Bright Star

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Un film di Jane Campion. Con Abbie Cornish, Ben Whishaw, Paul Schneider, Kerry Fox, Edie Martin (II), Thomas Brodie-Sangster.
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Drammatico, durata 120 min. - Gran Bretagna, Australia, Francia 2009. - 01 Distribution uscita venerdì 11 giugno 2010. MYMONETRO Bright Star * * * - - valutazione media: 3,20 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Amanti fra i giacintí Inghilterra 1819. Un giovane John Keats si invaghisce della sua vicina di casa. Visita sul set del film di Jane Campion. Tra fiori, poesia e invincibili passioni

di Agnes Catherine Poirier L'Espresso

È una visione incantevole. Non appena si entra in questo sottobosco appartato nel cuore della contea del Bedfordshire, si mette piede su un tappeto di giacinti selvatici che sì estende a perdita d'occhio. Il campo visivo si riempie di verde e di violetto, senza traccia dei cielo blu, se non per qualche bagliore di luce qua e là, per qualche raggio di sole che filtra dal fogliame degli alberi. In lontananza, la silhouette di una fanciulla elegante, che indossa ori abito di fine lana grigia e stivaletti neri e porta una treccia arrotolata a chignon molto alto sul capo. Cammina furtivamente dietro una siepe di bosso. Il naso leggermente all'insù, la fronte appena arrotondata, le guance rosa fanno pensare a una Nicole Kidman giovane. Anche questa fanciulla è australiana e si chiama Abbie Cornish. Ha 25 anni ed è la star della regista neozelandese Jane Campion. Unica donna ad aver vinto la Palma d'Oro per "Lezioni di piano", nel 1993, la Campion torna al cinema dopo cinque anni di assenza, dopo il thriller erotico con Meg Ryan “In the Cut". Ha utilizzato questi cinque anni per scrivere una delle più belle storie d'amore, quella tra il poeta inglese John Keats e la giovane Fanny Brawne, una vicenda che finisce male, ovviamente, come tutte le storie d'amore più belle.
Siamo nel 1819. John Kews ha 23 anni, ed è un poeta apprezzato. È il maggiore di cinque fratelli (a cui fa un po' da papà), in difficoltà economiche, John decide di abbandonare gli studi dì medicina, che avrebbero potuto garantirgli la sicurezza materiale, per dedicarsi solo alla poesia. E quando suo fratello Thonnas muore di tubercolosi, accetta la generosa offerta del suo amico Charles Brown e va ad abitare a casa sua. Brown è un amico possessivo, vuole Keats tutto per sé, dice di volerlo proteggere da Fanny Brawne, 18 anni, loro vicina di casa. Il temperamento di Fanny, appassionato e puro, e la sua bontà conquistano però il cuore dei poeta. Mala famiglia della giovane e gli amici di John si alleano contro il loro amore nascente, anche se nulla potrà più dividerli e si ameranno fino alla fine.
Sul limitare del sottobosco, tra i giacinti selvatici, si trovano la casa di campagna nella quale vivono Fanny, suo fratello, sua sorella e la loro madre, e la casa di Charles, dove abita Keats. Sono due belle dimore in stile georgiano, di proprietà della famiglia dei banchieri britannici Amro, ubicate nel cuore di una grande proprietà che comprende anche un'azienda agricola, un lago, i campi, un bosco e un giardino all'inglese. È una tenuta che soddisfa tutti i desideri e le necessità della troupe cinematografica. Jan Chapman, la produttrice del film, improvvisa una visita guidata.
Mentre ci avviamo verso la casa di Farin ne incrociamo il proprietario in bici, seguito dal suo labrador, intento a sorvegliare che i cavi sistemati dalla produzione non intralcino la circolazione dei trattori. «Siamo stati fortunati a trovare queste due case affiancate. Keats e Fanny abitavano a Hampstead Heath, un quartiere a nord di Londra che all'epoca assomigliava a questa campagna. E poiché ci troviamo a mezz'ora di treno da Londra, la troupe ogni sera può rientrare a casa. P importante e si risparmia ». Altro dettaglio determinante per la scelta dì questa proprietà bucolica è stato un segno del destino: imboccando li stradina di campagna che conduce alla proprietà si incontra un pub. Sa come si chiama? Bríght Star. Talvolta occorre dare ascolto ai piccoli segnali».
