hollygoli
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lunedì 14 giugno 2010
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scrivere la vita e vivere la poesia
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Un film letterario, rigorosamente filologico, estetico. Non una biografia, ma un inno, poesia esso stesso, alla breve e struggente vita del poeta John Keats, "la più impoetica della creature", consumata in un soffio, come una candela accesa a scrutare le profondità del "mist", alla ricerca del "salto", del principio della bellezza che è verità. Fanny Brawne, la sua stella - egli realmente la chiama così nelle sue immortali lettere - non è la sua musa, ma - come meravigliosamente intuisce e restituisce allo spettatore la Campion - emblema, simbolo, allegoria viva e vitale della "bellezza" che Keats disperatamente cerca e appassionatamente celebra ogni giorno della sua effimera esistenza. In questo senso il loro legame trascende i confini della concretezza temporale, diventa una sorta di metafora, straziante e stupenda perché non concettuale, ma sensuale - Keats non è un filosofo, Fanny non è la donna angelicata -, agita, vissuta, del rapporto tra un poeta-profeta dell'immaginazione e l'oggetto stesso della sua poesia, ossia il creato, la natura, fonte della "truth in beauty, beauty in truth" che trova il suo significato proprio nella necessità per il poeta di cantarla.
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Un film letterario, rigorosamente filologico, estetico. Non una biografia, ma un inno, poesia esso stesso, alla breve e struggente vita del poeta John Keats, "la più impoetica della creature", consumata in un soffio, come una candela accesa a scrutare le profondità del "mist", alla ricerca del "salto", del principio della bellezza che è verità. Fanny Brawne, la sua stella - egli realmente la chiama così nelle sue immortali lettere - non è la sua musa, ma - come meravigliosamente intuisce e restituisce allo spettatore la Campion - emblema, simbolo, allegoria viva e vitale della "bellezza" che Keats disperatamente cerca e appassionatamente celebra ogni giorno della sua effimera esistenza. In questo senso il loro legame trascende i confini della concretezza temporale, diventa una sorta di metafora, straziante e stupenda perché non concettuale, ma sensuale - Keats non è un filosofo, Fanny non è la donna angelicata -, agita, vissuta, del rapporto tra un poeta-profeta dell'immaginazione e l'oggetto stesso della sua poesia, ossia il creato, la natura, fonte della "truth in beauty, beauty in truth" che trova il suo significato proprio nella necessità per il poeta di cantarla. Per questo il dolore immenso di Fanny alla fine del film commuove e spezza il cuore: è il pianto del creato intero, della natura, della bellezza, che ha perso per sempre gli occhi ed il cuore del suo adoratore più devoto. Keats è morto davvero, nel febbraio del 1821, a soli venticinque anni, quasi dissolvendosi nella sua "negative capability" in un modo che il film efficacemente rappresenta; e Fanny, la "thing of beauty" rischia davvero di morire anche lei, perché la voce di Keats, la sua parola evocatrice e ricreatrice della bellezza, si è spenta per sempre. Il film è perfetto, riuscito, bellissimo, per l'assunto che sottintende, e che realmente rende giustizia alla figura storica di questo ragazzo autodidatta, convinto di aver fallito tanto da far scrivere sulla sua tomba "qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua" e invece assurto a colonna del romanticismo e precursore del simbolismo e di tutta la poesia moderna: per Keats scrivere la vita e vivere la poesia sono state, singolarmente, davvero la stessa cosa.
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laulilla
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lunedì 21 giugno 2010
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il coraggio di fanny brawne
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Un giudizio sul film in questione non può che partire dall'analisi del medesimo e non dalla concezione che John Keats aveva della poesia, perché non mi pare che sia questo il tema che il film affronta. A prescindere, perciò, dalla conoscenza che ciascuno di noi ha del poeta inglese, mi pare che il film ci parli, mirabilmente, di quel momento storico in cui il poeta perde il suo statuto di uomo rispettato e venerato dalla società, perché collocato in un empireo irraggiungibile dal resto degli uomini, e comincia a confrontarsi con i problemi che tutti gli uomini sono quotidianamente costretti ad affrontare. Non è più, infatti, il momento in cui agli artisti sia possibile vivere alla corte di qualche potente sovrano o di qualche nobile generoso, ma è invece quello in cui tutti, artisti compresi, devono vivere del proprio lavoro.
