A Dangerous Method |
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Un film di David Cronenberg.
Con Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Andrea Magro, Clemens Giebel, Franziska Arndt, Katharina Palm, Christian Serritiello.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 93 min.
- Gran Bretagna, Germania, Canada 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 30 settembre 2011.
MYMONETRO
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A Dangerous Movie
di the mikeMaisterFeedback: 1543 | altri commenti e recensioni di the mikeMaister |
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martedì 17 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La trama del film è la stessa che si può leggere in poche righe su un qualsivoglia libro di storia: La nascita del rapporto Jung-Freud, lo svilupparsi della relazione e il declino della medesima, il tutto inframezzato dalla presenza bella Spielrein, il lato soap di una storia che ha mutato indissolubilmente il pensiero della psicoanalisi. Il lungometraggio parte forte: una ottima keira Kinghtley interpreta la convulsa e traumatizzata Spielrein; nonostante la terapia, nonostante la relazione col dottor Jung e nonostante gli studi di medicina, che occupano gran parte della sua mente, gli attacchi di panico, i morsi allo stomaco che la affliggono dall’inizio della sua malattia ci saranno imperturbabili fino alla fine dello sceneggiato con intensità decrescente, quasi a voler supportare allegoricamente la convinzione immanentistica freudiana secondo il quale noi siamo ciò che siamo, senza aver possibilità di diventare il cambiamento che desidera la nostra immaginazione. Ed è qui che si inserisce la figura del dr. Jung, la proiezione cinematografica del nostro Cronenberg: Jung è speranza, scoperta e positività, Jung è l’allievo ribelle di un Freud che ci viene prospettato come il più classico degli antagonisti Disney, scorbutico, saccente, imperturbabile e calcolatore. Come in ogni favola, il nostro eroe (Jung) sarà più volte messo alla prova affinché possa consacrarsi definitivamente, ma ahimè fallisce miserevolmente ogni prova: è bastato Otto Gross (Vincent Cassel), uomo impudico ed adultero, a far vacillare la fermezza e la professionalità del nostro dottore preferito, facendolo inciampare nel rapporto extraconiugale con la Spielrein, un fallimento civile, etico e professionale, quanto vi sia di più abietto nei confronti della moralità. È un trionfo della decadenza. Ma non tutto è perduto, c’è il lato soap a far sperare lo spettatore: l’amore tra i nostri protagonisti; non ci interessa quanto sia immorale, scorretto, meschino ed ingiusto, l’amore mette a tacere ogni forma di ostilità… ma anche l’amore fallisce: un amore nato da un rapporto corrotto, le cui fondamenta sono la malattia e la sodomia, la ninfomania e la gelosia, non può non sfociare se non in un catastrofico fallimento emotivo. Qui il tocco di classe, un touche allo spettatore: l’amore diventa trascendentale, si confina in quell’iperuranio platonico che lo consacrerà immortale. Non più carne, non più sesso, non più seduzione o malizia, l’amore diventa immortale, l’amore diventa idea… infondo, si può dire che l’amore abbia vinto no?! Emblematica la scena dell'abbracio sulla barca tra Jung e Spielrein, allegoria della solitudine in un mare di etica moralità. Le carte per fare un buon film ci sono tutte: cast ottimale, trama intrigante, regista con gli attributi. Eppure questo film lascia l’amaro in bocca allo scoccare del 94'. Ci sono troppe idee da sviluppare, troppe situazioni che avrebbero meritato maggiore attenzione, e il tempo per fare tutto è stato decisamente poco; per quello che il film vuole raccontarci, la durata è decisamente infima. La fotografia avrebbe potuto dare qualcosa in più, ma tarandola con una defezione complessiva del tutto, ha fatto un buon lavoro. Un film che si impone non per voler suo, ma per quello che ci racconta; resta da valutare solo il modo in cui si impone, ma quella è mera discrezionalità soggettiva, solo permettetemi di dire, e credo che ne converrete in tanti, che con il materiale a disposizione, si poteva fare di più, molto di più.
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