Hooligans

Se il piccolo americano si fa sedurre dagli hooligan

Sul fenomeno degli hooligan e del tifo sportivo violento si sono fatti pochi film, tra cui Ultrà di Ricky Tognazzi. L'idea di Lexi Alexander non cade dunque a sproposito; oltre a fornire un'occasione al bravo Elijah Wood per liberarsi della piccola-grande ombra di Frodo. Espulso da Harvard senza giusta causa, Matt Buckner lascia l'America e raggiunge la sorella a Londra. Qui comincia a frequentare Peter, il giovane cognato della donna, un tifoso della squadra del West Ham che lo introduce nell'universo chiuso degli hooligans, dove amicizia e violenza tendono a confondersi. Ne sarà sempre più attratto, scoprendo il vero se stesso a forza di incassar botte. Se il soggetto di Hooligans può evocare, in qualche misura, Fight Club, la sceneggiatura co-scritta dalla Alexander non è proprio un modello di finezza drammaturgica. Campionessa di arti marziali in Germania, riconvertita in cineasta negli Stati Uniti, la pugnace Lexi colpisce al bersaglio grosso, e picchia sodo. Rappresenta l'ambiente della tifoseria come un milieu di bande criminali, che si affrontano a mani nude anziché con le armi; ma con un'aggressività selvaggia e una voglia di barbarie terrificanti, a tratti dure da sopportare.
In un certo senso, cade in una trappola: quella di eroicizzare l'universo che mette in rappresentazione proprio nel momento in cui intende denunciarne l'aberrazione. Però le immagini sono abbastanza potenti da fartelo dimenticare, mentre la brutalità lascia trapelare un senso di disperazione che diresti sincero.
Da La Repubblica, 9 giugno 2006


di Roberto Nepoti, 9 giugno 2006