domenico maria
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sabato 16 settembre 2006
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arte e patria
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Ricordo bene quando venne proiettato questo film.In una sala del centro di Roma,di medie dimensioni,c'era,si e no,una dozzina di persone.Nondimeno,il giudizio della critica di molti autorevoli quotidiani fi ottimo,nella media,con punte di vera ammirazione.Noto che su questo sito,la valutazione appare più povera come numero e,mi si consenta,parecchio meno motivata,dal profondo.Wilhelm Furtwaengler(1886-1954)è stato uno dei più grandi direttori di orchestra del 20°Secolo e,come giustamente osserva il colonnello "comunista",che lo desidera disperatamente per la Russia,un vero titano della interpretazione di Beethoven,Brahms,e Wagner.Anche il generale americano,all'inizio del film ammette che Furtwaengler vale il doppio del pur mitico(per gli americani!)Toscanini,e ne parla non solo come un eccelso direttore ma come un artista vero,pieno,assoluto.
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Ricordo bene quando venne proiettato questo film.In una sala del centro di Roma,di medie dimensioni,c'era,si e no,una dozzina di persone.Nondimeno,il giudizio della critica di molti autorevoli quotidiani fi ottimo,nella media,con punte di vera ammirazione.Noto che su questo sito,la valutazione appare più povera come numero e,mi si consenta,parecchio meno motivata,dal profondo.Wilhelm Furtwaengler(1886-1954)è stato uno dei più grandi direttori di orchestra del 20°Secolo e,come giustamente osserva il colonnello "comunista",che lo desidera disperatamente per la Russia,un vero titano della interpretazione di Beethoven,Brahms,e Wagner.Anche il generale americano,all'inizio del film ammette che Furtwaengler vale il doppio del pur mitico(per gli americani!)Toscanini,e ne parla non solo come un eccelso direttore ma come un artista vero,pieno,assoluto.Torniamo al Colonnello Russo Comunista(persona di gusto e cultura davvero notevoli),e alla sua difesa di Furtwaengler davanti al Maggiore americano incaricato dell'interrogatorio.Un grandissimo artista non rappresenta solo se stesso:rappresenta il suo popolo,la sua nazione,la sua storia:vive nel presente,il presente è il Nazismo e la Guerra.Ma,proprio in un contesto così nero,cupo,disperato,cosa resta al popolo,alla nazione,alla individualità della propria tradizione,se tutti scappano?Quali modelli positivi possono sopravvivere se per un regime infame,il prezzo deve essere l'annientamento della propria identità composta attraverso secoli e millenni?Furtwaengler ha davvero aiutato molti ebrei a fuggire,e,a ragione,si mostrò estremamente comprensivo verso i grandi artisti ebrei tedeschi che fuggirono oltreoceano,come Bruno Walter,Otto Klemperer,Paul Hindemith ecc.Notare le ultime immagini in B/N a fine film.Davanti a Goebbels,il potentissimo ministro della Propaganda,a fine concerto,dopo avergli stretto la mano,pulisce la stessa con un fazzoletto.Szabo insiste su questo dettaglio,che erige a simbolo,del profondo disgusto per i gerarchi di quel folle regime.Io lo vedo come una assoluzione,magari in extremis,ma sempre assoluzione.Il Maggiore americano splendidamente personificato da Keitel,impregnato di livore e viscerale invidia,davanti a un artista che percepisce enorme,lo vuole laidamente polverizzare a livello di un torvo e lurido ambizioso venduto al demonio;bene,la morale americana yankee pura,è in fondo quella alla Walt Disney.Bianco Bianco,angelo idealista supremo modello di bontà e disinteresse(i giovani James Stewart e Gary Cooper ad esempio),o Nero Nero,della serie pura perfidia e schifo.Il Buono è un angelo,in Cattivo e un Vero Demonio,o comunque a vario grado indemoniato.Il Turpiloquio che Keitel sputa addosso a Skarsgard è la prova del 9 della totale incomunicabilità tra i due mondi:La profonda civiltà interiore,del dubbio,nella vecchia Europa,e i pulcini supervitaminizzati made in USA,che hanno del mondo una visione totalmente bi-polare.Si arriva poi,nell'interrogatorio,al supremo paradosso.Il "liberatore" americano,in forza della sua vittoria,giunge a una violenza,una ferocia accusatoria,che la sua segretaria esplode in pianto.Il liberatore ha partorito il Mostro.Per strade opposte si crea la situazione dei feroci interrogatori della Gestapo e delle SS.Una specie di Guantanamo anticipata,dicono diversi.La Verità è molto peggiore.Gli Yankees,tra negri schiavizzati e pellerossa sterminati pareggiano il conto con la ferocia nazista.Un film densissimo:trasmette e provoca fiumi di pensieri.
