The Pacific |
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Un film di Jeremy Podeswa, Carl Franklin, David Nutter, Timothy Van Patten.
Con Joseph Mazzello, James Badge Dale, Jon Seda, Josh Helman, Ashton Holmes.
continua»
Formato Serie TV,
Drammatico,
- USA 2010.
MYMONETRO
The Pacific
valutazione media:
4,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il 7 dicembre non è stato un giorno come gli altridi BlackDragon89Feedback: 3689 | altri commenti e recensioni di BlackDragon89 |
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lunedì 16 aprile 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel 2001 la coppia Spielberg-Hanks produceva "Band of Brothers - Fratelli al fronte", primo Spin-off del pluripremiato "Salvate il soldato Ryan". Dopo aver trattato l'intervento americano sul fronte europeo nei suoi due aspetti principali, lo sbarco in Normandia e l'itinerario bellico della fanteria aviotrasportata, è il momento buttarsi sulla parte mancante dell'intero piano militare statunitense, ovvero la campagna nel Pacifico contro le forze giapponesi.
E' il 7 dicembre 1941, "The Day of infamy". La base navale di Pearl Harbor viene attaccata dalle truppe areonavali nipponiche senza alcuna dichiarazione di guerra, provocando l'ingresso degli yankee nel secondo conflitto mondiale. La trama degli oltre 540 minuti di pellicola circoscrive il percorso bellico di tre veterani del Corpo dei Marine, Robert Leckie, Eugene Sledge e John Basilone.
Il lavoro che ne risulta è di profondo impatto psicologico. La fase storica in cui immergersi è oltremodo differente rispetto a quelle elaborate in precedenza. Scopo della troupè è rappresentare gli orrori della guerra nella loro visione più completa, a cominciare dall'immediata percezione di un nemico che va ben oltre le semplici forze giapponesi; spesso i veri avversari da affrontare saranno la fitta e splendida giungla, la stanchezza, la tensione, la sete e la malaria. Parecchi sono gli espedienti utilizzati nell'elaborazione di un linguaggio visivo così intenso; "The Pacific" tocca tutti gli aspetti del conflitto, non solo quello strategico-militare: la riabilitazione e la pubblicità, la vita quotidiana sul fronte, la situazione delle reclute, il legame affettivo tra compagni, il divario tra l'isolamento dei soldati e la percezione patriottistica civile, il tutto con una particolare preferenza per scenari crudi e macabri, quasi a voler imprimere nello spettatore una profonda empatia. Un pregevole comparto sonoro e visivo collega in maniera piacevole i vari tasselli, rendendola un'esperienza commovente, riflessiva e facilmente apprezzabile.
Inevitabile è il confronto con la serie gemella, dalla quale la nuova opera ne esce sconfitta anche se in misura accettabile. Sin dai primi episodi traspare un approccio alla guerra più consapevole, come se gli effetti distruttivi del conflitto fossero già nell'immaginario collettivo, il che se da una parte permette di non macinare vecchi temi ricorrenti dall'altra esclude una buona parte di realismo dallo scenario iniziale. Più che in "Band of Brothers" poi la focalizzazione risiede sui profili dei personaggi rispetto agli eventi narrati, misura quasi obbligatoria trattandosi di una miniserie. Un mezzo che purtroppo dà origine a qualche difetto di percorso: spesso viene enunciato ben poco riguardo i connotati di una missione in corso, dedicandosi in misura maggiore e talvolta in maniera eccessiva sulle peculiarità della cosiddetta "guerra di logoramento". Visibile è la mancanza di un vero e proprio filo conduttore, situazione aggravata anche da un approccio più lento alle meccaniche narrative dovuto forse all'assenza di quello che era stato il gioiello del primo lavoro della coppia produttrice, ovvero la parte di addestramento, fondamentale per preparare lo spettatore alla caratterizzazione dei protagonisti in gioco. Ultimo ma non meno evidente difetto risiede in un ritmo altalenante, causato da un brusco distacco tra scene di tranquillità e di tensione, indice molte volte di un effetto a sorpresa originale ma mal realizzato.
Ennesimo marchio di fabbrica targato Hanks-Spielberg, la serie è un'autentico manufatto storico che trova i suoi punti di forza in un realismo "di parte", ottenuto riprendendo solo la schiera alleata e abbassando in tal modo l'idealizzazione cinematografica, e nella durata estesa che impedisce di forzare il percorso tralasciando punti fondamentali alla realizzazione di un documentario sentimentale di primissimo livello.
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