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Un giudizio sul film in questione non può che partire dall'analisi del medesimo e non dalla concezione che John Keats aveva della poesia, perché non mi pare che sia questo il tema che il film affronta. A prescindere, perciò, dalla conoscenza che ciascuno di noi ha del poeta inglese, mi pare che il film ci parli, mirabilmente, di quel momento storico in cui il poeta perde il suo statuto di uomo rispettato e venerato dalla società, perché collocato in un empireo irraggiungibile dal resto degli uomini, e comincia a confrontarsi con i problemi che tutti gli uomini sono quotidianamente costretti ad affrontare. Non è più, infatti, il momento in cui agli artisti sia possibile vivere alla corte di qualche potente sovrano o di qualche nobile generoso, ma è invece quello in cui tutti, artisti compresi, devono vivere del proprio lavoro. Lo stesso Keats ottiene un magro stipendio dall'amico, in cambio di lezioni di poesia, cioè di ore spese nell'insegnamento. Il vero problema è, però, che l'industria culturale è ai suoi esordi, che in ogni caso nessuno può contare sui diritti d'autore, e che, inoltre, la poesia vende (e perciò rende) troppo poco per viverci. Qualsiasi progetto per la vita è, perciò, destinato a scontrarsi contro questa realtà, il che renderà durissima la situazione sentimentale non solo di Keats, ma di moltissimi altri poeti del tempo, per i quali innamorarsi e progettare un futuro con la donna amata costituiva un lusso che pochi avrebbero potuto permettersi (a meno che fossero ricchi per condizione familiare). E' evidente, perciò, che la donna, per iniziativa della quale, soprattutto, ha inizio lo straordinario rapporto fra i due, è la figura di cui, soprattutto, si occupa la regista, perché è Fanny colei che, consapevolmente e coraggiosamente accetta di vivere una storia che non ha altre prospettive che la sconfitta (che Keats viva o muoia), come è ben compreso dalla madre, combattuta fra l'amore per la figlia (e il naturale desiderio, perciò, di vederla ben sistemata), e la compassione per lei, alla quale non si sente di negare, per quanto nei limiti consentiti dalla morale del tempo, le gioie e le illusioni di un amore vero e appassionato. Il film, se lo si considera sotto quest'aspetto, ci presenta momenti di grande bellezza, come la dolorosa partecipazione di Fanny alla malattia e alla morte di Tom; le passeggiate nella campagna fiorita di Hampstead; la struggente comunicazione dell'amore reciproco fra le pareti delle stanze da letto contigue, ma separate; la prigionia delle farfalle colorate nella stanza di Fanny; la sfida sempre presente e tesa nei confronti dell'amico che vorrebbe il poeta solo per sé; la partecipazione dolorosa non solo, come ho già detto, della madre, ma anche della sorellina, che non capisce bene, ma intuisce molto. Né l'amore, né le cure affettuose purtroppo riusciranno a evitarle lo strazio della perdita di John, evocata dalla bellissima scena di una livida e deserta Piazza di Spagna, in quella Roma in cui il poeta aveva voluto soggiornare, nella speranza che un migliore clima lo avrebbe aiutato a non morire. Bellissima e suggestiva la fotografia degli interni (Vermeer e la sua Merlettaia sono un riferimento d'obbligo) ma anche degli autunni brumosi londinesi, dei boschi e dei villaggi, sfondo tenero dell' amore nascente fra i due. Bravissimi tutti gli attori, fra i quali particolarmente si distingue Abbie Cornish, nella parte di Fanny.
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(di luana)
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catia p.
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giovedì 15 luglio 2010
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bright star - il rigore della forma poetica
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Mrs. Jane Campion, col suo cinema, è grandemente abituata a tradurre le immagini in poesia.
Stavolta si cimenta con maestria nell'impresa opposta: traduce la poesia di John Keats in immagini.
