The Pacific

La guerra di Spielberg & Hanks Ora siamo sul fronte nel Pacifico

Dal fronte Occidentale a quello del Pacifico: a quasi dieci anni da Band of brothers, la miniserie ideata e prodotta da Tom Hanks e Steven Spielberg, su un plotone di GI americani dopo lo sbarco in Normandia, la coppia torna alla II Guerra Mondiale, ma questa volta sul fronte orientale, con The Pacific, ancora una miniserie targata HBO. Oggetto della ricostruzione è la campagna navale e terrestre degli Usa contro il Giappone, che con l' attacco a Pearl Harbor, l' 8 dicembre 1941, sancì l' ingresso ufficiale degli Stati Uniti nel conflitto. La miniserie di dieci ore, divise in 10 capitoli, andrà in onda in America sulla HBO a partire dal 14 marzo: in Italia verrà trasmessa dal 9 maggio su Sky 1. The Pacific segue le vicende di tre militari americani (James Badge Dale, Jon Seda e Joe Mazzello) della prima divisione dei Marines, in guerra sul Pacifico. Sei diversi registi e altrettanti sceneggiatori hanno improntato la narrazione volgendo uno sguardo impietoso sulle esperienze di questi uomini e dei loro commilitoni che si ritrovano in luoghi paradisiaci resi infernali da sanguinose battaglie, alle prese con climi debilitanti e una natura ostile, lottando contro un nemico brutale che preferiva il suicidio alla resa. La miniserie drammatizza con l' iper-realismo di Salvate il soldato Ryan battaglie tristemente famose come quella di Guadalcanal, capo Gloucester, Peleliu, Iwo Jima, Okinawa. Si alternano momenti più leggeri in Australia, dove i Marines vengono accolti come eroi, o negli Stati Uniti, dove uno di loro viene reclutato per pubblicizzare i «war bonds» per finanziare la guerra. Esperienze che in due anni trasformano radicalmente i tre giovani soldati.
Com' è nato questo progetto?
TOM HANKS: «Sapevamo che Band of brothers era solo la prima parte di un' opera completa sulla II Guerra. C' era ancora tanto da raccontare sul conflitto. Steven a un certo punto mi ha detto: "Perché non facciamo qualcosa sul Pacifico?". E ci siamo messi a lavorare».
Dunque?
TH: «Abbiamo incontrato i veterani del fronte sul Pacifico, abbiamo registrato i loro ricordi, trovato libri che parlavano di loro... Come per Band of brothers, anche per The Pacific non ho fatto altro che immaginare come avrei vissuto io quelle terribili esperienze se avessi avuto 18 anni nel 1941». STEVEN SPIELBERG: «Ho ereditato la passione per la II Guerra da mio padre, che me ne parlava in continuazione. Lui aveva combattuto in Europa, e io da bambino sono cresciuto ascoltando non le favole, ma storie di battaglia e di eroismo e di morte. Sospetto che qualche storia mio padre se la sia inventata. Erano troppo belle!».
Avevate intenzione di mandare anche un messaggio politico con questa serie?
TH: «Volevamo sollecitare una riflessione individuale sugli effetti profondi della guerra. Il conflitto nel Pacifico si giocò tra razzismo e terrore, fu combattuto con tattiche orribili. La guerra al terrore sembra familiare, no? Noi americani avevamo con l' Impero giapponese nel 1946, la stessa relazione che abbiamo oggi con il mondo musulmano». SS: «Noi non siamo insegnanti, non l' abbiamo fatto come strumento didattico. Abbiamo preso le storie dei veterani e ne abbiamo fatto uno spettacolo, basato su fatti realmente accaduti. Se siamo un grande paese lo dobbiamo anche ai sacrifici di questi ragazzi 65 anni fa».
Perché non vi occupate dell' Iraq?
SS: «Se avessi una storia lo farei. Come ha fatto Katherine Bigelow che ha trovato una bella chiave».
Come vede il cinema dei prossimi 10 anni?
SS: «Molto interessante, amo la tecnologia, ma tra 5 o 10 anni sarà diventata virtuale: un elmetto permetterà di immergersi completamente in un' esperienza sensoriale».
Da La Repubblica, 26 febbraio 2010


di Silvia Bizio, 26 febbraio 2010