Il codice Da Vinci

Sembra che i critici siano tutti d'accordo: un film da distruggere. Peccato che non ce ne siano due che siano d'accordo sul motivo per cui denigrarlo. "Buona idea sviluppata in una pessima storia", "Buon thriller ma nulla di pių", "troppo dark", "troppo lento", "troppo veloci gli inseguimenti", "Brava solo la Tautou", la "Tautou parla male inglese" "Langdon si sente troppo intellettualmente superiore" "Hanks č troppo macho": il mondo della critica, che tanto aveva osannato il libro nel primo anno di pubblicazione, ora si arrampica sugli specchi per attaccare il film. Il Codice da Vinci di Ron Howard, e ricordiamoci che di "fiction" si tratta, č ben fatto, nč troppo lento nč troppo animato; se č vero che l'azione risulta meno veloce che nel romanzo, č perchč Howard si prende il tempo per spiegare alcuni dati storici (Costantino, i vangeli gnostici, i simboli pagani che, e questo viene affermato con forza, infastidendo molti credenti, nulla hanno a che fare con satana, che č un mito cristiano). Al di lā della storia di Gesų come padre di famiglia, di cui non esiste uno straccio di prova ma che non č certo pių incredibile di quella di un uomo ebreo ancora scapolo a trent'anni, il pubblico viene informato sulle motivazioni politiche che hanno portato all'affermazione del cristianesimo e su come la figura di Maddalena sia stata progressivamente disprezzata, nella successione dei vangeli. I personaggi appaiono tutti sotto una luce migliore rispetto al libro, sono tutti caratterizzanti, ma nessuno č una caricatura, e nessuno č veramente cattivo: ognuno ha ottimi motivi per fare ciō che fa, ma semplicemente, per tutti, "il fine giustifica i mezzi". Belli gli effetti, nessuno dei quali fine a sč stesso.