E poiché la storia narra il nascere, il crescere e l'espandersi in modo esponenziale di un amore travolgente e totalizzante tra un grande poeta e la sua fulgida musa ispiratrice, il rischio di cadere nel melenso era in agguato.
Ma la Campion evita di far colare miele da ogni fotogramma in modo talmente sobrio e rigoroso da risultare fin troppo asciutto.
Quasi ci fa sentire la mancanza di qualche sospiro in più, dato che la sua cinepresa non si concede neanche un istante oltre il necessario per indugiare sulle scene più romantiche, o sui panorami più coinvolgenti, o sui volti intensi dei bravi protagonisti.
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Mrs. Jane Campion, col suo cinema, è grandemente abituata a tradurre le immagini in poesia.
Stavolta si cimenta con maestria nell'impresa opposta: traduce la poesia di John Keats in immagini.
E poiché la storia narra il nascere, il crescere e l'espandersi in modo esponenziale di un amore travolgente e totalizzante tra un grande poeta e la sua fulgida musa ispiratrice, il rischio di cadere nel melenso era in agguato.
Ma la Campion evita di far colare miele da ogni fotogramma in modo talmente sobrio e rigoroso da risultare fin troppo asciutto.
Quasi ci fa sentire la mancanza di qualche sospiro in più, dato che la sua cinepresa non si concede neanche un istante oltre il necessario per indugiare sulle scene più romantiche, o sui panorami più coinvolgenti, o sui volti intensi dei bravi protagonisti.
Resta sempre concentrata solo sull'essenza (e solo sull'essenziale) dei giovani e puri Fanny Browne e John Keats.
Lei, figlia maggiore di una vedova, ragazza dal carattere forte, civettuolo e appassionato, che scopre la forza incomprensibile della poesia e il fascino dell'autore, sfidando le convenzioni d'inizio Ottocento pur di vivere liberamente il suo amore.
Lui, spiantato genio incompreso, talentuoso creatore di musica in parole, inconsapevole promotore di un rivoluzionario movimento letterario (il Romanticismo, appunto), che resta incantato, ma anche ispirato, da una fanciulla bella e singolare per la sua lunaticità e avidità di sapere.
La regista ci racconta l'impossibilità di consumare in pienezza e armonia un grande amore, ostacolato principalmente dai pochi mezzi e dalla salute precaria del giovane poeta, con un'ambientazione e dei ruoli di contorno ridotti all'osso.
Forse compie questa scelta perché non distogliessimo troppo l'attenzione dal cuore pulsante nelle parole dello stesso Keats, che da sole bastano, in un paio di sequenze, a riempire una stanza o l'intero grande schermo.
Per la bravura degli attori (Abbie Cornish è davvero luminosa), per il rigore della forma e per capire cos'è il vero amore romantico (nel senso migliore del termine, che purtroppo abbiamo dimenticato), questo film merita di essere visto.
Forse un filino di miele in più, anche in dose minima, non avrebbe guastato, e se ve lo dice una che guarda volentieri anche un Terminator Salvation o un Fight Club... :-)
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brightstar
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sabato 26 giugno 2010
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un sogno che inneggia la realtà...
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Un sogno da cui ci si risveglia solo nel momento in cui le luci del cinema piano piano si riaccendono, ricordandoci che
le ali su cui abbiamo volato per poco tempo altro non erano che quelle della nostra fantasia.
Un film che mi ha fatto molto riflettere, ci mostra come effettivamente si possano fare ottimi film, anche senza la presenza di
effetti speciali. Forse, più di tutti, è in questi film che possiamo notare la capacità del regista, e degli attori, di mostrare il loro talento
senza necessariamente essere coinvolti in sparatorie, assassinii e rapimenti.
Niente in contrario al genere Thriller, dico semplicemente che film di questo genere se ne dovrebbero fare di più perchè non solo
aiutano a sognare, ma ampliano la mente.
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Un sogno da cui ci si risveglia solo nel momento in cui le luci del cinema piano piano si riaccendono, ricordandoci che
le ali su cui abbiamo volato per poco tempo altro non erano che quelle della nostra fantasia.
