gulliver
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domenica 1 ottobre 2006
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non c'è...bene
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Una storia che sembra di avere già visto in famiglia: lei prepara la cena e lui se ne frega. Tutto nasce da qui. Dopo (poche) stoccate vicendevoli, il film finisce lasciando tutti a bocca aperta: sì perchè la gente si chiedeva "quand'è che comincia il film?"
Semplicemente non ha senso: cerca di andare in una direzione ( sarà un qualcosa alla "guerra dei Roses"?) poi ci ripensa e decide di diventare introspettiva ( i ragionamenti dei due con rispettivi amici & parenti) ci ripensa ancora e diventa una storia di formazione ( Gary che, avendo litigato per i libri contabili, alla fine li compila; capirai che cambiamento!) infine si lasciano perchè danno via la casa, poi classica scena con lei che fa jogging ( ma perchè gli americani pensano che sia una cosa intensa?) infine si rincontrano, e si salutano.
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Una storia che sembra di avere già visto in famiglia: lei prepara la cena e lui se ne frega. Tutto nasce da qui. Dopo (poche) stoccate vicendevoli, il film finisce lasciando tutti a bocca aperta: sì perchè la gente si chiedeva "quand'è che comincia il film?"
Semplicemente non ha senso: cerca di andare in una direzione ( sarà un qualcosa alla "guerra dei Roses"?) poi ci ripensa e decide di diventare introspettiva ( i ragionamenti dei due con rispettivi amici & parenti) ci ripensa ancora e diventa una storia di formazione ( Gary che, avendo litigato per i libri contabili, alla fine li compila; capirai che cambiamento!) infine si lasciano perchè danno via la casa, poi classica scena con lei che fa jogging ( ma perchè gli americani pensano che sia una cosa intensa?) infine si rincontrano, e si salutano. parte la musica, e salgono i titoli. E la gente si chiede: denaro buttato via?
Debole sotto due aspetti fondamentali: il soggetto e la sceneggiatura.
Quest'ultima non esiste proprio: non ci sono battute, i personaggi appena sbozzati.
Per fare un esempio: che ne è del collega omosessuale di Brooke? Si vede in due scene e non si capisce niente. Idem per la sua datrice di lavoro: loro pensano di aver solo rispolverato un clichè, invece non si capisce niente.
Il soggetto è la cosa più tragica in assoluto: due pensano di lasciarsi e... da qui in poi, tutto è barcollante. Non sanno che altro dire. Non è una commedia romantica, perchè non ha senso e non è sviluppata. E non è una commedia brillante americana ( Meg Ryan docet) perchè non è brillante.
Protagonisti: molto discutibile Vince Vaughn, il suo personaggio è un clichè malriuscito, e non ci mette certo del suo per migliorarlo. E' doppiamente colpevole, perchè il soggetto è suo.
Jennifer Aniston unica nota positiva, dà un pò di simpatia e profondità al personaggio, ma il testo è quello che è.
il personaggio del fratello di lei non ha nessun senso, l'ho odiato dal primo momento all'ultimo. Anche il fratello di lui è, come ti sbagli, il clichè del porcellotto, ma non è simpatico, è solo stupido.
Regia molto ordinaria, non aggiunge niente anche se ce n'era bisogno.
Morale della faccenda: gli americani possono permettersi di distribuire robaccia come questo film e grazie ad un buon trailer ( la vera forza del cinema straniero: i trailer italiani non fanno capire niente, questi registi sono gelosi della storia e non vogliono farti capire niente, risultato nessuno va a vedere film italiani non certo inferiori a questo) riescono ad avere una buona audience. Potenza del denaro: in mezzo a tanta robaccia ogni tanto salta fuori un "million dollar baby" che salva la baracca.
In un susseguirsi di inutili litigi e grida, un film che è delusione e denaro buttato.
