milanocalibro9
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domenica 23 dicembre 2007
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una realtà che ci appartiene...
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Un film che pone finalmente in evidenza un mondo che ci circonda e ci riguarda più di quanto non appaia in realtà. Un interessante punto di vista femminile sul mondo della trasgressione più attuale. Difficile non trovare analogie con storie di cronaca recenti. Senza scomodare i soliti ed inutili riferimenti extraeuropei (ma riusciremo poi a toglierci di dosso questo presunto provincialismo??) si tratta di un film assolutamente da vedere. Intanto perchè il genere "noir" è nato in Europa, ben prima del "thriller" americano, poi perchè è recitato in modo molto interessante da Lo Cascio (che qui vorrebbe assurgere al mito) e dalla Mouglalis, sempre più femme fatale del cinema italiano (vedi romanzo criminale).
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Un film che pone finalmente in evidenza un mondo che ci circonda e ci riguarda più di quanto non appaia in realtà. Un interessante punto di vista femminile sul mondo della trasgressione più attuale. Difficile non trovare analogie con storie di cronaca recenti. Senza scomodare i soliti ed inutili riferimenti extraeuropei (ma riusciremo poi a toglierci di dosso questo presunto provincialismo??) si tratta di un film assolutamente da vedere. Intanto perchè il genere "noir" è nato in Europa, ben prima del "thriller" americano, poi perchè è recitato in modo molto interessante da Lo Cascio (che qui vorrebbe assurgere al mito) e dalla Mouglalis, sempre più femme fatale del cinema italiano (vedi romanzo criminale). A distanza di qualche anno dall'uscita non c'è dubbio sia stato uno dei film più influenti e citati soprattutto per quanto riguarda le produzioni televisive. C'è bisogno di questo cinema. Anzitutto perchè con i pochi mezzi di cui disponiamo è un ottimo risultato, poi perchè abbiamo ottimi attori che altrimenti rischierebbero di annullarsi con soggetti e sceneggiature commerciali non all'altezza della loro bravura. Coraggio. La direzione è quella giusta...
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maurizio crispi
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venerdì 1 settembre 2006
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l'oscuro mondo degli scambisti
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I film di fiction, come del resto le opere di narrativa ambientate nella realtà attuale, presentano sempre una doppia faccia che rende sempre sfaccettato ogni commento si possa fare su di essi. Se da un lato, c'è - com'è ovvio - l'aspetto più squisitamente filmografico, dall'altro c'è quello del contenuto e della problematica che il regista attraverso la sua opera segnala/denuncia.I thriller, poi, siano essi di tipo narrativo o siano in film danno sempre uno scorcio che, pur sempre di tipo interpretativo perché filtrato attraverso la sensibilità dell'autore/regista, risulta il più delle volte interessante poichè gettano una luce impressionistica sul lato oscuro del contesto in cui sono ambientati,fornendo una sorta di lettura "divulgativa" (anche se non documentaristica) della problematica attorno a cui sono centrati.
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I film di fiction, come del resto le opere di narrativa ambientate nella realtà attuale, presentano sempre una doppia faccia che rende sempre sfaccettato ogni commento si possa fare su di essi. Se da un lato, c'è - com'è ovvio - l'aspetto più squisitamente filmografico, dall'altro c'è quello del contenuto e della problematica che il regista attraverso la sua opera segnala/denuncia.I thriller, poi, siano essi di tipo narrativo o siano in film danno sempre uno scorcio che, pur sempre di tipo interpretativo perché filtrato attraverso la sensibilità dell'autore/regista, risulta il più delle volte interessante poichè gettano una luce impressionistica sul lato oscuro del contesto in cui sono ambientati,fornendo una sorta di lettura "divulgativa" (anche se non documentaristica) della problematica attorno a cui sono centrati.
Quindi, sulla base di questo ragionamento,anche quando l'obiettivo non è pienamente centrato sotto il profilo cinematografico perchè il linguaggio utilizzato risulta debole e poco convincente, quel film può ciò nondimeno avere un valore di tipo conoscitivo, in quanto apre uno spiraglio molto più efficace d'un semplice articolo di cronaca o di costume su di un problema che abbia uina rilevanza sociologica.