Un film che mi ha fatto molto riflettere, ci mostra come effettivamente si possano fare ottimi film, anche senza la presenza di
effetti speciali. Forse, più di tutti, è in questi film che possiamo notare la capacità del regista, e degli attori, di mostrare il loro talento
senza necessariamente essere coinvolti in sparatorie, assassinii e rapimenti.
Niente in contrario al genere Thriller, dico semplicemente che film di questo genere se ne dovrebbero fare di più perchè non solo
aiutano a sognare, ma ampliano la mente.
Le immagini sono veramente spettacolari, i particolari sono ripresi con un'attenzione che sembra di vedere un documentario della
National Geographic; molti anche i richiami ad artisti come per esempio al pittore Hopper, a cui si associa l'immagine di Fanny
nel momento in cui si sdraia sul letto e sulla destra della scena la tenda, gonfiata al vento, le sfiora delicatamente i piedi.
Interessante anche l'assenza di musica in alcune scene, (la recitazione di Abbie Cornish mi ha molto sorpreso e ne sono rimasta
piacevolmente colpita) e le cesure tra un capitolo e l'altro.
Niente da dire, un bel film ben costruito, forse un pò troppo lento all'inizio ma sul finale recupera tutto e di più ancora.
Per chi non è ancora andato lo consiglio molto, romantico ma non troppo, adatto a tutti, bimbi, ragazze e ragazzi...a chiunque abbia voglia
ogni tanto di sognare una realtà che purtroppo, nel mondo d'oggi, sembra sempre più allontanarsi da noi...
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[+] cercasi disperatamente cinema
(di sonia)
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alesya
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lunedì 15 novembre 2010
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bright star, would i were stedfast as thou art
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Con troppo facilità oggi molte pellicole vengono definite romantiche , come se una storia difficile , baci e scene d’amore fossero sufficienti a coprire un termine che fuori dal senso comune è soprattutto fatto di silenzi e sguardi d’adorazione . Riuscire a trasmettere sullo schermo tale purezza non è certo facile impresa , e il tutto poteva facilmente risolversi nella banalità di una frase da cioccolatini , dolce in un primo momento ma facilmente dimenticabile dopo pochi secondi ; nelle mani esperte di Jane Campion , il risultato è di rara poesia e bellezza :”Bright star” è un’opera sublime mai offuscata da luoghi comuni che riesce emozionare in punta di piedi , sfruttando la melodia del silenzio ; se in”lezioni di piano”la musica è assoluta protagonista dei moti dell’animo , qui non è altisonante ma supportata soltanto da pochi violini e voci bianche , quasi assente per lasciare la scena al quieto muoversi delle fronde e dei fiori piegati dal vento .
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Con troppo facilità oggi molte pellicole vengono definite romantiche , come se una storia difficile , baci e scene d’amore fossero sufficienti a coprire un termine che fuori dal senso comune è soprattutto fatto di silenzi e sguardi d’adorazione . Riuscire a trasmettere sullo schermo tale purezza non è certo facile impresa , e il tutto poteva facilmente risolversi nella banalità di una frase da cioccolatini , dolce in un primo momento ma facilmente dimenticabile dopo pochi secondi ; nelle mani esperte di Jane Campion , il risultato è di rara poesia e bellezza :”Bright star” è un’opera sublime mai offuscata da luoghi comuni che riesce emozionare in punta di piedi , sfruttando la melodia del silenzio ; se in”lezioni di piano”la musica è assoluta protagonista dei moti dell’animo , qui non è altisonante ma supportata soltanto da pochi violini e voci bianche , quasi assente per lasciare la scena al quieto muoversi delle fronde e dei fiori piegati dal vento . Paesaggi da quadro impressionista accompagnano i magnifici versi del poeta : per John Keats la realtà è pura bellezza , non esplosione di violenta passione come per Byron , ma sublime meraviglia : così la dolce Fanny è per lui una creatura ultraterrena , una principessa delle fate , incapace all‘inizio di amare la sua poesia ma poi rapita dalla sua forza espressiva . L‘amore fra i due