elgatoloco
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mercoledì 31 marzo 2021
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memento alla grandezza della poesia
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"Brgihtstar"(Jan Campion, anche autrice totale di soggetto e sceneggiatura, 2009)ossia gli ultimi tre anni di vita del giovane poeta, grande nel Romanticismo non solo inglese, scomparso nel 1818 e segnato dalla povertà che non gli consente di sposare l'agognata amata Fanny Brawne, giovane laboriosa , di famiglia ricca ma a sua volta segnata dalla"sorte"(orfana di padre, con una sorellina a carico e una madre a suo modo"dispotica") Il poeta, che vive presso il sarcastico e polemico amico Charles Brown, andrà a svernare in Italia per consiglio medico(era già affewtto da TBC, che era un male ereditario, avendo già ucciso il fratello minore)ma anche questo soggiorno non sarà decisicivo e non riuscirà a salvarlo.
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"Brgihtstar"(Jan Campion, anche autrice totale di soggetto e sceneggiatura, 2009)ossia gli ultimi tre anni di vita del giovane poeta, grande nel Romanticismo non solo inglese, scomparso nel 1818 e segnato dalla povertà che non gli consente di sposare l'agognata amata Fanny Brawne, giovane laboriosa , di famiglia ricca ma a sua volta segnata dalla"sorte"(orfana di padre, con una sorellina a carico e una madre a suo modo"dispotica") Il poeta, che vive presso il sarcastico e polemico amico Charles Brown, andrà a svernare in Italia per consiglio medico(era già affewtto da TBC, che era un male ereditario, avendo già ucciso il fratello minore)ma anche questo soggiorno non sarà decisicivo e non riuscirà a salvarlo. Amore e morte, veramente, anche nel coimmiato da Fanny, l'amore di una vita, quasi una"commentatio biografica"della sua poesia o meglio il rispecchiamento di quanto Keats creava, peraltro ignorato o talora anche stroncato dai critici, a livello petico. Jan Campion, notoriamente australiana, è di suo un'uatrice cinematrografica in senso pieno, interessata non certo all'"action movie", ma invece a quel flusso coscienziale, ammesso che esso diventi poièsis, ossia creazione poetica e in genere artistica(il lemma greco da cui appunto"poesia"deriva è ben più ampio della poesia in senso specifico, definnendo invece tutta la creazione, ogni forma di crerazione artistica, per meglio dire). Perfetta ricostruzione biogtafica, anche persino nel rendere minuziosamente l'architettuura d'interni delle case inglesi dell'epoca, ma sopratuttto Il clima culturale e umano di John Keats, genio romantico incompreso condannato a una vita breve("gli dei chiamano a sè giovnai coloro che amano", secondo la formula, certo riduttiva, cara al romanticismo stesso), nell'amore con Fanny, in una pellicola che però non è certo mera biografica, ma studio psicologico, attraverso la declamazione e il commento(talora)di alcuni poemi di Keats, ciò che all'autrice realmente interessa, appunto. Non uno sterile cronachismo(che lascerebbe il tempo che eventualmente trova)ma cinema al sericizo della poesia e, appunto, della creazione artistica(artista è anche Fanny, che ricama inserendo figure particolarmente emblematiche nei suo ricami). Bravissimi sia Ben Wishaw quale Keats, sia Abbie Comish(Fanny)ma anche Paul Schneider, che rende la complessa figura di un Charles Brown, che a Fanny appare un orco anche perché cela gelosamente in sè un amore profondo, non sensuale ma di amicizia totalemtne empatica, per John. El Gato
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gattomammone
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venerdì 7 giugno 2019
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a comment ?...impossible, when all has been said..
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Thanks ,..thanks , for her film and , contemporary her special life ; everywhere, nature , mind , soul ,spirit ,love in her heart : Bright Star . And for Keats, the great romantic poet with poetry on what, all what he felt and lived in all " parts " of his " body ", always love , love , love and also love , Gabriel Bragi Keanu Beria Inga .
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gianleo67
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lunedì 15 febbraio 2016
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"vissi d'arte, vissi d'amore..."