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giulio brillarelli
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mercoledì 18 marzo 2009
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letto matrimoniale, anzi, doppio
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Vince Vaughn si fa in tre per questa commedia romantica agrodolce: non solo attore protagonista nei panni di Gary Grobowski, ma anche produttore e soggettista. Vaughn, che sta diventando un volto noto della commedia americana (“2 single a nozze”, “Mr. & Mrs. Smith”, “Be Cool” soltanto nel 2005), propone un film discreto, che non assurge a livelli sommi ma neanche sprofonda negli inferi del “visto, rivisto e previsto”. L’idea di base è semplice, come illustra la locandina: i due piccioncini non si amano più ma, per motivi logistici, anziché andare ognuno per la propria strada rimangono entrambi nella stessa casa, diventando così coinquilini-nemici. - - - L’elemento di forza della pellicola è la spirale ascendente di dispetti, controdispetti e vendette che i due si tirano addosso in un tentativo reciproco di riappropriazione degli spazi personali, ma anche di riconquista dell’altro: lui grufola in salotto e le impedisce l’accesso, lei lascia la camera da letto ai parenti chiassosi e incazzosi che lo svegliano nella maniera peggiore di sabato mattina, lui installa in casa un tavolo da biliardo come aveva sempre desiderato, lei prende a uscire con altri per farlo ingelosire… - - - Intorno ai due protagonisti orbita una popolazione di comprimari più o meno stereotipati: il receptionist della galleria d’arte in cui lavora Brooke, ostentatamente gay come il suo “avo” in “Beverly Hills Cop”; la padrona stessa della galleria, aristocratica ed eccentrica, a tratti cinica, tutta proiettata verso l’Europa; la famiglia di Brooke, strampalata e chiassosa come quella del professor Sherman Klump (ancora Eddie Murphy) in “Il professore matto”; il fratello di Gary, puttanomane famelico che tenta di reintrodurre il figliol prodigo nell’universo fica, istruendolo sulle nuove tendenze giovanili per ottimizzare la “caccia”… - - - A livello di sceneggiatura si colgono tracce di elementi tagliati o ridimensionati per questioni di lunghezza, che se sviluppati avrebbero tuttavia conferito una maggiore originalità alla pellicola.
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Vince Vaughn si fa in tre per questa commedia romantica agrodolce: non solo attore protagonista nei panni di Gary Grobowski, ma anche produttore e soggettista. Vaughn, che sta diventando un volto noto della commedia americana (“2 single a nozze”, “Mr. & Mrs. Smith”, “Be Cool” soltanto nel 2005), propone un film discreto, che non assurge a livelli sommi ma neanche sprofonda negli inferi del “visto, rivisto e previsto”. L’idea di base è semplice, come illustra la locandina: i due piccioncini non si amano più ma, per motivi logistici, anziché andare ognuno per la propria strada rimangono entrambi nella stessa casa, diventando così coinquilini-nemici. - - - L’elemento di forza della pellicola è la spirale ascendente di dispetti, controdispetti e vendette che i due si tirano addosso in un tentativo reciproco di riappropriazione degli spazi personali, ma anche di riconquista dell’altro: lui grufola in salotto e le impedisce l’accesso, lei lascia la camera da letto ai parenti chiassosi e incazzosi che lo svegliano nella maniera peggiore di sabato mattina, lui installa in casa un tavolo da biliardo come aveva sempre desiderato, lei prende a uscire con altri per farlo ingelosire… - - - Intorno ai due protagonisti orbita una popolazione di comprimari più o meno stereotipati: il receptionist della galleria d’arte in cui lavora Brooke, ostentatamente gay come il suo “avo” in “Beverly Hills Cop”; la padrona stessa della galleria, aristocratica ed eccentrica, a tratti cinica, tutta proiettata verso l’Europa; la famiglia di Brooke, strampalata e chiassosa come quella del professor Sherman Klump (ancora Eddie Murphy) in “Il professore matto”; il fratello di Gary, puttanomane famelico che tenta di reintrodurre il figliol prodigo nell’universo fica, istruendolo sulle nuove tendenze giovanili per ottimizzare la “caccia”… - - - A livello di sceneggiatura si colgono tracce di elementi tagliati o ridimensionati per questioni di lunghezza, che se sviluppati avrebbero tuttavia conferito una maggiore originalità alla pellicola. La vicenda, ad esempio, è ambientata a Chicago; ma per come è girata non risulta minimamente connotata dallo spazio geografico: avrebbe benissimo potuto svolgersi in qualsiasi altra metropoli o cittadina d’America, senza nulla togliere o aggiungere al risultato finale. Similmente, il protagonista viene da un quartiere polacco (di cognome fa Grobowski), e alla cosa si accenna più volte con l’amico barista; ma, a parte il conflitto fra le sue origini semiproletarie e quelle alto-borghesi di Brooke, tale background non gioca alcun ruolo. - - - Le occasioni di comicità, ilarità e demenzialità non mancano: Gary che gioca alla Play lanciando bombe molotov per le strade mentre Brooke gli chiede di aiutarla a lavare i piatti; “Ho un’idea per questa sera, ragazze: già vi immagino completamente avvolte di pellicola trasparente, a casa mia; poi basterà fare due buchi, uno per la bocca e l’altro…”, e le ragazze se ne vanno schifate. - - - La morale della favola è semplice: le donne devono sentirsi amate, rispettate, oggetto di attenzioni perché le cose funzionino. E non ci dovrebbe esser bisogno di chiedere: l’uomo dovrebbe saperlo già. Un ottimo audiovisivo propedeutico-pedagogico, insomma, per il rapporto di coppia. Se invece preferite rimanere single e continuare a giocare a strip-poker, passate oltre. Beh, c’è sempre il nudo integrale della Aniston da sgranocchiare, anche se solo di spalle. Sempre che non abbiano usato una controfigura...
