selenia
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giovedì 1 febbraio 2007
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un fantasy travolgente e trasportante con il bravi
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besson questa volta si e davvero superato. sembrerebbe un fantasy noioso per bambini con i soliti folletti e il cattivo di turno, invece arthur e un film affascinante e decisamente romantico.L animazione 3d e fantastica e anche la parte live e intrigante.bellissima la figura del timido ragazzino innamorato e acida al punto giusto la principessa selenia.utilissimo anche betameche con le sue mille risorse. il mio pezzo preferito oltre al bacio tra selenia e arthur e sicuramente il pezzo in cui arthur fa finta di cadere nel crepaccio.bellissima anche la parte del guscio di noce.
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maria cristina nascosi
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sabato 10 febbraio 2007
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besson, grande creativo dal testo al film
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Presentato in anteprima al Future Film Festival ed. 2007, da poco concluso, l’atteso Arthur e il popolo dei Minimei di Luc Besson esce oggi, venerdì 9 febbraio, nei cinema italiani.
Si può definire una favola sul potere infinito dell’immaginazione in grado di combinare in maniera originale live action e animazione 3D.
Arthur, un bambino di dieci anni, cerca di decifrare un enigma che dovrebbe permettergli di trovare un tesoro. La sorpresa e lo stupore sono grandi quando, riuscendoci, si trova in un mondo magico abitato dalla tribù dei Minimei, folletti alti poco più di due millimetri e mezzo che vivono in totale armonia con l’ambiente…
La storia del film si basa sui primi due volumi scritti da Luc Besson stesso (tra i migliori ultimi registi francesi, cfr.
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Presentato in anteprima al Future Film Festival ed. 2007, da poco concluso, l’atteso Arthur e il popolo dei Minimei di Luc Besson esce oggi, venerdì 9 febbraio, nei cinema italiani.
Si può definire una favola sul potere infinito dell’immaginazione in grado di combinare in maniera originale live action e animazione 3D.
Arthur, un bambino di dieci anni, cerca di decifrare un enigma che dovrebbe permettergli di trovare un tesoro. La sorpresa e lo stupore sono grandi quando, riuscendoci, si trova in un mondo magico abitato dalla tribù dei Minimei, folletti alti poco più di due millimetri e mezzo che vivono in totale armonia con l’ambiente…
La storia del film si basa sui primi due volumi scritti da Luc Besson stesso (tra i migliori ultimi registi francesi, cfr. Nikita, Léon, Il quinto elemento), su idea originale di Céline Garcia e illustrati dal marito Patrice Garcia (Arthur e il popolo dei Minimei e Arthur e la città proibita), best - sellers in Francia, già tradotti in 34 lingue - in Italia editi da Mondadori e presentati alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna - che in Francia hanno venduto più di un milione di copie.
Gli effetti speciali del film sono stati realizzati dalla francese Buf Compagnie, una delle companies più innovative al mondo nel campo degli effetti visuali, pioniera di tecniche rivoluzionarie quali il camera mapping e lo stereo modelling.
La lavorazione del film è durata complessivamente 5 anni, 3 dei quali hanno impegnato gli staff della Buf Compagnie per la realizzazione degli effetti speciali con ben 20 supervisori e 100 artisti.
La saga di Arthur prosegue con Arthur e la vendetta di Maltazard e Arthur e la guerra dei due mondi, volumi che permetteranno a Besson di realizzare un sequel del film.