Ecco che, dunque, il film della Torre, pur poco riuscito rispetto ai film precedenti perchè totalmente difforme dai modi espressivi che più le sono congeniali, s'innesta in modo efficace su di un problema attuale: per capire quanto lo sia, basta andarsi a leggere il libro-inchiesta di Montolli (E. Montolli,"Tribù di notte. Viaggio nelle ultime perversioni di tendenza", Casa Editrice Aliberti) che, in modo documentatissimo e non compiacente, esplora alcune delle tendenze sessuali nella società italiana contemporanea, trattanto delle loro derive: uno dei capitoli è appunto dedicato agli aspetti più moderni sia del fenomeno "scambismo" sia di quello meno conosciuto del "cuckhold" (che sembrerebbe essere, più appropriatamente, il fenomeno esplorato dalla Torre nel suo film). Nel corso dell'eplorazione di queste cosiddette "perversioni di tendenza" serpeggianti nella società italiana, avverte Montolli che si tratta di fenomeni che espongono i loro protagonisti a derive e a derive di derive, incontrollabili e - a volte - pericolose, proprio perchè la pratica di scelte erotiche e sessuali trasgressive immette con facilità in ambienti in cui ci si può trovare ad incrociare i percorsi della criminalità o, in alternativa, - per quanto ciò possa accadere ben più di rado - imbattersi nel perverso violento e psicopatico.
E' anche vero che l'immersione in una dimensione diversa e anti-conformista può condurre alla "follia" nel senso d'alterare profondamente, alla lunga, il proprio modo di essere e elazionarsi.
Se il contenuto del film della Torre è attuale e rappresenta efficacemente un fenomeno di costume(per rendersene conto, basta confrontare alcune sequenze sullo scambismo con le interviste raccolte da Montolli direttamente dai protagonisti), dal punto di vista cinematografico lascia a desiderare: la narrazione è lenta ed inceppata, con tempi dilatatissimi, con una ricerca espressiva essenzialmente estetizzante. I personaggi sembrano essere finti, artefatti e non palpitanti di emozioni.Per questi motivi, a tratti, il film è risultato quasi noioso e privo di mordente. Proprio per il rimando ad aspetti sociali, è da vedere: "Eys wide shut" è la trasposizione della stessa tematica trasfigurata dalla mano di un grande regista.
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a.l.
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giovedì 24 agosto 2006
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la bestia e il commissario
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Roberta Torre si propone con il consueto anticonformismo di raccontare la discensio ad inferos di un commissario di polizia, interpretato da un convinto Lo Cascio, nei recessi del proprio animo, nel mare nero appunto che gradualmente lo sommerge e lo annega. L’indagine su una giovane assassinata così è una chiara metafora dell’attrazione morbosa di ciascuno per parti di sé mai esplorate e della fatica, una volta scoperto l’animale istintuale e primitivo, di conviverci pacificamente. La sessualità anarchica di scambisti e dark room rivela più di ogni considerazione astratta la natura utopica dei nostri ideali politici indirizzati quasi sempre, esclusivamente ai bisogni della ragione. Ne avevano coscienza i Greci gli inventori della democrazia e delle sue istituzioni che alla repubblica platonica governata dalla sapienza e dal controllo rigoroso degli impulsi irrazionali, prevedendone l’inadeguatezza e l’irrealizzabilità, contrapponevano l’anticittà delle Baccanti, le menadi invasate dal furore orgiastico.
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Roberta Torre si propone con il consueto anticonformismo di raccontare la discensio ad inferos di un commissario di polizia, interpretato da un convinto Lo Cascio, nei recessi del proprio animo, nel mare nero appunto che gradualmente lo sommerge e lo annega. L’indagine su una giovane assassinata così è una chiara metafora dell’attrazione morbosa di ciascuno per parti di sé mai esplorate e della fatica, una volta scoperto l’animale istintuale e primitivo, di conviverci pacificamente. La sessualità anarchica di scambisti e dark room rivela più di ogni considerazione astratta la natura utopica dei nostri ideali politici indirizzati quasi sempre, esclusivamente ai bisogni della ragione. Ne avevano coscienza i Greci gli inventori della democrazia e delle sue istituzioni che alla repubblica platonica governata dalla sapienza e dal controllo rigoroso degli impulsi irrazionali, prevedendone l’inadeguatezza e l’irrealizzabilità, contrapponevano l’anticittà delle Baccanti, le menadi invasate dal furore orgiastico.
