tina galante
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domenica 11 maggio 2008
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dostoevskij e il mistero dell'uomo
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Difficile tradurre in parole le emozioni forti che ho provato durante la visione de I demoni di San Pietroburgo del regista Montaldo. Vedere proiettati sul grande schermo i momenti salienti della vita di uno degli autori che mi formato, ha provocato nel mio animo sensazioni fortissime. Aspettavo di rivedere quell’evento di cui parla ne L’Idiota, un momento descritto in maniera così mirabile e profonda da diventare l’icona di tutte le persone contrarie alla pena di morte. È il giovane Dostoevskij trascinato davanti al plotone di esecuzione per essere fucilato, e graziato all’ultimo istante. È ancora lui con in mano il Vangelo che trascorre la sua migliore gioventù in Siberia. Quello di Montaldo è un affresco indovinato nelle atmosfere e nei dialoghi; una fusione perfetta tra biografia e bibliografia del grande narratore russo.
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Difficile tradurre in parole le emozioni forti che ho provato durante la visione de I demoni di San Pietroburgo del regista Montaldo. Vedere proiettati sul grande schermo i momenti salienti della vita di uno degli autori che mi formato, ha provocato nel mio animo sensazioni fortissime. Aspettavo di rivedere quell’evento di cui parla ne L’Idiota, un momento descritto in maniera così mirabile e profonda da diventare l’icona di tutte le persone contrarie alla pena di morte. È il giovane Dostoevskij trascinato davanti al plotone di esecuzione per essere fucilato, e graziato all’ultimo istante. È ancora lui con in mano il Vangelo che trascorre la sua migliore gioventù in Siberia. Quello di Montaldo è un affresco indovinato nelle atmosfere e nei dialoghi; una fusione perfetta tra biografia e bibliografia del grande narratore russo. Fusione dalla quale emergono questioni di grande attualità, non ultimo il terrorismo. Ne I Demoni Dostoevskij aveva precorso i tempi, intuendo la degenerazione di ogni ideale politico in follia omicida fine a se stessa. L’autore separa l’obiettivo socialista dal percorso rivoluzionario. La sua permanenza in Siberia gli ha permesso di cogliere quella distanza abissale che c’è tra i teorici della rivoluzione ed il popolo. Le esigenze dei servi della gleba, difatti, non sono ben interpretate dai borghesi rivoluzionari. Ne I demoni di San Pietroburgo non c’è solo politica, c’è anche qualche aspetto biografico non trascurabile come il vizio del gioco che conduceva perennemente il nostro autore in guai finanziari, oppure il contratto capestro firmato al suo editore. Dostoevskij scriveva sempre sull’orlo della disperazione con termini temporali da rispettare assolutamente: una modalità che gli ha fatto partorire una serie di capolavori inestimabili.
Pieni di senso i dialoghi proposti nel film. Ne segnalo due che mi hanno profondamente colpita: la vita è infinitamente più ricca di un romanzo, e l'arte del racconto serve a rendere più verosimili i fatti della vita; non ci sono riuscito, alla fine non sono riuscito a comprendere il mistero umano.
Dostoevskij si è sempre interessato all’uomo in tutti i modi in cui è possibile farlo: scrutandolo interiormente per carpire i motivi dei suoi comportamenti e delle sue scelte; ed in funzione sociale, nel suo rapporto continuo con gli altri uomini. Meglio di chiunque altro ha saputo descrivere la miseria della condizione umana, ma ha saputo anche ergersi al di sopra di essa.
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misondesto
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sabato 26 luglio 2008
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il valore della vita
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Tutti da giovani abbiamo sognato di cambiare il mondo. Eravamo pronti- ci dicevamo- anche a pagare a caro prezzo la novità. Anche a costo della vita.
I Demoni di s. Pietroburgo è un film profondamente “politico”, che indaga le aspirazioni di una gioventù russa oppressa dallo zarismo, profondamente affascinata dal sogno socialista. Ma non solo. Tratta del percorso intellettuale, morale, politico di uno dei più grandi fari della cultura russa, Fedor Dostojevskij, prendendo spunto da alcune vicende biografiche, quali la condanna a morte per atti sovversivi, la grazia dello zar giunta solo sul patibolo, i lavori forzati in Siberia. Si occupa del ruolo della cultura, della letteratura nella società.
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Tutti da giovani abbiamo sognato di cambiare il mondo. Eravamo pronti- ci dicevamo- anche a pagare a caro prezzo la novità. Anche a costo della vita.
