A Dangerous Method |
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Un film di David Cronenberg.
Con Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Andrea Magro, Clemens Giebel, Franziska Arndt, Katharina Palm, Christian Serritiello.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 93 min.
- Gran Bretagna, Germania, Canada 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 30 settembre 2011.
MYMONETRO
A Dangerous Method
valutazione media:
2,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Melodramma alla Cronenberg su una rivalità storicadi jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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domenica 29 settembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
1904, Zurigo. La giovane Sabina Spielrein (1885-1942, Knightley) è internata in una clinica psichiatrica dove è presa in cura dal dottor Carl Jung (1875-1961, Fassbender). Tra i due il rapporto diventa sempre più stretto finché si trasforma in erotico e questo mette in dubbio le certezze psicoanalitiche di Jung, ispirate dal maestro Sigmund Freud (1856-1939, Mortensen). Il rapporto tra Jung e Freud andrà quindi deteriorandosi: il primo avrà il coraggio di oltrepassare i confini solidi e già esplorati della psicoanalisi, il secondo, pur di non rovinarsi la reputazione, preferirà rimanere in “territori esplorati”. Sabina intanto guarirà dalla sua pazzia e diventerà la prima donna psicoanalista. Scritto da Christopher Hampton, basato sulla sua pièce teatrale del 2002, a sua volta basata sul romanzo di John Kerr The Most Dangerous Method, è il film più classico di Cronenberg che abbandona i primi horror splatter e i thriller quali A History of Violence e La Promessa dell’Assassino, per dedicarsi ad un genere più “tranquillo” con questo raffinato melodramma in cui tuttavia è possibilissimo scorgere tracce dell’ingegno del suo autore: in fondo i temi sono quelli cari al regista: l’erotismo, la violenza e qui anche la psicoanalisi e, curiosamente, la libertà. Perché lo psicoanalista fa molto di più che guarire un paziente, gli dona la libertà, come dice Sabina. Film fisico e psicologico, costoso e raffinato, nella messa in scena, nei costumi (Denise Cronenberg) e nelle scenografie (James McAteer), impreziosite dalla splendida fotografia di Peter Suschitzky e dalle magnifiche musiche di Howard Shore. Film incarnato su due poli: le idee di Jung e Freud, il primo disposto a sperimentare e ad andare oltre ogni limite, il secondo pur di mantenere la reputazione di inventore e maestro assoluto della psicoanalisi, non disposto a “rischiare”. E l’arbitro dello scontro è Sabina che, invece di essere schiacciata dall’amore per Jung e allo stesso tempo per le idee di Freud, si libera e diventa una donna autonoma, capace di pensare e formulare da sola. Attori bravissimi: spiccano Fassbender, ormai attore di punta del panorama cinematografico internazionale (grazie soprattutto a Hunger e Shame, che lo hanno portato alle collaborazioni con grandi cineasti americani quali Ridley Scott e Quentin Tarantino); la Knightley mai stata così brava e fisica, ma d’altra parte non aveva ancora avuto molte occasioni di “sfogare” il proprio talento; e infine Mortensen, ormai vero feticcio del regista, come Johnny Depp per Burton e Leonardo DiCaprio per Scorsese.
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