Nel film il ritratto degli ossessi dell’universo a luci rosse affiora dal buio di una metropoli cupamente metafisica, un antimondo psichico notturno e allucinato, ma il portare all’estremo la prospettiva soggettiva tradisce l’autrice e l’inchiesta nell’intimo approda a un onirismo indigeribile: le reminiscenze da Kubrick e Kar-Way si rivelano di fatto ingombranti per una cineasta di grandi capacità, dimentica di quanto possa dare nutrimento al talento un’identità nazionale sofferta.
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ferito a morte
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domenica 3 settembre 2006
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se questo è cinema
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Non vale la pellicola su cui è girato, che poi sarà stata il costo più alto sostenuto con i soliti fondi pubblici fin troppo generosamente elargiti. Immagino che l'accostamento con Eyes Wide Shut sia stato ridicolmente indicato nelle note di produzione, perchè francamente a nessuno verrebbe in mente il buon vino bevendo una coca-cola!
La cosa che balza evidente, se si riesce a non morire di noia ed a non pensare di aver pagato il biglietto, è l'imbarazzante insipienza dell'autrice, forse figlia della sua presunzione, nel trattare le cose implicate nel soggetto, dalle indagini di polizia, alle modeste perversioni dei protagonisti. Per non parlare delle scenografie e delle ambientazioni, talmente banali nel tentativo di sottolineare la morbosità della storia, da risultare caricaturali.
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Non vale la pellicola su cui è girato, che poi sarà stata il costo più alto sostenuto con i soliti fondi pubblici fin troppo generosamente elargiti. Immagino che l'accostamento con Eyes Wide Shut sia stato ridicolmente indicato nelle note di produzione, perchè francamente a nessuno verrebbe in mente il buon vino bevendo una coca-cola!
La cosa che balza evidente, se si riesce a non morire di noia ed a non pensare di aver pagato il biglietto, è l'imbarazzante insipienza dell'autrice, forse figlia della sua presunzione, nel trattare le cose implicate nel soggetto, dalle indagini di polizia, alle modeste perversioni dei protagonisti. Per non parlare delle scenografie e delle ambientazioni, talmente banali nel tentativo di sottolineare la morbosità della storia, da risultare caricaturali.
Insostenibile la voce da setto nasale segato della Mouglalis, allo sbaraglio il povero Lo Cascio, le cui caratterizzazioni comunque cominciano a ripetersi sempre uguali.
Un film inutile e deleterio.
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valentino
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venerdì 1 settembre 2006
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film pretenzioso e noiso
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Noiso, pretenzioso, pesante.
L'unico pregio è che non dura molto.
Un Luigi Lo Cascio sempre bravo che da solo riesce a tenere in piedi una storia metafisica ( o vuota ? )il cui unico pregio è che lo spettatore vi può proiettatare il proprio materiale inconscio, e chi più se ne ha più se ne metta, inserti adiegetici che fanno dire "boh?" e citazioni di film di autore che diventano tormentoni ( basti pensare all'uso delle luci .
Il percorso gnostico del protagonista si può cogliere solo se si è almeno dei dilettanti di questi argomenti e comunque manca di coerenza interna quindi diventa poco probabile.
Il tutto in una cornice talmete patinata ( basta vedere la scena finale della colazione)da risultare stucchevole .
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Noiso, pretenzioso, pesante.
L'unico pregio è che non dura molto.
Un Luigi Lo Cascio sempre bravo che da solo riesce a tenere in piedi una storia metafisica ( o vuota ? )il cui unico pregio è che lo spettatore vi può proiettatare il proprio materiale inconscio, e chi più se ne ha più se ne metta, inserti adiegetici che fanno dire "boh?" e citazioni di film di autore che diventano tormentoni ( basti pensare all'uso delle luci .
Il percorso gnostico del protagonista si può cogliere solo se si è almeno dei dilettanti di questi argomenti e comunque manca di coerenza interna quindi diventa poco probabile.
Il tutto in una cornice talmete patinata ( basta vedere la scena finale della colazione)da risultare stucchevole .
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