I Demoni di s. Pietroburgo è un film profondamente “politico”, che indaga le aspirazioni di una gioventù russa oppressa dallo zarismo, profondamente affascinata dal sogno socialista. Ma non solo. Tratta del percorso intellettuale, morale, politico di uno dei più grandi fari della cultura russa, Fedor Dostojevskij, prendendo spunto da alcune vicende biografiche, quali la condanna a morte per atti sovversivi, la grazia dello zar giunta solo sul patibolo, i lavori forzati in Siberia. Si occupa del ruolo della cultura, della letteratura nella società. Delusi nelle loro aspirazioni riguardo la vita futura, un gruppo di studenti universitari progetta di “liberare il popolo”, attraverso atti terroristici che puntano all’annientamento della famiglia imperiale. Uno di questi, però, decide di uscire dall’organizzazione segreta e, internato in un manicomio, svela il prossimo attacco all’acclamato scrittore Dostojevskij, suo maestro morale nonché alter-ego. Anche Dostojevskij, infatti, soffre di disturbi mentali e psichici, accentuati quell’incontro che gli fa ricordare il proprio passato di sovversivo, di condannato a morte e poi di schiavo in Siberia. Si tratta di due percorsi analoghi, di due discese agli inferi, nei bassifondi della condizione umana e di una lenta risalita nel nome della vita e della non-violenza.
Un film che consiglio ai più giovani e ardenti di passione politica e civile, affinché l’Uomo prevalga sempre.
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jayan
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mercoledì 18 aprile 2012
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un film d'arte su dostoevskij e sui suoi demoni
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Giuliano Montaldo riesce, con atmosfere particolari nella nebbia e suggestioni della fotografia e dell'interpretazione dei bravissimi attori, a rendere in un film lo spirito più profondo del grande scrittore, le sue pulsioni, i tentativi di cambiare il mondo, l'avversione per la violenza e il suo cercare di fermare i rivoluzionari che volevano uccidere tutta la famiglia dello zar. Ma il suo è anche un conflitto tra la gioventù, in cui era anche propenso ad associarsi con questi rivoluzionari, e perciò fu condannato a 10 anni in Siberia, e l'età adulta, in cui è più pacato, vuole realizzare il suo ideale di giustizia sociale con delle riforme al sistema, senza alcuna violenza, cercando di cambiare gli uomini.
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Giuliano Montaldo riesce, con atmosfere particolari nella nebbia e suggestioni della fotografia e dell'interpretazione dei bravissimi attori, a rendere in un film lo spirito più profondo del grande scrittore, le sue pulsioni, i tentativi di cambiare il mondo, l'avversione per la violenza e il suo cercare di fermare i rivoluzionari che volevano uccidere tutta la famiglia dello zar. Ma il suo è anche un conflitto tra la gioventù, in cui era anche propenso ad associarsi con questi rivoluzionari, e perciò fu condannato a 10 anni in Siberia, e l'età adulta, in cui è più pacato, vuole realizzare il suo ideale di giustizia sociale con delle riforme al sistema, senza alcuna violenza, cercando di cambiare gli uomini. Bella la scena finale dell'aquila che viene liberata: rappresentà l'anelito di libertà, per sé e per il suo popolo di Dostoevskij. Un film da non perdere!
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lucia petrovna
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giovedì 1 maggio 2008
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i demoni di montaldojevskij
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Dal titolo e dal manifesto, entro molto invogliata al cinema, assieme a un gran numero di estimatori di Dostojevskij(almeno così pare).L'atmosfera del film subito affascina, la fotografia è stupenda anche se immediatamente gli insisti inutili virtuosismi della macchina da presa allontano lo spettatore dalla piena fruizione della vicenda narrata.Inquadrature ripetute insistentemente e prive di grandi motivazioni, riescono a lanciare il gioco:"indoviniamo la prossima inquadratura" che sarà invevitabilmente un cambio fuoco o un inquadratura riflessa dallo specchio.I tempi narrativi sono quelli di una fiction televisiva ma qui non c'è pubblicità,ne telecomando, si deve aspettare implacabilmente la fine, che non arriva mai quando dovrebbe arrivare.
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Dal titolo e dal manifesto, entro molto invogliata al cinema, assieme a un gran numero di estimatori di Dostojevskij(almeno così pare).L'atmosfera del film subito affascina, la fotografia è stupenda anche se immediatamente gli insisti inutili virtuosismi della macchina da presa allontano lo spettatore dalla piena fruizione della vicenda narrata.Inquadrature ripetute insistentemente e prive di grandi motivazioni, riescono a lanciare il gioco:"indoviniamo la prossima inquadratura" che sarà invevitabilmente un cambio fuoco o un inquadratura riflessa dallo specchio.I tempi narrativi sono quelli di una fiction televisiva ma qui non c'è pubblicità,ne telecomando, si deve aspettare implacabilmente la fine, che non arriva mai quando dovrebbe arrivare.La messa in scena accuratissima stride con una storia inverosimile e la coppia manojlovic-herlitzka (il quale gigioneggia non poco nella sua parte di cattivo gongolante)fa non poca fatica a reggere da sola questo film-monolite.A mio avviso le parti belle del film sono quelle che riguardano la prigionia di Dostojevskij, l'atmosfera di "memorie dalla casa dei morti" era resa molto bene,un piacere per gli occhi, salvo poi tornare, con una classicissima dissolvenza incorciata, alla cruda realtà di questo film infinito che raggiugne il suo apice con l'esplosione digitale della chiesa, che non riesce comunque a svegliare la coppia dietro di me.Il film non invoglierebbe nessuno a leggere dostojevskij perchè è una pellicola pretestuosa e troppo autobiografica.
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