paperino
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sabato 6 agosto 2011
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capolavoro nel genere storico
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Ho aprezzato moltissimo la ricostruzione della Napoli del '700.Non è facile trovare un film storico con personaggi credibili:i volti degli attori di oggi sono troppo diversi da quelli dei personaggi che popolavano le strade e le campagne di duecento anni fa.
In questo caso vengono ad arte "imbruttiti": visi irregolari, capelli precocemente ingrigiti, denti storti o mancanti, unghie nere.. Quando le scene si svolgono nei vicoli sembra quasi di sentire l'odore che vi doveva stagnare.. Detto questo non si possono dimenticare gli occhi particolarissimi ed intensi della protagonista e la sua tenacia nel portare avanti il proprio ideale di una sperata quanto illusoria intesa fra nobili e popolino, che lei tenta però di realizzare personalmente nel rapporto con la sua cameriera poi prostituta e con le compagne di prigionia.
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Ho aprezzato moltissimo la ricostruzione della Napoli del '700.Non è facile trovare un film storico con personaggi credibili:i volti degli attori di oggi sono troppo diversi da quelli dei personaggi che popolavano le strade e le campagne di duecento anni fa.
In questo caso vengono ad arte "imbruttiti": visi irregolari, capelli precocemente ingrigiti, denti storti o mancanti, unghie nere.. Quando le scene si svolgono nei vicoli sembra quasi di sentire l'odore che vi doveva stagnare.. Detto questo non si possono dimenticare gli occhi particolarissimi ed intensi della protagonista e la sua tenacia nel portare avanti il proprio ideale di una sperata quanto illusoria intesa fra nobili e popolino, che lei tenta però di realizzare personalmente nel rapporto con la sua cameriera poi prostituta e con le compagne di prigionia.
Illusione e disillusione sono il tema costante del film e prendono corpo anche nel matrimonio con il brutale conte che le era stato imposto dal padre. Già la scena iniziale risulta inquietante nei passi incerti della "ninfa plebea" che porta una tazza di caffè ( che sapremo poi essere l'ultima) nella vuota ed enorme sala dove troviamo Eleonora sola, vestita modestamente e con uno sguardo che lascia presagire qualcosa di tragico che sta per accadere.Ad essa fa da contrappunto la scena finale in cui , sempre da sola , la protagonista si avvia verso il suo destino, piccola ombra apparentemente fragile ma che simboleggia la tenacia, il coraggio,il desiderio di fare la propria parte in una lotta che ritiene giusta......quante donne come lei sono state isolate ed abbandonate al loro destino a causa del loro voler agire al di fuori degli schemi ?
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rongiu
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mercoledì 23 marzo 2011
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“dentro e sotto la pelle”.
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“- … in verità tutti i romanzi sono 'storici', così come tutti i romanzi sono 'sperimentali'…” - È, questa, parte di una nota più lunga che lo scrittore partenopeo Enzo Striano inserisce nel suo libro “Il resto di niente”; fonte ispiratrice per la regista Di Lillo. Perché Striano reputa necessaria questa nota? Per avvertire gli etichettatori d’opere d’ingegno che nella stesura del suo lavoro si è sentito libero nello spirito e nei contenuti. Altra nota inserita, che mi par interessante citare, è quella del Manzoni -"Lo scrittore deve profittare della storia, senza mettersi a farle concorrenza" (Lettera al Fauriel ), a detta di alcuni (due per la verità) amici esperti, che il libro lo hanno letto e studiato, Striano è riuscito nell’intento di parlar di storia senza creare attrito.
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“- … in verità tutti i romanzi sono 'storici', così come tutti i romanzi sono 'sperimentali'…” - È, questa, parte di una nota più lunga che lo scrittore partenopeo Enzo Striano inserisce nel suo libro “Il resto di niente”; fonte ispiratrice per la regista Di Lillo. Perché Striano reputa necessaria questa nota? Per avvertire gli etichettatori d’opere d’ingegno che nella stesura del suo lavoro si è sentito libero nello spirito e nei contenuti. Altra nota inserita, che mi par interessante citare, è quella del Manzoni -"Lo scrittore deve profittare della storia, senza mettersi a farle concorrenza" (Lettera al Fauriel ), a detta di alcuni (due per la verità) amici esperti, che il libro lo hanno letto e studiato, Striano è riuscito nell’intento di parlar di storia senza creare attrito. Ed il film? Il film ci presenta, in modo comprensibile e sperimentale, una Donna \il Volere o sono/ e le vicende di quello che è diventato il “Suo” popolo \il Voler divenire o sarò/. Una grande donna. Grande nella testa, più che nel corpo. Testa e corpo. Una testa nata per pensare su di un corpo nato per agire e per amare. Eleonora Pimentel Fonseca è il nome di questa donna. Nella vita di Eleonora, entra un uomo, che provo ad inquadrare così -
E' inutile a mettere 'o rum... 'nu strunz’ n’addeventa babbà! (Non c’è niente da fare. Anche a mettere del rhum, uno sterco non diventa un babà).