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socogia83
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domenica 11 febbraio 2007
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da una storia semplice
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Da una storia semplice su carta,ad un capolavoro,sia di grafica che di evolversi delle vicende. Il film del grande Besson proclama,anche questa volta,come nelle precedenti pellicole del regista francese,l'unione di sentimenti come l'amore ed ira,con una geniale identificazione comica,la quale rende comprensibile il suo contenuto ad un pubblico di ogni età. La storia è bellissima e scorrevole. La grafica è semplice ,tanto da rendere il film ottimo per la scenografia. Il cast superbo attori e cantanti che si trovano a recitare è magnifico.Luc Besson sie un mitico regista che nn viene compreso e se ti consideri l'aniamericano,sei e sarai sempre uno dei miei registi preferiti,dato che riesci,come con flim come Leon,a far pervenire al pubblico amore e sentimento profondo,anche tramite l'uso del
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Da una storia semplice su carta,ad un capolavoro,sia di grafica che di evolversi delle vicende. Il film del grande Besson proclama,anche questa volta,come nelle precedenti pellicole del regista francese,l'unione di sentimenti come l'amore ed ira,con una geniale identificazione comica,la quale rende comprensibile il suo contenuto ad un pubblico di ogni età. La storia è bellissima e scorrevole. La grafica è semplice ,tanto da rendere il film ottimo per la scenografia. Il cast superbo attori e cantanti che si trovano a recitare è magnifico.Luc Besson sie un mitico regista che nn viene compreso e se ti consideri l'aniamericano,sei e sarai sempre uno dei miei registi preferiti,dato che riesci,come con flim come Leon,a far pervenire al pubblico amore e sentimento profondo,anche tramite l'uso della violenza
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giacomo j.k.
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martedì 30 giugno 2009
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mitico arthur!
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Tutto comincia in una casa di campagna, in un Connecticut ricreato ad hoc nell’assolata Francia. Ma non preoccupatevi: non è la casa degli Spiderwick. È il suo opposto… parallelo. Ricordate i toni soavi con cui ho accolto il film di Spiderwick qualche mese fa? Stesso genere, stesse creaturine in giardino, addirittura stesso protagonista, ma la distanza tra i due film è siderale: tutto questo è Arthur e il popolo dei Minimei.
Arthur, dieci anni appena compiuti, vive dalla nonna in campagna a causa dei genitori, piuttosto… assenti. Il suo mito è il nonno Archibald, esploratore disperso da alcuni anni, di cui Arthur sa praticamente tutti i testi a memoria. Quando un impresario edile senza scrupoli tenta di sottrarre la tenuta alla nonna di Arthur, il ragazzo teme per la scomparsa del suo angolo di paradiso in cui è cresciuto.
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Tutto comincia in una casa di campagna, in un Connecticut ricreato ad hoc nell’assolata Francia. Ma non preoccupatevi: non è la casa degli Spiderwick. È il suo opposto… parallelo. Ricordate i toni soavi con cui ho accolto il film di Spiderwick qualche mese fa? Stesso genere, stesse creaturine in giardino, addirittura stesso protagonista, ma la distanza tra i due film è siderale: tutto questo è Arthur e il popolo dei Minimei.
Arthur, dieci anni appena compiuti, vive dalla nonna in campagna a causa dei genitori, piuttosto… assenti. Il suo mito è il nonno Archibald, esploratore disperso da alcuni anni, di cui Arthur sa praticamente tutti i testi a memoria. Quando un impresario edile senza scrupoli tenta di sottrarre la tenuta alla nonna di Arthur, il ragazzo teme per la scomparsa del suo angolo di paradiso in cui è cresciuto. Decide così di cercare il famoso tesoro che il nonno avrebbe nascosto tanti anni prima, di ritorno da un viaggio dall’Africa, quando insieme ai rubini importò anche una piccola popolazione: i Minimei.
La pateticità di Waters si fa dimenticare dall’estrema empatia con cui Luc Besson dimostra di saper dirigere questo film. Besson, autore e regista, a un tempo crea ed ironizza, dimostrando di saper utilizzare entrambi i mezzi con maestria (anzi, tutti e tre, se contiamo anche la non facile sfida della tecnica mista). E così i riferimenti “stranieri” (dal ciclo bretone a Star Wars) non rendono il film né un’opera spuria né un plagio, ma anzi dal modo esilarante in cui sono presentati lo avvicinano ad una parodia, senza per questo cadere nel banale.
Altro grande punto di forza (e di distanza da Waters, che calca la mano fino a cadere nel patetico) è il dubbio. Lo spettatore, dall’inizio alla fine non sa se quello a cui sta assistendo sia reale o meno. Sappiamo solo che alla fine Arthur torna vincitore e… innamorato. E alla fine, se ce lo siamo solo immaginato o no, cosa ce ne frega?
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grazia.sveva
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domenica 3 gennaio 2016
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dove avete nascosto il piccolo principe?