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A causa delle sue cagionevoli condizioni di salute e della miseria di quelle economiche, il giovane poeta inglese John Keats viene accolto nella residenza estiva dell'amico e mecenate Charles Brown. Quando conosce e si innamora di Fanny Browne, sua coetanea e vicina di casa che vive insieme alla madre vedova e ai due fratelli più piccoli, la sua relazione è apertamente osteggiata tanto dall'amico quanto dalla bigotta società vittoriana legata a stringenti convenzioni sociali e classiste. Solo la morte precoce del poeta riuscirà a separarli.
Continua con questo biopic di uno dei più importanti poeti romantici inglesi tanto osteggiato in vita quanto celebrato dopo la morte, la galleria di originali ed eccentrici ritratti femminili dell'autrice australiana Jane Campion, interessata ad una raffinata ed elegante ricostruzione d'ambiente che, grazie all'intensità del registro ed alla sincerità dell'ispirazione, si tiene a debita distanza dal rischio sempre concreto della maniera e del calligrafismo di questo genere di produzioni.
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A causa delle sue cagionevoli condizioni di salute e della miseria di quelle economiche, il giovane poeta inglese John Keats viene accolto nella residenza estiva dell'amico e mecenate Charles Brown. Quando conosce e si innamora di Fanny Browne, sua coetanea e vicina di casa che vive insieme alla madre vedova e ai due fratelli più piccoli, la sua relazione è apertamente osteggiata tanto dall'amico quanto dalla bigotta società vittoriana legata a stringenti convenzioni sociali e classiste. Solo la morte precoce del poeta riuscirà a separarli.
Continua con questo biopic di uno dei più importanti poeti romantici inglesi tanto osteggiato in vita quanto celebrato dopo la morte, la galleria di originali ed eccentrici ritratti femminili dell'autrice australiana Jane Campion, interessata ad una raffinata ed elegante ricostruzione d'ambiente che, grazie all'intensità del registro ed alla sincerità dell'ispirazione, si tiene a debita distanza dal rischio sempre concreto della maniera e del calligrafismo di questo genere di produzioni. Tessendo la trama di un avvicinamento emotivo sempre in bilico sul rischioso crinale dell'ostracismo sociale della bigotta società vittoriana, la Campion ordisce un tessuto narrativo di raffinate variazioni cromatiche e struggente trasporto lirico, evocando il compendio di una intera esperienza letteraria nel canto del cigno di una vicenda amorosa osteggiata e impossibile e per questo ancora più significativa ed emblematica. Se gli elementi drammaturgici seguono una certa convenzionalità nello sviluppo della storia e dei personaggi, con un amico e mecenate rappresentato come il Salieri della situazione (falso storico facimente dimostrabile) ed una innamorata assurta al rango di sublime musa ispiratrice (verità postuma emersa dal carteggio tra i due), la Campion pone l'accento sulla verità umana dei suoi protagonisti quali solitudini che si incrociano nella breve ed intensa stagione di un volo di farfalle uccise troppo presto dal sopraggiungere del rigido inverno della vita. Sullo sfondo di una serie di quadretti familiari e paesaggistici, tratto distintivo della sua poetica figurativa, l'autrice agita le questioni che danno corpo storico al dramma sentimentale dei giovani amanti: dall'emancipazione femminile della Londra di inizio '800 (la madre vedova e tollerante, la figlia indipendente e coraggiosa) alle insormotabili barriere classiste, dalle ostilità di una critica reazionaria al consesso accademico di filantropi letterati ma ricercando una difficile misura del racconto nella sinestesia tra l'ispirazione romantica dell'opera di Keats e le mutevoli forme dello splendido paesaggio della campagna inglese, nel suo inesorabile digradare dalle tiepide tenerezze dell'Estate all'implacabile rigore dell'Inverno e riproponendo la classicità di una tradizione melodrammatica che aveva già ispirato un'altro cantore alloctono come Polanski nello struggente dramma di Thomas Hardy quasi quarant'anni prima (Tess - 1979). Splendida la fotografia di Greig Fraser (premiato ai British Independent Film Awards 2009) ed i costumi (nomination per Janet Patterson agli Academy Awards 2010) e casting azzeccato con un Ben Whishaw melanconico e dimesso quanto basta ed una dolcissima e virginale Abbie Cornish che riesce ad essere bella persino in gramaglie. Presentato in concorso al 62º Festival di Cannes.
"Vissi d'arte, vissi d'amore...Nell'ora del dolore,perché, perché Signore,perché me ne rimuneri così?"