Eleonora ha fatto di tutto per mantenere vivo il suo matrimonio, e cosa ha ricevuto? Violenze fisiche, morali, aborti obbligati, la morte prematura del figlioletto Francesco, tradimenti e… Questo periodo buio della sua vita le fornisce, nonostante tutto, linfa vitale per donarsi ai Napoletani. Riesce, in tal senso, a dare equilibrio espressivo e d’azione, al numeroso gruppo di teste pensanti che frequenta. Ciaia, Cirillo, Cuoco, De Deo, Fasulo, Lomonaco, Pagano, Serra, Russo, sono solo alcuni dei teorici della Repubblica Napoletana. Allo stesso modo, anche la nostra regista riesce a dare armonia d’azione ai vari de Medeiros, Sparno, Villa, Di Florio, Zinna, Manchisi, Ragni, Moscato, Esposito. Ma non è tutto. Non è tutto perché bisogna dare il giusto merito al lavoro dello sceneggiatore Giuseppe Rocca. E' merito suo se, con sapienza, ha saputo dare alla variegata etnia linguistica il giusto intreccio; liberandoci da un ansioso approccio interpretativo. Ma non è tutto. Non è tutto perché se è stato possibile percepire “intus et in cute” “dentro e sotto la pelle”, l’iniziale idea repubblicana, il fermento delle classi sociali, il ruolo dei vari protagonisti, il risvolto umano finale, lo dobbiamo al meraviglioso connubio di altri tre componenti il cast - Ciancio/Sepe/Franchini, ovvero costumi\musica\montaggio. Un film che consiglio di vedere; educa al pensiero, ai valori, al sano agire. Abbiamo il dovere di preservare queste memorie, non possiamo lasciar cadere nel dimenticatoio le ultime parole pronunciate dalla Pimental - “Forsan et haec olim meminisse iuvabit”, tradotte stanno a letteralmente significare “Forse un giorno la memoria di questi avvenimenti ci sarà gradita”. (Virgilio/Eneide, I, 203). Enea, con queste parole suole incoraggiare i compagni nei momenti avversi dell’umana esistenza. Questo è il Cinema per tutte le stagioni.
Good Ciack!
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astromelia
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martedì 22 marzo 2011
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andante e descritto
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al contrario di altri trovo questo film una narrazione di un pezzo di storia in alcuni tratti andante,l'attrice troppo magra,orrende le parrucche di quell'epoca....
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fulviowetzl
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martedì 22 marzo 2011
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eleonora rivoluzionaria, non reazionaria
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Abbiamo rivisto il film ieri sera. Un grande film italiano, sontuoso ma scarno, con lo sguardo intenso malinconico vivido e critico di Eleonora/Maria De Medeiros che ci accompagna in questi antri del sottosuolo napoletano che si mischiano senza soluzione di continuità con gli antri della nobiltà. Film necessario come Noi credevamo di Mario Martone, per capire qualcosa della nostra storia, delle nostre attitudini, delle nostre endemiche incapacità di essere popolo, nazione, ancor oggi. Film che bisogna continuare a produrre, come il Monitore, per fermare la deriva socioantropologica in cui siamo passo dopo passo scivolati, senza quasi reagire. Grazie Antonietta. Visto che ci sono vorrei che Mattia Nicoletti togliesse quella orribile parola "reazionario" che campeggia vicino al nome di Eleonora, sia nel titoletto che nell'articolo.
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Abbiamo rivisto il film ieri sera. Un grande film italiano, sontuoso ma scarno, con lo sguardo intenso malinconico vivido e critico di Eleonora/Maria De Medeiros che ci accompagna in questi antri del sottosuolo napoletano che si mischiano senza soluzione di continuità con gli antri della nobiltà. Film necessario come Noi credevamo di Mario Martone, per capire qualcosa della nostra storia, delle nostre attitudini, delle nostre endemiche incapacità di essere popolo, nazione, ancor oggi. Film che bisogna continuare a produrre, come il Monitore, per fermare la deriva socioantropologica in cui siamo passo dopo passo scivolati, senza quasi reagire. Grazie Antonietta. Visto che ci sono vorrei che Mattia Nicoletti togliesse quella orribile parola "reazionario" che campeggia vicino al nome di Eleonora, sia nel titoletto che nell'articolo. E' un errore grave che inficia la qualità del suo articolo
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reservoir dogs
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martedì 22 marzo 2011
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un linguaggio universale
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La vita di Eleonora Fonseca Pimented (De Medeiros), nobile portoghese nella Napoli del 1799 in lotta per la Repubblica.
Attraverso una dose massiccia di flashback veniamo a conoscenza della vita politicamente attiva della nobildonna dopo la separazione col marito despota; la frequentazione di club illuministi e la direzione di un giornale saranno il nutrimento per l'anima democratica della nobile, prima dell'ultimo cammino verso il patibolo.
Antonietta De Lillo descrive la vita di una donna del passato alla ricerca del linguaggio universale che legasse intellettuali e popolo, lo fa aggirando gli stereotipi del genere storico attraverso scene di pantomime di illustrazioni più o meno strane inserite durante la storia.
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La vita di Eleonora Fonseca Pimented (De Medeiros), nobile portoghese nella Napoli del 1799 in lotta per la Repubblica.
