Roberto Nepoti
La Repubblica
Agli antipodi delle produzioni hollywoodiane correnti, Wes Anderson è regista di film un po' folli ("I Tenenbaum") e anarchici, dove personaggi, forme e colori non hanno nulla di realistico. Per alcuni il suo cinema è già oggetto di culto; altri lo detestano.
Il soggetto delle Avventure acquatiche di Steve Zissou è bizzarro: anche se, nell'innesco, fa venire in mente "Moby Dick". Achab megalomane e depressivo, l'oceanologo Steve Zissou va alla ricerca dello squalo-giaguaro che si è divorato il suo migliore amico. Con lui s'imbarcano la sofisticata moglie (Anjelica Huston), il presunto figlio naturale, appena incontrato (Owen Wilson), una giornalista incinta (Cate Blanchett) e l'equipaggio di sempre.
Oltre allo spettatore, che viene introdotto in un universo differente da tutti gli altri e retto da regole proprie, dove vivono creature da bestiario fantastico (squali luminescenti, diamantini dalla pinna blu, granchi caramello) e imperversano pirati malesi ninja assurdamente inefficienti. Wes, insomma, costruisce un mondo a propria immagine e lo popola di "caratteri" liberi da ogni convenzione di verosimiglianza, ma perfetti per le sequenze surrealiste che si sgranano sullo schermo.
Al risultato è essenziale il contributo iconografico: dai costumi (di Milena Canonero) ai sottomarini gialli e ai batiscafi di cui è equipaggiata la nave Calipso. Divertenti, e un po' crudeli (i pietosi film sottomarini realizzati da Zissou), i riferimenti ai documentari del comandante Cousteau.
Da La Repubblica, 11 marzo 2005
di Roberto Nepoti, 11 marzo 2005