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floyd80
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giovedì 11 febbraio 2016
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la poesia al cinema non funziona
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Penso che il cinema e la poesia sono due tipi di arte troppo distanti, l'uno annulla l'altra e viceversa.
Ma Bright star è un eccezione. Anche se la pellicola funziona soprattutto grazie ad un ottimo cast e ad una sceneggiatura ben strutturata. Bravissimo P. Schneider.
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fabian t.
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lunedì 12 marzo 2012
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un film crepuscolare e misurato
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Scenografie e paesaggi curati, fotografia meravigliosa, recitazione convincente. Ciò che manca davvero a questo delizioso film è una trama originale e ben congegnata, unico vero neo che tende purtroppo a far traghettare la storia dall'inizio alla fine in modo alquanto inerte e freddo. Per il resto emerge comunque un grande rispetto della regista nei confronti del poeta Keats, mostrando con sobrietà l'ingiusto dramma di una vita tanto preziosa quanto breve e un amore romantico fatto di veri sentimenti rotto purtroppo dal volere di un destino crudele e cinico. Sicuramente un film migliorabile, ma - almeno visivamente - molto gradevole e di grande fascino.
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perlosa
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domenica 14 agosto 2011
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delizioso
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Se è vostra intenzione vedere una biografia di John Keats, cambiate nastro. Evitate tutte le tendenze ad idolatrare il personaggio raccontato rimanendo comunque fedeli alla sua vita, la Campion riesce a spennellare di miele le trame dell’opera keatsiana rendendolo la biografia dell’uomo in generale. L’attenzione si concentra nel tema della ricerca della bellezza eterna cristallizzata nel cammeo della setosa Fanny Brawne, giovane donna assolutamente vittoriana, che dedica passione e attenzione unicamente a pizzi, merletti e stoffe. Ma soprattutto, e nel riuscire a renderla in poesia. Cambio di rotta avviene per l’eterea Fanny quando incontra il poeta John Keats e lo vorrà come insegnante di poesia e letteratura.
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Se è vostra intenzione vedere una biografia di John Keats, cambiate nastro. Evitate tutte le tendenze ad idolatrare il personaggio raccontato rimanendo comunque fedeli alla sua vita, la Campion riesce a spennellare di miele le trame dell’opera keatsiana rendendolo la biografia dell’uomo in generale. L’attenzione si concentra nel tema della ricerca della bellezza eterna cristallizzata nel cammeo della setosa Fanny Brawne, giovane donna assolutamente vittoriana, che dedica passione e attenzione unicamente a pizzi, merletti e stoffe. Ma soprattutto, e nel riuscire a renderla in poesia. Cambio di rotta avviene per l’eterea Fanny quando incontra il poeta John Keats e lo vorrà come insegnante di poesia e letteratura. Inevitabile è l’approdo alla relazione amorosa sconvolgente e totale, dapprima ostacolata dall’amico del poeta Browne che lo vorrebbe solo dedito all’accademia. Trascendendo i confini temporali, riescono a vivere la poesia. Per i due finisce in tragedia, il giovane poeta è costretto ad abbandonare l’Inghilterra per questioni di salute che lo condurranno alla morte in Italia, lontano dalla sua fulgida stella. Il pianto di Fanny è destinato a durare in eterno, assumendo quasi la forma corale del pianto per la perdita della bellezza nell’intero cosmo.
Cercando di farsi spazio in un’atmosfera nebbiosa e opaca la Campion riesce a descrivere puntualmente la psicologia femminile, non cadendo nel dramma romantico-sentimentale abituale. Non è solo il contatto della sceneggiatura forte e della recitazione ottima (la performance di Abbie Cornish penetra dall’epidermide e realmente la strazia per la densità ) a renderlo un film incantevole, è anche la fotografia. I luoghi ripresi sembrano stampati su carta ingiallita dal tempo, impattando i toni freddi con quelli caldi. Keats fece riportare nella sua tomba "qui giace uno il cui nome fu scritto sull'acqua", ma dopo questo perfetto ritratto, che potremmo annoverare tra i film migliori dell’anno, il suo nome non si perderà sicuramente in legami molecolari, ma come il suo amore <>.
