The Company Men

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Un lucido affresco sulle conseguenze della crisi Valutazione 3 stelle su cinque

di Giorpost


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martedì 16 febbraio 2016

La GTX è una multinazionale quotata in borsa, specializzata in costruzioni navali. Negli anni della grande recessione economica partita nel 2007 subisce un vertiginoso calo degli utili che spinge, senza colpo ferire e secondo una consolidata prassi negli USA dell'ultimo decennio, a prendere la strada dei licenziamenti. I primi ad essere colpiti sono soprattutto i colletti bianchi, il management della società che, alla voce spesa, ha il peso maggiore; Bobby Walker, quarantenne rampante con famiglia, villa e Porsche a seguito, è uno di questi. Il tipico esemplare medio-borghese americano dallo stipendio a 6 cifre si trova dalla sera alla mattina senza stipendio, un esoso mutuo che incombe ed una scarsissima flessibilità mentale tipica di chi pensa di potersi cullare sulla gloria passata; tre mesi di infruttuosi colloqui, ove si propone come “assolutamente adeguato al compito” ed eventualmente disponibile a “guadagnare anche 110.000 dollari invece dei 120 a quali ero abituato, benefit a parte”, fanno capire che Bobby (Affleck) non ha minimamente realizzato la portata della crisi che ha colpito il pianeta, incapace nel calarsi in un una realtà diversa dalla vita agiata cui era abituato, ivi compresa la frequentazione del circolo di golf (dal quale verrà rapidamente espulso).
Anche il suo superiore Gene, eccellente la prova di Lee Jones, non riesce ad evitare l' allontanamento pur essendo braccio destro e amico intimo del CEO, mr Salinger; Gene è un tipo piuttosto pragmatico e quindi, forte di una ricca buonuscita come ex membro del C.D.A. (pratica molto usata anche da noi...), si attiva per poter ricavare qualcosa di buono dagli inaspettati eventi. Lo stesso non si po' dire, invece, del vecchio Phil (Cooper), sessantenne dalla lunga gavetta partita dal cantiere, dove saldava eliche a 20 metri di altezza, nonché amico d' infanzia proprio di Gene: fino a quel momento in una campana di vetro col suo lavoro impiegatizio e grazie anche al suo operato di lacchè del capo, Phil non regge l' umiliazione di dover chiedere a 60 anni suonati elemosina in giro a conoscenti che non se la sentono di assumerlo per ruoli più adatti a chi ha la metà dei suoi anni; emblematiche le sequenze nelle quali lo vediamo presentarsi ad un colloquio pieno di candidati under 40, per poi essere intervistato da una cinica responsabile che lo tratta con intollerabile superficialità. Subirà un lento e drammatico declino psicologico.
Intanto Bobby, istradato da una moglie molto più lungimirante di lui, accetta il lavoro offertogli dal cognato Jack (un redivivo Costner burbero quanto basta), capo di un' impresa di costruzioni; l' ex manager, dopo aver venduto macchina e casa, inizia ad impiantare chiodi e portare pesi sulle spalle mentre cerca di prestare le necessarie attenzioni nei confronti del figlio adolescente, finora trascurato.
Il susseguirsi degli eventi portano Bobby (finalmente convincente Affleck) a capire che il tenore di vita non può più essere quello di una volta e ad impegnarsi seriamente sui cantieri, pur tra le ovvie difficoltà di chi non ha dimestichezza coi lavori duri; un nuovo equilibrio che gli farà riapprezzare i valori reali e la saggezza della consorte (la brava DeWitt). Tuttavia non sarà questo l' epilogo di una storia in divenire...

Supportato da un cast di sicuro affidamento, nel quale ogni uno fa il suo ruolo esattamente come gli è stato chiesto e dove spicca l' eccellente prova di Tommy Lee Jones, l' esordiente John Wells porta al Cinema un affresco lucido e dettagliato sulla crisi economica che ha colpito l' occidente; come per Margin Call, con il quale condivide la barricata dalla quale si subiscono gli eventi (e con il quale c'è una curiosa assonanza riguardo ai due capi, da un lato il John Told di Jeremy Irons, dall' altro il Salinger di Craig T. Nelson), The Company Men (USA, 2010) risulta una di quelle opere che hanno meglio affrontato un argomento scottante e fastidioso che nelle sale, laddove è arrivato, non è riuscito ad ottenere un successo nettamente a portata di mano.

Voto: 7,5

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