Gli amori folli |
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Un film di Alain Resnais.
Con Sabine Azéma, André Dussollier, Anne Consigny, Emmanuelle Devos, Mathieu Amalric.
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Titolo originale Les Herbes Folles.
Drammatico,
durata 104 min.
- Francia, Italia 2009.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 30 aprile 2010.
MYMONETRO
Gli amori folli
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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I crimini del cuore secondo Resnaisdi M.D.CFeedback: 5834 | altri commenti e recensioni di M.D.C |
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lunedì 3 maggio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Girotondo sentimentale intorno ad un portafogli sottratto all'odontoiatra S.Azema e ritrovato casualmente dall'annoiato A. Dussolier che si strugge per una colpa passata (che il copione lascia solo intuire). Conosciuta l'identità della donna l'uomo, sposato e con figli, tenta a tutti i costi di intromettersi nella vita dell'appariscente dentista con telefonate, lettere e visite sgradite. Allarmata, la donna si rivolge alla polizia sconcertando( chissà perchè poi) il suo corteggiatore che desiste dai suoi irrazionali propositi. Ma ecco che è proprio la turbata signora a rendersi conto di non poter fare più a meno di quelle attenzioni e a partire alla carica, con l'aiuto della collega E. Devos, per riconquistare il suo bizzoso ammiratore, coinvolgendo in questo instabile balletto persino la moglie di lui. Raccontato così l'ultimo film di A. Resnais, uno dei patriarchi del cinema francese, sembrerebbe quasi indugiare nella farsa tanto sembra ondivago e implausibile l'approccio ad una materia così rovente e abusata come quella dell'amore. Di tutt'altro effetto è invece il risultato finale, ammirevole,visionario e irritante a seconda del punto di vista da cui a si voglia guardare la messinscena, che al coraggio e alla sapienza visiva (il fascino struggente delle riprese è indubbio)unisce delle intenzioni drammaturgiche un pò sbalestrate. E se almeno una scena è memorabile (qulla dell'incontro all'uscita del cinema) il cogegno narrativo del film ci consegna delle figure che sembrano agire come marionette di un capriccioso e annoiato creatore, dando quasi l'impressione che all'inossidabile regista,a questo punto della sua carriera, interessi più la forma del contenuto (come confermano i ghirogori visivi del finale). Ma di questi tempi, di vuoto tridimensionale e di cattivi maestri, anche il nostalgico e fantasioso approccio di Resnais, per quanto senile, può a tratti strappare un cauto applauso. Matteo De Chiara
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