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francesco2
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giovedì 30 giugno 2011
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le variazioni (e non) dell'amore
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Se consideriamo i (Non moltissimi, per la verità) film girati dalla regista neozelandese negli ultimi vent'anni, non è assolutamente difficile scorgere come dopo l'interesse che in "Sweetie" ed "Un angelo alla mia tavola" era concentrato sulla vera o presunta follia, e sul trattamento che la società riserva(va?) ai veri o presunti diversi, e se ancora in "Lezioni di piano", film di una presunta definitiva consacrazione, restavano tracce dell'handicap nel linguaggio dove si comunicava attraverso la musica ed altri linguaggi inaccessibili ai "Normali", successivamente siano state affrontate le varie modalità dell'amore(Non sempre e necessariamente romantico),; "Holy Smoke"toccava l'argomento del "Guru" che però finiva talvolta per scambiarsid i ruolo con la propria paziente,e rischiare forse di provare per lei un sentimento più particolare.
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Se consideriamo i (Non moltissimi, per la verità) film girati dalla regista neozelandese negli ultimi vent'anni, non è assolutamente difficile scorgere come dopo l'interesse che in "Sweetie" ed "Un angelo alla mia tavola" era concentrato sulla vera o presunta follia, e sul trattamento che la società riserva(va?) ai veri o presunti diversi, e se ancora in "Lezioni di piano", film di una presunta definitiva consacrazione, restavano tracce dell'handicap nel linguaggio dove si comunicava attraverso la musica ed altri linguaggi inaccessibili ai "Normali", successivamente siano state affrontate le varie modalità dell'amore(Non sempre e necessariamente romantico),; "Holy Smoke"toccava l'argomento del "Guru" che però finiva talvolta per scambiarsid i ruolo con la propria paziente,e rischiare forse di provare per lei un sentimento più particolare. In "In The Cut" un altro amore, quello fraterno, assaporato nel presente come nei ricordi, giocava un ruolo fondamentale.
Erano però amori "Molesti" e perturbanti. Non voglio dire che anche la poesia non possa esserlo, anzi; ma risulta più difficile rendere provocatorio, in un contesto inglese di inizio ottocento, farlo col (Forse) più grande poeta romantico inglese, le cui vita e salute tormentate si prestavano a speculazioni facili, fortunatamente (Sostanzialmente) evitate.
Il principale problema, narrando vita ed amori di un artista che viveva al comtempo due esperienze così simili e diverse (La gioia e la sofferenza per un
amore, da un lato, ed il travaglio che implichi una malattia, dall'altro;tenendo presente oltretutto che a quei tempi più spesso "Malattia" era sinonimo di "Morte"), era cogliere i lati più nascosti e grotteschi di un sentimento destinato a morire sul nascere, non perché l'"Amore" debba essere per forza grottesco, ma perché una chiave simile avrebbe più facilmente evitato la trappola di un romanticismo "Dolcemente fatale", che attinga il peggio di film come "Shakespeare in Love" ed "Il trionfo dell'amore" nel (Con)fondere la dimensione dell'Arte con quella della Vita.
I personaggi di "Bright Star", sensibili ed intelligenti, danno però la sensazione di "servirsi" della "Poesia", più che di amarla. Mentre nel "Io ballo da sola" bertolucciano la Tyler scopriva l'interesse per questa forma d'Arte, qui quelli dei personaggi appaiono un pò troppo spesso languidi sospiri. In più, il tocco della Campion si vede in determinate scene come quella delle farfalle od in alcuni, intelligenti movimenti della macchina, ma non in altre situazioni come il personaggio dell'amico del protagonista.
Se l'amore tra i due, sia stato o meno romanzato dalla regista, è stato una stella dal fulgido splendore che troppo spesso si è spenta (Proprio come la vita delle farfalle: sarà un caso?), anche il film stesso trasuda nell'insieme di poeticità più che di poesia, con un ""Artistico" lirismo che insinua un dubbio: non sarà che vent'anni fa la Campion era stata un pò sopravvalutata?
Per sciogliere questo dubbio, chi scrive potrebbe e dovrebbe vedere "Ritratto di signora", opera che non ho mai visto integralmente.