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theophilus
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sabato 28 dicembre 2013
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A TORTO O A RAGIONE
1945: i vincitori processano i vinti, come dev’essere. Un maggiore dell’esercito americano, Steve Arnold (Harvey Keitel) viene inviato a Berlino con lo scopo di rinvenire le prove del coinvolgimento di Wilhelm Furtwängler (Stellan Skarsgård) con il regime nazista. Non è possibile portare alla sbarra tutti coloro che furono implicati col partito nazionalsocialista: occorre pertanto produrre degli esempi forti, comminare delle punizioni esemplari, mettere nell’angolo coloro che rappresentarono il fiore all’occhiello, la voce stessa dei gerarchi. Furtwängler, direttore dell’orchestra filarmonica di Berlino, non ebbe mai la tessera del partito, ma non lasciò la Germania.
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A TORTO O A RAGIONE
1945: i vincitori processano i vinti, come dev’essere. Un maggiore dell’esercito americano, Steve Arnold (Harvey Keitel) viene inviato a Berlino con lo scopo di rinvenire le prove del coinvolgimento di Wilhelm Furtwängler (Stellan Skarsgård) con il regime nazista. Non è possibile portare alla sbarra tutti coloro che furono implicati col partito nazionalsocialista: occorre pertanto produrre degli esempi forti, comminare delle punizioni esemplari, mettere nell’angolo coloro che rappresentarono il fiore all’occhiello, la voce stessa dei gerarchi. Furtwängler, direttore dell’orchestra filarmonica di Berlino, non ebbe mai la tessera del partito, ma non lasciò la Germania. In un progressivo montare della tensione il film contrappone il mondo pragmatico, prevaricatore, irridente dei vincitori, che sentono di dover fare il proprio dovere scrupolosamente, ma senza riguardo alcuno, a quello dei vinti, dei cui orrori si fa ogni giorno scoperta e verso cui i primi avvertono il diritto/dovere di demolirlo dalle fondamenta. Di fronte il maggiore americano non ha un gerarca nazista: W. Furtwängler tenta di scindere le proprie responsabilità e attitudini, ma, vuoi per convinzione, vuoi per ignoranza, il soldato non può capirne le ragioni, copertura per lui, comunque, degli orridi delitti di cui si macchiò il nazismo.
Film verboso, certo, come altri hanno scritto, ma in cui le parole sono forti quanto le immagini e in cui la fierezza dei personaggi rende bella testimonianza della tragedia della storia. Quegli orrori, rimossi all’interno del mondo della grande cultura tedesca e tragicamente inspiegabili – tuttora – per chi di quel mondo si sente parte e si fa baluardo, fanno provare un brivido in coloro che, appunto, devono drammaticamente constatare e si chiedono come i lager e gli stermini abbiano potuto crescere all’ombra della grande musica, della cultura con la c maiuscola, che non bastarono a tenere lontani quel mondo e quel mostro. La stessa, incredula, domanda sembra porsela alla fine del film il giovane soldato di origine ebraica che assiste all’interrogatorio, quando pone sul grammofono il disco della V^ sinfonia di Beethoven, facendo riecheggiare di quella musica tutto l’edificio di cui Furtwängler sta scendendo la scalinata, non si sa se più per solidale adesione o per dolorosa constatazione. Film del regista ungherese István Szabó (di cui si ricorda almeno Mephisto del 1981), tratto dal testo teatrale Taking Sides di Ronald Harwood, A torto o a ragione di una pièce teatrale ha la forza che si trasmette attraverso la potenza della sceneggiatura e l’intensità degli interpreti.
Enzo Vignoli
8 maggio 2002
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