il film mi ha catturato dall'inizio alla fine. Bel film di fantascienza ( piu' sentimentale che fantascienza ), bravi tutti gli attori, in particolare la piccola Eva (bella e brava protagonista). Continuo a non capire come francia e spagna riescano a tirar fuori delle perle, mentre il cinema italiano sforna solo i soliti film ridicoli. Straconsigliato.
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