è fatto di missive profonde e componimenti di ispirazione , un sentimento platonico che non arriva mai a una congiunzione fisica ma si dimostra ancor più forte e instancabile . Nei timidi baci e negli abbracci di Fanny e John ci sono tenerezza e amore senza respiro , una complicità che chiunque desidererebbe raggiungere con la persona amata : la bianca e pallida stanza dove Fanny trascorre la maggior parte del tempo diventa il posto più speciale della terra solo perché è accanto a quella dell’amato e si colora di farfalle variopinte nell’attesa del suo ritorno , un rifugio per progettare insieme un futuro che entrambi sanno impossibile per crudeltà del destino . Jane Campion dà vita ai versi di Keats a mezzo di una resa visiva illuminante , impeccabile nel dettaglio ma sempre dalla parte della poesia e mai manieristica e compiaciuta : Ben Whishaw è un incredibile John Keats , fragile nel corpo ma di animo appassionato, la cui grandezza è ancora tristemente scambiata per debolezza e freddezza ; ancor più intensa è Abbie Cornish nel ritratto di una donna risoluta e di spirito indipendente che si dona totalmente al sentimento per diventare una cosa sola col suo amore . Quasi senz‘aria nei polmoni quando lui se n’è andato per sempre , disperata si avvia nella brughiera a decantare ai luoghi che li avevano ispirati i versi che parlano di lei , “fulgida stella“ , lasciandoci una storia che non è mai stata più autenticamente e disperatamente romantica .
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fulgida stella
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lunedì 29 novembre 2010
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un'amore poetico
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Londra, 1818. Il ventitreenne poeta John Keats, dopo il fallimento editoriale del suo ultimo poema, “Endimione”, si trasferisce dall’amico Charles Brown, anch’esso poeta, e così ha modo di conoscere la sua bella ed affascinante vicina di casa, Fanny Brawne, ragazza dal carattere forte e determinato che ama esprimere la sua emancipazione mediante un gusto nel vestire deliziosamente eccentrico.
I due risultano fin da subito incuriositi l’uno dall’altra, e ben presto Fanny chiede a John di darle lezioni di poesia. Dai loro incontri scaturisce una duplice passione: quella di Fanny per la poesia, che inizia a studiare con grande solerzia, e quella reciproca, travolgente, quasi ossessiva che nasce proprio in quella stanza in cui il poeta insieme all’amico Brown era solito vaneggiare in cerca di ispirazione, che sarebbe finalmente pervenuta proprio grazie alla bella Fanny, che, diventata musa del poeta, gli avrebbe ispirato le splendide poesie d’amore che lo avrebbero fatto amare dal mondo, tra cui il sonetto “Bright Star”, quella fulgida stella che dà il titolo al film.
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Londra, 1818. Il ventitreenne poeta John Keats, dopo il fallimento editoriale del suo ultimo poema, “Endimione”, si trasferisce dall’amico Charles Brown, anch’esso poeta, e così ha modo di conoscere la sua bella ed affascinante vicina di casa, Fanny Brawne, ragazza dal carattere forte e determinato che ama esprimere la sua emancipazione mediante un gusto nel vestire deliziosamente eccentrico.
I due risultano fin da subito incuriositi l’uno dall’altra, e ben presto Fanny chiede a John di darle lezioni di poesia. Dai loro incontri scaturisce una duplice passione: quella di Fanny per la poesia, che inizia a studiare con grande solerzia, e quella reciproca, travolgente, quasi ossessiva che nasce proprio in quella stanza in cui il poeta insieme all’amico Brown era solito vaneggiare in cerca di ispirazione, che sarebbe finalmente pervenuta proprio grazie alla bella Fanny, che, diventata musa del poeta, gli avrebbe ispirato le splendide poesie d’amore che lo avrebbero fatto amare dal mondo, tra cui il sonetto “Bright Star”, quella fulgida stella che dà il titolo al film. La loro romantica ossessione si farà sempre più profonda e intensa con l'aumentare dei problemi che devono affrontare: sia la situazione economica disperata di Keats, sia la sua salute, infatti ben presto si ammala di tubercolosi, come in precedenza l’amatissimo fratello Tom.