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La trasposizione cinematografica de "Il piccolo principe" è stata realizzata con discreto successo da Mark Osborne, tralasciando però l'onere di spiegare davvero chi è il Piccolo Principe ed il suo metaforico viaggio alla scoperta dell'universo. Una bambina si trasferisce in un nuovo quartiere con la madre, condividendo inizialmente con questa l'ossessione di entrare in una prestigiosa scuola del quartiere. A stravolgere la vita di studio e rigidi programmi della bambina arriva un anziano signore suo vicino di casa, il quale strappa la piccola alla sua routine e la trasporta nel mondo figurato di un piccolo principe, della sua amica volpe e dello serpente spaventoso.
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La trasposizione cinematografica de "Il piccolo principe" è stata realizzata con discreto successo da Mark Osborne, tralasciando però l'onere di spiegare davvero chi è il Piccolo Principe ed il suo metaforico viaggio alla scoperta dell'universo. Una bambina si trasferisce in un nuovo quartiere con la madre, condividendo inizialmente con questa l'ossessione di entrare in una prestigiosa scuola del quartiere. A stravolgere la vita di studio e rigidi programmi della bambina arriva un anziano signore suo vicino di casa, il quale strappa la piccola alla sua routine e la trasporta nel mondo figurato di un piccolo principe, della sua amica volpe e dello serpente spaventoso. Il messaggio del film è un giudizio sul binomio rigida organizzazione-totale creatività, ed il regista, riflettendo sul tema, invita il pubblico ad estraniarsi dalla visione del mondo organizzato e 'lucratore', incarnato dalla madre e dal mercante di stelle, per lasciarsi avvicinare da un bambino che si separa da una rosa per imparare ad amarla, che non dà importanza a nulla che non sia immateriale e che in ultimis decide di rinunciare persino al suo corpo fisico per amore del suo fiore. Sebbene l'accento sull'ossimoro materiale-immateriale sia ben posto, purtroppo il film nel suo complesso perde inevitabilmente una caratteristica fondante del romanzo, ossia poter essere letto a diversi livelli, da adulti e bambini. La piacevolezza delle musiche e dei colori ci accompagna verso l'idea che gli "adulti che hanno dimenticato" siano coloro che non apprezzano nulla che non sia tangibile e che vivono dimentichi di ogni cosa che non sia calcolabile ed economicamente valutabile. Il romanzo, dal mio punto di vista, è molto più profondo e si incentra su un viaggio di conoscenza e di agnizione di sé che il Piccolo Principe compie, affinché, al termine di esso, abbia imparato il valore di ciò che si ama, ovvero della sua rosa. Secondo Saint Exupéry, il bambino interiore si può riscoprire non soltanto rinunciando ai ritmi compulsivi ed alle pressioni economiche imposte dalla società, ma guardando all'intero spettro dei sentimenti umani con lo sguardo curioso e puro di un bambino. Nel film, i sentimenti vengono un po' banalizzati e soprattutto pragmatizzati nel finale, quando la bambina sente la necessità di vedere effettivamente cosa ne è stato del principe e della sua rosa. A mio giudizio, soprattutto in questa parte, Osborne avrebbe dovuto essere più fedele al libro e mantenere integra quella poesia che solo i sentimenti veri riescono a creare, magari enfatizzando il valore e l'unicità di ogni rapporto che il piccolo principe instaura nella narrazione, dall'amicizia con la volpe, all'amore per la sua rosa, alla paura del serpente.
In conclusione, il film de "Il Piccolo Principe" è una favola graziosa per bambini e adolescenti, ma che non riesce a generare abbastanza emozioni in un adulto che vorrebbe rivivere nel film la nostalgia dell'amore per una rosa, od il tenero ricordo di una volpe che, con pazienza e nel tempo, hanno addomesticato. Dove avete nascosto il piccolo principe proprio non lo so, ma di sicuro è dentro ciascuno di noi ed aspetta di compiere il suo viaggio.
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jacopo
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giovedì 15 febbraio 2007
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arthur ed il popolo dei minimei;
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Presentato come un capolavoro d’animazione e di creatività, qualcosa che avrebbe rivoluzionato il cinema d’animazione e d’intrattenimento.
