La ragazza del lago |
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Un film di Andrea Molaioli.
Con Toni Servillo, Nello Mascia, Marco Baliani, Giulia Michelini, Fausto Maria Sciarappa.
continua»
Drammatico,
durata 95 min.
- Italia 2006.
- Medusa
uscita venerdì 14 settembre 2007.
MYMONETRO
La ragazza del lago
valutazione media:
2,91
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un noir dai toni grigidi melaniaFeedback: 0 |
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sabato 22 settembre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film è la somma di molte cose. Storia, sceneggiatura, musica, fotografia, location, recitazione e regia. Un opportuno mix di tutte queste componenti fa di una pellicola una buona ora e mezzo di intrattenimento (chiaramente esulano dalla considerazione film che fanno categoria a parte). Succede che un prodotto, che può essere definito nel complesso apprezzabile, proprio in virtù del giusto mix, preso componente per componente comincia a perdere i pezzi. La storia è ottima, ma la fotografia non regala nessuna suggestione e la regia toglie qualcosa al film anziché aggiungerla. Così è La ragazza del lago, opera prima del romano Andrea Molaioli, finanziato in parte dalla film commission del Friuli Venezia Giulia, e dal Ministero, pare giusto segnalarlo, e basato sul romanzo della norvegese Karin Fossum. Ebbene, il film è in generale godibile. Nella trama il filo che tiene insieme le storie dei vari comprimari è la sofferenza, inconfessabile e morbosa. E’ la cronistoria dell’indagine che segue il ritrovamento del cadavere di una ragazza bella, atletica, amata in paese. Si intreccia con la vicenda personale del commissario che esegue le indagini (un ottimo Toni Servillo), che è funzionale alla ricomposizione del personaggio (unico vero protagonista del film), un meridionale trasferito al nord per dolorose questioni affettive e familiari, ma incidentale rispetto al soggetto. Rientra per questo a pieno titolo in quel filone tutto italiano della trasposizione della vita quotidiana, arricchita da elementi di analisi pseudo-sociologica. Comincia però male tecnicamente, con l’abuso di inquadrature identiche in successione, con la macchina a stringere, dal campo lungo sui protagonisti della scena: un montaggio da video amatoriale di segmenti privi di carattere. Non spiegano niente del film e non aggiungono la suspense che il genere noir (così è stato definito) meriterebbe. Nel corso della visione la mano si aggiusta o l’occhio si abitua, tanto da notare anche qualche dettaglio virtuoso. Funzionano e sono efficaci, invece, i dialoghi, che accompagnano la tensione drammatica e la interrompono con battute caustiche.
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