Burn After Reading - A prova di spia

Come spesso accade, Zappoli, non si spinge oltre "politicamente" nell'analisi critica dei films che recensisce. I Coen hanno la grande capacità di presentare e descrivere la "pancia" del proprio paese: gli Stati Uniti. Il quadro grottesco che viene descritto nel film è il pretesto per raccontare le "regole", le tendenze, le paure che orientano le scelte di quella società. La storia nella sua semplicità, in fondo è un intreccio della vita di questi personaggi che si incontrano "per caso" ciascuno con le proprie aspettative, paure, fobie, ben rappresentate nei tradimenti coniugali, intolleranze alimentari, nelle relazioni casuali (internet), nelle paure di non essere accettati per la propria decadenza fisica, alla quale dare risposte con la chirurgia estetica. Ma sopra tutto questo, emerge il grande occhio dello spionaggio che in un disarmante e normale "svolgimento dei fatti" prende decisioni su fatti banali attribuendo a questi la dignità di storie importanti. Forse è proprio questa la novità, un intreccio di corna, l'alcolismo che sfocia nella violenta reazione, l'omicidio "per caso", l'equivoco e l'ambizione per raggiungere scopi melensi, fare soldi per le proprie operazioni di chirurgia plastica, insomma come dice più di una volta il direttore della CIA "un gran casino" (quasi sempre sono loro a generarlo nella realtà quotidiana). Vedere spie dappertutto, vivere una vita da controllori e controllati essere eternamente in bilico con sè stessi. Beh, i Coen ci fanno prendere questa medicina amara su una zolletta di zucchero (la comicità) come si fa con i bambini. Grazie a loro per questo film e avanti su questa strada.