Il deterioramento fisico di Keats procede di pari passo con la crescita del suo sentimento amoroso per Fanny, conducendolo verso una fine inevitabile, quel triste destino con cui tutti noi abbiamo appuntamento.
“Bright Star” è un film veramente speciale, come non se ne vedevano da anni. Dico speciale perché non è il solito “polpettone romantico” alla Hugh Grant, per intenderci, ma rivisita il sentimento amoroso in maniera del tutto nuova e inaudita, riflettendo sul potere creativo e al contempo deleterio dell’ amore: sentimento in grado di ispirare liriche che toccano picchi di sublimità mai raggiunti, e che al contempo suscita ossessione e turbamento nel fragile animo degli amanti.
La poesia fa da magnifico sfondo di una storia d’amore così intensamente vissuta, celebrata massimamente nell’ultima scena (che da sola vale tutto il film), in cui Fanny, vestita a lutto e lacerata nel corpo e nello spirito dal dolore, percorre il parco in cui spesso aveva passeggiato e accennato goffi passi di danza assieme al suo amato, recitando l’immortale poesia a lei dedicata (“Fulgida stella, fossi fermo come tu lo sei ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte, a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno. […] No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento, vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore, sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi, sempre desto in una dolce inquietudine a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato, e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte”).
Il film, nominato anche all’Oscar e al BAFTA, è incorniciato da una splendida fotografia, curata dal giovane e promettente Greig Fraser, e una magistrale colonna sonora, composta da Mark Bradshaw, mentre la cineasta neozelandese Jane Campion, premio Oscar per la sceneggiatura del pluripremiato “Lezioni di piano” nel 1993, dirige straordinariamente l’insieme, ipnotizzando ed intrigando lo spettatore, inebriato dagli splendidi paesaggi della campagna inglese (primo tra tutti il prato di lavande che si vede anche nella locandina del film).
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movie response
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giovedì 30 settembre 2010
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la storia di un grande autore romantico
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Tratto da una storia vera, la vita del grande autore romantico inglese john Keats, narrata con gli occhi dell'unica donna che fu in grado di amare la sua poesia fin dall'inizio, Fanny Browne.
Il titolo del film "Bright Star" è tratto dalla poesia (in italiano "Fulgida Stella") che l'autore scrisse nel 1819 dopo essersi trasferito l'anno precedente nella casa dell'amico Charles Brown a Londra, e che dedicò a Fanny, ospitata insieme alla madre dai Brown. Fanny Browne, che all'inizio non riesce a comprendere la "complessità" della poesia, sentendosi relegata soltanto alle sue abilità di taglio e cucito, imparerà a scoprire la bellezza e la semplicità che contraddistinguono i componimenti di Keats.
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Tratto da una storia vera, la vita del grande autore romantico inglese john Keats, narrata con gli occhi dell'unica donna che fu in grado di amare la sua poesia fin dall'inizio, Fanny Browne.
Il titolo del film "Bright Star" è tratto dalla poesia (in italiano "Fulgida Stella") che l'autore scrisse nel 1819 dopo essersi trasferito l'anno precedente nella casa dell'amico Charles Brown a Londra, e che dedicò a Fanny, ospitata insieme alla madre dai Brown. Fanny Browne, che all'inizio non riesce a comprendere la "complessità" della poesia, sentendosi relegata soltanto alle sue abilità di taglio e cucito, imparerà a scoprire la bellezza e la semplicità che contraddistinguono i componimenti di Keats. I dialoghi che si instaurano fra i due personaggi assuono una gradevole veste poetica con continui rimandi a versi tratti dalle più celebri poesie del grande autore inglese.
La forza sconvolgente della poesia e dell'amore si fondono insieme per dare una sintesi perfetta che carica la trama di passioni, attese, sospetti, lontananza, sofferenza, dolore, e che culmina inesorabilmente con la morte di John Jeats. Grazie ad una particolare attenzione per la scenografia, i paesaggi, gli ambienti, le tonalità di colore, che variano di stagione in stagione e che descrivono in maniera suggestiva il passare dl tempo, il film assume un carattere unico nel suo genere.
