Roberto Nepoti
La Repubblica
Prosegue la doppia vita di Alice, imprestata al grande schermo dal notissimo videogioco. Nella seconda puntata, Resident Evil: Apocalypse (a quando "Resurrection"?), la bella biogeneticamente manipolata dalla corporation Umbrella torna a Racoon City, città blindata in stato d'assedio.
Il virus che fa resuscitare i morti ha prodotto una legione di zombi; resiste solo un brandello di corpo d'élite della polizia, comandato dall'intrepida Jill Valentine. Mentre l'orda morde a destra e a manca, Alice e Jill cercano una bambina che si nasconde in preda al terrore: è Angie, figlia di uno scienziato dell'Umbrella tutt'altro che estraneo alla creazione del letale virus.
Una volta accettato il principio di due topmodel in lotta con i morti viventi, la faccenda marcia meglio del previsto. La prima puntata era una farsa per minorenni con danni da videogame; questo è un onesto horror di serie B, gonfiato con steroidi di effetti speciali, dove Milla Jovovich si aggira mezza nuda per le strade di una città spettrale prendendo a calci e fucilate tutto quello che si muove, proteggendo americani e russi, battendosi a mani nude contro un colosso geneticamente modificato, che una volta era suo amico.
Rispetto al prototipo, c'è più abbondanza d'azione e di "gore" (cagnacci scorticati, diavoli scatenati in una chiesa...); con l'aggiunta di qualche idea registica da parte dell'esordiente Alexander Witt: il che è già qualcosa. Quanto basta per godersi lo spettacolo.
Da La Repubblica, 5 novembre 2004
di Roberto Nepoti, 5 novembre 2004