Il film inizia, spettacolo delle 3 del pomeriggio, io che con la mia ragazza al cinema circondato da un mare di bambini accompagnati da nonne, mamme, baby-sitter e papà. Noi adulti immersi in un mare di veri minimei scalpitanti in attesa di vedere questo benedetto film.
Il solito bambino buono che maltrattato da genitori ( a loro volta a metà tra l’eccessivamente stupido ed il cattivo ) passa con la nonna l’estate dopo un anno in collegio. Rifiutato dai genitori e senza amici della propria età (non se ne vedono proprio di altri bambini ) si rifiugia nel “librone” contenente le avventure magiche vissute dal nonno mentre lavorava in africa.
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Presentato come un capolavoro d’animazione e di creatività, qualcosa che avrebbe rivoluzionato il cinema d’animazione e d’intrattenimento.
Il film inizia, spettacolo delle 3 del pomeriggio, io che con la mia ragazza al cinema circondato da un mare di bambini accompagnati da nonne, mamme, baby-sitter e papà. Noi adulti immersi in un mare di veri minimei scalpitanti in attesa di vedere questo benedetto film.
Il solito bambino buono che maltrattato da genitori ( a loro volta a metà tra l’eccessivamente stupido ed il cattivo ) passa con la nonna l’estate dopo un anno in collegio. Rifiutato dai genitori e senza amici della propria età (non se ne vedono proprio di altri bambini ) si rifiugia nel “librone” contenente le avventure magiche vissute dal nonno mentre lavorava in africa. Qui incontra il popolo dei giganti neri e dei minimei. Il cattivo entra in scena dopo poco nei panni di uno spietato riccone che vuole sfrattare la buona nonna ed il ragazzino dalla tenuta di campagna in cui vivono. Il nonno rimane un punto interrogativo, a metà del film c’è un rimando sulla sua morte che suggerisce la possibile fine del vecchio.
Il buon ragazzo ovviamente non si arrende e alla ricerca di un tesoro parte per il magico mondo dei minimei; per riuscire nel suo intento dovrà però sconfiggere il cattivo M; cosa che in un oretta di film farà risolvendo così la situazione economica difficoltosa della famiglia.Ovviamente il film non finisce qui; gli autori hanno ben pensato di inserire nella trama anche le seguenti cose:
Ritroverà anche il nonno. Troverà l’amore della sua vita. Salverà un Talpino. Salverà la città dei Minimei da M.
Ecco, qui c’è tutta la trama del film, né più né meno. Diciamo che non so chi sia lo squinternato che ha parlato di creatività; chiunque trovi la storia nuova e rivoluzionaria o ha meno di 10 anni; o non ha avuto una infanzia. I film con trama simile non si contano nemmeno.
La mia sensazione finale è stata di un pastone indecente; una storia di disarmante banalità accompagnata ad una sceneggiatura fatta assolutamente a caso. Si ha la sensazione che l’autore abbia inserito alcune scene solo per “occupare” tempo.
Esempio palese è la scena nella discoteca; in una ambientazione insensata (ma cosa c’entra la discoteca? Ma come ci sono finiti lì? Cioè si nascondono dentro ad una cannuccia per sfuggire ai cattivi e poi nella discoteca si fanno beccare in quel modo e parlano addirittura con il figlio del capo?) con improbabili personaggi a dir poco insulsi che si vorrebbero richiamare allo stile Capsula e Nucleo attraverso un atteggiamento demente( vogliamo parlare del “fanculo” che si sente a metà di questa scena e che fredda ogni adulto in sala?). Credo che lo scopo fosse quello di divertire il pubblico; il vero effetto suscitato è stata la pelle d’oca.
Pastone, è l’unico aggettivo che il film si è meritato; in un ora e mezza succede di tutto e di più, le cose che accadono non hanno senso logico nella loro organizzazione e viene saltato il più elementare processo Causa-Effetto. E’ una storiella, adatta ai bambini e nulla di più. L’ennesimo lavoro che saltando ogni contatto (anche minimo) con la ragione punta tutto sull’emotività delle situazioni per far breccia nei semplici cuori dei piccoli spettatori. Una manovra commerciale che mira a spolpare le tasche dei genitori attraverso i figli(che comunque nel vedere questo film rimarranno colpiti) e nulla di più.
http://www.silent-insurrection.com/
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