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miulan
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mercoledì 18 ottobre 2006
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una rottura. non solo per la coppia
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una carina commedia americana che parla della rottura di una coppia di neo sposi. Recitata discretamente. è una commedia con i primi dieci minuti di risate per poi passare sempre più progressivamente ad un clima serio. Dopo un pò stanca questa lunga litigata della coppia che sta scoppiando e risulta un pò irreale il fatto che si veda un pianto solo dopo 1 ora e 19 minuti(di film) solo da parte di lei tra l'altro . molto carino invece il finale un pò in sospeso e che evita il banalissimo happy and anche se lascia spazio alla speranza. Carino anche la riflessione sul concetto di coppia e di come vada vissuto il rapporto di coppia che significa"vita di coppia".
Una commedia insomma carina ma non eccezionale molto più riflessiva e poetica è invece "Se mi lasci ti cancello"(nonostante il titolo lasci intendere una commedia banalissima) un film infatti drammatico, riflessivo e poetico che va oltre la riflessione del modo di vivere la coppia e sopratutto il "dopo coppia" e che parla del giusto modo di vivere la vita in generale: vivento tutto e senza cancellare nulla.
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una carina commedia americana che parla della rottura di una coppia di neo sposi. Recitata discretamente. è una commedia con i primi dieci minuti di risate per poi passare sempre più progressivamente ad un clima serio. Dopo un pò stanca questa lunga litigata della coppia che sta scoppiando e risulta un pò irreale il fatto che si veda un pianto solo dopo 1 ora e 19 minuti(di film) solo da parte di lei tra l'altro . molto carino invece il finale un pò in sospeso e che evita il banalissimo happy and anche se lascia spazio alla speranza. Carino anche la riflessione sul concetto di coppia e di come vada vissuto il rapporto di coppia che significa"vita di coppia".
Una commedia insomma carina ma non eccezionale molto più riflessiva e poetica è invece "Se mi lasci ti cancello"(nonostante il titolo lasci intendere una commedia banalissima) un film infatti drammatico, riflessivo e poetico che va oltre la riflessione del modo di vivere la coppia e sopratutto il "dopo coppia" e che parla del giusto modo di vivere la vita in generale: vivento tutto e senza cancellare nulla.
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tumau
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martedì 29 marzo 2011
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non dare risposte è una risposta
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Un Film che affronta il mistero del aldilà. Credo però che s l’obiettivo era quello di suscitare dubbi e domande sulla vita dopo la morte ( se non risposte ) non abbi a ottenuto nessun cambiamento.
Invece Eastwood dimostra una grande capacità di indagare sui sentimenti meno conosciuti , sulle sofferenze a cui non si da conto , che si considerano minori.
E’ un film sulle assenze e su quel senso di abbandono che si prova a volte senza saper bene come e perché. I tre protagonisti si sentono tutti abbandonati. Il piccolo gemello, dal fratello da cui dipendeva , la giornalista dall'uomo della sua vita, il sensitivo dal fratello offuscato dal denaro.
In particolare Matt Demon ( il sensitivo ) è sfiancato dalla somma di attese , aspettative e dalla immensità di dolori che deve ascoltare e che deve condividere ( perché chi ha un dolore ha bisogno di partecipazione e chi ascolta DEVE partecipare ).
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Un Film che affronta il mistero del aldilà. Credo però che s l’obiettivo era quello di suscitare dubbi e domande sulla vita dopo la morte ( se non risposte ) non abbi a ottenuto nessun cambiamento.
Invece Eastwood dimostra una grande capacità di indagare sui sentimenti meno conosciuti , sulle sofferenze a cui non si da conto , che si considerano minori.
E’ un film sulle assenze e su quel senso di abbandono che si prova a volte senza saper bene come e perché. I tre protagonisti si sentono tutti abbandonati. Il piccolo gemello, dal fratello da cui dipendeva , la giornalista dall'uomo della sua vita, il sensitivo dal fratello offuscato dal denaro.
In particolare Matt Demon ( il sensitivo ) è sfiancato dalla somma di attese , aspettative e dalla immensità di dolori che deve ascoltare e che deve condividere ( perché chi ha un dolore ha bisogno di partecipazione e chi ascolta DEVE partecipare ). Ho pensato a chi per mestiere o vocazione ascolta le sofferenze di chi ha un decesso ( confessori , psicanalisti e anche se pur sembra profano dirlo , i titolari delle onoranze funebri ) chi si trovano a dover ascoltare e farsi carico perlomeno di una piccola parte di dolore di chi ha davanti .
Può spezzare deglutire continuamente il dolore degli altri.
Come avviene appunto a Matt Demon che rifiuta il suo “talento” ( riesce a contattare i morti ) , se ne sente incatenato e soffocato. Sa che conoscere segreti e intimità di chi ti sta vicino dcava un inesorabile fosso di pudori ed imbarazzi.
Un ottimo film sulla morte che insegna ad amare la vita
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[+] mmmmh..
(di pjmix)
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(di renato c.)
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