Un finale crudele ma realistico, un amore contrastato fin dall'inizio, spezzato brualmente dalla morte per tubercolosi di un grande protagonista della letteratura inglese, che si spegne nell'anonimato. Un finale che lascia nello spettatore una sensazione di vuoto e di sgomento, con un monologo recitato da Fanny, tratto dalle celebri frasi di Bright Star, che trasmette emozioni difficili da dimenticare uscendo dalla sala. Un incantesimo che non si spezza immediatamente, ma che lascia nel cuore dello spettatore la tristezza di un grande amore troncato inesorabilmente.
Film assolutamente da vedere per riscoprire la bellezza estetica della poesia romantica e le dinamiche di un amore "eterno" che resiste alle difficoltà, alla lontananza, alla malattia, ma che nulla può di fronte alla morte.
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fabian t.
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lunedì 12 marzo 2012
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un film crepuscolare e misurato
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Scenografie e paesaggi curati, fotografia meravigliosa, recitazione convincente. Ciò che manca davvero a questo delizioso film è una trama originale e ben congegnata, unico vero neo che tende purtroppo a far traghettare la storia dall'inizio alla fine in modo alquanto inerte e freddo. Per il resto emerge comunque un grande rispetto della regista nei confronti del poeta Keats, mostrando con sobrietà l'ingiusto dramma di una vita tanto preziosa quanto breve e un amore romantico fatto di veri sentimenti rotto purtroppo dal volere di un destino crudele e cinico. Sicuramente un film migliorabile, ma - almeno visivamente - molto gradevole e di grande fascino.
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astromelia
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giovedì 12 agosto 2010
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ben vengano questi film
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in questo mondo fatto di consumismo e usa e getta, sopratutto parco di sentimenti e sensazioni,ben vengano film come questo,dove ci è concesso sognare l'amore sublime,non sono film per tutti,ma per chi sa riflettere e cogliere nella poesia il lato buono della vita,è inutile andarli a vedere con ostracismo intrinseco e poi criticare,i film della campion sono piccoli capolavori......
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tuesday
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mercoledì 20 ottobre 2010
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altezzoso e pretenzioso
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Questo film è il prototipo del film che vuole essere raffinato e ricercato (con tutte quelle poesie...) ed è invece solo molto, molto noioso. La lunga serie di scene spezzettate rischia di far perdere la tramontana anche allo spettatore più interessato, non si indagano i personaggi, scena dopo scena la noia cresce... e con essa cresce la disperazione, ma non del povero Keats malato di tisi giovanissimo, né della povera eroina nullafacente di buona famiglia Fanny, ma quella dello spettatore, condannato a sorbirsi lunghe e monotone letture di poesia, esasperanti bacetti a fior di labbra, tristissime scene del cattivone di turno che vuole separare i due poveri figlioli... Poteva essere un film migliore se fosse stato meno patinato, se fosse stato più realistico, meno melenso, più concentrato.
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Questo film è il prototipo del film che vuole essere raffinato e ricercato (con tutte quelle poesie...) ed è invece solo molto, molto noioso. La lunga serie di scene spezzettate rischia di far perdere la tramontana anche allo spettatore più interessato, non si indagano i personaggi, scena dopo scena la noia cresce... e con essa cresce la disperazione, ma non del povero Keats malato di tisi giovanissimo, né della povera eroina nullafacente di buona famiglia Fanny, ma quella dello spettatore, condannato a sorbirsi lunghe e monotone letture di poesia, esasperanti bacetti a fior di labbra, tristissime scene del cattivone di turno che vuole separare i due poveri figlioli... Poteva essere un film migliore se fosse stato meno patinato, se fosse stato più realistico, meno melenso, più concentrato. E cosa vogliamo dire delle immagini di foglie contro-luce e i rumori della natura rubati da Sofia Coppola?
Due stelline se le meritano gli attori, bravi, immedesimati. E il povero Keats, quello vero: una vita breve e misera al servizio di una incommensurabile fortuna postuma.
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[+] ottimo
(di francesco2)
[ - ] ottimo
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