Una volta trovata la location, è toccato a Janet Patterson, scenografa e costumista di molti film di Jane Campion, dare il suo contributo. Nella casa di Charles ci sono due stanze di importanza cruciale per le vicende narrate nel film: sono la camera di Keats e il salotto nel quale il giovane si barrica per comporre i suoi versi. Il pavimento scricchiola quando ci si avvicina al salotto. È buio. Giureresti di avvertire un vago sentore di tabacco. Dietro un divanetto Chesterfield mezzo sfondato, collocato davanti al caminetto, su uno scrittoio di forma ottagonale rivestito di pelle sono sparpagliati fogli manoscritti, e su di essi spiccano i versi che tutti gli inglesi hanno imparato a scuola, "Ode a un usignolo" o "La vigilia di Sant'Agnese". Questa stanza proietta un'atmosfera straordinaria: ci si aspetta quasi di vedere da un momento all'altro aggirarsi Keats in carne e ossa. Al piano superiore, nella camera verde mandorla inondata della luce del sole, basta la presenza di una chaise longue con qualche cuscino e un piumino a far intuire che è li che il giovane vivrà i suoi ultimi istanti di vita in compagnia di Fann}, quando la tubercolosi lo colpirà. Sul parquet non c'è forse un fazzoletto macchiato di stille di sangue? La ricostruzione è perfetta, più reale della realtà. Il visitatore è sopraffatto dall'emozione. È stato dopo aver letto la biografia di Keats firmata dal poeta inglese Andrew Motion che Jane Campion ha deciso di scrivere la storia dell'amore poco documentato tra Fanny Brawne e John Keats. «Andrew è stato meraviglioso: ha riletto la sceneggiatura, ha fatto qualche osservazione utile. Dettagli, ma dettagli importanti. È dai dettagli che dipende la tonalità giusta. E poi, elemento cruciale, ha dato anche qualche lezione di poesia e di declamazione di versi agli attori».
Fuori, in questo bel pomeriggio di maggio, primo vero giorno di primavera in Inghilterra, il vento soffia sugli alberi, e gli alberi da frutto si ammantano dei colori splendenti dei loro fiori. Un po' più in lontananza, seguendo i cavi elettrici, arriviamo nel punto in cui Jane Campion prova con il giovane attore Ben Whishaw la scena del susino sotto il quale Keats compose l'Ode a un usignolo". È un'altra panoramica idilliaca. Seduta su una cassa di legno, con gli occhi fissi al monitor, la regista dai lunghi capelli bianchi segue concentrata l'azione e non esita a rivolgersi all'attore durante la scena per dirgli, se è il caso, di prolungare un'emozione o di far durare più a lungo un gesto. L'atmosfera le è propizia: sul volto dell'attore, sulle sue mani che scrivono e sulla pergamena che si riempie poco alla volta di versi il sole gioca a nascondino, accentuando la sensazione di totale comunione tra il poeta e la natura. «Cut!». L’atmosfera, distesa, potrebbe preludere quasi alla contemplazione. «La poesia è inebriante», chiosa Greigg Fraser, il 32enne direttore australiano della fotografia: «Non vogliamo perdere tempo con una luce artificiale e sofisticata: cerchiamo di utilizzare il più possibile la luce naturale del giorno, anche per gli interni. Dal punto di vista estetico ci siamo ispirati, per esempio, alla serie dei "Covoni di fieno" di Monet. Tra una ripresa e l'altra, Ben Wishaw resta calato nel suo personaggio. Composto. Taciturno. Pur circondato da vicino da sei tecnici, non abbandona mai con lo sguardo i fogli sui quali continua a scrivere, imperturbabile. Appare fragile e preoccupato, pare quasi fluttuare nella sua redingote di lino grigio. Esattamente come Abbie Cornish, alias Fanny Brawne, che è appena arrivata. A pochi metri dal susino, su una pedana è stata collocata una finestra. È il suo turno adesso di girare una scena muta, fatta di sguardi. Facendo credere di trovarsi nella propria abitazione, la giovane osserva dalla finestra l'amore della sua vita. Il vento muove le tendine. «Ho voluto cogliere e rappresentare ciò che si prova con il primo amore», spiega Jane Campion: «Quel sentimento segna tutta la vita, sovrasta, definisce nel profondo la persona che si diventerà». Appuntamento a Cannes 2009.
Da L’Espresso, 22 maggio 2008


di Agnes Catherine Poirier, 22 maggio 2008

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