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fulgida stella
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mercoledì 1 dicembre 2010
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un amore poetico
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Bright Star
Regia e sceneggiatura: Jane Campion
Attori: Abbie Cornish (Fanny Brawne), Beh Whishaw (John Keats), Kerry Fox (Mrs Brawne), Paul Schneider (Charles Brown)
Drammatico, 120 minuti, 2009
Londra, 1818. Il ventitreenne poeta John Keats, dopo il fallimento editoriale del suo ultimo poema, “Endimione”, si trasferisce dall’amico Charles Brown, anch’esso poeta, e così ha modo di conoscere la sua bella ed affascinante vicina di casa, Fanny Brawne, ragazza dal carattere forte e determinato che ama esprimere la sua emancipazione mediante un gusto nel vestire deliziosamente eccentrico.
I due risultano fin da subito incuriositi l’uno dall’altra, e ben presto Fanny chiede a John di darle lezioni di poesia.
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Bright Star
Regia e sceneggiatura: Jane Campion
Attori: Abbie Cornish (Fanny Brawne), Beh Whishaw (John Keats), Kerry Fox (Mrs Brawne), Paul Schneider (Charles Brown)
Drammatico, 120 minuti, 2009
Londra, 1818. Il ventitreenne poeta John Keats, dopo il fallimento editoriale del suo ultimo poema, “Endimione”, si trasferisce dall’amico Charles Brown, anch’esso poeta, e così ha modo di conoscere la sua bella ed affascinante vicina di casa, Fanny Brawne, ragazza dal carattere forte e determinato che ama esprimere la sua emancipazione mediante un gusto nel vestire deliziosamente eccentrico.
I due risultano fin da subito incuriositi l’uno dall’altra, e ben presto Fanny chiede a John di darle lezioni di poesia. Dai loro incontri scaturisce una duplice passione: quella di Fanny per la poesia, che inizia a studiare con grande solerzia, e quella reciproca, travolgente, quasi ossessiva che nasce proprio in quella stanza in cui il poeta insieme all’amico Brown era solito vaneggiare in cerca di ispirazione, che sarebbe finalmente pervenuta proprio grazie alla bella Fanny, che, diventata musa del poeta, gli avrebbe ispirato le splendide poesie d’amore che lo avrebbero fatto amare dal mondo, tra cui il sonetto “Bright Star”, quella fulgida stella che dà il titolo al film. La loro romantica ossessione si farà sempre più intensa con l'aumentare dei problemi che devono affrontare: sia la situazione economica disperata di Keats, sia la sua salute, infatti ben presto si ammala di tubercolosi, come in precedenza l’amatissimo fratello Tom.
Il deterioramento fisico di Keats procede di pari passo con la crescita del suo sentimento amoroso per Fanny, conducendolo verso una fine inevitabile, quel triste destino con cui tutti noi abbiamo appuntamento.
“Bright Star” è un film veramente speciale, come non se ne vedevano da anni. Dico speciale perché non è il solito “polpettone romantico” alla Hugh Grant, per intenderci, ma rivisita il sentimento amoroso in maniera del tutto nuova e inaudita, riflettendo sul potere creativo e al contempo deleterio dell’ amore: sentimento in grado di ispirare liriche che toccano picchi di sublimità mai raggiunti, e che al contempo suscita ossessione e turbamento nel fragile animo degli amanti.
La poesia fa da magnifico sfondo di una storia d’amore così intensamente vissuta, celebrata massimamente nell’ultima scena (che da sola vale tutto il film), in cui Fanny, vestita a lutto e lacerata nel corpo e nello spirito dal dolore, percorre il parco in cui spesso aveva passeggiato e accennato goffi passi di danza assieme al suo amato, recitando l’immortale poesia a lei dedicata (“Fulgida stella, fossi fermo come tu lo sei ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte, a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno. […] No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento, vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore, sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi, sempre desto in una dolce inquietudine a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato, e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte”).
Il film, nominato anche all’Oscar e al BAFTA, è incorniciato da una splendida fotografia, curata dal giovane e promettente Greig Fraser, e una magistrale colonna sonora, composta da Mark Bradshaw, mentre la cineasta neozelandese Jane Campion, premio Oscar per la sceneggiatura del pluripremiato “Lezioni di piano” nel 1993, dirige straordinariamente l’insieme, ipnotizzando ed intrigando lo spettatore, inebriato dagli splendidi paesaggi della campagna inglese (primo tra tutti il prato di lavande che si vede anche nella locandina del film).