Attraverso una dose massiccia di flashback veniamo a conoscenza della vita politicamente attiva della nobildonna dopo la separazione col marito despota; la frequentazione di club illuministi e la direzione di un giornale saranno il nutrimento per l'anima democratica della nobile, prima dell'ultimo cammino verso il patibolo.
Antonietta De Lillo descrive la vita di una donna del passato alla ricerca del linguaggio universale che legasse intellettuali e popolo, lo fa aggirando gli stereotipi del genere storico attraverso scene di pantomime di illustrazioni più o meno strane inserite durante la storia.
Un pò didattica ma sperimentale invece grazie ai continui "sguardi in macchina" dei personaggi che sempre chiamano in causa il fruitore.
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luca scialò
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lunedì 21 marzo 2011
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una rivoluzione mossa dalla cultura,non dal popolo
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Eleonora Pimentel De Fonseca è una nobile portoghese nata a Roma e trasferitasi a Napoli molto piccola. Qui coltiva una grande passione per la scrittura, tanto da rendersi autrice di molte prose, non apprezzate però dall'ambiente aristocratico poco colto che la circonda. Tale discrepanza si acuisce quando sposa il rozzo Conte De Solis, che non apprezza la sua cultura, anzi arriva pure a maltrattarla tanto da farle perdere due gravidanze. Un matrimonio triste, da cui morirà anche l'unico frutto del loro presunto amore. Lascia così il tetto coniugale e continua a frequentare gli ambienti colti, fino a diventare una delle "autrici" della rivoluzione napoletana anti-borbonica, sull'onda di quella francese, che aveva portato alla Repubblica.
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Eleonora Pimentel De Fonseca è una nobile portoghese nata a Roma e trasferitasi a Napoli molto piccola. Qui coltiva una grande passione per la scrittura, tanto da rendersi autrice di molte prose, non apprezzate però dall'ambiente aristocratico poco colto che la circonda. Tale discrepanza si acuisce quando sposa il rozzo Conte De Solis, che non apprezza la sua cultura, anzi arriva pure a maltrattarla tanto da farle perdere due gravidanze. Un matrimonio triste, da cui morirà anche l'unico frutto del loro presunto amore. Lascia così il tetto coniugale e continua a frequentare gli ambienti colti, fino a diventare una delle "autrici" della rivoluzione napoletana anti-borbonica, sull'onda di quella francese, che aveva portato alla Repubblica. Ben presto si accorgerà di essere più vicina al popolo che agli aristocratici ed entrerà nel cuore della rivoluzione.
Antonietta De Lillo, regista promettente ma ferma a questo film datato 2004, traspone in maniera ottimale il romanzo di Enzo Striano "Il resto di niente", incentrato sulla figura di Eleonora de Fonseca Pimentel sullo sfondo della rivoluzione napoletana datata 1799. Si è servita prevalentemente di attori napoletani, eccetto Maria De Medeiros che recita in italiano facendo ben arrivare allo spettatore la distanza, solo formale, tra la scrittrice e il popolo napoletano. Un popolo che non è stato coinvolto dai rivoluzionari, essendo per loro analfabeti troppo colti e incomprensibili, malgrado gli sforzi della de Fonseca. Una distanza solo formale perchè lo spirito di Eleonora de Fonseca Pimentel era molto più vicino al popolo che agli aristocratici dai quali proveniva, e che avevano la presunzione di governare.
Un film dunque riuscito proprio per la sua essenzialità e assenza di fronzoli tecnici. Un pò com'è sempre stata Napoli: semplice e spontanea pur nei tanti problemi che l'affrliggono.
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serenella
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lunedì 21 marzo 2011
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commovente
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Bellissimo film...non sono amante del genere, ma il film riesce con leggerezza a condurci lungo la storia della protagonista e della città dove vive, Napoli.
Bellissimi costumi, suono in presa diretta, veramente fatto bene!
Complimenti alla regista!
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nalipa
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venerdì 10 dicembre 2010
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maria di medeiros ottima!
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Dal romanzo di Enzo Striano.
Il film narra attraverso gli occhi di Eleonora Pimentel de Fonseca (la Medeiros) la storia della Rivoluzione Napoletana del 1799, la donna di origine portoghese ebbe un ruolo fondamentale nella proclamazione della Repubblica Partenopea.
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naoned
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martedì 21 aprile 2009
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reazionario
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Dal dizionario Garzanti, 'Reazionario' : sostenitore di idee conservatrici
Wikipedia alla voce 'reazionario' : Il termine entrò nell'uso a partire dalla caduta di Napoleone per indicare quelle frange ultraconservatrici, dette appunto reazionarie, che, nel clima della Restaurazione, intendevano riportare l'Europa all'Ancien Régime
Cioè, esattamente l'opposto delle idee di Eleonora Fonseca, che fu invece vittima dei 'reazionari'...
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raf
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giovedì 5 febbraio 2009
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rifondiamo il regno di napoli
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parlo con il carlo coppola del "la questione meridionale" se si ci risentiremo.grazie e saluti. a.dausilio2@virgilio.it
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