Paolo D'Agostini
La Repubblica
Dopo aver visto due film importanti come Redacted di Brian De Palma e Nella valle di Elah di Paul Haggis, è difficile che il piccolo Angeli distratti del nostro impavido Gianluca Arcopinto non risulti schiacciato. Non ne ha colpa, ma noi siamo condizionati. Fallujah, fine 2004. L'idea è intelligente, generosa e appassionata. Si tratta di incrociare, in una formula di "docufiction", diversi elementi.
Da una parte la situazione ("finta", cioè "scritta", cioè recitata) che vede l'una di fronte all'altro una donna irachena e un soldato americano dentro una casa distrutta, dopo un'azione militare in cui hanno perso la vita i compagni del ragazzo e il figlio di lei. Dall'altra, principale tra vari contributi di testimonianza reale, un'intervista con Simona Torretta.
Il montaggio alterna e "confonde" i diversi piani. Una volta il cinema diceva quello che altri mezzi di comunicazione non dicevano, era la sua forza. Non è che oggi sia il paradiso, però di fonti ne abbiamo tante. Allora il cinema può mantenere la sua forza trasfigurando, toccando quel fondo e quell'anima che l'informazione non può raggiungere. Angeli distratti è un'ipotesi ma il risultato resta un po' in mezzo al guado.
Da La Repubblica, 16 novembre 2007
di Paolo D'Agostini, 16 novembre 2007
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