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fulgida stella
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lunedì 29 novembre 2010
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un'amore poetico
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Londra, 1818. Il ventitreenne poeta John Keats, dopo il fallimento editoriale del suo ultimo poema, “Endimione”, si trasferisce dall’amico Charles Brown, anch’esso poeta, e così ha modo di conoscere la sua bella ed affascinante vicina di casa, Fanny Brawne, ragazza dal carattere forte e determinato che ama esprimere la sua emancipazione mediante un gusto nel vestire deliziosamente eccentrico.
I due risultano fin da subito incuriositi l’uno dall’altra, e ben presto Fanny chiede a John di darle lezioni di poesia. Dai loro incontri scaturisce una duplice passione: quella di Fanny per la poesia, che inizia a studiare con grande solerzia, e quella reciproca, travolgente, quasi ossessiva che nasce proprio in quella stanza in cui il poeta insieme all’amico Brown era solito vaneggiare in cerca di ispirazione, che sarebbe finalmente pervenuta proprio grazie alla bella Fanny, che, diventata musa del poeta, gli avrebbe ispirato le splendide poesie d’amore che lo avrebbero fatto amare dal mondo, tra cui il sonetto “Bright Star”, quella fulgida stella che dà il titolo al film.
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Londra, 1818. Il ventitreenne poeta John Keats, dopo il fallimento editoriale del suo ultimo poema, “Endimione”, si trasferisce dall’amico Charles Brown, anch’esso poeta, e così ha modo di conoscere la sua bella ed affascinante vicina di casa, Fanny Brawne, ragazza dal carattere forte e determinato che ama esprimere la sua emancipazione mediante un gusto nel vestire deliziosamente eccentrico.
I due risultano fin da subito incuriositi l’uno dall’altra, e ben presto Fanny chiede a John di darle lezioni di poesia. Dai loro incontri scaturisce una duplice passione: quella di Fanny per la poesia, che inizia a studiare con grande solerzia, e quella reciproca, travolgente, quasi ossessiva che nasce proprio in quella stanza in cui il poeta insieme all’amico Brown era solito vaneggiare in cerca di ispirazione, che sarebbe finalmente pervenuta proprio grazie alla bella Fanny, che, diventata musa del poeta, gli avrebbe ispirato le splendide poesie d’amore che lo avrebbero fatto amare dal mondo, tra cui il sonetto “Bright Star”, quella fulgida stella che dà il titolo al film. La loro romantica ossessione si farà sempre più profonda e intensa con l'aumentare dei problemi che devono affrontare: sia la situazione economica disperata di Keats, sia la sua salute, infatti ben presto si ammala di tubercolosi, come in precedenza l’amatissimo fratello Tom.
Il deterioramento fisico di Keats procede di pari passo con la crescita del suo sentimento amoroso per Fanny, conducendolo verso una fine inevitabile, quel triste destino con cui tutti noi abbiamo appuntamento.
“Bright Star” è un film veramente speciale, come non se ne vedevano da anni. Dico speciale perché non è il solito “polpettone romantico” alla Hugh Grant, per intenderci, ma rivisita il sentimento amoroso in maniera del tutto nuova e inaudita, riflettendo sul potere creativo e al contempo deleterio dell’ amore: sentimento in grado di ispirare liriche che toccano picchi di sublimità mai raggiunti, e che al contempo suscita ossessione e turbamento nel fragile animo degli amanti.
La poesia fa da magnifico sfondo di una storia d’amore così intensamente vissuta, celebrata massimamente nell’ultima scena (che da sola vale tutto il film), in cui Fanny, vestita a lutto e lacerata nel corpo e nello spirito dal dolore, percorre il parco in cui spesso aveva passeggiato e accennato goffi passi di danza assieme al suo amato, recitando l’immortale poesia a lei dedicata (“Fulgida stella, fossi fermo come tu lo sei ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte, a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno. […] No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento, vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore, sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi, sempre desto in una dolce inquietudine a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato, e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte”).
Il film, nominato anche all’Oscar e al BAFTA, è incorniciato da una splendida fotografia, curata dal giovane e promettente Greig Fraser, e una magistrale colonna sonora, composta da Mark Bradshaw, mentre la cineasta neozelandese Jane Campion, premio Oscar per la sceneggiatura del pluripremiato “Lezioni di piano” nel 1993, dirige straordinariamente l’insieme, ipnotizzando ed intrigando lo spettatore, inebriato dagli splendidi paesaggi della campagna inglese (primo tra tutti il prato di lavande che si vede anche nella locandina del film).
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