Il diavolo veste Prada

She Devil: lei, il diavolo. Da straordinaria interprete di musica country, a vera e propria incarnazione del male,Meryl Streep non smette mai di stupirci: alla veneranda età di 57 anni questa straordinaria perfezionista, talvolta accusata di insopportabile manierismo, aggiunge un nuovo ed entusiasmante ruolo ad una già vasta galleria di personaggi femminili. In una tenuta che ricorda più quella di Crudelia Demon piuttosto che la famigerata Direttrice di Vogue a cui il libro s'isprira, Meryl diventa la colonna portante di un film che altrimenti avrebbe inevitabilmente peccato di mediocrità. Come al solito questa incerdibile "Robert De Niro in gonnella" dimostra di essere ben lontana dal diventare uno strumento passivo nelle mani di registi Demiurghi,andando piuttosto ad imporsi come la vera creatrice dei personagggi che interpreta. Ed ecco così che noi "povere" comuni mortali ci ritroviamo ad uscire dalla sala con occhi sognanti che riflettono le griffe di grandi marche italiane(e non solo), scambiandoci discorsi compassionevoli (nel senso latino del termine) e considerazioni solidali nei confronti di quella sfortunata e adorabile assistente. Recentemente ho letto che in Cina le icone considerate maggiormente rappresentative del paese Italiano sono sostanzialmente due : la Gioconda di Leonardo e il simbolo di Gucci. Chiara dimostrazione empirica di come arte sacra e profana vadano inevitabilmente a confondersi e contaminarsi tra loro.